Creato da Marvelius il 21/08/2012

Marvelius

Elrond lands :dove il mito e la fiaba, la realtà e la fantasia si incontrano al crocicchio del vento

 

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Fiori D'Armeria

Post n°62 pubblicato il 11 Agosto 2013 da Marvelius
 

Se ne stava in piedi su uno sperone di roccia scura
a guardare l’orizzonte tra gli spruzzi delle onde
che si infrangevano tra gli scogli.
Il mare sembrava parlargli e urlargli contro
poi a volte si calmava come a perdonare e
comprendere quell’uomo cosi granitico e imperturbabile.
Ma lui restava immobile col suo cilindro sulla testa
e il  bastone nella mano a lasciarsi carezzare dal vento
a respirare polvere di mare, piccole e rarefatte
nebulizzazioni del suo respiro che come un mantice
portava sulla riva la forza eterna delle sue reni.
Un instancabile abbattersi di flutti percuoteva le spiagge
 bianche e gibbose, così, dal blu del suo profondo, le
acque scolorivano all’azzurro e poi al  cobalto e in quella
declinazione di colori cangiavano in tutte le tonalità di
verde finendo per schiumare in ampie chiazze di un
bianco sfrigolante.

L’oceano biascicava una lingua sconosciuta per tutti
parole dimenticate che quell’uomo chiuso nel suo
silenzio conosceva bene.
Simile a un canto di sirene che ammalia e stordisce,
simile agli echi dei tuoni di una tempesta lontana
che parla di terre perse nel destino del mondo
e di ricordi mai sbiaditi nel fondo del suo cuore.
Lo guardavano di nascosto acquattati tra i grandi sassi

della Scogliera dei Bardi, una lingua di roccia e sassi
dove il vento amava incunearsi fischiando e cantando
come una schiera di musici danzanti, lì tra quegli scogli
aguzzi e lisci strillavano torme di gabbiani in cerca di pesce.
E quel vento lui lo amava come e più di se stesso,
lo sentiva tra i capelli dargli carezze e sferzate di sale,
negli occhi penetrargli facendolo  lacrimare,
e nella bocca come un bacio sulle labbra dal tocco
morbido e sensuale.
Sulla pelle ambrata il suo sfiorìò era un unguento
profumato ed egli, chiudendo gli occhi, vi si consegnava
abbandonandosi  nel contempo al ruggito maestoso del mare.
Stava per ore ai piedi del Faro, come una sentinella di guardia
al mastio del suo castellare, come  un ancora conficcata nella
sabbia  smossa dalla corrente ma tenacemente ancorata al
fondo del mare.
Avrebbero dato qualcosa di prezioso per conoscere una parte
dei suoi segreti e mai lo avrebbero ammesso, forse persino a
se stessi, erano gli uomini dell’isola e per quell’isola avrebbero
dato ogni cosa,  ma l’uomo col cilindro lo sentivano estraneo
a tutto il loro mondo .
Troppo fedeli al loro silenzio, troppo legati alle loro abitudini,
troppo chiusi in loro stessi e troppo timorosi di perdere
 qualcosa in cambio di molto altro ancora.

 

Ma l’uomo chedimorava nel faro  era al di sopra dei loro
pensieri, l’uomo che divideva le notti nella casa sopra la
scogliera con la donna dai rossi capelli si elevava
sopra i loro vili metalli come le ali di un astore sulle
correnti delle falesie bianche della costa.
Egli era un faro che illuminava la notte, era la roccia ancorata
al cuore del mondo, era il vento che ne attraversava i confini,
come la pioggia ch appartiene al cielo e sposa la terra.
Egli era il mare con le sue onde provenienti da un orizzonte
lontano ed era la sabbia che ne filtrava gli aneliti e i sospiri.
Avrebbe letto i segni tra le nuvole e il bisbiglio delle fronde,
ascoltato e sorriso delle parole trasportate dalle acque di un fiume,
avrebbe seguito il guizzo dei pesci e nel volo radente delle rondini
saputo quando era il tempo di partire e quello lieto per restare.
Si volse con grazia scostando il suo lungo paltò,
e con passi misurati si avviò lungo il corto viottolo che
conduceva  al Faro.

Per un attimo si fermò sul ciglio della scogliera e colse fiori
d’armeria mentre una coppia di  cormorani gli passava accanto.
Tra i becchi robusti una manciata di alghe secche per i loro nidi e
gli occhi fissi nell’azzurro del mare.
Li vide librarsi nel vento tiepido e umido proveniente dal basso
e li seguì con lo sguardo poi con un lento incedere del corpo si
sporse sul dirupo e vide il mare sbiancarsi tra le rocce affioranti,
un intenso sciabordio che ribolliva agitandosi nel catino del golfo.
In quel vuoto così pieno di mistero  lasciò cadere un fiore
donandolo alle acque, stringendo gli altri nella sua mano.



Un sorriso pieno d’orgoglio e di tenerezza gli stirò le labbra
mentre la luna  gli illuminava parte del  volto e nei suoi occhi
si
perdeva sfumando... tutto il verde del suo mare.
Marvelius

 
Rispondi al commento:
freeontheair
freeontheair il 13/08/13 alle 14:14 via WEB
Il mare insieme al vento sono i cantastorie più affascinanti della natura ed hanno sempre storie nuove da raccontare. In più sono dei ottimi amici e credo che per l'uomo col cilindro il mare è il suo miglior amico . Già , quest'uomo così misterioso per la gente del posto ma più che altro perché è un estraneo diverso da loro ed avvolto nel suo silenzio lo rende affascinante ed inquietante. Un custode di segreti o di conoscenze ? conoscenze che la gente comune non sa ? Forse o forse solo un semplice uomo che ama la vita riservata insieme alla sua donna per la quale riserva i sentimenti più nobili che l'animo di un uomo può contenere. È sempre stimolante leggere i suoi scritti Marvelius . Un sorriso Dany
 
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