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Marvelius

Elrond lands :dove il mito e la fiaba, la realtà e la fantasia si incontrano al crocicchio del vento

 

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L'ILLUMINAZIONE III

Post n°75 pubblicato il 10 Novembre 2013 da Marvelius
 

 

 



Si specchiò nelle acque del fiume e riconobbe l’altro se

stesso, sfiorò con le dita tremanti il suo viso come un

cieco cerca  solchi e vertigini su cui leggere nuovi e

vecchi ricordi.

Si alzò trasfigurato e cinta la sua veste bianca con

un canapo si avvio lungo le rive di quel torrente.

Lylieth se ne stava sul bordo del fiume con lo

sguardo immerso nelle sua corrente,

muta ne seguiva il corso e il guizzo dei pesci.

 

 

Le mani raccolte intorno alle ginocchia e i capelli

scuri ricadenti sulle spalle mentre il sole oramai

andava a morire oltre le cime dei rossi monti.

Govinda si fermò sotto l’ombra di un grande mango

con lo sguardo fisso su un mondo che per lui sembrava

avere il fascino  grandioso di un mistero dipanato.

Come rapito da un pensiero fugace si fermò e volto

lo sguardo ai piedi dell’albero si piegò a raccogliere

un bastone.

Lo guardò esaminandone il legno e ogni ruga della

sua corteccia, con le dita ne seguì i rilievi e si

soffermò su ogni nodo come se avesse un valore

decisivo per il proseguo del suo cammino.

Da lontano gli ontani e i pioppi  ondeggiavano nel

vento come stendardi impettiti sul culmine di una

torre, il rumore vibrante delle foglie giunse fino a Lei

e fu simile al pizzicare delle corde di un arpa o il

mormorio dei fili della sua anima contrita .

Lylieth alzò lo sguardo e vide un uccello stagliarsi

sugli ultimi raggi vermigli  mentre le prime ombre si

allungavano oltre i cippi  e i  greppi che cinturavano

le bordure  del fiume.

Una lacrima cercò di farsi strada tra i suoi occhi e

una stretta al petto sembrò proiettarla oltre quel

dirupo fatto di malinconia e un distacco feroce che le

mordeva lo stomaco.

Quando non riuscì più a trattenerle oltre le ciglia e il

nodo in gola si era fatto troppo stretto da soffocarne il

respiro cercò aiuto nel bosco e distolse lo sguardo dal fiume

per immergere gli occhi nel folto dei pini alle sue spalle.

Così si volse di scatto come a scacciare il tremore e l’ansia

del pianto, ma al posto del verde oramai spento della

radura trovò il volto di Lui.

 

 

Il silenzio li avvolse entrambi come un manto di tenebra

che tutto copre, una coltre di intimità  smarrita calò su

di loro come un araldo che squilla col suo filicorno note

di poesia e incanto nel vento caldo di  primavera …

Govinda

disse Lei tra le labbra e quelle parole gli uscirono dalla

bocca come un sussurro arroventato .

Lylieth … cosa fai su  queste rive avvolta  nella

solitudine


gli rispose Govinda con voce calma e profonda.

Lei lo guardò rapita, come se quella visione fosse

un emanazione dei suoi desideri più profondi, poi

quando il suono delle sue parole raggiunse il centro del suo

cuore rispose con tutta la dolcezza che ancora possedeva

dentro di sé …

Ti ho cercato … Ti ho cercato in ogni luogo io potessi

andare, negli angoli sperduti della foresta ho vagato.

Nella corrente di questo fiume, ovunque ho cercato Govinda

ma non l’ho trovato, la sua anima era nel vento e nelle

ombre degli alberi, persino il profumo dei suoi capelli ho

avvertito lungo i sentieri della radura e la sua voce ho

udito nelle notti fredde oltre i confini della terra
”.

E un sussulto gli soffocò i gemiti e i singulti nell’anima

affranta, poi si fece coraggio e respirò forte cosi ebbe

la forza di proseguire guardandolo negli occhi …

Ma dov’era Govinda ? Dove ha smarrito se stesso per

tormentarmi così, dove si è rifugiato per tutto questo

tempo  per trafiggere se stesso e ciò che più caro aveva

giurato di proteggere


e i suoi occhi presero a sanguinare lacrime come grani

acerbi di melograno.

Lui la guardava impietrito come una statua, le sue mani

erano immobili lungo i fianchi, il suo viso disteso e sereno

e le sue rughe erano sparite dal suo volto senza un

espressione definita.

                                               (clicca for continue music)

In lui sembrava scomparsa ogni ansia, ogni timore lasciando

spazio alla calma e a una dolcezza che avvolgeva il suo corpo

di un alone di santità.

Ero ferito di una ferita mortale ed ero ammalato  di un male

senza più speranze”

disse guardando oltre l’orizzonte infuocato.

“Ma Govinda ha curato le sue piaghe e guarito le sue infermità

e per farlo ha dovuto attraversare le fiamme delle sue passioni

e i ghiacci delle sue solitudini
”.

 

 

Ora il suo viso era una maschera di una bellezza senza

confronti ma Lei per un attimo vide un ombra traversargli

lo sguardo, un lieve  incresparsi della fronte e il brillìo

di una stilla inaridita sul nascere.

Ma Govinda non sembrò dolersene e continuò come se le

sue parole fossero le ali fisse di un falco nel cuore

del cielo azzurro...

Là dove ho mosso i miei passi avresti trovato solo morte

Lylieth, nei tartari dove ho dimorato avresti visto la mia

anima lacerarsi come stracci in balia del vento, rovine

d’anime erranti ed eremi abbandonati avresti visto Lylieth,

dove la notte sembra eterna e il riposo non conosce requie
” .

Parlava di  queste cose come se le affidasse al vento e

mentre parlava dai suoi occhi una luce sembrava fuoriuscire

come se  cadesse un velo che ancora l’adombrasse e si dileguasse

tra i barbigli del suo sguardo illuminato, poi aggiunse con un

  candore che segnò il suo sorriso come neve carezzata dal sole...

    “Ma Govinda è tornato e reca nelle sue mani la gioia di un

   nuovo corso, nei miei palmi ho raccolto l’acqua di un nuvo

battesimo

e dicendo questo le si avvicinò ponendogli le mani

 intorno al viso .

 

 

Lei piegò il capo e con lo sguardo pieno di meraviglia

 e di una profonda devozione  lo strinse a sé ….

Non era più il Govinda che aveva lasciato al di la del

bosco, nelle stanze di un castello superbo sulle alture

impervie dei monti.

Non era più l’uomo che aveva conosciuto nei grandi saloni

 di marmo del suo fortilizio, il fiero combattente a cavallo,

 ora era come mutato, da quel seme era nato un albero ritto

che dava frutti generosi e una dolcezza dal sapore della

giustezza.

Non era più il Govinda di un tempo ma era sempre Lui

quell’uomo, come le sue mille facce che si inseguivano da

quando bambino correva nei prati tra i sorrisi e i pianti, tra i

giochi e le cadute,fino all’età che tutto sembra respingere

per rinnegare finanche se stesso.

Ed ora era ancora Lui, come le vittorie e le sconfitte che si

alternano sul volto di un uomo, le ansie e la felicità più

grande che plasma il suo cuore.

Era sempre lo stesso uomo Govinda e Lei lo sentiva nel

palpitare dei suoi battiti, nella stretta  delle sue braccia

intorno al suo corpo.

Era come le acque di quel fiume sempre diverse nel divenire

della sua corrente ma sempre uguale a se stesso, sempre lo

 stesso fiume in ogni momento, sempre lo stesso Govinda in

ogni istante.

Poi quando ancora il pianto le serrava la gola e le

arrossava le guance lui distolse una mano e la posò sul

 mento liscio e candido di Lei.

Con estrema delicatezza lo trascinò verso di Lui e Lei

si ritrovò a guardarlo negli occhi.

Teneri  erano i suoi occhi come di chi non conosce

 rabbia e paura e la  guardavano come rapiti da una

 meraviglia che non si può raccontare .

Sentì che dentro di Lei si spezzavano tutte le catene che

 l’avevano trattenuta sulle rive del dubbio  e  la nave dei

 suo affetti sciolse il provese che la teneva avvinta alle

 incertezze e alle sue tribolazioni scivolando verso una

deriva di dolcezze che la portavano a dimenticare le

inquietudini della sua vita immaginata senza di Lui.

I loro sguardi si fusero come riflessi di luna in un

pozzo senza fine  le loro bocche si schiusero per

cogliersi in un dolce abbraccio e come fichi spezzati

dal rosso fulgore si mischiarono nel fuoco ardente

di un amore  ritrovato …

 

 

MARVELIUS

 
Rispondi al commento:
lucre610
lucre610 il 14/11/13 alle 09:39 via WEB
MARVELIUS io non posso bere perché gia' dico sempre cio' che penso di mio ! Se bevo sono Attila !
 
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