Golpe secessionista

Post n°35 pubblicato il 14 Settembre 2009 da ivanfi

Incassato il federalismo fiscale la scorsa primavera con l'assenso di tutto il parlamento, la Lega Nord punta ora diritto al federalismo istituzionale e alla secessione.
Attraverso lo squadrismo verbale di Bossi al comizio di Ferragosto al Palasport di Ponte di Legno, passando persino alle edizioni dialettali della Padania, mai come questa estate l'offensiva contro l'unità d'Italia è stata così forte e decisa. Gabbie salariali, dialetto nelle scuole, presidi e professori autoctoni, bandiere e inni regionali, Rai dialettale, segnaletica stradale ed etichette sui cibi in dialetto: non c'è aspetto dell'unità nazionale e dell'unità dello Stato italiano che non sia stato messo in discussione.
In sostanza, le singole proposte della Lega compongono un disegno generale per giungere a un'effettiva divisione dell'Italia, con un potente Nord capitalistico sovrano e finanziariamente autonomo, sganciato dal Sud assistito per meglio misurarsi con la competitività internazionale e la cui partizione territoriale è spiegata sia in base a criteri di omogeneità economica e sociale, sia sulla base di inventate identità etniche regionali utili per ritagliarsi su misura e a piacimento i propri confini, lasciando fuori estranei e indesiderabili come dimostrano le continue campagne razziste e xenofobe.
Sentendosi a pochi passi dalla realizzazione del loro obiettivo finale, durante l'estate i fascio-leghisti hanno alzato la posta. Non di meri "ciechi particolarismi" si tratta, come ha affermato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ad Auronzo di Cadore, ma di un disegno golpista secessionista portato avanti con forza e consapevolezza a favore della borghesia del Nord e a cui occorre sbarrare prontamente la strada. Il federalismo, infatti, disgrega e indebolisce il proletariato italiano e attraverso i vincoli di "solidarietà comunitaria" di cui blaterano i fascio-leghisti lo lega mani e piedi alla borghesia che lo sfrutta. Non a caso, riferendosi alla lotta vittoriosa degli operai dell'Innse contro lo smantellamento della fabbrica, a Ponte di Legno Bossi s'è detto preoccupato per la radicalizzazione delle vertenze. "Non è il momento di fare quelle cose lì - ha avvertito schierandosi prontamente dalla parte dei padroni -. Oggi gli imprenditori sono dei poveri disgraziati. Non si deve pensare che sono contro gli operai, lavorano anche loro per il bene delle fabbriche".
Con buona pace del secessionista Bossi, il proletariato non è un bimbo che si beve le sue favole interclassiste e antioperaie.

 
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Mussolini era una brava persona....

Post n°34 pubblicato il 15 Maggio 2009 da ivanfi

Pochi giorni dopo la vomitevole farsa con cui - grazie ai leader rincoglioniti del PD - Berlusconi si è intrufolato nelle celebrazioni del 25 Aprile attribuendosi anche l'etichetta di "antifascista", ci ha pensato il suo compare Marcello Dell'Utri, con un perfetto gioco delle parti, a ristabilire il vero pensiero del neoduce e dei suoi gerarchi sul fascismo e su Mussolini: che era "un uomo buono, una brava persona che ha fatto solo degli errori", mentre i fascisti repubblichini erano "al 100% partigiani di destra", secondo il plurinquisito per mafia e fondatore di "Forza Italia" insieme al cavaliere piduista.
Il senatore del Pdl ha fatto queste ed altre dichiarazioni vergognose e provocatorie il 4 maggio scorso, in un'intervista video diffusa in Internet dal programma web-tv "Klauscondicio" tenuto dal giornalista Klaus Davi. "Mussolini ha perso la guerra perché era troppo buono. Non era affatto un dittatore spietato e sanguinario come poteva essere Stalin", ha puntualizzato subito Dell'Utri non perdendo l'occasione per demonizzare il successore di Lenin, edificatore della gloriosa Urss socialista e distruttore del nazi-fascismo. E per riabilitare, viceversa, il duce del fascismo che è il vero modello a cui si ispira il suo sodale piduista Berlusconi.
"Non è colpa di Mussolini - spiega infatti Dell'Utri al suo intervistatore - se il fascismo diventò un orrendo regime. Ci sono testimonianze autografe del duce in cui critica i suoi uomini che hanno falsato il fascismo, costruendosene uno a proprio modo, basato sul ricatto e sulla violenza. Il suo fascismo era di natura socialista". Nemmeno l'entrata in guerra, a suo dire, fu colpa sua, perché "sono state le sanzioni a costringere Mussolini a trovare un accordo con la Germania di Hitler. Se non ci fossero state le sanzioni, probabilmente non si sarebbe mai alleato con Hitler che non stimava per niente, anzi temeva".
Anche per quanto riguarda le leggi razziali - che in questi tempi di revisionismo storico dilagante sono rimaste ormai l'unica colpa attribuita al duce insieme all'entrata in guerra dalla parte "sbagliata" - Dell'Utri smitizza e minimizza: "Nei suoi diari Mussolini scrive che le leggi razziali devono essere blande. Tra gli Ebrei - sottolinea infatti il senatore neofascista strizzando l'occhio agli amici sionisti - il duce spiega di avere i suoi più cari amici e si chiede perché seguire Hitler con le sue idee sulle razze ariane, razze pure che non esistono". "Non ho paura - dice ancora Dell'Utri indossando i panni dello 'storico imparziale' - di diventare impopolare con queste rivelazioni, perseguo solo la ricerca della verità. Io non ho alcuna intenzione di fare apologia né del fascismo né di Mussolini. Ho scoperto nei diari di Mussolini la figura di un grande uomo. Ha commesso errori ed è già stato condannato dalla storia. Ma da questi scritti viene fuori una figura diversa da quella che ci è stata propinata dagli storici dei vincitori, non era un buffone, non era un ignorante e tantomeno un sanguinario. Era un uomo buono. Mussolini era solo una brava persona che ha fatto degli errori".
Quindi, come si evince dalle sue parole, Mussolini è una figura da riabilitare e da reinserire, a buon diritto, tra i "padri illustri" della patria poiché, in definitiva, l'unico vero "dittatore spietato e sanguinario del '900" è stato solo Stalin, e il vero male assoluto non fu il fascismo ma il comunismo. Tant'è vero che per il compare di Berlusconi i repubblichini di Salò "erano al 100% partigiani di destra", cioè da considerare di fronte alla storia di pari livello e dignità dei loro nemici, perché "sono esseri umani che hanno lottato al pari degli altri per una loro idealità".
Come si vede il senatore neofascista non si occupa solo di affari mafiosi, per i quali è plurinquisito dalla magistratura ed ha già subito una condanna in primo grado. Egli si è assunto anche il compito di riscrivere la storia ad uso e consumo del regime neofascista e del suo nuovo Mussolini. Cosa che prende molto sul serio e che porta avanti con tenace protervia, come dimostrò già un anno fa alla vigilia delle elezioni politiche e del 63° Anniversario della Liberazione, dichiarando che se il "centro-destra" avesse vinto avrebbe proceduto a "purgare" i libri di storia dalla "retorica della Resistenza": tema - aveva aggiunto lugubremente il braccio destro del neoduce Berlusconi - del quale la maggioranza si sarebbe occupata "con particolare attenzione".
Non a caso, a questo proposito, ha annunciato intanto l'imminente occupazione militare della Rai da parte delle truppe cammellate del neoduce ("occupare la Rai? Perché no, ma naturalmente speriamo di non doverla occupare", ha detto con aria sorniona), perché "la tv di Stato ha grandi professionalità, ma un po' ha ragione Gasparri: è ancora in mano alla sinistra". Al punto che - ha concluso Dell'Utri con un'ultima provocazione strafottente - "le veline laureate e preparate politicamente sono di gran lunga più apprezzabili di alcune tele giornaliste che non conoscono l'italiano".

 
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Figli del sistema

Post n°33 pubblicato il 16 Febbraio 2009 da ivanfi

Nelle ultime settimane, abbiamo assistito a numerosi casi di violenza giovanile.
Il 1° febbraio, Singj Navtej, un giovane senzatetto indiano che dormiva nella stazione di Nettuno in provincia di Roma, è stato arso vivo da tre ragazzi (16, 19 e 29 anni), nell'ennesimo caso di dispregio verso i migranti e i cosiddetti "barboni", che fa seguito al rogo del senzatetto Andrea Severi a Rimini del 10 novembre scorso.
Nel dicembre scorso - ma l'accaduto è emerso solo molto recentemente -, una ragazza di 14 anni di Trento è stata stuprata da tre giovanissimi (14, 15 e 17 anni). E ancora, la mattina di lunedì 9 febbraio, sono stati arrestati quattro giovanissimi fra i 14 e i 16 anni che avevano fatto ubriacare e poi stuprato una ragazza 14enne nel bresciano, e ancora altri due giovani che avevano violentato una 15enne nel frusinate.
Sono fra i casi più eclatanti di violenza giovanile che in questi giorni hanno riempito le cronache della stampa e le notizie dei telegiornali. Violenza molto spesso all'insegna del razzismo, come nel caso di Navtej, o dello stupro di donne e persino ragazzine, e che di recente ha visto una preoccupante escalation a livello nazionale.
Ma quali sono le cause di tutto questo? A detta degli stessi ragazzi autori del delitto di Nettuno, il rogo del senzatetto sarebbe stato compiuto per "provare qualcosa di emozionante". La stampa ha accusato anche il disimpegno politico come causa della violenza giovanile, poiché ciò li spingerebbe a cercare altre fonti di "soddisfacimento", indicandolo come un problema comune di tutti (o quasi) i giovani. Se poi gli stupri vengono compiuti da migranti, i media borghesi colgono la palla al balzo per scatenare nuove ondate di razzismo, sulla falsariga delle parole del ministro dell'Interno Maroni, per il quale bisogna "essere cattivi" contro gli immigrati; ed è questa intossicazione mediatico-culturale razzista a portare alla violenza contro i migranti e i cosiddetti "diversi" in generale.
Tutto questo non è il risultato di noia, disimpegno o quant'altro, ma piuttosto della cultura borghese, che è improntata sull'individualismo, sul carrierismo, sull'arrivismo, sulla meritocrazia, sull'egoismo, sul maschilismo, sul disprezzo totale dei poveri e dei migranti. A ciò si aggiunga l'emarginazione e l'esclusione dei giovani delle periferie urbane e dei giovani migranti, che vengono abbandonati volutamente alla criminalità e alla droga. È la cultura borghese che vorrebbe i giovani disimpegnati, sempre alla ricerca dello "sballo" e delle "nuove emozioni forti", come appunto il rogo dei senzatetto e lo stupro. Sempre la cultura borghese e cattolica è fonte della concezione della donna come semplice oggetto sessuale, in tutto e per tutto subordinata all'uomo dominante, di una concezione della famiglia, del matrimonio, della maternità e dell'amore che identifica la donna come merce e di conseguenza autorizza i giovani e adulti maschi influenzati da questa cultura a compiere su di lei ogni tipo di violenza e vessazione, fino ad arrivare al barbaro e aberrante stupro di massa. Per non parlare dei "modelli" che la borghesia mette davanti ai giovani, tutti improntati al "successo" personale, al denaro e al lusso, partendo dagli stessi parlamentari corrotti per arrivare ai "divi" multimiliardari dello spettacolo, dello sport e della moda.
La borghesia ha poco da scandalizzarsi: questi sono figli suoi e del capitalismo, questo è il risultato della sua cultura di disvalori.
Ma bisogna precisare che non tutti i giovani cadono in questa rete, benché i media borghesi parlino di un "malanno diffusissimo" che avrebbe ormai colpito indistintamente tutti i giovani. Al contrario, sono tanti i giovani che aspirano e che lottano per un mondo diverso, un mondo migliore in cui queste efferatezze non siano più "valori" per i giovani, ma crimini e delitti di cui non ci sia da vantarsene con gli amici via sms.

 
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Approvata legge razzista

Post n°32 pubblicato il 15 Febbraio 2009 da ivanfi

I senatori leghisti che ostentano la loro bieca soddisfazione sventolando fazzoletti verdi, è l'immagine più eloquente che consegna alle cronache l'approvazione da parte del Senato del "pacchetto sicurezza" che introduce le leggi razziste del nuovo Mussolini. L'approvazione del disegno di legge (ddl) 733, "recante disposizioni di pubblica sicurezza" è avvenuta il 5 febbraio con 154 voti a favore e 114 contrari, ed è ora all'esame della Camera per la seconda lettura.
È un ddl che completa un complesso di provvedimenti urgenti, emanati dal governo Berlusconi fin dall'indomani del suo insediamento e diretti al restringimento delle libertà democratico-borghesi per tutti e in particolare alla persecuzione e alla schiavizzazione dei lavoratori migranti, nel quadro della terza repubblica in camicia nera che si vuole imporre al Paese. Alcune di queste misure liberticide e razziste erano già state approvate d'urgenza l'estate scorsa. Il resto era stato concentrato in questo ddl che durante il suo iter nelle commissioni competenti si era arricchito di nuovi e più mostruosi articoli, molti per iniziativa della Lega, caratterizzati dalle più sadiche e fantasiose invenzioni persecutorie; come, tanto per citare solo le più clamorose, il permesso di soggiorno a punti, la tassa sui permessi di soggiorno, l'obbligo da parte dei medici di denunciare gli immigrati irregolari che ricorrono alle loro cure e così via. Fino ad approdare al Senato gonfiato da 20 a più di 50 articoli, dove è stato ulteriormente peggiorato, salvo qualche raro caso dovuto più che altro alle assenze dei senatori della maggioranza, come è successo con la bocciatura a scrutinio segreto dell'estensione a 180 giorni della detenzione dei "clandestini" nei famigerati Cie (Centri di identificazione ed espulsione). Una bocciatura su cui però la Lega vuol rifarsi alla Camera perché non intende affatto rinunciare a questa misura da lager nazista.

Migranti schiavi moderni
Ma è tutto il pacchetto nel suo complesso che è intriso da cima a fondo del suo nero spirito razzista, xenofobo, fascista e schiavista, a partire dall'introduzione del "reato di clandestinità" (anche se ha dovuto rinunciare per ora al carcere per i "clandestini"), che vuol assimilare i lavoratori migranti irregolari a delinquenti, ossia mira a criminalizzare una condizione di inferiorità e di svantaggio sociale non scelta volontariamente ma determinata da cause oggettive esterne. Leggendo l'impressionante elenco di misure inique e vessatorie del pacchetto riportate qui sotto non si fa fatica a capire che il loro scopo è unicamente quello di sancire una condizione di inferiorità sociale, giuridica e umana dei lavoratori migranti, per poter disporre a piacimento della loro mano d'opera a basso costo senza dar loro nulla o il meno possibile in cambio, né più né meno come fossero degli schiavi moderni, senza gli stessi diritti degli altri cittadini, perennemente sotto il ricatto del permesso di soggiorno, da tenere confinati nelle catacombe senza alcun contatto col resto della popolazione e infine da espellere non appena esaurita la loro funzione di bestie da soma del capitalismo. Particolarmente odiose le ronde paramilitari.
"Contro l'immigrazione clandestina e tutto il male che porta non bisogna essere buonisti, bisogna essere cattivi, determinati nel far rispettare la legge", aveva dichiarato solo pochi giorni prima il ministro dell'Interno il fascio-leghista Maroni, cofirmatario del ddl insieme al guardasigilli Alfano e allo stesso neoduce Berlusconi, nel giorno stesso dell'aggressione a un immigrato indiano bruciato vivo da un gruppo di razzisti. Ed è esattamente questo lo spirito che ha dominato sinistramente il parlamento nero nella discussione e nell'approvazione del provvedimento. Importa poco che qualcuna di queste misure sia stata bocciata (come il prolungamento della detenzione nei Cie) o attenuata (come la denuncia non più obbligatoria ma facoltativa dei clandestini da parte dei medici), attraverso gli emendamenti presentati dal PD e rivendicati come "grandi vittorie" da questo partito. Ci sarebbe voluto ben altro! Quantomeno un ostruzionismo parlamentare che non c'è stato, mentre ci sono state addirittura diverse votazioni "bipartisan" su alcuni aspetti della legge e perfino molte dichiarazioni di "apprezzamento" di certe sue parti. Ma soprattutto ci sarebbe voluta una mobilitazione di piazza forte e intransigente a fianco delle manifestazioni dei migranti, che pure ci sono state, ma che il partito di Veltroni si è ben guardato dal promuovere.
È inutile anche che il PD ora si lamenti per il marchio apertamente razzista e xenofobo che la Lega è riuscita a stampare sul frontespizio di questa legge ("siamo alla persecuzione, il germe della paura prolifera nel paese", ha detto Anna Finocchiaro), dopo che solo poche settimane fa le aveva dato via libera in Parlamento sul federalismo fiscale, felicissimo del nuovo clima di dialogo con il partito di Bossi e Maroni: forse credeva di aver convertito in agnello il lupo padano scodinzolando ai suoi piedi?

Lotta di piazza per affossare la legge
Questa legge non è solo razzista, xenofoba e schiavista per i migranti, ma è anche liberticida e fascista per tutte le masse, in quanto col pretesto della sicurezza sono state introdotte delle misure di una gravità inaudita che danno un robusto giro di vite al regime neofascista imperante, restringendo ulteriormente le libertà di pensiero, di associazione e di manifestazione, la libertà di espressione dei giovani delle periferie urbane, l'uso di Internet da parte di chi non accetta il soffocante clima di omologazione mediatica, e ampliando i poteri repressivi e persecutori delle "forze dell'ordine" e delle istituzioni. Basti pensare ad esempio al fatto che è stato bocciato perfino un emendamento che chiedeva di inserire nella legge il divieto di tortura, attuando così una direttiva internazionale già recepita dalla maggior parte dei paesi.
Inutile quindi sperare che questa legge possa essere "migliorata"alla Camera, salvo eventualmente piccoli ritocchi che non ne cambieranno certamente il carattere profondamente liberticida, fascista, razzista, xenofobo e schiavista. Essa può essere affossata solo con la lotta di piazza e con l'unità di tutte le masse democratiche, antifasciste e antirazziste con le masse dei migranti, nella battaglia comune per abbattere il neoduce Berlusconi e il suo governo neofascista, piduista e razzista.

 
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Olocausto a Gaza

Post n°31 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da ivanfi

La sera del 3 gennaio è scattata l'invasione della striscia di Gaza da parte dell'esercito sionista. Muovendo oltre 10 mila soldati e i carri armati, coperti dai bombardamenti dell'artiglieria e dell'aviazione, il regime nazista sionista di Tel Aviv ha dato il via alla seconda fase dell'aggressione denominata "Piombo fuso" con l'obiettivo di colpire la resistenza palestinese e abbattere il legittimo governo guidato da Hamas. Un obiettivo programmato da tempo e esplicitamente dichiarato dal governo Olmert per continuare a negare i diritti del popolo palestinese e tenerlo sotto controllo con la forza, data la scarsa rappresentatività del governo fantoccio del presidente Abu Mazen. Un progetto che può portare avanti impunemente grazie all'avallo dei paesi imperialisti e dei regimi arabi reazionari.
A dar credito alle veline diffuse dai sionisti di Tel Aviv e rilanciate come oro colato dai complici governi imperialisti, l'attacco a Gaza sarebbe stato deciso per porre fine al lancio dei razzi da parte della resistenza palestinese; in altre parole sarebbe stato provocato da Hamas che quindi deve essere "punita". Una tesi inaccettabile che pretenderebbe di negare ai palestinesi il diritto di difendersi e di riunciare alla resistenza all'occupazione. Ma basterebbe anche ricordare che nel giugno scorso la resistenza palestinese aveva accettato una tregua unilaterale per sei mesi impegnandosi a non condurre azioni ostili in cambio della riapertura di Gaza, della sospensione dei bombardamenti e delle azioni "mirate" contro singoli esponenti palestinesi; il 14 dicembre scorso Hamas dichiarava la fine della tregua registrando che nei sei mesi erano stati uccisi 49 palestinesi, di cui 41 civili, mentre nella striscia di Gaza sotto assedio israeliano mancavano l'energia elettrica, il cibo e persino l'acqua potabile. Una situazione di emergenza denunciata anche dallo speciale relatore ONU per i diritti umani nei Territori palestinesi, Richard Falk, un ebreo americano professore di diritto internazionale, che definiva la politica israeliana verso la popolazione araba molto simile a un "crimine contro l'umanità". In una sua dichiarazione al Consiglio per i diritti umani a Ginevra, egli aveva sostenuto che "sarebbe obbligatorio per una Corte criminale internazionale investigare sulla situazione e determinare se i leader politici israeliani e i comandanti militari responsabili dell'assedio di Gaza non andrebbero accusati e processati per violazioni contro le leggi criminali internazionali". Il 15 dicembre scorso Falk era stato espulso da Israele con l'accusa di aver dichiarato che esistono similitudini fra il trattamento riservato da Tel Aviv ai palestinesi e quello che i nazisti riservavano agli ebrei.
D'altra parte quello che si profila a Gaza è un vero e proprio olocausto. Secondo quanto dichiarato il 5 gennaio dal responsabile della principale organizzazione sanitaria di Gaza le vittime a quella data sono almeno 512, fra cui molti civili e bambini, i feriti almeno 3 mila mentre altre vittime sono ancora sotto le macerie degli edifici distrutti dai bombardamenti.
L'aggressione dei nazisti sionisti iniziava il 27 dicembre con il più massiccio bombardamento aereo mai registrato contro le città palestinesi. Nel corso dei primi raid, che saranno almeno 800, già si contavano oltre 250 vittime cresceranno di giorno in giorno. Distrutte dalle bombe sedi del governo palestinese, parti dell'Università islamica, abitazioni e il 3 gennaio anche una mosche piena di fedeli a Beit Lahiya.
Secondo una denuncia rilanciata dal quotidiano inglese Times l'esercito sionista avrebbe usato anche le proibite armi al fosforo bianco, le stesse munizioni impiegate dagli imperialisti Usa in Iraq, nel novembre del 2004 a Falluja, e da Tel Aviv nella fallita aggressione al Libano contro Hezbollah nel 2006.
Respingendo le inconsistenti e quasi complici richieste di "un cessate il fuoco immediato" da parte della Ue e del Quartetto (Onu, Ue, Russia e Usa), di cui spiccava il vergognoso silenzio dell'inviato speciale per il Medioriente l'ex premier laburista inglese Blair, il regime di Tel Aviv per bocca del ministro della Difesa, il laburista Ehud Barak, affermava che Israele "ha lanciato una guerra a oltranza contro Hamas e i suoi simili" e tirava dritto. E ammassava soldati e mezzi blindati attorno alla striscia di Gaza preparando l'attacco di terra che scattava il 3 gennaio quando colonne di fanteria e mezzi blindati sionisti entravano nel nord e nella parte centrale della striscia di Gaza. Hamas aveva promesso di "trasformare Gaza in un cimitero di militari israeliani" e la resistenza palestinese ingaggiava battaglia casa per casa mentre una trentina di razzi colpivano la città di Ashkelon.
L'aggressione sionista alla striscia di Gaza sollevava un vasto movimento di solidarietà e di proteste a partire dai fratelli palestinesi in Cisgiordania e Libano, a tanti altri paesi nel mondo. Alle denunce dell'aggressione e alle offerte di aiuti umanitari del governo iraniano facevano seguito nel paese numerose manifestazioni popolari, cosiccome in Libano e nei paesi arabi. Numerose le manifestazioni anche in Italia.
 Il 4 gennaio iniziava, con una nuova richiesta di tregua, una missione ufficiale dell'Unione europea, guidata dalla presidenza di turno della Repubblica Ceca, il cui presidente si era già schierato con gli Usa a fianco dei sionisti di Tel Aviv. Dalla missione europea si era smarcato il francese Sarkozy che nel contemporaneo viaggio in Medioriente, cosiccome nell'agosto scorso per la crisi della Goergia, cercava una mediazione per conto proprio e uno spazio imperialista autonomo dagli Usa, trovando nell'occasione al suo fianco il premier britannico Gordon Brown.
Con Obama che opportunisticamente tace, l'amministrazione Bush a fine mandato ha continuato a appoggiare "Israele che ha diritto di difendersi", la stessa posizione del governo Berlusconi, e ha bloccato il 4 gennaio all'Onu una risoluzione presentata dalla Libia che pur si limitava a chiedere un immediato cessate il fuoco.
Una proposta che comunque sarebbe stata respinta dal regime nazista sionista di Tel Aviv che sbatteva la porta in faccia anche all'offerta avanzata dall'emissario del presidente russo Dimitri Medvedev di fare da tramite con Hamas per una eventuale tregua. Il ministro degli Esteri israeliano e candidata premier alle prossime elezioni politiche, Tzipi Livni liquidava l'inviato di Mosca con un "siamo seriamente intenzionati a fare male a Hamas e non abbiano nessuna intenzione di offrire una legittimazione facendo arrivare loro dei messaggi. D'altra parte con Hamas non abbiamo niente di cui discutere".
Ai proclami del dimissionario governo sionista Olmert rispondeva il 4 gennaio un responsabile di Hamas, Moushir Al-Masri, che affermava che "il nemico non è riuscito a colpire i suoi obiettivi e che la resistenza, con i pochi mezzi di cui dispone, l'ha sorpreso. Al momento giusto, il nemico annuncerà il suo fallimento e la resistenza proclamerà la vittoria".

 
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