Ombre di Luce
Davanti a me fluttua un'immagine, uomo o ombra, più ombra che uomo, più immagine che ombra. (W.B. Yeats)
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Sono (di) quegli uomini perduti e ombre di un labirinto, perduti e frazioni di felicità, perduti e attese carcerarie, perduti e senza addii. Sono (di) quegli uomini colmi di neve rossa.
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Carissimo, Sempre, non si dovrebbe dire. La storia insegna che il sempre è dentro un infinito. E la vita non è che un soffio. E il dire sempre, soffio del soffio nell'infinito. Un nulla. Non si dovrebbe dire sempre. Un nulla. Eppure nulla sarebbe una vita se non si dicesse, non si promettesse, non si provasse. È il denso senso nell'infinito nulla. Non si dovrebbe dire che amerai sempre un'unica persona. Non si dovrebbe. am |
La follia e non vedere più dentro di sé quell'albero verde nel mezzo di un bruno campo nudo, non ascoltare il vento debilitante del suo deserto.La follia è non avere più un nome per la corda che stride sul violino, per la donna che stride sulla sua pelle. La follia è la sua morte senza essere morto, e la sua vita senza essere vivo. La folla è il muro, il mare, le scale, le verità che non sa attraversare. La follia di quest'uomo è dimenticarsi di essere la mano, il cuore e la ragione per cui scrive della sua follia. |
Lo assumo due, tre volte al dì. Ma crea dipendenza, e ne aumento il richiamo. Anche ora che ne scrivo, mi impregno. Apparente distacco evocativo eppure umiliazione di una dignità. Se la ruota gira, e sono fortunato, non devo ricordarmene, ma sei tu che mi imbocchi. Ma ora che ne scrivo, è amaro il boccone. Guarda il numero qui sopra, saprai, saprò, quante e quante volte, mi sono pre/scritto una ricetta. Pensavo fosse un vaccino. Ora è droga. Lo assumo, sempre, e sempre più spesso: il tuo nome. |
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maggio 2007 |
E. Ferrante, I giorni dell'abbandono
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Di amore così ti ho amato. Non avrei dovuto, ma ho potuto e l'ho fatto. Si convincano i più, se già non sanno: niente ha un senso dopo, come non l'ha prima. Ma chi rinuncerebbe per un unico tempo freddo? Per quel freddo, spazio vuoto, non ci sono medicine, e quale cura del dolore è sufficiente? Raccogli i ricordi - quelli che riscaldano. Se raccogli bene, non sei del corpo, e l'anima trasmuta in altro, l'altro te stesso che ha amato. Resta un "purtroppo".
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... lo trovai, nel primo cammino, poggiato sul muro che saltavo ogni giorno nella pienezza dell'adolescenza. Una copertina in marocchino rosso. Manuale di istruzione per una vita perfetta. Sorrisi, come ogni giovane sorride alla vita che vuole edificare da sé. Ma mi ingannai, e lo raccolsi. Sembravano buoni consigli, eppure tra consigli e pratica, la vita, passa l'arte. E l'arte si impara tutt'altro che con la perfezione, poiché la coscienza di ciò fai non è consapevolezza di ciò che sarai, e tra superficie e profondità, la vita, passa l'arte. Bel manuale in fondo. Manuale di istruzione della vita di un altro. Ora che non salto più il muro, ché l'ho innalzato troppo in alto, ancora lo sfoglio, con un sorriso amaro, e trascrivo le mie parole per farmi infine ingannare dalle ultime pagine, nella mia imperfetta arte... |
come sono finito dall’altra parte, quella parte del fossato che ogni battaglia, guerra traccia nella nostra anima, e così nei corpi, colpito e non guarito, dimmi come sono finito da questa parte dove aspetto, aspetto te voltato dall’altra parte così che tu mai riesca a vedermi, vedere come ho diviso me stesso e nessun pezzo ti ho donato, colpito e forse mai guarito. Quale ponte o barca o volo per attraversare il solco ché sembra un oceano? Quale voce o pianto o sogno per colmare il solco ché sembra un abisso? Dall'altra parte ho dimenticato il mio nome, ma non il tuo - acqua e fuoco, specchio ed eco - distratto dalle stelle che mentono di bellezza e solcano la tua verità che è lì, un attimo dall'altra parte. Tuo, AM |
c'è sempre un'ultima lettera quando nulla guarisce e la vita finisce. Che questa sia l'ultima ora non so, ma nascondersi le ferite vuol dire nasconder(si) (al)le mani che le curano, e le mani parlano, e nascoste tacciono. Cosa direbbero? Che il dolore traccia la carta e segna la carne, ma alla fine nulla resta ché brucia la carta e marcisce la carne. Cento e cento lettere, cento e cento volte spedite e non aperte. Tant'è: chi scrive ammetta che piegato il foglio tutte le parole non appartengono più alla sua anima, anche se spera che ogni parola non si disperda e ogni parola costruisca nell'altra la medesima sintonia che le ha edificate. Ma tutto diventa altro nel momento esatto che dipartono da noi. Che sia l'ultima non so, ché la bellezza della vita è d'esser una gran fregatura, soprattutto quando ci immaginiamo di essere qualcuno e scopriamo di non esserlo per qualcuno. Tuo, AM |
Behcet Necatigil
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M. Eliade, Il sacro e il profano
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... il sogno che (ti) parlava del sogno. Nel mezzo la coscienza del sogno - per questo c'è il giorno - sorpresa e contenta. Ma è solo il giorno. Così accadde ciò che mai era accaduto: il primo sogno, di un gesto compiuto profondamente, intimamente, diventa racconto nel sogno che seguì, narrazione a te, causa dei sogni, dentro un, sempre uguale eppure diverso, sogno. Ciò accadde nell'Anima scura, sola e lacerata, tanto da aver(la) solo (ne)i sogni... |
21 dicembre 1876 ... percepisco ciechi che si guardano tra di loro. Si parlano, sorridono, si salutano. Senza vedersi. Vedenti senza occhi in grado di osservarsi. Di quanti ciechi ci sarà bisogno per fare una cecità? Eppure non è questo l'orrore, in questo noir quotidiano che è la mia vita tra le loro. E' che da oggi, che vedo e mi vedo, mi eleggo principe tra occhi non vedenti. Non per l'inconsapevole paura di vedere, ma per essermi strappato gli occhi capaci di vedere, quando hanno veduto veramente, per restare tra di loro, occhi non vedenti... |
Ho il mio cronice malore quotidiano e sono un uomo piccolo piccolo: ce ne passa da qui all'arte. Limito a gettare sensazioni qui, bit dopo bit, e riformare la mia anima. Lenta opera, né nobile né appagante. Sublimazione neanche terapeutica. Però di bello ne vedo poco, e così dobbiamo provare a fare, dal fango e col cuore, le nostre forme. Queste a volte si sciolgono ma a volte si rapprendono così che ci donano la rilettura delle forme che siamo. O che vorremmo darci. Sempre ricordando che il tempo le scioglierà comunque nel tempo.
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E poi, imperscrutabile, tutto si ribalta.
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ULTIMI COMMENTI
CIÒ CHE ORA LEGGO
A MEMORIA
Si può mancare non solo la propria felicità, ma anche la propria colpa decisiva senza la quale un uomo non raggiunge mai la propria totalità.
- C.G. Jung -
Quando uno ha avuto una volta la fortuna di amare intensamente, passa la vita a cercare di nuovo quell'ardore e quella luce.
- A. Camus -
Il serpente aveva appena guardato quella venerabile immagine quando il re prese a parlare e domandò: «Da dove vieni?». «Dai crepacci in cui abita l'oro» rispose il serpente. «Che cosa è più stupendo dell'oro?» domandò il re. «La luce» rispose il serpente. «Che cosa è più vivificante della luce?» domandò il primo. «Il dialogo» rispose il secondo.
- Goethe -
Quando devi scegliere tra due cammini, chiediti quale abbia un cuore. Chi sceglie il cammino del cuore non sbaglia mai.
- Popol Vuh -
Chiunque prende la strada sicura è come se fosse morto.
- C.G. Jung -
Nel coltivare se stessi non esiste la parola "fine". Chi si ritiene completo, in realtà, ha voltato le spalle alla Via.
- Yamamoto Tsunetomo -
La vita, per compiersi, ha bisogno non della perfezione ma della completezza. Di questa fa parte "la spina nella carne", la tolleranza all'imperfezione, senza la quale non c'è né progresso né ascesa.
- C. G. Jung -
Un uomo che dubiti del suo proprio amore può, o meglio deve dubitare di qualsiasi altra cosa meno importante.
- S. Freud -
Io sono, più di ogni altra cosa, quel che non sono riuscito a compiere. La più vera delle vite che indosso, come un fascio di serpenti annodato a un'estremità, è la vita non vissuta. Sono un uomo che ha vissuto immensamente. E che nella stessa misura non ha vissuto.
- V. Vosganian -
Tutto ciò che teniamo dentro di noi senza viverlo cresce contro di noi.
- M.L. von Franz -
E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo.
- Julio Cortàzar -
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