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« Un pensiero su Pantani | Dove poggio la bici? » |
La necessità di comprare oggetti superflui per ripagarci del
tempo perso nell’attività di inserimento nel sistema socio-economico attuale, è
il risultato della coscienza sporca degli individui, presa nello sforzo di
mentire alla nostra parte cosciente. Questa colpa giace celata in una altra
colpa, fittizia, creata ad arte dalla società attuale che spinge ad un lavoro
falsamente libero ed in realtà coatto, che perseguita ciascun individuo con la
minaccia del fallimento (sentirsi falliti nella società attuale è sempre in
agguato, ma scaturisce dall’incapacità di vedere oltre la società). Lo scopo
unico e finale dell’esistenza, è l’esistenza stessa. Il fine ultimo del
universo, è quello di rappresentare la nostra proiezione di coscienza del fatto
che esistiamo poiché l’universo siamo noi stessi.
Penso, dunque sono, dunque esisto! L’ unico dovere
dell’uomo è quello di vivere in armonia con se stesso, con gli altri e con
il “universo” in modo da riconoscersi ed esistere nell’autocoscienza
dell’esistenza. Il suicidio è un peccato, non perché lo stabilisce un Dio al di
sopra delle parti, ma perché fa venire meno il nostro apporto di bio-diversità
alla comunità umana, che conseguentemente alla nostra rinuncia di vita si
indebolisce e perde un pezzo della sua autocoscienza, della sua forza,
dell’esistenza.
Purtroppo l’autodistruzione della specie umana è già
stata innescata in tempi remoti, allorché l’uomo si è costituito in gruppi,
in comunità. L’indole umana ha voluto - ed in questo purtroppo noi uomini siamo
in parte portatori di autodistruzione perché è insita nei nostri geni una
mancanza di forza individuale - che in quel momento, nonostante tutti gli
uomini fossero uguali, i gruppi avessero scelto un capo od un governo formato
da più oligarchi, al fine di essere rappresentato nella risoluzione dei
problemi del vivere comunitario. Il mal governo di questi capi, che hanno iniziato ad anteporre i loro
bisogni e quelli delle loro alleanze a quelli della collettività, è proprio
l’inizio dell’autodistruzione. La soluzione al problema non può essere di
natura politica, perché è proprio dal concetto di politica che prende vita. I
metodi elettivi sono basati sulla persuasione dell’individuo e non scaturiscono
da una progettazione degli interventi sulla base di rilievi della realtà, bensì
conseguenti da giochi, alleanze e studi, atti a creare una base elettorale che
vede nel politico uno strumento illusorio, una scorciatoia per conservare un
maggiore benessere. Questo porta il singolo elettore a pensare non al bene
della comunità, ma al proprio esclusivo vantaggio all’interno di un elettorato
che la pensa come lui, ma che non essendo la totalità degli individui andrà a
svantaggio di una altra parte della comunità. Il tutto è nascosto sotto il nome
di progresso! Ma è, in realtà, il progresso dell’autodistruzione!
La bicicletta è, in questo contesto, una timida presa di
coscienza, i cui esiti sono ancora incerti, perché parziali ed esclusi da
sempre dall’attività politica.
L’ultima più recente fase, quella che ha portato l’immagine
dell’individuo ed il suo proporsi in pubblico ad essere valutati, piuttosto che
le sue reali capacità di risolvere i problemi della collettività, è solo una
esasperazione sociale (che si riflette anche sulla sua rappresentazione
politica), conseguente dall’insoddisfazione degli individui, presi nei loro
singolari egoismi, nel loro rivolgersi a pillole di soddisfazioni effimere
confezionate dai governanti non illuminati. La cosa che ci fa ricordare ciò
che siamo e che ci caratterizza, non è il denaro e l’immagine, non è
l’illusoria credenza di curare se stessi nell’atto di curare il proprio aspetto
fisico, ma è l’amore per la nostra stessa natura.
Se l’individuo della società presente non riuscirà ad emanciparsi
dal timore del giudizio altrui, produrrà solo azioni mosse dal suo unico
interesse momentaneo, e non quello della collettività. Sarà uno schiavo
“libero apparentemente” di scegliere tra le sciocchezze della vita
spicciola, ma non sarà mai un uomo, mai parte di un solo organismo che è
l’umanità che fa parte a sua volta del organismo “universo”.
La bicicletta è una passione, semplice, che rende liberi e
ci riconsegna il gusto della vita; e per questo ha il potere di diventare un
credo e di essere un simbolo.
E’ estremamente difficile riuscire ad occuparsi
dell’esecuzione dei propri stimoli giornalieri e contemporaneamente della
propria anima, del pensiero puro. Coordinare il corpo e l’azione giornaliera
con il proprio io e lo spirito, è possibile solo se guidati; e la bicicletta
ha il potere di guidare, di avvicinare il corpo nell’azione alla cura
dell’io, alla ricarica dell’anima e della propria forza interiore. Il fatto
che sia anche un mezzo, un veicolo vicino all’ambiente, vicino alla natura, non
è un caso, ma deriva dalla sua vicinanza alla nostra natura umana, al nostro
spirito, e questo se siamo sinceri, non possiamo negarlo. E’ deducibile
quindi, che la bicicletta è una scelta. La scelta armonica con ciò che ci
circonda e con ciò che siamo! Siamo uomini, singoli individui, uniti da un
destino comune, uniti tra noi, uguali, grandiosi e connessi con il “universo”. Non
siamo ciò che possediamo, ma giganteschi in ciò che semplicemente siamo,
individui singoli, singole menti, come cellule preziose, uniche, ognuna
importante e peculiare, ma facenti parte di un solo organismo che è l’umanità.
La deviazione posta nella consapevolezza di essere individui unici,
dimenticando di essere parte del universo, porta all’egoismo ed al credere che
l’illusione dei sensi sia vera e che valga nel tempo, ma in vero, l’illusione
dei sensi è temporanea proprio perché è una illusione individuale, che soddisfa
solo momentaneamente i bisogni di una anima e non è distribuita al tempo, al
universo; quindi non sarà mai sufficiente, mai totale, mai infinita.
La bicicletta è il via all’infinito, come le arti, come
l’umanità.
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FIGO CHI VA IN BICI!
Per quanto riguarda la faccenda di sentirsi o no uno sfigato, non ci sarebbe niente da dire, tranne che, in sella alla mia bicicletta mi sento fighissimo, alla moda, in linea con il pianeta Terra che ci ospita e, felice come un bambino. Per andare in aiuto a coloro che soffrono gli sguardi della solita pseudovelina accanto al povero conducente della sua misera auto sportiva, dico che è ora di tirare fuori il carattere, fregarsene di quello che pensano le moltitudini ignoranti e menefreganti del prossimo e dell'ambiente. Andate in una ciclofficina, in un negozo di biciclette o nella vostra cantina a recuperare la vecchia bici di papà, uscite a pedalare e sentitevi finalmente unici, fatevi ammirare da tutti mentre trasportate la spesa o mentre andate a lavoro, perchè fate parte di una minoranza esclusiva di eletti.
LE BICI CHE VORREI....MA NON POSSO!
Mbk blu concept http://www.mbk-cykler.dk/streetbikes.asp
Raleigh rush hour http://www.raleighusa.com/images/items/Road/full/2007/R07_RushHour_steel-f.jpg
Sun bicycles aluminium cruiser http://www.sunbicycles.com/sun/bicycles/cruiserBikes/aluminumRetroCruiser/aluminumRetroCruiser.htm
Seven cycles Alaris http://www.sevencycles.com/images/road/alaris/pop.jpg
Felt v12 http://www.feltracing.com/store/images/extralarge/v12.jpg
Chissà, forse se vinco la lotteria me le compro tutte, anche se, a parte la Alaris della Seven che è in Titanio, le altre costano intorno ai 500 euro. Belle eh?
Inviato da: doriane
il 26/01/2014 alle 11:01
Inviato da: yvette
il 26/01/2014 alle 11:00
Inviato da: hugo
il 26/01/2014 alle 11:00
Inviato da: bea
il 26/01/2014 alle 11:00
Inviato da: Tami
il 26/01/2014 alle 10:59