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Un blog creato da Mille_Piede il 10/02/2007

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Capitolo tre.   Storia di nessuno.

Post n°11 pubblicato il 17 Marzo 2007 da Mille_Piede
 



immagine


Scritto da Evolution Moka


Ci sono persone che spariscono all’improvviso. Senza un motivo apparente. Si dileguano nel nulla della confusione della vita di tutti i giorni. E qualcuno li cerca, magari, le prime settimane dopo la sparizione, ma poi si arrende. Inevitabile. Di queste persone che scompaiono non si ricorda più nessuno. Sono fantasmi, sono invisibili, sono niente.
Così anche Felipe era divenuto un signor nessuno svanito in un giorno di ordinaria follia. Non vi era una persona che rimpiangesse la sua mancata presenza o che aveva continuato le ricerche per ritrovarlo.
Felipe non aveva famiglia. Era cresciuto giorno dopo giorno con piccoli furti e truffe e si era ritrovato a venticinque anni nella strada della malavita soltanto per sopravvivenza. Che poi non sempre qualcuno si ritrova sulla strada sbagliata per scelta. Molte volte ci si ritrova lì solo per necessità.
Felipe non aveva amici. Perché nella malavita tutti ti sono amici fino a quando sei loro utile. Ma un presunto amico è il primo ad accoltellarti al fianco se non servi più a nulla o se al contrario rischi di diventare più importante. Non potevano certo essere amici suoi individui come er Tramontana o Serdo Patanegra.
Felipe non aveva un amore. Certo aveva una ragazza all’epoca della sua scomparsa, ma nulla che si potesse chiamare amore. I sentimenti per i furfanti sono un lusso che non ci si può permettere.
E’ cosi Felipe oggi non esiste più. Non esiste più in quella che viene chiamata società. E’ stato rimosso come un virus dal sistema di controllo di un computer.
Invece quello che una volta veniva chiamato Felipe esiste ancora. Finalmente forse risvegliato da un sonno non lucido durato quarantadue anni. Alimentato da droghe chimiche e allucinazioni. L’unico indizio, l’unico presunto ponte che potrebbe riportarlo a quella che era la sua vita, a quella che era la sua identità, è una valigia. Una valigia che gli apparteneva e chissà cosa nasconde al suo interno. Doveva trovarsi da quelle parti, non vi erano dubbi.
Così girovagando come un rinnegato per gli scantinati all’improvviso imbocca un corridoio invaso dalla luce. Luce, sempre più luce, troppa luce.
La sensazione che ha nell’attraversare quella luce è simile a quella di un bambino che viene al mondo. Una nascita. La rinascita del signor nessuno.
Felipe si ritrova alla stazione della metrò C, nel pieno di una qualsiasi giornata settimanale. Il suo cervello è invaso immediatamente da milioni di sensazioni ed imput che rischiano di farlo impazzire definitivamente. Persone che camminano, parlano, urlano, si rincorrono, luci, rumori, suoni, cartelli della pubblicità, vetrine di negozi, spazzatura, televisioni, immagini varie, stridore sulle rotaie…disorientamento. A Felipe viene proprio da piangere come ad un bambino quando nasce. Poi si gira e s’imbatte in una signora affascinante. La guarda negli occhi e poi nella scollatura. E mentre questa urla in maniera terrificante lui forse riconosce in lei qualcosa. Sta per fargli una domanda, ma lei è già scappata chiamando la sorveglianza.
“Ma cosa avrà mai questa da urlare?” Pensa quello che una volta si chiamava Felipe. Poi per caso passa d’avanti ad un vetro e capisce. Guarda la sua immagine riflessa e non può riconoscersi, anzi si spaventa anche lui. Barba e capelli incolti, vestiti a brandelli, un colore indefinito della pelle…si gira e ha gli occhi di tutti addosso, tra lo spavento e lo schifo. Incomincia a correre il signor nessuno, spaventato come qualsiasi topo in quella situazione. La sicurezza lo sta rincorrendo anche, intimandogli di fermarsi. L’inseguimento viene ripreso dalle televisioni. Poi Felipe sguscia via dentro un piccolo buco in un muro.
“Ehi amico”.
Qualcuno lo stava chiamando. Si guarda intorno, ma non vede nessuno.
“Ehi, dico a te”.
Ancora quella voce. Si guarda ancora una volta attorno e finalmente vede una faccia baffuta dalle grate di un impianto di aerazione.
“Vieni quassù altrimenti ti beccano”.
Il tizio apre la grata e aiuta Felipe a salire sopra.
“Vedi amico se te ne vai in giro per il mondo conciato in questo mondo attirerai senza dubbio la loro attenzione. Devi curare maggiormente la tua persona per poterti permettere di passare inosservato. Devi essere più accorto per avere il lusso di essere un fantasma in mezzo alla confusione che c’è lassù”.
Dice il tipo baffuto.
Felipe lo guarda come si guarderebbe la sfinge dopo un suo enigma.
“Devo dedurre che mi sono sbagliato e pertanto non fai parte della nostra associazione. Ma non sei nient’altro che un barbone comune senza nome”.
Dice a quel punto guardando un sempre più disorientato Felipe.
“Io non so chi sono. Mi sono risvegliato oggi da un sonno che è durato chissà quanto tempo. Mi sono ritrovato in questo corpo e mi sono ritrovato in un mondo che non conosco. Non ricordo nulla della mia vita. Sto cercando una valigia che mi apparteneva e che forse potrà risolvere i miei interrogativi…”
“Amico la faccenda è alquanto grave. Ma tuttavia nella vita con la volontà si possono affrontare anche i più insormontabili dei problemi.
Mi presento: io mi chiamo Josè. Faccio parte di un associazione che ha deciso per propria scelta di vivere sottoterra, rinunciando a quello che la società impone ogni giorno in superficie…regole, leggi, comandamenti, costrizioni, consumo, falsi valori…abbiamo formato una nuova società quaggiù dove ormai da decenni viviamo in perfetta armonia. Ogni tanto certo qualcuno di noi viene in superficie per qualche ora o giorno, ma oramai siamo dei signor nessuno, invisibili e il mondo non si accorge più di noi. Molte persone importanti, anche, decidono di venire con noi disgustati dalle regole che la società impone: politici, musicisti, scrittori, sportivi…per esempio credi davvero che Elvis sia stato rapito dagli alieni?”
Quello che una volta veniva chiamato Felipe rimane in silenzio cercando di poter credere alle parole pronunciate dal tizio…ma a quel punto qualsiasi cosa poteva essere vera. Lui non sapeva ancora chi era e non sapeva ancora che fine aveva fatto la sua vita.
“Io Josè devo ritrovare quella valigia smarrita chissà quando qui nella metrò. Solo così potrò fare un po’ di ordine e capire che cosa è successo alla mia vita”
“E va bene, la tua storia mi ha colpito. Ti porterò nella sala degli oggetti smarriti. L’abbiamo costruita noi della società di quaggiù, ed è un enorme stanza piena di scaffali ricolmi di oggetti che le persone lassù hanno smarrito in tutti questi decenni. Per riuscire a ritrovarla, sempre che ci sia, potresti metterci anni. Ma anni tu ne hai già persi in abbondanza. Io penso questo: se questa valigetta e il suo contenuto sono così importante per riprenderti la tua vita, allora il destino ti aiuterà e la ritroverai immediatamente. Pertanto ti lascerò soltanto dieci minuti in quella stanza. Se non la troverai dovrai scegliere cosa fare: Rimanere qui con noi nella nostra società sotterranea dove potrai ricostruirti un’identità oppure ritornare in superficie e rinascere in una società che non sa chi sei e che ti considera un elemento estraneo. Inutile dirti che se scegli la seconda possibilità non dovrai fare alcun riferimento alla nostra associazione. E comunque non ti crederebbero e le tue parole aumenterebbero le probabilità di finire in qualche istituto saturo di sedativi.
Cosa ne pensi della mia proposta? Sei d’accordo?”
“Sono d’accordo. Portami nella stanza degli oggetti smarriti. Se in quei dieci minuti non troverò ciò che cerco allora deciderò cosa fare. Se non ritroverò la vita che mi apparteneva deciderò se costruirne un’altra e dove”.


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MillePiedi, che cos'è?
E' innanzitutto un gioco. Un divertimento. Un momento leggero.
Ha la forma di un blog, di un blog collettivo. Ma alla fine sempre gioco è.
Come funziona MillePiedi?
E' forse più difficile da raccontare che da fare.
Partendo da una frase/traccia data dalla redazione, il primo blogger invitato a partecipare comporra' il suo post, per poi passare il testimone ad un altro blogger a sua scelta per il post successivo fino alla conclusione del racconto stesso, che in genere potrebbe svilupparsi in una decina di post: in fondo è un racconto, non un romanzo!
Chi scrivera' l'ultimo post del racconto, lancera' anche la frase/traccia per il racconto successivo, oltre a scegliere naturalmente il blogger da invitare a proseguire il racconto. Non è necessario fermarsi alla piattaforma di Libero, più ci si allontana dai confini, meglio è.
I post dei blogger invitati, dovranno essere inviati via email alla redazione che provvedera' a pubblicarli.
MillePiedi nasce come un semplice strumento di divertimento, il titolo ne e' una espressione evidente, e dalla curiosita' di vedere come la fantasia ed i diversi stili dei vari blogger che si presteranno a scriverne i post, svilupperanno un'esile traccia, un incipit, in un racconto a piu' mani che potra' cambiare di direzione ad ogni post, a seconda di quel che decide l'autore, senza nessuna restrizione.


 


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