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Articolo 1 – Nibiru , il dodicesimo pianeta e la sua strana storia.Terza Parte

Post n°4 pubblicato il 07 Ottobre 2009 da lupusdelupis1974
 
Foto di lupusdelupis1974

Cosa può aver provocato un processo così repentino di disgregazione e rarefazione dell’atmosfera marziana?

Indubbiamente la forza di attrazione esercitata da Nibiru può solo parzialmente “strappare” a Marte la sua atmosfera.Dunque occorre preventivare un ulteriore fattore che abbia concorso al risucchio dell’atmosfera marziana.Riteniamo plausibile l’ipotesi di Melosh e Vickery, concernente la distruzione dell’atmosfera marziana per ripetuti impatti di asteroidi e meteoriti con il suolo marziano, anche perché il progressivo avvicinarsi del pianeta Nibiru provoca, nel medio periodo, l’espulsione dalla fascia degli asteroidi di corpi rocciosi, trascinandoli con sé nel suo moto orbitale, oppure cattura materiale meteoritico o protoplanetario residuo scagliandolo verso i pianeti interni del sistema solare.
L'intensa craterizzazione dell’emisfero meridionale innesca il processo di rarefazione e di dispersione dell’atmosfera marziana in un arco temporale sufficientemente prolungato.

Una riduzione progressiva della densità atmosferica comporterà una diminuzione dei valori pressori e della temperatura necessari per la permanenza dell’acqua allo stato liquido; non è casuale che il testo sumero riferisca che “ le sue acque sono poi evaporate”. E’ probabile che in una fase iniziale le acque marziane siano state soggette ad evaporazione per il surriscaldamento della superficie marziana, dovuto all’enorme energia da collisione sprigionata dagli innumerevoli corpi asteroidei e meteoritici.

Successivamente, le nubi di vapore generate dagli impatti decompongono l’atmosfera marziana, la cui pressione, ormai asfittica, non è in grado di trattenere l’enorme quantità di vapore acqueo immesso nell’atmosfera marziana e di evitare il passaggio dell’ acqua dallo stato liquido a quello gassoso.
Le molecole di vapore acqueo, successivamente, si disperdono nello sapzio profondo per la carenze fisico-chimiche dell’atmosfera marziana.Le acque marziane,inoltre,subiscono l’intenso influsso gravitazionale di Nibiru per un esteso periodo di tempo e, dunque, subiscono poderose spinte acceleratici che le rendono impetuose e capaci di un’azione erosiva profonda.

Nel sito marziano di Chryse Planitia si può notare un sistema fluviale con una larghezza di 25 chilometri e una lunghezza di oltre 2000 chilometri, con una portata di milioni di metri cubi al secondo.Solo uno scorrimento rapido di imponenti masse d’acqua può spiegare il modellamento delle pareti del sistema fluviale, estremamente lisce e livellate.Non essendo ravvisabili nel sito dislivelli del terreno, è lecito chiedersi come fosse possibile una velocità di scorrimento delle acque così travolgente. Il ricercatore Cattermole, ma anche Victor Baker e Daniel Milton, sottolineano che solo una “inondazione catastrofica” può svolgere un’azione erosiva con effetti così macroscopici.

Si suppone che inondazioni di questa tipologia siano preventivabili se immaginiamo fondatamente una forza gravitazionale accentuata ed emanata da un gigantesco corpo celeste, e ipotizziamo che questo astro fosse il pianeta Nibiru, come ricordato dai testi sumeri.

Entrambi venivano menzionati con il nome di ‘Horus dell’Orizzonte’ oppure di ‘Horus il Rosso’. L’altro nome attribuito alla Sfingeè ‘Horakhti’, epiteto con cui gli Egizi indicavano Marte,anche molte testimonianze antiche asseriscono che la Sfinge era stata dipinta per un lungo periodo di tempo con il colore rosso.

 Il collegamento probabilmente è di natura astronomica, in quanto la Sfinge, che simboleggia Marte, indica con il suo posizionamento rispetto alla volta celeste che il pianeta rosso attraversava la costellazione del Leone in un periodo databile tra il 10970 e l’8810 a.C.

Il Sole all’equinozio di primavera sorgeva dunque nella costellazione del Leone.

L’interrogativo sollevato dalla Sfinge
concerne la ragione che induce gli antichi Egizi a costruire questo monumento orientato verso la costellazione del Leone. Si ipotizza che questo monumento avesse il compito di tramandare alle generazioni successive la memoria di un evento catastrofico che avrebbe coinvolto contemporaneamente la Terra e Marte nell’età del Leone.

Non sarà del tutto casuale che gli Egizi testimoniano del pericolo rappresentato dall’avvicinarsi minaccioso di una cometa, le cui sembianze mostruose vengono descritte con raccapriccio: “…sembrava infuocata, ondeggiava come le spire di un serpente ed era orribile a vedersi…”.
I riferimenti egizi a una cometa in marcia di avvicinamento verso Marte e la Terra corroborano le fonti sumere e avallano storicamente che un evento cosmico di proporzioni inaudite investe in un comune destino la Terra e Marte, uccidendo geologicamente Marte e devastando la Terra.

Una simile memoria storica viene ereditata dagli arabi che chiamarono la città contigua alla necropoli di Giza ‘El-Khaira’ ovvero Il Cairo, che significa ‘ Marte.

Una singolare coincidenza. O no?

Il nostro auspicio è poter annoverare ulteriori elementi di natura storico-scientifica per avvalorare la tesi della reale esistenza di esseri intelligenti, testimoni del passato del nostro pianeta e del suo coinvolgimento, insieme a
Marte, in una catastrofe cosmica che ha mutato radicalmente la storia climatica della Terra, ponendo termine all’era glaciale e le basi di una nuova fase di civilizzazione della specie umana. Siamo infinitamente grati ai nostri progenitori per averci tramandato la loro testimonianza circa le nostre origini e il nostro passato.

Lo saremo eternamente.

By Lord

 
 
 
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Un blog di: lupusdelupis1974
Data di creazione: 02/10/2009
 

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