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Post n°483 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da mjkacat
Perchè non pensare che di là si risorga semplicemente "nella carne" ne più |
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Come al solito divago con la speranza di non essere pesante…
Mazza…sempre la stessa solfa? No eh!! Ci sarà qualche variante…magari la correzione degli errori commessi in questa vita, oppure un dejà vu?
Forse tu intendi un nuovo vivere la compagnia senza le dannazioni egoistiche con tutti i suoi mali derivanti, senza la noia di un mono-tono o mancanza di cambiamento, assenza di variazione dello stato d’animo in negativo.
Se si vive sempre nella beatitudine, non si cade poi nel mono-tono?
Potrebbe essere, con la morte ( la perdita di questa forma ), l’eterno ricordo dei momenti migliori e in questo modo, forse, la dottrina religiosa avrebbe ragione nel predicare il piacere di fare del bene, in vista di un futuro ed eterno ricordo piacevole di quel bene. Sappiamo tutti che un attimo di piacere può alleviarci montagne di dolore, ma è anche vero il contrario, anche se sapere che il “giusto” esiste dà forza di sopportazione.
Io sono convinto, con una certa evidenza pratica, che invece ci sia un’evoluzione strutturale, ancora molto lunga, indeterminata, sconosciuta per il cosmo stesso e che questa sia l’unica condizione per esistere, che prima noi avevamo una forma diversa, per esempio sub-atomica o che non eravamo addirittura presenti in opposizione alla legge “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” e corretta in “Nulla si distrugge, tutto si trasforma e qualcosa si sta creando”.
Sembra infatti che le galassie si allontanino con accelerazione via, via maggiore, maggiore è la distanza rispetto l’ipotetica origine, in contrasto con la teoria gravitazionale che dovrebbe rallentare gradualmente l’espansione. Scienziati ipotizzano una quinta forza attrattiva dall’esterno. E se invece fosse qualcosa che, creandosi, preme dall’interno in ogni punto del cosmo così che la somma della pressione dà proprio quel risultato di espansione accelerata?
Ci stiamo creando… e andiamo verso una nostra evoluzione che forse terminerà proprio presso Dio o giungendo a determinare, nell’insieme, la forma ideale di Dio. Sicuramente cerchiamo, più o meno consciamente, una risposta. È una ricerca che coincide con l’espansione cosmica, dal sub-atomico al galattico, passando attraverso la nostra forma, con la stessa domanda, nella struttura psichica?
Possiamo pensare che la risposta sia Dio. Questo vuol dire che Dio qui non c’è ma che sta al di là, anche della più piccola o più grande dimensione percepita o concepita, dove la più piccola è il concetto puro e, la più grande, la percezione attuale dell’universo.
Credere in Dio non significa che esiste in quella forma desiderata, anche se qualcosa, oltre, si desidera per avere un senso qui. Al di sotto dalla struttura concettuale, o a-dimensionale, e nemmeno di là dal cosmo visibile, non possiamo andare con nessuna scienza intellegibile.
Il concetto è l’unica struttura che non possiede dimensioni, che ci fa presupporre di poter costruire un ulteriore concetto ad immagine di Dio, ma se Dio sta al di là della struttura concettuale, non lo possiamo concepire.
Infatti, manca e mancherà sempre qualcosa, a qualsiasi struttura concettuale, concepita, concepibile, percepita e, questa mancanza, è l’unica premessa ad ispirare l’idea di un Dio che, da qui, si è astratto, forse per ingenerare la sua ricerca, con tutte le trasformazioni che avvengono per sopperire a tale mancanza, che si rivela nella psiche umana con le idealizzazioni e nelle trasformazioni fisiche della materia, nell’assumere forme su diverse stratificazioni: atomo, molecola, aminoacido, DNA, cellula, organismo, ma anche atomo, stella, galassia, ammasso di galassie ecc…
Così Dio, qui, può esistere solo in quest’idea: “esiste la forma ideale che soddisfa in assoluto il desiderio di senso”, il senso del patire dell’anima.
Provo a pensare alla funzione della luce che, scorrendo per tutto il cosmo, porta le informazioni, o concetti, fuori ( il futuro per chi la deve ricevere ) e dentro la sostanza ( il passato per chi l’ha ricevuta ), compresa la psiche, forse nel tentativo di giungere, nel tempo, ad una forma sempre migliore, sempre più vicina all’idea di Dio.
Con questo posso pensare in altro modo al concetto di tempo: Il passato è la sostanza al di sotto del percepibile cioè la forma che si è modificata, che si è consolidata in base all’informazione ricevuta dalla luce, il presente è il momento ricevente la luce e il futuro la luce riflessa, in risposta, che esce e che va a informare. Ogni corpo è, prima di essere illuminato, l’immagine del suo passato, ma è futuro per chi sta al di là di quel corpo e presente nel momento in cui la sua luce, riflessa o risposta, viene percepita. Infatti ogni corpo ha il suo spazio-tempo come anche per la legge della relatività di Einstein.
Così il passato non è una dimensione nella quale ci si può spostare avanti e indietro, ma è sprofondato dentro ogni forma, come lo è del resto nella nostra memoria, modificandola e, in risposta, rilascia un’idea futura.