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Post n°499 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da mjkacat
Sappiamo che nel corso della storia le forme del malessere, della sofferenza |
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Mentre la nevrosi era il terreno dai tempi di Freud, dalla metà del secolo scorso si naviga nell’oceano della depressione.
La depressione è un orizzonte vuoto perché ciò che sta movendo la civiltà verso il futuro non è fatto di unione, ma di separazione, non tra i corpi, ma tra gli animi, tra le anime, tra l’Io ed il proprio sé più profondo, luogo dei ricordi che nell’insieme danno il senso del valore della nostra presenza al mondo, che rimane così inascoltato.
Ognuno è lasciato solo a sé stesso in una competizione mirata e guidata da un sistema il cui fine è solo l’aumento del capitale (capitalismo), come un meccanismo che consuma l’energia delle vite senza restituirgli un appagamento vero ma illusorio, di un posto sicuro o di una carriera in salita. Di arrivare ad una indipendenza individuale che, in quando indipendenza, si rivela anche nell’indipendenza dai rapporti umani, rapporti che rimangono relegati ai minimi necessari a mantenere uno stato di apparente rispetto, freddo rapporto formale, ma che in realtà si traduce nella paura di compromettere quella quiete asettica.
Chi s’inserisce in questo meccanismo riesce a galleggiare, ma si ritrova circondato di oggetti che non riempiono l’anima di senso perché i traguardi lasciano il tempo che trovano e il suo percorso di sviluppo interiore, che dovrebbe servire a valorizzare gli aspetti sentimentali e a fissare quei punti importanti che sono costituiti dalla relazione sentimentale o partecipazione emotiva tra sé e il mondo, è un percorso in un vicolo cieco. Essi perdono l’occasione di entrare nel sentimento della vita, nel sentimento del mondo, non riuscendo a vedere che alla guida del meccanismo non c’è nessuno, ma il meccanismo stesso.
Così chi sta sotto, nella gerarchia, non è la vittima di chi sta sopra, ma lo sono entrambe. In questo sta il male! la vittoria del demonio che ha abbindolato l’anima nel suo meccanismo, e non negli esorcismi che la storia della chiesa ci tramanda. Ritengo che identificare il male in quella forma che la chiesa ha divulgato, anche solo raramente, sia fuorviante perché la gente crede che il demonio sia uno spirito a sé.
Quel malessere, causato dall’insensatezza dell’obiettivo precedente conquistato, viene rimosso, cioè nascosto alla coscienza, auto-incentivandosi, ad un nuovo obiettivo. Lo rimandano perché il meccanismo è talmente vasto che sembra essere l’unica realtà capace di rendere il vero senso del progredire umano e, pensando che la comparsa di quel malessere sia avvenuta perché non si era fatto abbastanza, giungono, come minimo, alla situazione di conformismo e, come massimo, a voler guidare il mondo pestando sull’acceleratore del meccanismo. Sono poi quelle persone che, ad esempio, appena perdono posizioni nel mondo del lavoro, le perdono anche nello spirito.
Chi soffre è perché non riesce a inserirsi in un contesto e avverte la propria inadeguatezza, ma soprattutto soffre perché non comprende che quell’inadeguatezza non è la propria, ma quella della civiltà nei confronti dell’anima.
Chi soffre di depressione è ignorante di tale fatto, non riuscendo a vedere la situazione complessiva, ma è sicuramente più presente al sentimento del mondo perché al contrario di chi si è conformato, non fugge dal proprio malessere e, in fondo, la sua vita sarà stata più vissuta.
Perché non è vera la frase nella canzone di Vasco in cui nulla ha un senso, il senso c’è ed è la via del sentimento, quel sentimento che riempie l’anima, semmai è il fine assoluto che a noi, abituati come siamo a finalizzare tutto, è impossibile da comprendere, perché i fini che raggiungiamo in vita sono possibili perché si realizzano in un tempo, mentre l’esistenza, nella coscienza umana, non conosce fine temporale e quindi fine oggettuale.
Questo non significa che il fine non esiste, ma che noi non possiamo comprenderlo con la nostra logica e tantomeno con l’irrazionalità per la quale qualsiasi fine è possibile.
L’unico modo per salvarsi l’anima è quindi giungere a questa consapevolezza, per guardare in faccia il mondo ed il meccanismo che lo sta inghiottendo, cercare di non farsi coinvolgere per non diventare un suo ingranaggio senz’anima o di cadere in quel dolore debilitante della depressione, condividendo i propri sentimenti le proprie idee senza paura con il resto del mondo perché il tempo passa ed è un’occasione da non perdere.