Creato da testadirapa3 il 25/01/2011
un viaggio, tante anime perse.
 

 

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Armi, armature e…

Post n°122 pubblicato il 20 Febbraio 2012 da testadirapa3

Armi, armature e…

Harmen era più grande di quanto sembrasse. Il giorno prima, quando l’avevano visitata con Moltren o Dorlan, non ricordavano di quel dedalo di stradine e tutti quei corridoi. Grazie alla guida del Guardiano Pheels non ci misero molto per arrivare nelle fucine. Qui finalmente trovarono un ambiente piuttosto caldo, diversi calderoni, mantici e forni operavano a pieno regime. All’opera c’erano diverse persone, uomini e donne, sotto il controllo di un tipo basso, magrolino e pelato. Ad attenderli trovarono anche Re Milos e il consigliere. <<Buongiorno.>> Disse il Re, <<Il consigliere mi ha informato dell’incidente. Sta bene?>> Chiese rivolgendosi a Michelle. <<Si, ora mi sento meglio. Grazie, Maestà.>> <<Bene. Ho chiesto al nostro capo fabbro di farvi armi e qualche cosa per proteggervi. Per ogni cosa rivolgetevi a lui. Mi dispiace lasciarvi ma altri impegni mi chiamano da un’altra parte.>> Uscito Re Milos il capo fabbro si presentò. <<Buongiorno a voi, sono Reuben. Visto che siete in molti da equipaggiare sarà il caso di cominciare subito. Venite con me.>> Li portò, attraverso una botola, in una cantina. Qui videro un’enorme collezione di spade, pugnali, mazze ferrate, archi con frecce e ogni altro tipo di arma possibile. A vedere tutto quell’armamentario a Susan si accese una luce negli occhi, William capì cosa passasse nei pensieri della collega. Tutti, dal generale Watson fino all’usciere della fabbrica di biscotti la prendevano in giro per quella sua mania per le spade antiche, per le quali una volta aveva speso metà del suo stipendio annuale per una spada del trecento europea. E li in bella mostra c’erano le migliori spade che Susan aveva mai visto. <<Vedete se può servire qualcosa tra questi. Quando avrete finito tornate su per le maglie.>> Tornò su, con il Guardiano Pheels, a dirigere i suoi operai. Soli che erano rimasti si aggirarono per la cantina a provare le varie armi. Susan si diresse subito alle spade, mentre gli altri provarono diverse cose. Susan si passò in mano diverse spade, forse un centinaio, da quella più piccola con doppia lama alle scimitarre, dagli spadoni a due mani, pesanti e poco maneggevoli, alle sciabole. Ma per quanto belle fossero, nulla soddisfò la sua ricerca. Allora passò come tutti gli altri, a provare diverse armi. Intanto Karl aveva già provato diverse balestre, qualche alabarda, delle spade, lance e giavellotti. Neanche lui aveva trovato qualcosa che gli piacesse, poi: <<Uh, guarda che belle forchette.>> Appese in un angolo della cantina c’erano dei piccoli tridenti, dalla lunghezza di poco più di trenta centimetri, con una impugnatura di legno finemente lavorata con intarsi. Le punte del tridente erano forate sul lato in tre punti per ogni spadino che componeva il piccolo tridente. <<Vediamo cosa fanno questi cosi.>> Karl lanciò il tridente che aveva in mano verso una lastra di legno tutta scheggiata che serviva per saggiare le armi. Quando il tridente s’infilò nella lastra, si udì prima un suono metallico e poi si vide il tridente allungarsi e cadere a terra. La lastra di legno aveva dei grossi buchi dove le tre punte si erano conficcate. Andando a riprendere l’arma Karl notò che da ogni foro era uscita una punta affilata. Pezzi di legno erano rimasti incastrati nell’arma. <<Bello, il massimo del danno con il minimo d’impatto.>> Osservò William. <<Vediamo ce ne sono otto in tutto… le prendo tutte.>> Decise Karl. <<Michelle, hai trovato qualcosa?>> <<No, però avrei una idea su cosa farmi fare dai fabbri.>> <<Allora saliamo e cominciamo a usare la loro arte.>> I due salirono le scale e lasciarono gli altri nella ricerca di un’arma. Angelo più cercava e più tornava nella parte dedicata agli archi, dato che da giovane aveva praticato il tiro con l’arco, gli piacque l’idea di ritornare ad usare tale strumento. Tra i diversi archi infine trovò uno che faceva al suo caso. Era bello a vedersi e leggero al peso, di forte fibra ma teso al punto giusto. Lo provò più volte senza una freccia, lo tese al massimo delle sue forze. Al contrario di altri archi, che si spezzavano al loro limite, questo non dava segni di cedimento. Allora lo provò con una freccia che trasse dalla faretra che accompagnava l’arco. Prese di mira la stessa lastra di legno che poco prima aveva usato Karl. Incoccò la freccia, mirò il bersaglio tese la corda e lanciò la freccia. Con un fischiò la freccia vibrò nell’aria e si andò a conficcare nella lastra, trapassandola da parte a parte e conficcandosi nel muro dietro di essa. <<E dire che è spessa questa lastra.>> Gli fece notare Sondra ammirando il tiro di Angelo. <<Penso proprio che prenderò questo. E che Dio mi perdoni per il male che farà.>> <<Il male fatto per il bene deve essere perdonato, altrimenti non saremmo qui.>> Gli fece notare Susan, che ancora cercava qualcosa che le andasse a genio. <<Se Dio vuole… se Dio vuole.>> Disse sconsolato Angelo salendo per le scale. Rimasero in quattro a cercare un’arma. <<Ehi, Susan, hai visto questa?>> Fece Sondra dopo qualche minuto indicando una vecchia cassa lunga vicino alla scala. <<Che cosa c’è?>> <<Una spada che ancora non hai visto.>> Susan, pensando di aver visto tutte le spade che c’erano in quella cantina e non ricordandosi di aver visto quella cassa prima, andò a vedere di cosa stesse parlando Sondra. A vederla non era bella, però era maneggevole e a doppio taglio, con un solco al centro che percorreva tutta la spada in entrambi i lati. L’elsa era di semplice fattura. <<Provala!>> La esortò Sondra. Poco convinta della spada, Sondra si avvicinò alla lastra e diede un fendente di taglio alla lastra. Come se il legno fosse fatto di burro e la lama fosse un coltello caldo, la spada tagliò in due la lastra di legno. <<Wow, e dire che non sembra nulla di speciale.>> Fu il commento di Didier. <<Peccato che non c’è un fodero adatto. Vediamo se su possono farne uno.>> Salì le scale e lasciò gli altri tre nella loro ricerca. Ridendo del fatto che Susan aveva trovato la spada della sua vita, William tornò alla sua ricerca. Fino ad allora aveva provato molte cose, l’unica cosa che più si avvicinava ai suoi gusti era un’alabarda, ma che gli piacesse veramente nulla. Poi appoggiata per terra, o caduta dietro la lastra di legno spezzata vide un’alabarda a doppia arma. Entrambe le estremità avevano qualcosa che poteva fare male. Da una parte c’era una punta aguzza con delle scuri ai lati. Dall’altra estremità c’era una mezzaluna affilata. L’arma era lunga un paio di metri ed era piuttosto maneggevole, decise di provarla sulla teca che fino a poco prima ospitava le armi che si era preso Karl, dato che la lastra di legno era stata resa inutilizzabile da Susan con la sua spada. Provò per prima la parte a mezzaluna, questa affondò il legno come aveva fatto la spada di Susan poco prima, poi usò l’altra parte e la lama s’infilò facilmente nel legno. Provò anche le due scuri ai lati, non furono da meno delle loro “sorelle”. Soddisfatto per la sua arma augurò agli altri di trovare quello che cercavano e se ne salì al piano di sopra. Sondra e Didier erano rimasti soli. Quello che aveva provato fino a quel momento Didier non lo soddisfaceva, aveva provato tutte le armi da taglio possibile. Allora aveva provato con gli archi e con le balestre, ma nulla gli piacque o attirò la sua attenzione. Passò quindi alle armi d’impatto. Provò diverse mazze ferrate, ma ognuna gli parve stupida come arma. Stava per abbandonare quel tipo di armi quando vide appese al soffitto due mazzafrusti, non ricordava di averle provate, quindi le prese e le provò roteandole. Gli piaceva quel movimento, le sfere chiodate appese alle catene delle mazze non davano problemi con la loro forza centrifuga. Allora li provò sulla cassa che conteneva la spada di Susan. L’impatto violento dei mazzafrusti sulla cassa provocò la completa distruzione della stessa e diverse schegge volarono dappertutto. <<Belle, leggere e letali.>> Fu il commento di Sondra. Aveva qualcosa in mano. <<Cosa hai trovato?>> Chiese Didier. <<Qualcosa che starebbe bene nella serie di Xena, la principessa guerriera.>> Gli fece vedere cosa avesse in mano. In effetti assomigliava al cerchio rotante della serie da lei menzionata. Da un piccolo cerchio sottile si aprivano tre lame ricurve. <<Meglio non provarlo qui, potresti tagliare la testa a qualcuno.>> <<Qui ce n’è un altro, che faccio lo prendo?>> <<Perché no. Dopotutto potresti perderlo, oppure potresti diventare così brava da usarne entrambi. Dai saliamo, ci staranno aspettando.>> Finalmente poterono uscire da quella cantina. (continua...)

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Commenti al Post:
Fenice_A
Fenice_A il 28/02/12 alle 17:44 via WEB
Ciao mia dolce testina di rapa :) Un mega bacione al mio amico dolce
 
 
testadirapa3
testadirapa3 il 28/02/12 alle 18:43 via WEB
ciao angie :-)
 
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