Mondo Jazz
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
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pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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NON SPARATE SUL PIANISTA
Post n°1910 pubblicato il 04 Agosto 2011 da pierrde
I concerti all'aperto hanno sempre avuto un margine di rischio dovuto all'imponderabile. A parte il maltempo spesso l'ostacolo è costituito dalla maleducazione o adddiritura da eventi concomitanti. Senza rincorrere le isterie del nervosissimo Jarret, capace di interrompere il concerto per un colpo di tosse o, peggio ancora, per un flash malandrino, la storia del jazz è ricca di annedoti. Anni fa a Clusone Brad Mehldau si fermò dopo poco più di un'ora: al suo fianco, appena dietro il palco un gruppo di imbecilli seduti al bar si divertiva a chiacchierare a tutto volume con sommo disprezzo per quello che accadeva nella contigua Piazza dell'Orologio. Troppo educati i jazzofili incassarono con dispiacere; in altri contesti si sarebbe fatta giustizia sommaria. Sempre a Clusone, evidentemente nessuno è profeta in patria, anni dopo un altro trio piano-basso-batteria combattè con grande aplomb per tutta la durata del concerto con un evento rock nel vicino oratorio. Era il trio di Tord Gustavsen, un combo raffinato che ama giocare in ambiti rarefatti e neo-romantici dove la pausa ed il silenzio fanno parte della musica. Una notizia di qualche giorno fa dal festival di Fano ripropone il problema, ecco l'articolo tratto da Il Resto del Carlino: La concomitanza di suoni e musiche rischia di essere deleteria per le sorti soprattutto del Fano Jazz by The Sea. Una manifestazione di livello internazionale, con artisti che provengono da ogni parte del mondo non può avere i concerti 'rovinati' dalle musichette balneari in sottofondo che dal Lido e dalla Sassonia arrivano a disturbare in modo fastidioso e irritante il palcoscenico di Marina dei Cesari dove si esibiscono i maggiori protagonisti del jazz mondiale. La storia si è ripetuta in questa edizione: al concerto della pianista giapponese Hiromi Uehara e la sera dopo (sabato) al concerto del duo americano Tuck e Patti. Passi per il passaggio del treno, ma sentire una delle voci più belle della musica americana, come quella di Patti Cathcart, 'rovinata' dal tambureggiare di un amplificatore di un bar sulla spiaggia è un delitto al quale neppure la simpatica pazienza mostrata dalla stessa cantante può attenuare. Che la cosa abbia disturbato non poco gli spettatori è confermata dalla lettera di Giovanni Bastianini al direttore del Festival Adriano Pedini. "Ho avuto modo di provare, al concerto di Hiromi, il contrasto tra due sentimenti opposti: la meraviglia di un concerto straordinario e l’incapacità di assicurare ad un concerto di quel livello le condizioni minime di civiltà necessarie ad assicurarne lo svolgimento sereno. E’ solo grazie alla generosità, alla grinta, alla determinazione di Hiromi se il concerto è arrivato alla fine, un gran numero di artisti avrebbe sospeso l’esecuzione, in attesa di in grado di silenzio accettabile".
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