Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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BILL FRISELL - SILENT COMEDY (TZADIK) 2013Seguo ed ammiro la carriera di Frisell (che oggi compie 62 anni, auguri !!!) fin dai suoi primi passi, e lo considero uno dei più importanti e influenti chitarristi. Il trio che lo vide protagonista con Paul Motian e Joe Lovano fu sicuramente una delle formazioni più stimolanti degli anni 80' e 90', ma nella mia memoria un posto altrettanto privilegiato spetta all'altro gruppo di quel periodo , quello che vide protagonisti Kermit Driscoll, Joey Baron e Hank Roberts. Rambler, l'album con giganti come Wheeler e ancora Motian, che oramai risale a quasi trent'anni fa, conserva un appeal costante nelle mie scelte discografiche. Poi nel 1997 venne Nashville, la svolta verso il country-jazz, che dopo il primo titolo di alto livello produsse a mio modo di vedere tutta una serie di altri album tanto gradevoli all'ascolto quanto non "urgenti" e poco duraturi nella memoria del tempo. Dall'inizio del nuovo millennio sono almeno due i progetti di rilievo: l'album in trio con Dave Holland ed Elvin Jones ed il gruppo 858, una singolare formazione tutte corde che vede di nuovo Hank Roberts affiancare Frisell unitamente a Jenny Scheinman e Eyvind Kang. L'album Richter 858 è l'esordio significativo di questo gruppo, per quanto sicuramente sia molto più flessibile, vario e godibile dal vivo che non su disco. Silent Comedy è il primo album per Tzadik, l'etichetta di Zorn con il quale invece vanta una lunga e proficua collaborazione fin dai tempi di Naked City. Undici improvvisazioni senza overdubbing, solo con la sua Nash Telecaster, un set di pedali per creare effetti e distorsioni utilizzando riverberi e suoni di feedback. Una proposta che va nella direzione opposta rispetto a buona parte della sua carriera discografica recente, spingendo la musica verso atmosfere in parte cupe e surreali solo brevemente interrotte da fraseggi delicati per poi subito virare verso complessità orchestrali, situazioni rumoristiche che si alternano a intricate armonie. Un album che potrebbe tranquillamente fare da soundtrack per un thriller ad alta tensione, e che ricorda con minori asprezze e più leggibilità l'analogo esperimento di Pat Metheny, quel Zero Tolerance For Silence che tanto indigesto risultò a tutti i fans del chitarrista del Missouri. Come per Metheny non credo che Silent Comedy possa avere una incidenza sui prossimi progetti di Frisell. Credo si tratti di un momento di sperimentazione e riflessione prima di intgraprendere nuovi sentieri. V A L U T A Z I O N E : * * *
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