Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
------------------------------------------------------------------
JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
MONDO JAZZ SU FACEBOOK E SU TWITTER
CERCA IN QUESTO BLOG
JAZZ DAY BY DAY
I PODCAST DELLA RAI
CERCA IN QUESTO BLOG
« GANDHI E FORMIGONI | GEZMATAZ al traguardo de... » |
THE LOST ALBUM: IL ROMANZO CONTINUA….
Post n°4008 pubblicato il 12 Giugno 2018 da pierrde
Ancora una volta l'amico Dell'Ava mi offre il destro di intervenire di rimessa su di un suo post. Quello sulla clamorosa notizia della ricomparsa di un vero e proprio 'disco perduto' di Coltrane si chiude con un interrogativo: come è potuta avvenire questa eclisssi che rasenta il cinquantennio di durata? È una storia che merita di esser raccontata, e che rientra a pieno titolo nel grande romanzo del jazz: è questione solo di collocarla nel giusto capitolo (come si vedrà poi). L'album è stato registrato dal quartetto 'per antonomasia' di Trane: McCoy Tyner, Jimmy Garrison, Elvin Jones. È il 1963, l'anno di registrazioni celebri, come quella in cui Trane si misura da par suo con un Duke Ellington che a tratti sembra stregato dalla distesa affabulazione coltraniana. È l'anno del fascinoso ed incantatorio "Ballads", in cui ancora una volta Trane risponde in musica alle voci acide che gli imputavano di non sapersi misurare con il 'Great American Songbook', decisivo terreno di prova di ogni aspirante leader carismatico della Black Music: eccoli lì, i "songs" affrontati senza un filo di sentimentalismo, con un'asciutta misura che fa però intravvedere un'energia prepotente, ma lucidamente disciplinata che gli imprime la vibrazione dei preludi (si capisce che è uno dei miei dischi preferiti?). È un momento in cui Trane ed i suoi sembrano guardarsi alle spalle con l'intensità e la concentrazione di chi sta per partire per lidi lontani e forse ignoti: mancano solo due anni all'epocale "A Love Supreme", una pietra miliare della musica del XX secolo che, caso più unico che raro, fu accolta subito come tale da critica e soprattutto dal pubblico. Il 7 marzo di quest'anno che è una veglia d'armi il quartetto entra nello studio di Rudy Van Gelder ad Englewood Cliffs (un posto che se fosse in Francia sarebbe già monumento nazionale). I registratori partono e captano ben due "Untitled Originals" che ci arrivano con esoterici titoli provvisorii, degni di un Anthony Braxton. Vengono incisi altri standards mai registrati ufficialmente da Trane. Il leader impugna solo il sax soprano in due brani, dettaglio significativo. La seduta si conclude, Coltrane esce dallo studio con una copia personale del nastro, che poi rimarrà in possesso della sua prima moglie (la mitica Naima, celebre suo malgrado) anche dopo la separazione ed il divorzio che seguiranno a breve. Il nastro master ovviamente resta in mano alla Impulse, una delle etichette più coerentemente e lucidamente innovative della storia del jazz, cui ha impresso il proprio marchio per quasi tutti i roventi anni '60. Cosa succede a questa registrazione che vede il quartetto alle prese con materiale del tutto inedito (dettaglio rilevantissimo all'epoca, anche sotto un mero profilo commerciale) ed in un periodo di forma e maturità smagliante? Viene riposta su un bello scaffale, erano tempi in cui urgevano altri exploit memorabili, da quelli orchestrali di Gil Evans, a quelli radicali di Archie Shepp e di Albert Ayler: c'è tempo. Badate che in questo momento Impulse ("The New Wave in Jazz" era il loro motto) è ancora la creatura esclusiva di uno dei più grandi organizzatori e promotori di musica come Bob Thiele. Gli anni passano, gli archivi si coprono di polvere. Siamo presumibilmente nei primi anni '70, quando Impulse non è più un libero vascello corsaro, ma una divisione di un grande gruppo multimediale (se non sbaglio la ABC). Concediamo al grande Thiele di esser già partito per altri lidi (la piccola, ma fascinosa Flying Dutchman..... Gato Barbieri, l'ultimo Oliver Nelson, l'happening di Ornette Coleman ed i suoi "Friends and Neighbours"....). Qualcuno passa in rivista l'archivio Impulse: viene sottomano l'inedito di Trane del 1963 ...... che viene distrutto per alleggerire il bilancio da una forma di tassazione sugli stocks di magazzino. "Dopo essere stato nel bel mezzo del mondo musicale per un po', avevo visto quello che era successo ad altri grandi musicisti come Bird. Una delle cose basilari che avevo capito era che il successo in questo ambiente dipende sempre da quanti dischi vendi, da quanti soldi fai fare a chi lo controlla. Potevi essere un grande musicista, un artista innovativo e importante, ma non gliene fregava niente a nessuno se non facevi fare i soldi ai bianchi che gestivano il tutto" "Miles. L'autobiografia di Miles Davis" - Miles Davis con Quincy Troupe Miles. Aspro, scostante, aggressivo al punto di avvicinarsi al 'razzismo alla rovescia' del Malcom X del periodo più intransigentemente secessionista (quando la sua visione si allargò ad una visione più ampia e meditata, in cui gli oppressi ed i perdenti d'America erano di tutti i colori, ovviamente trovò sulla sua strada il consueto, puntualissimo 'fanatico isolato' armato di pistola.... ). Ma come si fa a dargli torto davanti ad una storia del genere? Come si fa ad accusarlo di 'opportunismo commerciale' per essersi saputo difendere con spregiudicata determinazione da un simile 'music business'?. Miles 'l'arrogante', Miles 'l'impolitico' (che ridere.... Scusate..), sempre più grande ogni giorno che passa, per lo stile e per la lucidità. Nel nostro tempo 'creativo', dove nessun ripostiglio, per quanto polveroso, si salva dai suoi archeologi, per fortuna ecco riemergere la scatola con la bobina personale di Trane, ancora grezza, con tutte le voci di studio (meglio, una testimonianza in più). Se avessi potuto scrivere io l'epilogo di questo romanzo di 'nastri perduti', mi sarebbe piaciuto veder riemergere "The Lost Album" nel catalogo Resonance, con volumetto di 100 pagine e quasi altrettante foto al seguito, solito e certosino restauro sonoro etc. Invece l'album perduto riapproda sugli stessi lidi dove ha rischiato l'oblio perenne . Oddio, l'Impulse di oggi ha forse solo il nome in comune con quella dello 'sfoltimento di magazzino' degli anni '70, ma, da buon candidato 'a morire democristiano' mi viene da pensare che anche qui ha dettato legge il "business is business"..... A questo punto, auguriamoci solo che la 'nuova' Impulse risarcisca l'oblio quarantennale con un'edizione curata al massimo livello ed in ogni dettaglio: qualcosa che possa competere in elettricità e tensione con il magico "Some Other Time" del Bill Evans Trio emerso nella Foresta Nera. Due album che vorrei ideali 'revenant' gemelli. Che lo spettro gentile di Trane continui ad accompagnarci in questi anni bui. Franco Riccardi, aka Milton56 Post Scriptum: quelli che ne capiscono mi dicono che da qualche tempo è in vigore anche in Italia una simile tassazione sugli stock di magazzino...... tanti auguri ai 'giacimenti culturali' di cui tanto si ciarla....
|
AUTORI DEL BLOG
Andrea Baroni
Fabio Chiarini
Roberto Dell'Ava
Franco Riccardi
Ernesto Scurati
Inviato da: Less.is.more
il 24/08/2019 alle 11:46
Inviato da: Less.is.more
il 23/08/2019 alle 21:27
Inviato da: Piero Terranova
il 13/07/2019 alle 20:06
Inviato da: Luciano Linzi
il 19/10/2018 alle 15:44
Inviato da: juliensorel2018
il 12/10/2018 alle 15:21