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A PROPOSITO DI GIOVANNI ALLEVI
Post n°957 pubblicato il 10 Aprile 2008 da pierrde
Uno dei fenomeni mediatico musicali di questi ultimi anni è sicuramente costituito dal pianista Giovanni Allevi. Nel giro di poco tempo si è creato un nome ed una fama nel campo musicale italiano, con tanto di concerti al Blue Note di New York, vasto seguito sopratutto giovanile , migliaia di album venduti ne più ne meno come una star del pop ed ora perfino un libro appena pubblicato. Altre volte sul blog mi sono espresso sul musicista, ma ancora ritorno sull'argomento per una serie di considerazioni. Inanzitutto è bene riformulare il mio pensiero : Giovanni è musicista colto e sensibile, personaggio autentico e non costruito (anche se il marketing ha avuto un certo peso nel suo successo), dalla indiscutibile simpatia e modestia. La sua musica è assolutamente scritta, non prevede nessun margine improvvisativo e si situa in un terreno neutro, dove la formazione classica prevale rivestendo e rimodulando le composizioni che per lo più appartengono alla sfera del pop. Temi semplici, nessuna particolare forma di ricerca, nessun azzardo ne novità. Insomma, e con tutto rispetto, a mio parere un prodotto semplice, fruibile, poco stimolante, anzi piuttosto noioso e molto lontano dal jazz e dalla musica improvvisata. Problemi ? Si, qualcuno. Niente da dire sulla legittimità della proposta, che però ritengo erroneamente identificata con il jazz, tant'è che oramai il nome di Allevi si legge sempre più frequentemente nei cartelloni dei festival jazz . E' vero che ormai una buona parte dei festival sono diventati come degli ipermercati dove si può trovare di tutto, e quindi è facile incontrare musiche e musicisti lontanissimi dal jazz. Ma la contaminazione, della quale sono comunque un sostenitore, deve essere fatta con intelligenza e con gusto e non per calcolo o per superficialità. In Italia ci sono moltissimi validi musicisti che non riescono ad avere occasioni. Se i direttori artistici dei festival si sforzassero di conoscere ed invitare costoro invece che delle pop star svolgerebbero al meglio il proprio lavoro. Non credo che Allevi abbia bisogno di partecipare ai festival jazz, di visibilità ne ha già anche troppa. Musicisti giovani e poco conosciuti ce ne sono tantissimi, perchè non dare loro una chance ? Sempre riguardo alla figura di Allevi segnalo almeno due commenti apparsi in rete: uno decisamente stroncante di Nino De Rose, musicista e autore . Riporto solo alcune righe rimandando per la lettura completa del testo e dei commenti al blog : mi sembra inutile parlare male dei musicisti. Per fare capire l'estraneità dei musicisti al tessuto sociale italiano, cioè la loro emarginazione, un compositore di musica contemporanea, se ben ricordo... Franco Donatoni, si presentava al Maurizio Costanzo Show vestito da "pellirossa". Ma Giovanni Allevi è troppo visibile e risibile per non spenderci qualche parola. Imita il primo Keith Jarrett, quello degli anni '70, con un centoventottesimo di tecnica strumentale e conoscenza musicale. Insomma ancora meno di quanto facessero i pianisti della "new age". allevi si presenta come uno scemo e si vanta di scrivere, notina per notina, le sue sonatine per principianti. L'altro, da una angolazione diversa, molto più interrogativo e possibilista sul Newsgroup di Alice dedicato al jazz ad opera di Alessandro Folghieri. Anche qui il testo è molto lungo ed i commenti numerosissimi, quindi rimando gli interessati al sito : Nei dibattiti (anche su youtube etc.) si vedono commenti entusiasti |
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