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Mondo Jazz

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RIFLESSIONI SUL GATTOPARDO

Post n°1096 pubblicato il 07 Novembre 2008 da pierrde

ASSOCIAZIONE CULTURALE SECONDO MAGGIO XV Stagione Atelier Musicale (L’altra metà del suono) Sabato 8 Novembre 2008, ore 17,30 Auditorium Di Vittorio Camera del Lavoro Corso di Porta Vittoria 43 – Milano

RIFLESSIONI SUL GATTOPARDO SALVATORE BONAFEDE piano solo

Programma: N. Rota Viaggio a Donnafugata (andata) S. Bonafede Reputation and Character N. Rota Mazurka Polka S. Bonafede Controdanza/taceas, me spectes N. Rota Galop Quadriglia S. Bonafede Taceas, me spectes G. Verdi Gran valzer S. Bonafede Angelica N. Rota Valzer del commiato Viaggio a Donnafugata (fine) Voce recitante Gianni Bombaci Conduce Maurizio Franco

Alcuni anni orsono, il mondo di Salvatore Bonafede, pianista palermitano che ha vissuto per molti anni negli Stati Uniti, ha incrociato quello di Giuseppe Tomasi di Lampedusa grazie alla proposta di José Rallo e Vincenzo Favara, dell’azienda vinicola Donnafugata, di arrangiare le musiche del Gattopardo in chiave jazzistica. Le musiche erano quelle di Nino Rota, scritte per il memorabile film di Luchino Visconti, girato nel 1963 con attori protagonisti Burt Lancaster, Alain Delon e Claudia Cardinale, e la loro rielaborazione avvenne in un Cd pubblicato nel 2006 dalla Cam Jazz e titolato Journey To Donnafugata. L’album raggruppava intorno a Bonafede musicisti di grande valore (da Enrico Rava a John Abercrombie, da Ralph Towner a Clarence Penn, Ben Street e Michele Rabbia), ma il progetto ha poi vissuto, in concerto, nella dimensione del piano solo inframmezzato da alcune letture del testo letterario, come avviene oggi nel concerto dell’Atelier. Un’operazione più complessa di quanto possa all’apparenza sembrare, perché per un musicista siciliano il mondo evocato nel romanzo rappresenta un passato mai del tutto cancellato, soprattutto dal punto di vista psicologico, quindi il portato extramusicale assume un ruolo non secondario. Sebbene il film abbia soprattutto rappresentato il punto di partenza della stesura prettamente musicale, le atmosfere della parte visiva hanno infatti avuto una influenza significativa sull’ispirazione di Bonafede, in quel periodo frequente visitatore di Villa Boscogrande, a Palermo, uno dei luoghi principali in cui la pellicola fu girata. La fonte di ispirazione più forte è stata però la lettura stessa del romanzo, che come tutti sanno venne pubblicato postumo nel 1958 grazie a Giorgio Bassani e alla Feltrinelli, mentre in precedenza era stato rifiutato dalla Einaudi su parere di Elio Vittorini, che successivamente riconobbe onestamente il suo errore. Da quel momento, la vicenda che intreccia l’arrivo dei garibaldini in Sicilia con la decadenza della grande nobiltà isolana, è entrata a far parte delle principali narrazioni letterarie del ‘900 italiano, riflesso della sottigliezza del pensiero siciliano, rispecchiata nella famosa frase: se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!

Nelle note di copertina del Cd, lo stesso Bonafede sottolineava che il suo lavoro di arrangiamento e

composizione si lega alla contraddittorietà di un’isola nella quale modelli culturali e filosofici si sono stratificati nel corso dei secoli; in tal senso,  gli accordi iniziali sospesi  suggeriscono con le loro durate irregolari i tre angoli dell’Isola e circoscrivono la suite  fino ai tre accordi che precedono il finale. Il risultato del lavoro del pianista è stata una musica che univa, e unisce ancora oggi nella versione in solo,  la conoscenza profonda del jazz (dalla tradizione alle linee contemporanee) con i  colori provenienti dal mondo eurocolto, ma anche con gli influssi dell’area mediterranea, dalla cui organica fusione nel segno dell’estetica, del modo di concepire la creazione artistica  tipico del jazz, deriva una musica dalla calma, controllata espressività.

La sfaccettata personalità di Bonafede, unita al suo rigore lirico, ha prodotto quindi una tipologia di arrangiamenti  nei quali gli spunti provenienti dai nuclei melodici e armonici della colonna sonora del film, gli sono serviti come base per un lavoro di arrangiamento e  trasformazione in grado di proiettarli all’interno del proprio universo poetico.

La musica evidenzia sia una sottile passionalità sia una vena malinconica, unite in  un connubio che dà vita a un mondo sonoro carico  di suggestioni, profondamente calato nella visione del jazz di un artista non solo europeo, ma siciliano, quindi naturalmente legato all’ampio ed eterogeneo ambito culturale di un luogo di eccezionale ricchezza culturale.  La sua lettura de Il Gattopardo non è quindi né un ricalco jazzistico di melodie entrate in parte nella memoria collettiva, né un’astratta proiezione intellettuale dei temi del romanzo in chiave musicale; è, invece, un coinvolgente viaggio sonoro nel quale il gioco dei ricordi e delle riflessioni si proietta emotivamente nella trama musicale,  realizzando uno sfaccettato mosaico di umori attraverso il linguaggio del jazz contemporaneo.

 

Maurizio Franco (dalle note di presentazione del concerto)

 
 
 
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