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Mondo Jazz

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MI CREDO PICASSO MA NON CONOSCO LIGETI

Post n°1528 pubblicato il 15 Giugno 2010 da pierrde
 

Libri d'arte: La domanda a cui il critico d’arte Francesco Bonami cerca di rispondere, nel suo “Si crede Picasso” (Mondadori, pp. 132, 17 euro) è tra le più importanti che si possano porgere: come distinguere un vero artista? Domanda che potrebbe essere posta così: cos’è l’arte? E’ naturalmente una domanda importantissima, è un po’ come chiedere cosa fa di un uomo che scrive uno scrittore.

La risposta di Bonami, curatore della Biennale di Venezia nel 2003 e di quella del Whitney Museum di New York di quest’anno, lascia aperti molti dubbi:

Se uno prova a farci l’occhio, andando a mostre o visitando musei, inizierà a capire quasi automaticamente quali sono gli artisti veri e quelli falsi. L’opera d’arte realizzata da un vero artista suscita dentro di noi una sensazione completamente diversa da quella prodotta da un millantatore. Il finto artista, invece, “sarà capace di mettere al mondo solo cose con la forma e l’aspetto di un’opera d’arte ma prive di anima”. Insomma, non c’entra la bravura tecnica, la padronanza dello stile; o quanto meno non è del tutto necessaria

Fonte : www.artsblog.it

Si crede Picasso è l’ultimo libro di Francesco Bonami, dopo il successo de Lo potevo fare anch’io. Una galleria di quaranta artisti contemporanei noti al grande pubblico, da Joseph Beuys a Damien Hirst, da Louise Bourgeois a Gilbert & George sino all’immancabile Maurizio Cattelan. Bonami parte dall’assunto che esistano buoni e cattivi artisti, ovviamente, ma soprattutto artisti veri e altri che dell’artista hanno solo l’aura, l’atteggiamento o l’abbigliamento, ma che – insomma – artisti veri non sono. La differenza tra i primi e i secondi starebbe nella sincerità dell’opera, dunque i veri artisti – buoni o cattivi che siano – producono un’arte inevitabile, necessaria, e soprattutto con un’anima. Bonami l’arte contemporanea la conosce come pochi, ne è un’autorità internazionale. Le sue opinioni sono sempre interessanti e altrettanto spesso si accompagnano a battute fulminanti, per quanto lo stile sbarazzino e disinvolto “a tutti i costi” alla lunga divenga una iattura: come quando a qualcuno dicono che è simpatico e da allora non la smette più di raccontare barzellette. Meno cristallino, rispetto alle opinioni, è il metodo per dimostrarle, al punto che talvolta le argomentazioni che servono a fare di qualcuno un artista vengono adoperate per bocciare qualcun altro. Ma, si sa, nell’arte la scientificità non esiste, e allora teniamoci almeno le opinioni, che – per motivi che attengono più al territorio del gusto e dell’estetica che a quello della logica – funzionano benissimo. Il punto, però, è un altro, e cioè che sarebbe impensabile, almeno in Italia, un simile libro sulla musica contemporanea. Per almeno tre motivi, e nessuno dei tre rappresenta, diciamocelo, una bella notizia: 1) Il grande pubblico conosce Sigmar Polke, Gerhard Richter e Michelangelo Pistoletto, ma ignora – senza alcun senso di colpa – chi siano Ligeti, Andriessen, Hosokawa e Adams. Dunque, semplicemente, un omologo del libro di Bonami non si venderebbe. 2) I musicologi italiani si sentono orgogliosamente incapaci delle semplificazioni e degli sberleffi, piuttosto sono pronti a scrivere orrori tipo: “l’autore utilizza il materiale musicale in senso palindromo con una insistenza sul tritono e sulla riverberazione e la polverizzazione intervallare che si estrinseca in un riempimento frattale dello spazio diastematico” o similia. Magari nel corso di una conferenza su come avvicinare la musica al grande pubblico. 3) Parlar male di un compositore (a meno che non sia americano) è considerato un atto di lesa maestà. Il meglio che possa capitare all’autore dell’oltraggio è subire una raccolta di firme. Quando qualcuno pubblicherà (e venderà) un libro come quello di Bonami sulla musica di oggi, sarà dunque una buona notizia. In ogni caso

 

Fonte : http://www.giornaledellamusica.it/blog/?b=37  dal blog di Emanuele Arciuli

 

Un tentativo - librario - l'ha fatto (mutatis mutandis) Mario Gamba con i suoi "Questa sera o mai" (Fazi) e - con altro taglio - "Gli ultraterrestri" (Cronopio). La distanza tra la ricezione dell'arte contemporanea e quella della musica contemporanea è abissale e dipende da molti fattori. Di certo il dislivello risulterebbe meno profondo - e forse più confortevole - se l'ambito musicale contemporaneo non venisse spesso limitato ai soli compositori e esecutori di estrazione accademica, ma comprendesse anche musicisti, compositori, strumentisti, sperimentatori di ambito jazz, popular, elettronico, etc. E la cosa che fa sorridere è che ormai gran parte dei fruitori e delle persone che vivono il mondo musicale questa cosa non hanno bisogno di sentirsela dire, la vivono spontaneamente e senza sovrastrutture, ascoltando Morton Feldman e Mulatu Astatqe, Henry Threadgill e i Wilco con la stessa curiosità emotiva e culturale. Continuano a non accorgersene solo quelli che ne avrebbero più bisogno e, come dice giustamente Arciuli, quella sarebbe sì una buona notizia!

Enrico Bettinello, in risposta al post di Arciuli

"Questa sera o mai. Storie di musica contemporanea” di Mario Gamba, Fazi Editore.

Una inedita, informale e brillante "guida all'ascolto" delle più significative esperienze contemporanee in campo musicale.
Attraverso le proprie esperienze d'ascolto, finemente e piacevolmente narrate, Mario Gamba guida il lettore in un eccitante itinerario attraverso i migliori risultati della musica "alta" e del jazz di oggi. Secondo l'autore, per restituire all'ascoltatore il piacere della musica contemporanea, non ci si può esimere da una critica corrosiva delle istituzioni musicali, che in Italia - come in altri paesi - continuano a privilegiare da un lato un ormai ripetitivo repertorio classico, dall'altro i versanti più accademici e asfittici della musica d'oggi.
Racconti di eventi, note polemiche, interviste, brevi saggi: gli scritti che compongono il libro scorrono l'uno dopo l'altro come elementi di uno stupefacente polittico, le cui figure si chiamano John Cage e Anthony Braxton, Arnold Schönberg e Miles Davis, Luigi Nono e Heiner Goebbels, Giorgio Battistelli e Cecil Taylor, Pierre Boulez, Bruno Maderna, Keith Jarrett e tanti altri, disciplinati e ribelli.
Mario Gamba, giornalista del Tg3, collabora anche con "Alias-Il Manifesto" e con "L'Espresso".

 
 
 
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