Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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I DUBBI DEL JAZZOFILO: D'ANDREA THREE

Post n°1969 pubblicato il 15 Ottobre 2011 da pierrde
 

"La banda 
“ 
è stata 
 il colore di riferimento del jazz tradizionale, che è la musica che mi ha affascinato ai miei esordi. La formazione degli "Hot Five" di Louis Armstrong comprendeva tromba, clarinetto, trombone, piano e batteria o banjo. Questa combinazione di strumenti, per me assolutamente magica, ha ancora molto da offrire anche alla musica jazz dei nostri tempi.
Questo trio contiene in sè l'essenza del suono di una banda, nella quale strumenti caratteristici sono sicuramente il clarinetto, in rappresentanza delle ance, e il trombone, per gli ottoni. Il pianoforte, in questo contesto, può giocare una molteplicità di ruoli grazie alla sua tipica orchestralità. La musica si sviluppa tra riff, poliritmie, contrappunti improvvisati, astrazioni contemporanee e sonorità talvolta ispirate al "jungle style" ellingtoniano”. (Franco D'Andrea)
 
Sono da sempre un estimatore di D'Andrea, in particolar modo negli ultimi anni, da quando cioè ha mantenuto un numero limitato di progetti che ha approfondito e portato ad una dimensione di livello altissimo. I suoi due patners poi sono pescati tra i migliori musicisti italiani nei rispettivi strumenti. Ero ovvio a questo punto aspettarmi un grande concerto, ricco di idee e di swing. 
Per la verità le idee ci sono state, soluzioni coraggiose tra lampi monkiani (una versione lenta e struggente di Round Midnight su tutti) e rimiscenze ellingtoniane (Caravan), il tutto cucito con tecnica da fuoriclasse da parte di tutti i protagonisti.
Quello che è venuto a mancare però è stato il feeling, lo swing, il ritmo. Complice la brutta acustica dell'Auditorium spesso il pianoforte scompariva, sepolto dai fiati, ma è l'operazione in sè che mi è parsa non del tutto a fuoco. Troppo cerebrale per essere swingante, eccessivamente controllata, con spazi limitati all'improvvisazione dei due fiati. Tant'è che l'inizio del bis con i soli Ottolini e D'Agaro ha mostrato quella vivacità e quel feeling che sono mancati per tutto il concerto.
Non era per me la prima volta che assistevo ad un concerto del trio, ma, nei miei ricordi, l'esperienza precedente era di molto più riuscita. 
Alla fine, a giudicare comunque dal tributo di applausi, il pubblico ha gradito. M'è rimasto il dubbio : sarò stato io o D'Andrea a non essere in serata ?

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Marco il 18/10/11 alle 16:00 via WEB
Concordo pienamente, non mi ha convinto neppure a me; forse non ero in serata nemmeno io... :-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Danilo Fabbroni il 18/10/11 alle 16:36 via WEB
concordo....troppe volte è meglio il jazz dell'Hotel Doria che fa swing al 100% seppur d'epoca rispetto a cose extra nuove ma che non hanno niente di jazz....ottima splendida musica cameristica del 2000...ma non c'è più "tiro", non c'è + drive jazzistico.... danilo
 
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