Mondo Jazz
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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E' in libreria l'ultimo volume dello scrittore giapponese dal titolo enigmatico 1Q84, salutato da buona parte della critica come il capolavoro di Murakami. I suoi lettori abituali conoscono la sua passione per il jazz; a Tokyo ha gestito il Peter Cat un jazz bar, come si può vedere dalla foto in chiusura articolo. Spesso Haruki ha anche scritto del suo rapporto con la musica jazz. Ecco tradotti alcuni passaggi significativi di un suo articolo in inglese sul New York Times al quale rimando per la lettura completa con il link a fine post.
Nella musica, come in un romanzo, la cosa essenziale è il ritmo. Le persone continueranno a leggerti se il tuo stile è piacevole, naturale, continuo. Ho imparato l’importanza del ritmo dalla musica, soprattutto dal jazz. Poi viene la melodia, che in letteratura è l’ordine più appropriato delle parole per servire il ritmo. Se le parole servono il ritmo in modo piacevole e fluido, già non puoi desiderare di più. Ma poi viene l’armonia, i suoni mentali che supportano le parole. E infine la parte che preferisco: la libera improvvisazione. Attraverso qualche speciale canale, la storia sgorga liberamente da dentro. Tutto quel che devi fare è seguirne il flusso. La cosa più importante di tutte è l’altezza che raggiungi quando finisci il lavoro, la tua “esecuzione”, e senti che sei arrivato in un posto nuovo e ricco di senso. Se tutto va bene, riesci a condividere questa sensazione con i tuoi lettori, il tuo “pubblico”. Un punto di arrivo meraviglioso, che non puoi raggiungere in altro modo. “Non può esserci nessuna nuova nota – diceva il mio pianista preferito Thelonious Monk – Se guardi la tastiera, tutte le note sono già lì. Ma se dai a una nota un particolare significato, quella nota avrà un suono diverso. E riuscirai a scegliere proprio le note che ti servono.” Quando scrivo, queste parole mi tornano spesso in mente e penso: “È vero, non c’è nessuna nuova parola. Il nostro compito è dare nuovi significati e sfumature particolari a parole assolutamente normali.” È un pensiero rassicurante. Significa avere di fronte un territorio vasto e sconosciuto, ma fertile, che aspetta solo di essere coltivato.
http://www.nytimes.com/2007/07/08/books/review/Murakami-t.html
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