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Mondo Jazz

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CIALTRONI

Post n°2120 pubblicato il 26 Gennaio 2012 da pierrde

 

 

 

...

...il nostro Rocker Esoterico non è assolutamente in grado di comprendere tutta l’articolazione della storia del jazz, ma solo le propaggini più iconoclaste, furiose, free appunto, che però oggi sono parte di un passato storicizzato e assimilato, tanto quanto Louis Armstrong. Inveisce contro quello che è il mainstream jazzistico contemporaneo ed è seriamente convinto che una manica di cialtroni come l’Italian Instabile Orchestra, o il noiosissimo Peter Brotzmann, siano più meritevoli di Terence Blanchard. Perchè? I primi fanno casino e stridono, Blanchard post-bop mainstream evoluto e raffinato, dunque sarebbe reazionario.

(Ma la sai quella del rocker che si mette ad ascoltare il jazz?) dal sito: http://freefalljazz.tk

Articolo stimolante quello sul  Freefalljazz dedicato alla "conversione" del rocker , figura immaginaria ma non troppo, verso la musica jazz, anzi, verso una sola delle correnti, quella più sperimentale e tosta, il free. Se molte delle argomentazioni sono ampiamente condivisibili, alcune considerazioni apparentemente secondarie mi sembrano invece del tutto da rigettare.

L'impressione è che il redattore, stigmatizzando le scelte del "rocker esoterico" come lo definisce nell'articolo, reo di non comprendere la musica jazz nella sua completezza storica e nel suo divenire temporale preferendone gli aspetti più contemporanei, cada infine nello stesso errore. Quello cioè di determinare categorie artistiche, i "buoni" e i "cialtroni" come li definisce lo stesso autore. E definire cialtroni i musicisti che compongono l'Italian Instabile Orchestra non è ne simpatico ne indice di competenza, visto che gli stessi rappresentano quanto di meglio ha espresso il panorama nazionale in diversi decenni.

Peter Brotzmann sarebbe poi "noioso" e sia il sassofonista teutonico sia l'orchestra italica sarebbero di gran lunga musicalmente meno appetibili di Terence Blanchard. Mi sembra ben poco corretto come modo di impostare il confronto. Personalmente considero eccellenti tutti e tre i nomi in oggetto, pur nella ovvia diversità di linguaggio espressivo. Blanchard lo ammirai giovanissimo nei Jazz Messangers di Art Blakey e mi sembrò subito un vero portento. Brotzmann lo ricordo nei primi anni del festival di Clusone in un trio energetico e pulsante con Han Bennink e Misha Mengelberg, poi in altre edizioni con Gunter Sommer e altri tedeschi (allora) dell'est. Un vulcano di idee, energia e humor.

Della Italian Instabile Orchestra mi sembra perfino banale prendere le difese: si tratta della migliore orchestra italiana (e non solo) e basta andare ad un loro concerto per rendersi conto della qualità della proposta musicale. Però condivido alcune idee dell'autore di "Ma la sai quella del rocker che si mette ad ascoltare jazz ?": il passaggio repentino dal rock o dal cantautorame nostrano al jazz, vissuto e provocato da una concatenazione di diversi fattori socio-politici agli inizi degli anni '70 ha avuto molti effetti collaterali comici se non disastrosi che Negrodeath mette bene in luce (abbiamo tutti noi vecchi appassionati molti annedoti in proposito....). 

Anch'io ho attraversato quella stagione, e, come il protagonista del post, saturo di ogni corrente del rock ho cercato idee nuove e aria fresca nel jazz. In quello ribollente e magmatico di quegli anni, com'è logico per ogni giovane che vive il proprio tempo. Solo successivamente è partita la spinta a ritroso, sulle tracce dei grandi che hanno fatto la storia.

A differenza del rocker esoterico a me sono piaciuti subito e molto anche i pre-boppers: l'immaginifico Ellington, lo stralunato Lester, il potente Hawkins, l'infelice Lady Day, in un percorso che mi ha portato alle sorgenti dove ancora oggi spesso mi piace tornare.

Ho le mie preferenze e mie idiosincrasie, alcuni "grandi" mi piacciono meno di molti "minori", ma non mi verrebbe mai in mente di delegittimare grandi o piccoli musicisti con termini impropri e offensivi sopratutto senza motivare i giudizi improvvidi, ed in questo dissento con forza da Negrodeath.  

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Francesco Martinelli il 27/01/12 alle 08:56 via WEB
Vorrei leggere l'articolo in cui Niccolò Carli definisce l'Instabile "una manica di cialtroni" ma non si trova più sul blog?
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Francesco Martinelli il 27/01/12 alle 19:20 via WEB
ah ecco trovato stamattina non si apriva ma ora sì.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 27/01/12 alle 19:16 via WEB
magari sarebbe bello leggere qualcosa di suo sull'Instabile oltre all'idea, per così dire, "forte" di Niccolò. Giusto per la serie: "opinioni a confronto"...
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Francesco Martinelli il 27/01/12 alle 19:19 via WEB
http://www.efi.group.shef.ac.uk/minstab.html
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
negrodeath il 28/01/12 alle 15:47 via WEB
Ciao a tutti, ammetto di esserci andato giù pesante. Era una cosa voluto. Ora, a me l'Instable non piace per niente, e fin lì chissene. Mi sono sempre parsi, quantomeno su dischi tipo Skies Of Europe, un gruppo un po' artificioso che da' spazio alla critica fricchetton-radical-politicona a tutti i costi. Questo mi ha, alla fine, provocato una bella orticaria, e in questo periodo in cui il jazz italiano è intoccabile e tutto bello e tutto sacro, mi va di fare il troll della situazione. Brotzmann infine mi pare pure peggio, ma al di là di un nome o dell'altro, il punto del mio post va sul percorso auditivo. Dici che ti sono piaciuti immediatamente i pre-boppers: a me pure. Purtroppo mi è capitato di sentire frasi fatte a iosa, del tipo "primo era tutta musichetta da ballo..."
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Luca Conti il 28/01/12 alle 18:28 via WEB
Quello è il guaio. Troppo spesso, se qualcuno non apprezza qualcosa, si mette a fare il troll. E comunque l'estetica del "casino" è altrettanto legittima di quella del post-bop "evoluto e raffinato". Si cade sempre lì: "Il vero jazz? Solo quello che piace a me."
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 29/01/12 alle 11:33 via WEB
In effetti certi titoli gratuiti si possono anche evitare ai musicisti, ma il problema che solleva Luca mi pare che riguardi un po' tutti, critica compresa, visto che spesso si mandano e si sono mandati volutamente nell'oblio fior di musicisti e musiche in modo che poi il tempo dimostra improvvido e che molto semplicemente non rientrano nelle grazie di una critica e musicolgia italica in maggioranza ancorata a visioni critiche di stampo sostanzialmente ideologico, a mio modo di vedere ormai semplicemente brontosauriche. Sarebbe interessante poi indagare quanti appassionati di jazz hanno in discoteca incisioni di certi musicisti piuttosto che di altri... l'affermare poi che l'Instabile sia una delle migliori orchestre italiane, e non solo, non mi pare argomentazione critica poi così solida (dove sono tutte ste orchestre jazz italiane che si confrontano con loro?) e peraltro qualche perplessità sulla valenza musicale ed artistica di alcuni elementi che la compongono ce l'ho anch'io senza bisogno di arrivare al gratuito insulto. Vorrei poi capire quali capolavori discografici avrebbe realizzato tale formazione in modo tale che anch'io possa colmare questa grave lacuna nella mia discoteca, visto che sino ad ora non mi era accorto di una così grave mancanza nella mia conoscenza del panorama jazzistico internazionale.
 
   
pierrde
pierrde il 29/01/12 alle 20:26 via WEB
Le tue perplessità ed i tuoi dubbi mi sembrano pretestuosi: credo conosci benissimo l'IIO ed i suoi album. Che poi non ti piacciano è altro discorso. Personalmente li trovo tra le migliori orchestre che ho avuto modo di ascoltare.Tra queste ricordo con particolare entusiasmo le big band di Gil Evans, George Russell,Sun Ra, David Murray (negli anni 90), Carla Bley, Willem Breuker. Purtroppo non ho mai visto dal vivo l'orchestra di Maria Schneider nè quella di Dino Betti (che credo si riunisca solo per registrare album).
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 30/01/12 alle 09:40 via WEB
Perché ti sembrano pretestuosi? Non discuto i tuoi gusti,come quelli di Martinelli o di altri "teoricamente" più autorevoli, che come sai sono molto diversi dai miei. Il discorso che facevo si riallacciava più che altro all'ultima frase di Luca e non era tanto incentrato sul valore o meno della Instabile, ma sul fatto che il tendere a parlare solo dei propri gusti sia vizio diffuso a cominciare proprio dalla critica "istituzionale" che nei decenni nei quali ho avuto l'opportunità di leggerla ha sempre fatto scelte di campo dettate più da motivazioni ideologiche che musicali. Chi fa critica dovrebbe occuparsi di tutti e non far scelte di campo aprioristicamente selettive e questo atteggiamento vige da sempre da noi, non credo ad esempio che l'orchestra di Bob Mintzer abbia jazzisticamente molto da invidiare all'Instabile, sia negli elementi che la compongono che nel prodotto musicale ma stenterai a trovare articoli dedicati in Italia, perché qualcuno ha deciso che ne meriti criticamente l'oblio, magari solo con la motivazione del tipo da te addotta, ossia che se non piace non se ne parla. In ogni caso ho letto argomentazioni per decenni insultanti su fior di jazzisti, degli autentici maestri di questa musica senza colpo ferire da parte di certa critica nazionale nei decenni, ma sta tranquillo che se critichi anche urbanamente qualche formazione italiana come minimo sei in inondato di insulti anche peggiori di quelli di Niccolò. per quel che mi riguarda c'è troppa ipocrisia intorno al jazz che è e dovrebbe essere musica "sincera".
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 30/01/12 alle 10:11 via WEB
aggiungo per farmi capire dove voglio arrivare un esempio. Negli anni '70 la musica dei Weather Report di Miles Davis, di Hancock o del quartetto americano di Jarrett erano letteralmente bandite a favore di avanguardie varie comprese quelle nazionali. Paul Desmond faceva musica da sala operatoria e Brubeck e Getz facevano musica borghese per borghesi (quasi citazioni testuali), A distanza di un decennio e più cominci a leggere articoli revisionisti su il jazz elettrico di Davis, sul valore del quartetto americano (pezzi di Claudio Sessa se non ricordo male verso la fine anni'80) più avanti un libro di Zenni sulla riuvalutazione delle opere di Hancock etc. etc. Ora mi domando: fra il pubblico muicalmente poco istruito e maggioritario che apprezzava ai tempi quella "musica orrenda" e la critica che revisiona bontà sua qualche decennio dopo i propri giudizi a chi dovrei dare più retta? Cosa devo pensare in generale di certa critica? Che me ne faccio delle loro valutazioni odierne su musicisti odierni?. Grazie in anticipo a chi vorrà rispondere.
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
Luca Conti il 30/01/12 alle 14:33 via WEB
Guarda, Riccardo, mi sembra di ricordare che qualcuno abbia scritto (o forse me lo sto inventando io in questo preciso istante...) che la reale funzione di un critico è quella di cambiare idea:-))
 
     
pierrde
pierrde il 30/01/12 alle 18:27 via WEB
Brevissimo intervento solo per un piccolo appunto: non essendo questa una testata giornalistica ma un semplice blog scritto da un appassionato,non può che rispecchiare i gusti e le opinioni del suo autore che si riserva il compito di scegliere di chi parlare e di chi non parlare.Se fossi il responsabile di un sito web o di un magazine dedicato ovviamente il metro di valutazione cambierebbe molto, cercando di dare il più possibile una visione complessiva senza far prevalere i gusti personali.
 
 
pierrde
pierrde il 29/01/12 alle 20:37 via WEB
Già, credo sia capitato a tutti di esagerare ogni tanto, e nemmeno per partito preso ma proprio solo per passione.Da questo punto di vista gestire un blog da molti anni mi ha insegnato a ribadire comunque il massimo rispetto per il lavoro e l'impegno altrui, anche quando non mi convince o proprio non mi piace. Piuttosto preferisco non parlare di album che non rientrano nei miei gusti...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Luca Conti il 28/01/12 alle 18:50 via WEB
Ah, tra l'altro, nell'articolo in questione continua ancora a perpetuarsi la grottesca leggenda metropolitana secondo la quale "una nota rivista (...) ha dedicato mezzo paragrafo alla morte di Freddie Hubbard e un lungo speciale a quella di Bill Dixon," e che è clamorosamente smentita dalla copertina e dall'articolo che Musica Jazz ha dedicato, per l'appunto, a Hubbard nel marzo 2009: ovvero ad appena due mesi dalla scomparsa del trombettista. E il "lungo speciale" su Bill Dixon non era altro, in realtà, che una normalissima intervista. Dixon, su Musica Jazz, non veniva intervistato fin dal 1981, e direi che trent'anni sono un lasso di tempo più che adeguato per non stupirsi della cosa. Purtroppo, prima di parlare o scrivere a vanvera bisognerebbe avere la coscienza di documentarsi.
 
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loopdimare il 31/01/12 alle 22:45 via WEB
Difficile assumere una posizione equilibrata: 1 - ho notato che molti "transfughi" dal rock preferiscano il "free e dintorni" perchè è più "sanguigno e casinista" (almeno è quello che mi ha detto uno di loro). spesso dal jazz accettano questo e poi si fermano. 2 - ho superato da un po' di lustri la mia infatuazione per la musica free, ritenendola solo una musica-traghetto per qualcos'altro. solo che, secondo me, non ha traghettato da nessuna parte. 2 - detto questo, non mi sognerei di sparare a zero su Peter Brotzmann o la Instable, forse per rispetto della mostruosa fisicità del primo e per l'abilità (per me sterile) della seconda. 3 - detto questo, bisogna ammettere che la revisione critica avvenuta su molti artisti che negli anni 70 erano messi all'indice (Miles, Konitz, Getz, Jarrett ecc) cambia un po' il panorama. Una volta la critica d'avanguardia incensava solo Ornette, Taylor, Braxton ecc. i cambiamenti di stile in molti musicisti (David Murray, Rava, Liguori, Don Cherry, Pharoah Sanders) per non parlare di come si somo tranquillizzati James Carter o Joe Lovano sembrano ormai dare per scontato una normalizzazione stilistica, sicuramente piacevole ma che corre il rischio di diventare accademia. del resto il tanto vituperato ECM sound è ormai un classico...
 
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