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CONVERSANDO CON/SU STEVE LACY

Post n°2377 pubblicato il 04 Settembre 2012 da pierrde

Ci sono dei musicisti che anche dopo la loro scomparsa lasciano una impronta che dura per molti anni.

Steve Lacy è sicuramente uno di questi. Ho avuto il piacere di ammirarlo in concerto moltissime volte e nelle formazioni più disparate: in duo con il grandissimo Mal Waldron che magicamente aveva sempre un cigarillos acceso in bocca, nelle diverse formazioni che comprendevano la moglie, Irene Aebi, al violoncello, ma sopratutto per me il ricordo più gradito di Steve è associato ai suoi concerti in solo.

Con quell'aspetto da professore universitario, solo sul palco, semplice e senza enfasi, dal suo soprano è scaturita la migliore musica di Monk mai suonata senza la presenza diretta dell'autore.

Ma anche quando il programma era basato da composizioni originali il marchio di fabbrica era inconfondibile: titoli brevi, esattamente come le cellule melodiche, spesso una sola frase, che ne costituivano l'ossatura. Grande attenzione alla melodia, spesso scomposta e rimontata, una voce strumentale unica ed immediatamente riconoscibile, e quella capacità strepitosa di improvvisare senza rete. 

Negli anni della maturità Steve era una persona gentile, tranquilla, e i ricordi che ho trovato in rete ne dipingono un quadro abbastanza fedele. Cipri' e Maresco lo fanno a modo loro, con immagini e situazioni sempre al limite, uno sguardo allucinato ma appassionato e lucido,

Rava invece è molto più diretto e affabulatorio. Nell'intervista ai due registi siciliani Lacy esprime una sua opinione su Wynton Marsalis che però non credo sia giusto enfatizzare: al di là delle diversità di vedute, sono passati molti anni e cambiate molte situazioni. Chissà se Steve direbbe le stesse cose oggi...  

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 04/09/12 alle 21:21 via WEB
forse era l'unico vero musicista zen del jazz. ho sempre faticato ad ascoltarlo negli anni più sperimentali, sopratutto per i suoi collaboratori (a partire dalla moglie). da solo era uno spettacolo solo a vederlo, ma a volte suonava per troppo tempo. a volte sembrava il pifferaio di Hamelin... invecchiando e ritrovando vecchi amici (Waldron, Gil Evans) ha fornito imterpretazioni più intenso (per me), compresa quella citata da Rava con Helen Merrill. un mio caro amico che l'ha conosciuto bene essendo stato ospitato a lungo da lui a Roma, l'ha definito "una sfinge". non mi sono piaciute le ultime quattro righe, troppo preoccupate di attutire l'impatto delle sua battute su Marsalis. le ha dette lui, può darsi che se le sarebbe rimangiate, come tu prudentemente suggerisci ma non credo, però coincidono con quelle pronunciate una volta da George Russell, che erano ancora più pesanti. ma entrani sono musicisti di una certa epoca, che hanno vissuto certe rivoluzioni e che non hanno digerito le nuove rivisitazioni. in questo post, però, tutti questi paracaduti li ho trovati inutili sia per Winton che per Steve...
 
 
pierrde
pierrde il 04/09/12 alle 22:02 via WEB
Le guerre di religione pro o contro Wynton o Rava mi lasciano esausto, oltretutto non ho mai visto un "infedele" convertirsi. Quindi ho usato paracaduti preventivi, però concordo, Lacy non ne ha affatto bisogno. La battuta più salace su Wynton comunque per me rimane quella di Lester Bowie : "con la sua tecnica ed il mio cervello sarei il miglior trombettista del mondo !"
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 04/09/12 alle 22:32 via WEB
Io non amo in modo particolare Wynton Marsalis, ma la battuta di Bowie lascia il tempo che trova (lasciando perdere ogni parallelo fra Marsalis e Rava: mele e pere non si paragonano neanche per scherzo). Marsalis risponde a determinate esigenze storiche, ben più profonde di quanto molti pensino di intuire. Non possiamo pretendere di insegnare agli africano-americani a fare gli africano-americani. Chissà perché gli europei, nella loro prosopopea imperialista (che neanche la miseria che li sta investendo oggi attenua), hanno queste pretese, specie con le minoranze scomode, le pretese di insegnare chissà quale sorte di bon ton imbecille. Che poi Marsalis sia, purtroppo, ben meno profondo, come personalità umana, delle istanze cui fa riferimento, questo è un altro paio di maniche: in tal caso, la battuta di Bowie può essere parzialmente comprensibile. Quanto a Steve Lacy, aveva una sua indiscutibile genialità, espressa attraverso geometrie variabili che, nella loro logica scacchista, si arricchivano di improvvisi guizzi di umanità, poesia, sense of humor e cultura. Un artista, in qualche modo, unico e irripetibile. Che piaccia o non piaccia.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 05/09/12 alle 13:30 via WEB
tutto molto condivisibile
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 04/09/12 alle 22:33 via WEB
piuttosto che sentire molti falsi elogi, titpici del mondo dello spettacolo, meglio qualche stilettata d'autore. Ellington lodava tutti ma era un grande bugiardo. quando Miles disse che Hubbard faceva musica di merda, Freddy andò in crisi poi se ne fece una ragione pensando che forse Miles un po' gli invidiava la tecnica... più sottili certe lodi, come Rava che prima dice che Steve è il più grande sopranista e poi come esempio cita un disco non suo ma della Merrill...
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 05/09/12 alle 13:35 via WEB
Premesso che Steve insieme a Bechet è stato per me il più grande sopranista, l'affermazione di Rava che chi suona il soprano venendo dal tenore non lo suoni in modo adeguato non è sempre vera. Mi pare si sia dimenticato oome minimo di Shorter che viene dal tenore ed è un sopranista eccezionale, direi un caposcuola.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 04/09/12 alle 22:35 via WEB
Gualberto perchè tirare in ballo gli europei quando le due critiche sono fatte da due americani, uno dei quali afroamericano?
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Mario Guidi il 06/09/12 alle 15:45 via WEB
Sono l'agente di Enrico Rava da più di 20 anni, durante i quali mi avrà parlato almeno cento volte di Steve Lacy, sempre in termini entusiastici . Se c'è una cosa che non gli fa difetto è la schiettezza. Probabilmente quel disco che ha citato è il primo che gli è venuto in mente. Non ha certo avuto la voglia di stare a citare la discografia essenziale di Steve Lacy.
 
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