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JACO PASTORIOUS, 1 DICEMBRE 1951.21 SETTEMBRE 1987: 25 ANNI FA

Post n°2398 pubblicato il 22 Settembre 2012 da pierrde

Jaco ebbe il suo primo incontro con Joe Zawinul fuori dal Guzman Theater a Miami nel 1975. Dopo il soundcheck, Zawinul era sull' entrata del teatro quando si avvicinò "questo magro ragazzo dai capelli lunghi e dagli abiti trasandati.". "Il giorno che lo incontrai", dice Zawinul, "venne da me dicendomi: 'Il mio nome è John Francis Pastorius III e sono il più grande bassista del mondo.' E io, naturalmente, gli risposi 'Porta il tuo culo via da qui !".

Alla fine del 75, Jaco fece un audizione con Bobby Colomby al Bachlors III. A Colomby era stato offerto un contratto di produzione da Steve Popovich, a capo della A&R Epic records. Colomby era a conoscenza di Jaco mentre Popovich era molto scettico, non volendo neppure concedere l' audizione a quel "ragazzaccio dai capelli lunghi e i vestiti trasandati". Quando però quella sera Jaco cominciò a suonare, i due si guardarono l' un l'altro esclamando"diomio!".

Il suo approccio col basso era unico; riusciva a eseguire vari patterns alternando velocissimi fraseggi con tecniche di armonici e ghost notes. Zawinul ricorda, "Jaco possedeva una specie di magia...la stessa cosa che possedeva Jimi Hendrix. Era allo stesso momento un grande strumentista e un grande musicista. Sul palco potevi sentire la potenza delle linee pulsanti sui sedicesimi e i cambi di assoli, sempre mantenendo il groove in maniera stupefacente. Il tutto condito dalla forte personalità trascinante che caratterizzava jaco.

Jaco usò la sua influenza per convincere Peter Erskine a entrare nei Report. Jaco e Peter diventarono stretti amici, suonando e viaggiando per 3 anni come membri del più grande gruppo fusion dei tempi. Purtroppo fu in quel periodo che jaco venne a contatto con l' alcool e la cocaina, che deteriorò il suo carattere portandolo verso atteggiamenti oltraggiosi e sbalzi di umore così violenti da provocare spesso vere crisi di pianto e disperazione . Questo carattere, in aggiunta alla sopravvenuta crisi con la moglie Tracy, lo trascinarono verso un baratro da cui non sarebbe più uscito.

Nel 1982, Jaco lasciò i Weather Report. Per i fans questa era l' occasione per sentirlo come arrangiatore a capo di un ' orchestra di ben 20 elementi che includeva corni francesi e steel drums. Nei Weather Report, Zawinul aveva fatto un po' da padre riuscendo a tenere Jaco in riga. Ora, trovandosi da solo, piombò in un ciclo di auto-distruzione. Amici e musicisti cominciarono a preoccuparsi seriamente sulla salute mentale di Jaco durante il disastroso tour in Giappone nell' 82 con la Word of Mouth band. Erskine ricorda, "La word of mouth era una grande band. Suonavano alcuni dei migliori musicisti di New York in quella band, ma Jaco sembrava stesse sabotando completamente il gruppo a destra e a sinistra. Dirigeva il tutto abbastanza bene,anche gli arrangiamenti di tutte le sezioni, ma durante gli show succedevano cose dell' altro mondo.Quelle poche volte che era sobrio suonava in maniera incredibile, ma quando arrivava sul palco completamente ubriaco con la faccia pasticciata con pennarelli, facendo capriole e correndo per tutto il palco era veramente una cosa triste da vedersi. Nel suo sguardo si riusciva a capire che tutto girava per il verso sbagliato."

L' estate del 1986 fu un incubo che culminò col ricovero di Jaco al reparto psichiatrico del Bellevue Hospital di New York, dove ci rimase per 6 settimane. Gli fu diagnosticato una forte depressione con sbalzi di umore e atteggiamenti paranoici. L' alcool e la droga aggravavano il tutto. Furono raccontate numerose storie sui disastrosi concerti di Jaco, gli insulti al pubblico, le scazzottate anche con i musicisti. Veniva spesso trovato per le strade di New York ubriaco, a piedi scalzi, mentre molestava i passanti con insulti e ingiurie. Othello Molineaux, virtuoso musicista di steel plans ricorda , "Mi trasferii a Ney York nel 85. In quel periodo si aggirava per Washington Square Park, passando da un casino all' altro.Cercai di aiutarlo in qualunque modo possibile ma aveva totalmente perso il controllo; il suo senso distruttivo era troppo forte. Rimasi in contatto con Jaco sperando che fosse possibile fare qualcosa per farlo tornare indietro, ma vedendolo si capiva chiaramente che il suo spirito non c'era più, era come un guscio svuotato.La sua anima che per anni lo aveva protetto quando si aggirava senza dormire per giorni interi, non c'era più.Alla fine lasciò che questa forza vitale se ne andasse."

Fonte: 

http://web.tiscalinet.it/the_fly_home/Jaco.htm

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 23/09/12 alle 08:43 via WEB
Suggerirei anche questo link: http://www.youtube.com/watch?v=h56USliw3eo&feature=related una versione di "Barbary Coast", sua composizione molto bella, in cui Jaco accompagna in modo strepitoso, soprattutto dal cambio di ritmo in poi (verso i 2 minuti di video). Spero si senta sufficientemente. Io posseggo il DVD e su un Hi-Fi fa veramente impressione come riesce a sostenere l'intero gruppo, che ritmicamente vola. Se penso che questa musica ai tempi era stroncata dalla critica jazz, come non-jazz e oggi mi tocca leggere lodi incondizionate per musica di livello assai inferiore, ritmicamente inesistente, scialba e melliflua, musica che Miles Davis avrebbe definito "per culi stanchi" e che viene spacciata per jazz di livello, bè, mi vien da ridere ( o forse da piangere...).
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 23/09/12 alle 08:53 via WEB
aggiungo... alla ripresa del tema il gruppo si trova su un tempo accelerato rispetto all'enunciato inziale. In teoria un difetto formale per il gruppo, ma a mio avviso ininfluente complessivamente e giustificabile vista l'eccitazione ritmica raggiunta dal gruppo. A avercene...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 23/09/12 alle 10:34 via WEB
http://www.youtube.com/watch?v=YcYd_5AnHMs Mi pare esplicativo...
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 23/09/12 alle 12:01 via WEB
veramete notevole, anche Mangelsdorff non scherza...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 23/09/12 alle 12:39 via WEB
Mangelsdorff è stato fra i pochi improvvisatori europei che ha veramente detto, anche tecnicamente (basti pensare al suo uso dei multiphonics), qualcosa di nuovo, senza per questo scimmiottare nessuno. Me lo ricordo, inoltre, come una persona estremamente riservata e discreta, lucida e concentrata. Purtroppo, oggi se lo ricordano in pochissimi e ancora meno sono quelli che ricordano la sua musica. Trilogue, con Pastorius e Mouzon, è un lavoro splendido (per merito anche di Pastorius e Mouzon, certamente), e non da meno è The Wide Point, con Palle Danielsson e Elvin Jones. Trilogue è poi la dimostrazione di come si possa usare una ritmica non-ortodossa nell'ambito di un mainstream che si può definire fortemente avanzato.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 23/09/12 alle 14:45 via WEB
Sono d'accordo e aggiungerei che Albert era uno di quei personaggi che non aveva bisogno di fare strani discorsi sulla prevalenza o meno del nero o del bianco nel jazz, piuttosto che di quello americano su quello europeo e viceversa, come molti sentono la necessità di fare oggi, in quanto non aveva bisogno di inventarsi certe contrapposizioni, perché sapeva suonare perfettamente "jazz", con swing o senza, sempre con originalità e un suono inconfondibile dicendo quasi sempre qualcosa di interessante, da solo, in duo, in trio, in quartetto etc., suonando un po' con tutti e in tutte le maniere. Credo che nemmeno si ponesse certi problemi per affermare la propria musica e la propria identità di musicista europeo e nemmeno chi lo ascoltava. E' un peccato che sia stato un po' dimenticato.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
LC il 23/09/12 alle 20:04 via WEB
Mangelsdorff era una persona veramente squisita, un vero signore. Aggiungerei ai dischi già citati anche il magnifico "Live in Montreux" del 1982, sempre MPS, con una ritmica sulla carta ancor più improbabile: Jean François Jenny-Clark e Ronald Shannon Jackson.
 
pierrde
pierrde il 23/09/12 alle 20:20 via WEB
Condivido ampiamente gli apprezzamenti sul trombonista tedesco. Trilogue, che possiedo in lp, è un disco che ho molto amato e ascoltato, tanto che quando recentemente è stato edito in cd in un piccolo box me lo sono ricomprato. Anche Trombonelines in solo,del 1981, è stato un album strepitoso...
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 23/09/12 alle 20:49 via WEB
grande disco Trilogue, grande trombonista con un atenica mostruosa ma non finalizzata a stupire bensì messa al servizio della musica. uno dei più grandi esempi del jazz europeo.
 
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