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PARLIAMO DI FESTIVAL: MOERS, VICENZA, STRESA

Post n°2783 pubblicato il 05 Maggio 2013 da pierrde

Moers è un borgo di medie dimensioni nel nord della Germania, molto vicino al confine olandese. Da 40 anni si svolge nel mese di maggio uno dei più significativi festival europei. Già altre volte sul blog l'ho citato ad esempio di una programmazione mai banale, sempre tesa alla ricerca del nuovo senza per questo dimenticare grandi nomi passati un pò nel dimenticatoio.

Tutto il contrario di quello che avviene nella maggior parte dei festival europei, dove più che i direttori artistici sono le agenzie che dettano i programmi. A Moers purtroppo ci sono stato una sola volta, nel 1979, e nonostante il tempo trascorso ne ho un perituro ricordo per le locations, il senso di festa che avvolge la cittadina durante l'arco temporale del festival, e sopratutto le scelte artistiche. Allora, giusto per dare un idea, nel programma c'erano tra gli altri Sun Ra Arkestra, Sunny Murray trio con David Murray, Globe Unity Orchestra, Fred Anderson, String trio, Willem Bruker, John Carter, Barry Altschul con Ray Anderson, il Rova Saxophone e Gianni Basso con il sestetto.

Il programma degli ultimi anni non è forse a quei livelli stratosferici ma comunque lo sforzo di rinnovamento e di ricerca è sempre presente e permea il cartellone. Dal link che allego è facile dedurre che a parte qualche nome consolidato i nuovi protagonisti non mancano di certo.

Tutt'altra storia per quello che concerne i festival italiani, molto più "generalisti", come si evidenzia ad esempio a Vicenza dove accanto a nomi di assoluto interesse come Henry Threadgill, We Three o Jim Black & AlasNoAxis c'è anche tanto di prevedibile e, in parte, di scontato. Intendiamoci, si tratta comunque di un buon programma, ma sembra fatto per accontentare tutti, manca una direzione precisa, un imput, il fuoco della ricerca (che non credo sia quello dei mari dell'ovest...) , una indicazione progettuale.

E' un pò lo stesso caso di Stresa, uno dei pochi festival estivi che già ha comunicato il cartellone, che va sul sicuro con ottimi nomi ma nessuna novità e nessuna scelta coraggiosa come potete vedere dal link.

Tra pochi giorni poi sarà disponibile il programma completo di Umbria Jazz, dove regna lo status quo e la conservazione a tutti i costi. Non credo possano bastare i nomi di Hiromi e Enrico Zanisi o Simona Molinari a invertire la tendenza. Ma andare sul sicuro evidentemente rassicura un pubblico troppo tranquillo (o rassegnato ?) e sopratutto paga, visti anche i prezzi niente affatto popolari per i concerti all'Arena Santa Giuliana.

Che fare dunque ? Potendo, scegliere i piccoli festival di nicchia (Clusone, Cormons, Ambria e cito solo quelli che conosco) oppure drasticamente scegliere uno dei festival europei più interessanti ( a braccio, Anversa, Saalfelden, Willisau, Moers, Marciac, Vitoria Gasteiz, Nickelsdorf, Langnau) e investirci parte delle ferie. Io lo dico, ma poi riuscire a realizzarlo è tutt'altro paio di maniche, fare i conti con i problemi del lavoro e le esigenze famigliari non aiuta a vivere i festival jazz ....

 

 http://www.moers-festival.de/programme/programme-survey.html?L=1&noMobile=1

http://www.vicenzajazz.org/it/index.php

http://www.stresafestival.eu/festival/festival_2013/midsummer_jazz_concerts_2013.html

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Roberto Castelli il 05/05/13 alle 19:24 via WEB
Condivido in pieno il tuo giudizio che si potrebbe estendere a molti, troppi festival ai quali ho partecipato recentemente. Il mio punto di vista che le nostre voci (come sai anch'io provo a parlare di jazz nel mio blog) indipendenti facciano emrgere i reali tentativi di fare cultura musicale, magari anche in dimensione provinciale, e non semplice auto-promozione di qualche assessore di poca originalità. La nostra critica può forse servire, quindi, da pungolo per migliorare le cose e non dipserdere assurdamente energie e risorse. Detto questo, credo che avere molte occasioni di suonare, se va a beneficio di tutti e non di pochi, possa servire ai musicisti. Ciao!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 06/05/13 alle 11:19 via WEB
sono perplesso di fronte alla critica che fai sui festival "generalisti" e spero si riuscire a spiegarmi bene. sicuramente un festival di tendenza è più elegante e magari stimolante (e a volte provocatorio). trovo però che oggi, in una situazione culturale abbastanza fluida, che presenta tante cose differenti (e spesso incompatibili) sotto l'etichetta jazz, un festival del tipo che tu prediligi possa essere solo una forzatura o una provocazione. trovo che alla fine un festival che presenti tutte la varie realtà contemporamenee (purchè ad alto livello) sia più onesto e possibilista.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
daniele il 06/05/13 alle 11:49 via WEB
Il cartellone di un festival come quello di Stresa, che da non molto ha aperto al jazz , non mi sembra da buttare. Non puoi pretendere , che so, William Parker o Ken Vandermark. No ?
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 06/05/13 alle 16:49 via WEB
Dissento nel profondo con daniele. e certo...per non proporre William Parker alle delicate orecchie del pubblico dei più, l'alternativa e riproporre in maniera iterativa e ostinata le solite proposte, i soliti nomi, la solita minestra riscaldata del duo Rava/Fresu con l'immancabile Caine e la ciambella di salvataggio di Frisell. Ma chi l'ha detto poi che l'alternativa sia solo William Parker? Ma per favore, se ne possono proporre di nomi interessanti basta volerlo fare. E' che non si vuole proprio, altro che attenzione alla cultura... ma chi è il colto direttor artistico Vincenzo Mollica o Enrico Varriale ?
 
pierrde
pierrde il 06/05/13 alle 18:39 via WEB
Preferisco festival con una linea ben marcata, per intenderci del tipo Moers, Willisau, Saalfelden.Ma naturalmente non ho nulla contro il fritto misto, a patto che il materiale sia di prima qualità e che magari dietro ci sia pure qualche idea sufficientemente apprezzabile. Detesto le ammucchiate, i finti festival jazz, le star del pop o della canzonetta, le "contaminazioni" finte, i toni esagerati. Ascolto e apprezzo senza barriere di generi da Ron Carter a Tom Waits, da Mary Halvorson a Terry Riley.Mi sento preso in giro quando leggo di "grandi festival" e "grande successo" per eventi del tutto trascurabili in fatto di qualità. Chiedo troppo ?
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
negrodeath il 06/05/13 alle 18:53 via WEB
No, chiedi quello che dovrebbe essere la norma...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 06/05/13 alle 21:43 via WEB
vorrei fosse chiaro che la mia prelidezione per un festival ecumenico è strettamente legata all'oggi, che non presenta una vera corrente portante. un festival di tendenza (di solito più stimolante) rischia di non riflettere i dubbi e le incertezze sul che fare del jazz odierno. molti festival europei sono nati nel periodi di fulgore del free jazz euro-americano: allora avevano un senso, oggi sembrano un rifiugio per profughi.
 
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