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Mondo Jazz

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RICAPITOLANDO.....

Post n°3354 pubblicato il 10 Marzo 2014 da pierrde

“II jazz è un modo artistico di suonare la musica nato negli Stati Uniti dal­l’incontro del nero con la musica europea. Lo strumentale, la melodia e l’ar­monia del jazz nascono prevalentemente dalla tradizione musicale occidentale. Il ritmo, il modo di fraseggiare e la formazione del suono nonché certi elemen­ti dell’armonia del blues nascono dalla musica africana e dalla sensibilità mu­sicale del nero americano. Il jazz si differenzia dalla musica europea per i se­guenti tre elementi fondamentali:
1. Per un rapporto particolare con il tempo che viene indicato con la parola «swing».                                                                                           
2. Per una spontaneità e una vitalità della produzione musicale in cui l’im­provvisazione riveste importanza.
3 Per una formazione del suono e per un modo di fraseggiare in cui si riflet­tel’ individualità del jazzista esecutore.
Questi tre elementi fondamentali creano un nuovo tipo di rapporto di tensio­ne in cui non sono più importanti — come nella musica europea — i grandi archi tensionali, ma una quantità di piccoli elementi tensionali che creano in­tensità, che vengono continuamente costruiti e poi distrutti. I diversi stili e le diverse fasi dell’evoluzione attraverso i quali è passata la musica jazz dalla sua nascita intorno all’inizio del secolo a tutt’oggi, diventano una parte essenziale per il fatto che ai tre elementi fondamentali di volta in volta viene attribuita un importanza diversa e il rapporto fra loro muta continuamente.
In questa definizione è compreso prima di tutto il fatto che il jazz è nato da un incontro fra «nero» e «bianco», e che quindi non potrebbe esistere né come un dato di fatto esclusivamente africano, né come un dato di fatto esclusivamente europeo. ….  La tipica formazione del suono di jazz è in larga misura una creazione dei neri, ma tuttavia nella musica jazz vi è una quantità di suoni vocali e strumentali che sono presenti anche nella musica europea
Joachim Ernst Berendt, Il nuovo libro del jazz: dal New Orleans al jazz rock, Vallardi 1986, p. 436-437

 

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Utente non iscritto alla Community di Libero
rodolfo il 10/03/14 alle 11:11 via WEB
Le tesi di Berendt sono leggermente attempate. Dei tre punti sopra citati direi che il secondo e il terzo sono inesatti. Intanto, cosa si intende per 'musica europea'? Suppongo che faccia banalmente riferimento alla cosiddetta musica eurocolta. La musica europea ha millenni di storia, millenni prima del jazz l'uomo europeo ha incontrato l'africano, da millenni che è pentatonica e modale. Il musicista europeo è sempre stato improvvisatore e avvezzo al protagonismo strumentale molto più dei neri africani, dato che sovente gli strumenti sono stati costruiti in modo personalizzato. Ancora oggi , frequentando raduni etnomusicali si assiste a sorprese che il jazz stenta a dare essendo diventato ormai eccessivamente codificato. Anche nel campo dell'improvvisazione che, tra parentesi, nel bacino del Mediterraneo è sempre stata modale fin dai tempi degli Assiri. Non vede Berendt che le scale usate nella musica afroamericana si chiamano Lidia, Ionica, Frigia, Dorica, Locria, Misolidia. Vorrà dire qualcosa? Salutatemi l'esimio Berendt
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 10/03/14 alle 12:08 via WEB
Se gli europei ci risparmiassero la menata sulla loro età (i cinesi, ben più vecchi degli europei, hanno per adesso il buon gusto di non ricordarlo ad ogni piè sospinto)... Certo, tutta questa bella esperienza gloriosa per poi approdare proprio bene al Novecento... E' evidente che quanto scritto da Berendt va preso cum grano salis (a questo dovrebbero anche servire i millenni accumulati, a discernere...), tant'è che lo stesso "jazz" (???), ai nostri giorni, è tutt'altro che codificato, a meno che non si parli del mainstream. Peraltro, l'africano è ben più anziano dell'europeo, se dobbiamo farne una questione di "anzianità". Anzi, la musica europea, notoriamente, è progredita -come tutto- dall'incontro con i "barbari". Se non ci fossero state le Crociate, tanto per dirne una, molti strumenti europei oggi non esisterebbero o avrebbero avuto vita ben diversa. E si potrebbero fare molti altri esempli, da una parte come dall'altra. Confondere il jazz con tutto questo, facendone sic et simpliciter una mera questione tecnica, significa sfuggire alle complessità delle teorie dei linguaggi. Il jazz rimane un fenomeno straordinario per complessità linguistica, per complessità antropologica e sociale, per modernità di pensiero. Soprattutto, ha anticipato il declino culturale dell'Europa, la cui centralità (che non sempre ha prodotto benefici) oggi è, per l'appunto, poco più di un retaggio storico. Capita...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
rodolfo il 10/03/14 alle 12:21 via WEB
Certo, ma è il vecchio Berendt che fa il paragone. Nel mio commento puoi tranquillamente sostituire il termine 'Europa' col termine 'resto del mondo a parte gli USA' lasciando invariato il resto. Ribadisco la falsità del ritenere l'improvvisazione e il protagonismo strumentale caratteristiche peculiari degli afroamericani e la necessità di lasciare un po' perdere l'identificazione Europa-musica classica. E dato che ci sono anche la ripetitivita noiosa delle improvvisazioni free ormai quasi maggiore di quella delle improvvisazioni bop ( a proposito di codificazioni...)
 
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loopdimare il 11/03/14 alle 10:42 via WEB
a me sembra un po'risibile criticare Berendt perchè parametra tutto con la musica europea, in fondo la dinamica del jazz è tra cultura africana ed europea trapiantate in America. E sull'improvvisazione, mi sembra evidente che tutta la musica etnica sia improvvisata, il jazz però si è posto in un terreno dove scrittura ed improvvisazione interagiscono per produrre un prodotto finale ben strutturato e riconoscibile ma con una freschezza superiore alla musica totalmente scritta ed una architettura che la musica etnica non ha e non è interessata ad avere.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
rodolfo il 11/03/14 alle 12:17 via WEB
A proposito di una critica che mi muove Gualberto a proposito di 'jazz codificato' vorrei specificare che per me non esiste il jazz mainstream, esiste il jazz (che coincide con quello che lui chiama jazz mainstream). Il resto, citando Baumann che amo tremendamente citare ;-), è musica liquida.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 11/03/14 alle 16:40 via WEB
In questo caso temo avesse ragione Ambrose Bierce nel suo "Dizionario del Diavolo": "Citazione": 'Ripetizione erronea di parole altrui'.
 
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