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Mondo Jazz

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I REMEMBER WILLEM

Post n°1563 pubblicato il 25 Luglio 2010 da pierrde


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Nel 1968 avevo quindici anni e nel mio immaginario l'Olanda, e non gli Stati Uniti, era il paese dei miei sogni: tollerante e aperto, lontano non solo geograficamente ma addiritura nel tempo dal vecchiume clericale e politico italiano, patria dei provos, della mariuana liberalizzata (io però non fumo nemmeno le normali sigarette) e delle donne in vetrina (non che la cosa potesse interessarmi, ma allora sembrava un fatto di pura fantascienza nella bigotta provincia italiana). Qualche anno dopo, quando il mio amore per la musica era già rivolto al jazz, sempre dall'Olanda giungevano gli echi di un manipolo di musicisti temerari e formidabili. Misha Mengelberg, Han Bennink e Willem Breuker, che diedero vita alla prima formazione della Instant Composer's Pool le cui gesta venivano celebrate da pochi rarissimi dischi che arrivavano anche in Italia e dalle cronache di qualche spericolato recensore in trasferta. Nel 1978 andai per la prima volta ad Amsterdam ed ebbi l'incontro con questi meravigliosi musicisti nella vecchia sede del Bim Huis, oggi locale consacrato e celebrato e risorto nuovissimo in posizione di bellezza unica. 
Nel corso del tempo poi ho avuto modo di assistere più volte ai concerti del Kollektief di Breuker: impossibile non innamorarsi e resistere a quella mistura unica di cabaret, marcette, improvvisazioni libere, umorismo surreale e pazzia pura che il gruppo ancora oggi sa dispensare ad ogni concerto. Al festival di Clusone Breuker fu ospite per due volte, la prima disturbata dal maltempo si svolse in un cinema e l'impatto non fu cosi' forte come la seconda volta, nella magica Piazza dell'Orologio, con i musicisti scatenati. Ricordo grande musica e grande divertimento: una stralunata versione del Bolero di Ravel con il batterista, Rob Verdurmen,  tenere il tempo di quadriglia con le bacchette e....una sedia. Poi Sahara Sack, un brano trascinante di evidente ispirazione medio orientale, con tutti i fiati seduti in circolo sul palco con tanto di improvvisata Kefiah sul capo. Buonumore ed un pizzico di sana pazzia, ma grandissima attenzione alla musica mai in secondo piano nei confronti dell'aspetto ludico.
L'ultima volta che vidi il gruppo all'opera fu in una edizione del festival di Chiasso di alcuni anni fa: in quella occasione riuscii a convincere mia moglie alla trasferta. Due ore di auto per arrivare in una Chiasso fredda e deserta: tanto tempo in attesa, poi un demotivante gruppo con cantante e prevedibili frizzi e lazzi della consorte. Quando tutto era perduto ecco arrivare il Kollektief. Dieci minuti e quell'atmosfera fredda e distante, noiosa ed annoiata, era completamente ribaltata. Mai visto la mia signora cosi' entusiasta per un concerto, e pensare che solo qualche giorno dopo, riproposti su compact, le erano assolutamente sconosciuti ed irriconoscibili.....
Willem mi mancherai e non basteranno tutti gli album per riassaporare quella atmosfera unica di gioia e di sano divertimento che trasmettevano i tuoi concerti.

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