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Mondo Jazz

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ANCORA SU BLACK AMERICAN MUSIC E/O JAZZ

Post n°2103 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da pierrde

La notizia era di quelle che avrebbero tranquillamente potuto passare sotto silenzio, o al massimo come una ricerca di visibilità di un gruppo di musicisti radicali. Il secolo e più trascorso dall'inizio della nostra storia ci ha abituati a più o meno rapidi cambi di stile e passaggi di consegne tra figure chiave, per non parlare delle diverse disgressioni teoriche, dal Lydian Chromatic Concept di George Russell alla armolodia di Ornette Coleman per rimanere in ambito recente e puramente tecnico.

Negli ultimi decenni dal punto di vista invece della espressione e rivendicazione musicale un ruolo non marginale l'hanno svolto le associazioni di musicisti neri nate a Saint Louis e a Chicago. Parlo del Bag, Black Artist Group di Julius Hemphill, Oliver Lake, Joseph Bowie, Baikida Carroll, David Murray, Hamiett Bluiett, e della AACM, Association for the Avancement of Creative Musicians, in cui hanno militato tutti i grandi talenti usciti dalla città del vento dagli anni '70 ad oggi.

Naturalmente poi un peso specifico importante l'hanno avuto le posizioni dei singoli musicisti, da Charles Mingus a Max Roach, nessuno tenero e condiscendente con il termine "jazz", per finire invece con Wynton Marsalis e Stanley Crouch che, al contrario, considerano la musica afro-americana dei maestri passati come una nuova musica classica americana alla quale attingere. Insomma un repertorio da interpretare ne più ne meno come i leggendari giganti ci hanno consegnato, e qui mi scuso anticipatamente della sintesi estrema fatta delle idee altrui, ma un blog non può permettersi trattati che richiederebbero ben altro spazio.

L'uscita pubblica dei musicisti raccolti nel BAM ha provocato commenti su molti blog, sopratutto in lingua inglese. I tre interventi al post precedente, al quale rimando il lettore interessato, danno materiale su cui riflettere. Personalmente anche se in maniera succinta penso di aver espresso il mio parere. Non credo sia l'etichetta che qualifichi un buon album o un concerto riuscito, ma, sicuramente parte dell'intervento di Rodolfo è condivisibile. Allora un pò per stimolare un ulteriore approfondimento, un pò perchè le parole dette da Bollani in una intervista di ieri al Fatto Quotidiano ricalcano concetti simili espressi da Miles Davis decenni prima, riporto la frase del pianista milanese che più si adatta alla nostra querelle:

“La musica è una sola, quella buona, che si distingue da quella cattiva”, senza distinzioni di genere perché “jazz, rock e tutto il resto sono generi che abbiamo inventato noi per poter parlare di musica, però la musica è una sola”.

E quindi, jazz, BAM, Great Black Music o lasciamo che siano la nostra sensibilità ed il nostro gusto a decidere ?




 

 
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