Mondo Jazz
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IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Torna a Giocare”, è uno spettacolo di teatro danza coprodotto dall'Ente Valtellina e Valchiavenna per lo spettacolo dal vivo insieme a Sosta Palmizi, compagnia di danza fondata a Cortona (Arezzo) da Giorgio Rossi e Raffaella Giordano.
Le coreografie dei quindici quadri dello spettacolo sono di Giorgio Rossi ed Elisabetta Di Terlizzi. Si tratta di un'importante sperimentazione che vede per la prima volta coinvolti ballerini delle compagnie locali della provincia di Sondrio sotto la guida di Rossi, uno dei più grandi danzatori e coreografi italiani.
Sul palco a Chiavenna, terza tappa in provincia, tanti nomi conosciuti e apprezzati a livello locale accompagnati al piano elettrico da Umberto Petrin autore delle musiche e Valerio Dell Fonte al contrabbasso.
Già all'ingresso in sala allo spettatore attento non sfuggono quelle sagome che si spostano lentamente tra il pubblico vociante, sguardo rivolto in basso, cappotto e cappellino anni 20 con bagaglio in mano, le danzatrici hanno iniziato il loro show approfittando della distrazione dei più.
Un inizio molto in sintonia con le coreografie di Carolyn Carlson, musa ispiratrice di molta della danza contemporanea cosi' come l'imprescindibile figura di Pina Bausch ha forgiato lo stretto rapporto tra musica e coreografia.
E come le ballerine anche i due musicisti hanno iniziato a suonare in sordina, con le luci accese e la gente in movimento, fino a che Petrin ha recitato un breve testo ironico sulle luci che non si spegnevano e sul musicista che suona per un pubblico distratto, seguito da una breve poesia di Charles Bukowski.
Da li si sono snodati e avvicendati quindici quadri, con situazioni sempre diverse, testi ora brevi ora più corposi,in cui la coreografia ha tracciato un percorso lineare, impegnando le danzatrici in una performance di forte impatto collettivo.
Un set che ha evidenziato e privilegiato più il gruppo che il singolo, meno fisico e muscolare, e anche meno contaminato dalle nevrosi contmporanee rispetto alle fonti ispiratrici Carlson e Bausch.
In Rossi e Di Terlizzi c'è spazio anche per l'ironia, il gioco, il fluire semplice e giocoso delle situazioni magistralmente sostenuto dalle composizioni di Umberto Petrin, purtroppo costretto a rinunciare per motivi di spazio al pianoforte acustico.
Non faccio mistero a confessare che Petrin è stato il principale motivo che mi ha spinto in teatro. Musicista fuori dai riflettori principali, Umberto ha maturato nel tempo una personale concezione dell'approccio al pianoforte che trovo molto rara nei jazzisti italiani e che lo rende unico e prezioso.
Dopo averlo molto apprezzato nelle sue divagazioni monkiane in duo con il batterista Pheroann Ak Laff a Clusone nello scorso luglio, ieri ne ho ammirato la fresca e felice vena compositiva, ideale complemento ai quadri danzanti coreografati da Rossi e Di Terlizzi.
Ma se Petrin è stata la molla, un riconoscimento dovuto va a tutti i danzatori, bravi anche nella parte recitativa con alcune punte di vera eccellenza nell'interpretazione dei testi. Menzione anche a Valerio Della Fonte, contrabbassista locale che trovo sempre più maturo e personale ogni volta che lo incrocio.
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