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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Claude Nobs, il patron di Montreux, non ce l'ha fatta. La notizia è riportata da quotidiani e siti web, e il comunicato dei collaboratori è particolarmente significativo:
"Grazie per averci portato là dove non pensavamo di poter andare. E come si deve, sei partito improvvisamente ricordandoci che nella vita, come nella musica, ogni jam-session può essere l'ultima", si legge in particolare sul portale.
La Fondazione ha anche annunciato che, come richiesto dallo stesso Nobs, un evento musicale in sua memoria sarà prossimamente organizzato a Montreux. Altre manifestazioni seguiranno a New York e Londra.
Per quel che concerne la gestione degli affari correnti, il segretario generale del Festival Mathieu Jaton aveva affermato, dopo l'annuncio dell'incidente, che, "conformemente ad una pianificazione preparata da tempo", tutte le misure necessarie sono state prese per garantire il perfetto funzionamento della rassegna, in particolare l'edizione 2013.
Non c'è che dire, Nobs è stato attento organizzatore in vita anche del prosieguo della sua creatura dopo la sua scomparsa. Ma sul sito Swissinfo.ch ci sono molte pagime a lui dedicate che meritano più di una lettura e molta attenzione.
Vi rimando al link per l'analisi completa del patrimonio artistico accumulato in quarant'anni di festival, annedoti, interviste e dati. Mi limito a riportare qualche brano quà e là:
Claude Nobs ha conservato tutte le registrazioni dei concerti sin dalla prima edizione del festival nel 1967, creando pian piano un enorme archivio unico nel suo genere.
Complessivamente sono state raccolte 5'000 ore di registrazioni audio e video di circa 4'000 concerti, incise in una dozzina di formati differenti.
L’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per la cultura, sta addirittura valutando la possibilità di inserire l’archivio nel patrimonio culturale dell’umanità. Una decisione è imminente.
Dal 2011 l’EPFL si sta anche occupando della digitalizzazione di tutti gli archivi. Finora circa il 40% del metraggio complessivo, per un totale di 15'000 ore di lavoro, è stato memorizzato nel formato Linera Tape-Open (LTO).
Il processo di digitalizzazione dovrebbe concludersi alla fine del 2013. In seguito, per rimanere al passo con la tecnologia, il materiale dovrà poi essere regolarmente convertito ogni 7-10 anni nella nuova generazioni di formati.
«Ciò ci permetterà di mettere alla prova tutta questa tecnologia in un ambiente reale», spiega Delidais.
Gli appassionati di musica non saranno naturalmente dimenticati. Finora i concerti potevano essere ascoltati e visionati solo nei Montreux Jazz Cafe (attualmente ne esistono due, a Ginevra e a Zurigo; un terzo sarà aperto questo mese a Londra e in seguito dovrebbero esserne inaugurati a New York, Parigi, Francoforte e Copenhagen) o grazie a un numero limitato di CD e DVD «Live in Montreux».
C. N.: La concorrenza dei festival estivi in Europa è veramente pazzesca. Solo in Svizzera ce ne sono oltre un centinaio! Basta affittare un terreno e preparare un palcoscenico affinché chiunque si improvvisi organizzatore di concerti, senza avere alcuna idea di quel che significa. Non hanno alcuna preparazione o criterio. Questa situazione non può continuare. Imploderà.
swissinfo.ch: E cosa ne dice dei concorsi televisivi di aspiranti cantanti che imperversano in Europa?C. N.: Questi concorsi sono talmente patetici che non meritano ulteriori commenti. Tutto è artefatto e puzza di plastica. È solo "look" senza cuore né talento.
swissinfo.ch: Spesso i "puristi" rimproverano al festival di Montreux il suo eclettismo che permette di vedere la stessa sera Alice Cooper e Joao Gilberto. Cosa risponde alle critiche?C. N.: Abbiamo realizzato un miracolo, che è stato rendere fedeli tre generazioni di spettatori. Una famiglia può venire tutta insieme a Montreux: mentre i nonni sessantenni vanno al Casinò ad ascoltare Juliette Greco, i genitori quarantenni vanno a vedere Sting all'Auditorio Straviniski e i figli adolescenti vanno a sentire i Black Eyed Peas nella Miles Davis Hall. E tutti sono molto contenti.
A commento finale non mi rimane che ribadire tutta la mia stima all'opera di Claude. Peccato che nel tempo abbia dimenticato proprio gli appassionati jazz, e di tutte le generazioni. Sarebbe suonata meglio, almeno alle mie orecchie, una frase del tipo: "I nonni vanno ad ascoltare Jim Hall, i genitori Joe Lovano ed i figli Mary Halvorson". Invece i jazzofili vanno ad altri festival ormai !
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