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Mondo Jazz

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batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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ESTRO, FANTASIA, IRONIA E UN PIZZICO DI FOLLIA: BENNINK E CAINE A BERGAMO JAZZ

Post n°2677 pubblicato il 25 Marzo 2013 da pierrde

Con ancora il formidabile ricordo della tromba puntuta, asprigna e imprendibile di Peter Evans vado ad ascoltare uno dei gruppi più interessanti tra gli "Young Lions" in circolazione: il quintetto di Mary Halvorson.

Conosco e apprezzo la chitarrista fin dalle sue prime apparizioni nei gruppi di Anthony Braxton, ma ad ogni volta che la incrocio mi sembra che la sua statura di leader e di strumentista  si amplifichi e cresca in maniera esponenziale. Nel suono originalissimo della sua chitarra si cela la stessa storia dello strumento dell'ultimo secolo, condensato ed esplicitato attraverso una visione del tutto personale che spazia dalla tradizione alla contemporaneità più avanzata, senza dimenticare il blues ed il rock.

Il gruppo non è da meno ed il set è una accurata esposizione dell'universo musicale della giovane chitarrista: complesso, intricato, con numerosi riferimenti e significative radici nella tradizione ma con lo sguardo proiettato oltre l'oramai consueto post bop e post free alla ricerca di nuove sorgenti e nuovi paesaggi musicali. Uno sforzo riuscito e che promette di raggiungere traguardi molto più lontani di quelli oggi visibili.

La serata al Teatro Donizetti propone due beniamini molto conosciuti ma mai in sodalizio prima d'ora: il pianista americano dalla cultura omnicomprensiva Uri Caine ed il pazzesco batterista Han Bennink, protagonista della storia del jazz europeo degli ultimi 40 anni.

Rigore e furore a confronto, e direi che il match è sicuramente finito in pareggio, per quanto le estemporaneità cariche di furibonda ironia e scatenata pazzia di Bennink calamitassero lo sguardo, la sostanza musicale è stata sicuramente appannaggio di Caine, solido nel proporre blues pronti a mutare pelle, con groove lancinanti al Fender Rhodes ed una versione dadaista, non saprei come altro definirla, di Round Midnight per pianoforte e rullante.

Molto divertente, ricco di swing, assolutamente da gustare dal vivo. E dopo tanta buona musica il trio di Scofiled mi sembrava avere lo stesso appeal di una camomilla. Ho preferito rinunciare e anche qui il commento degli amici rimasti mi ha confortato in merito.

Tirando le conclusioni, anche avendo visto solo una parte del festival appare evidente che gli spazi pomeridiani sono i più significativi ed interessanti.

Grazie a Rava, direttore artistico, per averci dato la possibilità di ascoltare musicisti di primaria grandezza. Nello stesso tempo, sempre a Rava, una preghiera: con il massimo rispetto, ma proposte come Concha Buika lo scorso anno e Hermeto Pascoal in questa edizione hanno poco a che spartire con lo spirito autentico della tradizione del festival. Per favore Enrico, per i prossimo anno lascia perdere esotismi a buon mercato, vorrei della buona musica !

Una opinione molto simile alla mia grazie alla penna di Enrico Bettinello:

http://www.giornaledellamusica.it/blog/?b=366

 
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