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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Serata dedicata alla nostra musica e al film di Franco Maresco sul canale digitale Rai5 alle 21,20.
Ma nessun problema per chi leggerà questa mia a serata conclusa. Il film lo si può vedere anche in rete, basta cliccare qui:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e9b6dfe4-291d-4794-8d02-3ca26c8f3ad6.html
Io sono Tony Scott, ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz è un documentario del 2012 diretto da Franco Maresco. Il documentario racconta la vita del jazzista italo-americano Anthony Joseph Sciacca, meglio noto come Tony Scott, dalla sua infanzia e giovinezza negli Stati Uniti fino alla morte avvenuta a Roma nel 2007 in seguito ad una lunga malattia .
Per la realizzazione del documentario, l'autore Franco Maresco ha intervistato numerosi musicisti americani ed italiani che avevano conosciuto Tony Scott, quali il leggendario clarinettista Buddy DeFranco, il pianista Mario Rusca e il percussionista Tony Arco. Inoltre, Maresco ha ottenuto la collaborazione delle tre mogli di Scott, oltre che delle due figlie avute dal secondo matrimonio. Il film è stato proiettato (fuori concorso) al 63º Festival del film Locarno e al Vancouver International Film Festival nel 2010.
Il documentario è un racconto dettagliato della vita personale ed artistica di Tony Scott, che amava definirsi "il più grande clarinettista del mondo". Attraverso filmati e fotografie e, soprattutto, attraverso le testimonianze di chi l'aveva conosciuto, viene ripercorsa la parabola che portò Scott, celebratissimo clarinettista dell'America degli anni cinquanta, ad un notevole decadimento personale e professionale, in seguito al trasferimento in Italia negli anni sessanta.
Nella prima parte del documentario, negli Stati Uniti, viene dato ampio risalto alla sua collaborazione professionale ed alla forte amicizia con Charlie "Bird" Parker e con Billie Holiday, nonché al suo straordinario talento di sperimentatore e di virtuoso del clarinetto jazz. La prima moglie di Tony Scott, Fran Attaway, nel corso dell'intervista rivela un dettaglio biografico di Scott sconosciuto: secondo la Attaway, durante un viaggio in Indonesia Tony Scott sarebbe stato scambiato per una spia e, conseguentemente, detenuto e probabilmente torturato.
Nella seconda parte, dopo il trasferimento in Europa, viene narrata con dovizia di particolari e con grande partecipazione il tramonto della stella del clarinetto, dovuta sia al mancato riconoscimento del suo talento da parte del pubblico e della critica italiani, sia al difficile carattere di Scott, che lo porta ad alienarsi molte simpatie nell'ambiente del jazz. Da tempo ammalato, Tony Scott morì nel 2007, in condizioni economiche disagiate, e fu sepolto nel cimitero di Salemi (TP), paese di origine della sua famiglia. Nel documentario viene fatto cenno ad una autobiografia di Scott, che però è rimasta inedita.
Fonte: Wikipedia
Dalle interviste dei compagni esce il ritratto di un uomo egocentrico e stravagante, caratterialmente diverso dai colleghi più 'seri', studiosi e tecnicamente ineccepibili. Lui era inguaribilmente anarchico. Il suo corpo, mai composto o irrigidito, si muoveva assieme alla musica e lo scorrere delle emozioni vibrava sulle note del clarinetto. Ma, malgrado la magia di quei momenti, la sua storia è triste. Dopo l'epoca d'oro in America, decide di viaggiare verso l'oriente, dove pone le basi della world music, per poi tornare in Italia.
Il paese dell'infanzia, ostile e irriconoscente, lo abbandonerà a se stesso, svilendo il valore della sua musica, chiamandolo a suonare durante piccole sagre paesane di fronte a un pubblico annoiato e meschino. Maresco dimostra, con il distacco discreto di un regista che ama il suo soggetto ma vuole anche metterne a nudo le debolezze, come l'arte abbia bisogno di spazi e riconoscimenti per poter vivere senza restrizioni di libertà.
In un paese come il nostro, dove la parola 'cultura' vive agli angoli della quotidianità, uno come Tony Scott finisce per vivere in strada, in un permanente nomadismo disperato, ingloriosa metafora dei nostri tempi oscuri. C'è qualcosa che non va se un artista come lui viene sepolto in una tomba in prestito. Tempo qualche anno e dovrà andarsene anche da lì per lasciare il posto a qualcun altro.
Fonte:
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