Creato da pierrde il 17/12/2005
Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Ricevo una mail interessante da Lucio, un appassionato con poca dimestichezza con i meccanismi di un blog. Ne riporto quindi il contenuto:
dopo aver selezionato: blog appassionati jazz
contemporaneo, è uscita la sua pagina. e così mi sono letto tutta una
serie di opinioni incentrate esclusivamente sul panorama italiano in
riferimento all'annuale referendum presumo di musica jazz. Volevo vedere
se potevano esserci altri appassionati altrettanto interessati e
conoscere le loro opinioni così sui generis. Spezzando una lancia su un
panorama più internazionale che mi sembra totalmente assente nelle
vostre dichiarazioni. sfortunatamente sono totalmente ignorante sui
blog, non ho idea su come inserirmi nel vostro dibattito, così le mando
questa e-mail. . Io ho qualche anno più di lei ma sin dagli ultimi anni
sessanta, allora 18enne il mio interesse è sempre stato attratto dalla
scena internazionale ed europea. dove i musicisti italiani sono sempre
stati inesorabilmente assenti soprattutto per la loro incapacità a
proporsi e a confrontarsi con le nuove sonorità emergenti in quel
decennio. ho tentato di scardinare la situazione italiana che si è
mostrata completamente refrattaria a qualsiasi apertura. la mia
opinione? c'è una omertà mafiosa da regimi dell'est blocco sovietico.
media, promoter, radio, organizzazioni, tutte protese a chiudere
ermeticamente ogni apertura possibile. forse per una loro totale
ignoranza di ciò che succede oltre i confini nazionali. forse la
conservazione di uno status di appartenenza. ad escludendum. basta dare
un'occhiata ai concerti ed ai musicisti invitati nei vari festival
italiani. nullità impressionanti. umbria jazz è alla base di tale
situazione. come pure siena, coi suoi corsi antistorici. se perfino i
maestri ne ignorano l'esistenza come si può presumere che gli allievi lo
conoscano? da dove partire? purtroppo da lontano. dagli anni sessanta.
quegli anni sono stati uno spartiacque tra un jazz alla fine e una nuova
oggettività che in quegli stessi anni si proponeva alla platea più
aperta. il jazz è una musica secolare. la stessa parola non è più
sufficiente a darne un significato compiuto. nonostante io sia
refrattario a etichettare un genere o un aspetto, purtroppo non se ne
può fare a meno. il jazz modale era al canto del cigno, il free jazz
stava proiettando tutte le potenzialità che lo avrebbero caratterizzato
nei decenni successivi. in breve Davis e Coltrane erano il vecchio,
Coleman Taylor Ayler il nuovo che stava emergendo. il free jazz la free
music la new thing ancora tanto osteggiata negli usa, trovava platee e
occasioni di lavoro proprio nella vecchi europa. dove? non certo in
italia? soprattutto in scandinavia, danimarca, olanda, germania. non a
caso proprio in questi paesi nacque e si sviluppò l'unico movimento
europeo di tale nome e di tale importanza. a cui si aggiunse
l'inghilterra con una propria rivoluzione operata soprattutto
dall'indimenticabile john stevens e dal suo entourage. free jazz, free
music, free & improvised music, free improvisation, instant composition,
group improvisation, le definizioni emergenti. altri paesi europei
vennero coinvolti: l'austria, la svizzera, anche il belgio. uniche
eccezzioni francia e italia. e nonostante quest'ultima avesse ospitato
concerti di quei musicisti rivoluzionari. da li parte l'isolamento che
tuttora continua. ma non è un mio problema. quei paesi videro per primi
in europa i nuovi musicisti, appunto coleman, ayler, brown, cherry,
murray, peacock, isenzon, bley, shepp, lyons, tchicai, le avanguardie
del nuovo verbo. fu poi la volta di parigi, ad ospitare tutta una serie
di concerti di questi e altri innovatori. la scena di chicago trasferita
in blocco. tutti documentati dall'etichetta byg - actuel. ricordiamo
anche circle. tutto questo germinare fecondo produsse i vari brotzmann,
kowald, schweizer, favre, bailey, parker, bennink, breuker, johansson,
schlippenbach, hampel, van hove, oxley, stevens, tutto ebbe origine da
lì. e si diffuse per l'europa intera. pure la francia rimase esclusa da
questo contesto. sviluppò unicamente un linguaggio smaccatamente copia
dell'esperienza americana, mai autenticamente autonomo. se si esclude a
metà settanta l'workshop de lyon e il collettivo che lo supportava.
negli stessi anni si aggiunse la svezia. quando nei primi anni novanta
chicago emerse prepotentemente soprattutto per merito di musicisti
bianchi, il nume tutelare Ken Vandermark non ebbe difficoltà ad
ammettere che la nuova onda era debitrice della free music europea.
soprattutto brotzmann e kowald erano i referenti. dopo di allora
cominciarono gli scambi più proficui con la nuova realtà europea più
interessante, la norvegia, che assieme alla svezia dei gustafsson,
sandell, strid si aggiungeva al novero degli innovatori. nel 2000 nel
suo referendum downbeat consacrò evan parker musicista dell'anno. ebbene
negli stessi anni girava in solo suonando per l'italia in piccoli ambiti
quasi amatoriali. per pochi soldi e pochi avventori. incredibile!!!!!!!!
e vergognoso.|!!!!! negli anni novanta il vancouver jazz festival
presentava anno dopo anno tutta la scena europea più innovativa e
rivoluzionaria. col nuovo millennio si affacciarono pure la spagna e il
portogallo. una delle etichette più prolifiche ed interessanti è appunto
portoghese. per capirci la black saint nostrana degli anni settanta. non
è mai esistito un free jazz italiano. stroncato di netto sul nascere. e
mi sembra che gli appassionati non ne abbiano mai sentita l'esigenza.
voi stessi vi arrovellate su rava, una prima donna senza arte ne parte.
fresu, bollani altri prime donne da passerelle demodè. tra il '74 e
l''80 / '81, il festival di pisa si poneva come l'unica occasione per
gli appassionati più avveduti di poter ascoltare quelle nuove sonorità.
ma già in quegli anni un certo luca cerchiari mostrava insofferenza e
osteggiava apertamente qualunque concerto al grido: non se ne può più.
vedo con rammarico che un tale soggetto ha fatto carriera. non è un mio
problema. naturalmente la mia storia partita da così lontano ha
coltivato propri favourites, tuttora inarrivabili. quando assolutamente
sconosciuti ai più.
Schlippenbach/Parker/Lovens trio, Howard Riley trio, Spontaneous Music
Ensemble, Anthony Braxton 4tet, Parker/Guy/Lytton, Gerry Hemingway 4tet
/ 5tet, Gush, Graewe/Reijseger/Hemingway trio, International Front,
Drake/Kessler/Vandermark. naturalmente ci sono incisioni superlative
troppe da menzionare. forse ce ne sarà occasione prossimamente.
recentemente mi sono imbattuto in una nuova realtà. francese. come
sempre mi sono gettato entusiasta. e sono in contatto. il verbo? free
jazz / improvvisazione. il linguaggio comune. come comuni la platea
continentale. Free Unfold trio, Guerineau/Rogers/Lasserre, the Fish (
guionnet/duboc/perraud ), Bennani/Duboc/Perraud trio,
Lasserre/Duboc/Guionnet trio. Periferia di Francia. incisioni download
musica + cartaceo. incredibile.
Lascio.
*Free Improvising** has been in our midst for some 40 years now, ever
since Ornette Coleman arrived on the scene with his personal take on
jazz music:* *FREE JAZZ*.
(*Barre PHILIPS*)
*Is What You Play Jazz*? Una problematicità che per costoro non si pone.
" *a stringent and meaningful complexity in improvised music is
sometimes obtained through graphic scorse, harmonic predeterminations,
and conceptual systems of rules and sighs -- as in Cecil Taylor's
classical unit concepts. *To name but one better-known example. "
La " *contemporary* *european free music* ". Una breve seppure esaustiva
lista di europei.
Evan Parker, Barry Guy, Paul Lytton, Tony Bevan, Howard Riley, Keith
Tippett, John Edwards, Mark Sanders, John Russell, John Butcher, Roger
Turner, Alex Ward, Alexander Hawkins, *UK*, Sten Sandell, David
Stackenas, Mats Gustafsson, Raymond Strid, Martin Kuchen, Kiell
Nordeson, Christen Bothen, Johan Berthling, Matthias Bauer, Sven-Ake
Johansson, Magnus Broo, Havard Wiik, Fredrik Ljungkvist, Sture Ericson,
Per-Ake Holmlander, Arne Forsen, Ulf Akerhielm, *Svezia*, Agustì
Fernandez, Ramon Lopez, *Spagna*, Paal Nilssen-Love, Ingebrikt
Haken-Flaten, Hakon Kornstad, Ingar Zach, Ivar Grydeland, Tonny Kluften
*Norvegia*; Alex Donner, George Graewe, Paul Lovens, Peter Brotzmann,
Wolfgang Fuchs, Burkhard Beins, Martin Pfleiderer, Michael Renkel, Frank
Gratkoski, Dieter Manderscheid, Achim Kaufmann, Martin Blume, Stefan
Keune, *Germania*, Fred VanHove, Peter Jacquemyn, Andrè Goudbeek, Luc
Houtkamp, Ivo Vander Borghi, *Belgio*, Wolter Wierbos, Wilbert De Joode,
Michael Vatcher, Guus Janssen, Ab Baars, Tobias Delius, Michiel Braan,
Eric Boeren, Michael Moore, *Olanda*, Carlos Bechegas, Rodrigo Amado,
Pedro Goncalves, Bruno Pedroso, Hernani Faustino, Gabriel Ferrandini,
*Portogallo*.
aggiungo anche una panoramica oltre oceano. * *
Solo per restare in ambito afro-americano, citiamo un breve elenco di
protagonisti tra i più creativi: Matthew Shipp, Rob Brown, Joe Morris,
Whit Dickey, William Parker, Craig Taborn, Gerald Cleaver, Gary Hassay,
Tim Berne, Mark Helias, Andrew Baker, Charles Waters, Seth Misterka,
area *NYC*; Jim Baker, Dave Rempis, Jeb Bishop, Jason Ajemian, Aram
Shelton, Jason Roebke, Todd Margasak, Rob Mazurek, area *Chicago*; Wally
Shoup, Reuben Radding, Brent Arnold, Bob Rees, Greg Campbell, Daniel
Carter, Gust Burns area *Seattle*.
Senza dimenticare la *California* dei vari Alan Lechusza, Christopehr
Adler, Mark Weaver, Harris Eisenstadt, Damon Smith, Jerome Bryerton,
Paul Hartsaw, Aaron Bennet, Weasel Walter. *Boston* e il *New Englang*,
con James Rohr, John McLellan, John Turner, Nate McBride, Curt Newton,
Pandelis Karayorgis, Charlie Kohlhase, Matt Turner.
E la sparuta pattuglia dei COLD BLEAK HEART di Paul Flaherty con Chris
Corsano, Matt Heynes, Greg Kelley, Steve Baczkowski.
Ma soprattutto le giovani voci guida del panorama improvvisativo. *Matt
Bauder*, *Zach Wallace*, *Aaron Siegel*, paritetiche nel *A. Braxton* /*
M. Bauder 4tet*, così come *Reuben Radding*, *Jeff Arnal*, *Seth
Misterka*, *Nate Wooley*, *Nate Drury*, col loro collettivo TRANSIT.
Omettendo intenzionalmente di menzionare la personalità più carismatica
e più importante della scena creative nord-americana, *Ken Vandermark*,
per la cui opera compositiva è stato insignito dalla Mc Arthur Foundation.
Saluti. Lucio
AUTORI DEL BLOG
Andrea Baroni
Fabio Chiarini
Roberto Dell'Ava
Franco Riccardi
Ernesto Scurati
ULTIMI COMMENTI
Non ti preocupare, capisco benissimo. Vi sto seguendo...
Inviato da: Less.is.more
il 24/08/2019 alle 11:46
Molto bello e interessante il nuovo blog.
Inviato da: Less.is.more
il 23/08/2019 alle 21:27
La musica di di Monk ne definisce la prepotente...
Inviato da: Piero Terranova
il 13/07/2019 alle 20:06
Grazie!
Inviato da: Luciano Linzi
il 19/10/2018 alle 15:44
Una notizia che scalda il cuore. Anche perchè è decisamente...
Inviato da: juliensorel2018
il 12/10/2018 alle 15:21
Inviato da: Less.is.more
il 24/08/2019 alle 11:46
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Inviato da: Piero Terranova
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