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Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZBLOG VERSUS FREE JAZZ

Post n°1502 pubblicato il 05 Maggio 2010 da pierrde



Garbato ma stimolante confronto a distanza tra due bloggers che seguo con pari interesse. Peter Hum, canadese di JazzBlog, è un appassionato dai gusti più classici e mainstream, mentre il belga Stef Gijssels, come facilmente si intuisce già dal nome del proprio blog Free Jazz, è decisamente orientato verso l'avanguardia e le forme libere. Hum pone il problema dalla sua visuale: analizzare e recensire un album significa confrontare grazie ad un corpus tradizionale enorme stili e linguaggi. L'interpretazione di uno standard qualsiasi apre la possibilità di migliaia di paragoni, sta poi all'esperienza e alla conoscenza del redattore trovare orientamenti, derivazioni, sviluppi di un linguaggio potenzialmente sterminato.Come fare invece a capire e recensire con cognizione di causa un album dove la musica è potenzialmente svincolata da metri di paragone, dove il linguaggio tradizionale è assente e le libere improvvisazioni dei musicisti non hanno un terreno codificato di riferimento ?

Ne nasce una spontanea ma immediata domanda da Peter a Stef: "ma ti piace davvero tutto il free-jazz?"
 La risposta è pacata ma stimolante: No, naturalmente non è possibile, anche nel free c'è buona e cattiva musica." Ogni genere ha ottimi rappresentanti e pessimi esempi. Impossibile non amare Mozart, Hendirx, Leo Smith, Portishead, Fatemeh Va'ezi. Perchè non solo sono fedeli a se stessi ma erano/sono in grado di creare la loro propria voce, ed avevano/hanno una storia da raccontare. Ma il blogger belga rivendica la genuina spontaneità no business del versante free e sposta l'attenzione sulla musica che invece viene propinata attraverso i media (tv, radio, web) e luoghi pubblici (aereoporti, alberghi, pub, centri commerciali), un cumulo di immondizia sonora  caratterizzata da:
 
- lack of originality
- pretence
- recycled concepts
- clichés
- mediocrity
- dull
- emotionlessness
- self-centered idolization
- bland
- superficial
- nothing to tell
- lack of authenticity
- sales as only objective
Lascio gli aggettivi in inglese perchè meglio rendono il senso del discorso. 

Mi piace molto la conclusione di Hulm, che indica quello spazio compreso tra mainstream e avanguardia, la ricerca intelligente e coraggiosa di diversi musicisti (e il giornalista fa i nomi di Mats Gustavson, Birgit Huler, Axel Dorner) che si spingono in un terreno di nessuno e dove nessuno ha osato prima. Solo il tempo e la storia daranno un verdetto, ma per ora si apprezzano autenticità emotiva, spirito avventuroso, visione musicale. Hulm dissente dalle rare recensioni di Gijssels sul terreno hard-bop, in particolare cita due album da lui molto amati (A Tale of God'sWill di Terenche Blanchard e Prints di Alex Sipiagin) e giudicati mediocri dal collega, ma ne riconosce l'onestà intellettuale perchè stesso trattamento viene riservato ad album di una icona del free (Gemini di Archie Shepp). Peter chiude il post rieccheggiando Stef, ed elencando i buoni motivi che rendono a suo giudizio una musica interessante (ancora li riporto in inglese):

-- variety (musical and emotional)
-- vividness
-- depth
-- awareness and attention to aspects of craft, detail
-- spontaneity
-- sense of personal commitment 
-- group feeling  

 
 

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