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RICORDANDO PAUL DESMOND

Post n°1705 pubblicato il 15 Dicembre 2010 da pierrde

Il jazz è ricco di figure straordinarie ma che per una serie di ragioni non sempre comprensibili sono rimaste in secondo piano. Una di queste è certamente Paul Desmond, ricordato sopratutto per la lunga militanza nel quartetto di Dave Brubeck e per essere l'autore di Take Five, un brano fortunatissimo ma che poco in termini economici ha portato al suo autore, come leggerete più avanti. Mi aveva colpito Anthony Braxton tempo fa, quando parlando delle sue influenze sul sassofono alto citò Desmond. Invece, più ascolto entrambi e più mi pare evidente la veridicità di quella affermazione.  

Paul Desmond (San Francisco, 25 novembre 1924 – New York, 30 maggio 1977) è stato un sassofonista e compositore statunitense di musica jazz.

Giunto alla notorietà con la sua partecipazione al The Dave Brubeck Quartet dal 1951 al 1967, Desmond è l'autore del massimo successo del quartetto, il brano Take Five. È considerato uno dei giganti del sax contralto jazz.

Il vero nome di Desmond era Paul Emil Breitenfeld ma egli, ritenendolo un nome inadatto ad un musicista, lo cambiò, si dice, scegliendone un altro da un elenco telefonico.

La sonorità del quartetto di Brubeck era caratterizzata dal contrasto tra la politonalità del lavoro pianistico di Brubeck e la voce ariosa del sax di Desmond. Brubeck ne era talmente consapevole che a Desmond veniva proibito per contratto l'utilizzo del pianoforte quando si esibiva come leader.

Il suono di Desmond, che preferiva le ballad ai brani più mossi, era infatti tenue e limpido e il suo stile improvvisativo melodico, spazioso e riflessivo (Desmond amava scherzare su questo, dichiarando di essere stato premiato come "il più lento contraltista dell'anno"). Il suo assolo in Take Five, nell'album Time Out, infinitamente trascritto, studiato e rieseguito, è un manifesto del suo stile e dello stile normalmente definito cool jazz. Take Five fu il primo brano jazz a superare il milione di copie: divenne la sigla del quartetto. Il brano fruttò una piccola fortuna in diritti d'autore, di cui Desmond non beneficiò poiché inizialmente non aveva dato alcuna importanza al brano, al punto da rinunciare ai diritti per donarli alla Croce Rossa

I colleghi di Desmond avevano di lui la più alta considerazione. Charlie Parker ebbe occasione di citarlo come il suo contraltista preferito e Cannonball Adderley, che spesso concorreva con lui per il posto di miglior contraltista nelle classifiche delle pubblicazioni specializzate, ebbe a dire: "Credo che Paul sia, con Benny Carter, il contraltista più lirico. La bellezza della sua musica è profonda". Mentre molti attribuivano il successo del quartetto di Brubeck alla presenza di Desmond, molti altri consideravano il suo modo di suonare "troppo lezioso". Per tutti gli anni '60 e '70 la cifra stilistica di Desmond, considerata superata dai proponenti del free jazz ( eppure Anthony Braxton lo cita come una delle sue influenze) e il suo essere un bianco in un momento di forte accentuazione della negritudine, costarono a Desmond la minore attenzione e considerazione da parte della critica (come ad un altro grande contraltista cool della prima ora, Lee Konitz).

Desmond collaborò anche con Gerry Mulligan (incidendo fra l'altro una clamorosa Take Five con il resto del quartetto nell'album Together again for the first time), Jim Hall, Chet Baker, Ed Bickert. Dopo lo scioglimento del quartetto, Desmond si ritirò temporaneamente, poi riprese l'attività con un concerto assieme a Brubeck, Mulligan, Hall e il Modern Jazz Quartet in occasione del Natale del 1971.

Specialista del contrappunto improvvisato, fece emergere questa dote soprattutto negli album registrati con Mulligan (anch'egli contrappuntista): "Mulligan-Desmond Quartet" e "Two of a Mind" (il titolo "Due in pieno accordo" è rivelatore).

Desmond, che aveva una laurea in letteratura inglese ("Non divenni uno scrittore perché riesco a scrivere solo sulla spiaggia, e mi si riempie la macchina da scrivere di sabbia"), era anche noto per il suo humor, dimostrato nelle note che accompagnavano i suoi album e in numerose testimonianze. Benché per molto tempo si sia parlato di una autobiografia, questa non si materlializzò mai anche perché Desmond, poco più che cinquantenne, si ammalò di tumore polmonare. Quando seppe della diagnosi reagì con la sua proverbiale lievità, rallegrandosi di avere un fegato in ottime condizioni: "Come nuovo, uno dei migliori fegati esistenti. È a bagno nel Dewar (una marca di whisky) e scoppia di salute".

Desmond morì nel 1977, dopo essere apparso a febbraio in un concerto con Brubeck a New York.

Nessuno dei suoi fan sapeva allora che stesse morendo. Alcuni dei suoi amici raccontano che il suo vecchio amico Charles Mingus lo visitò nei suoi ultimi giorni in ospedale e rimase a guardarlo vicino al letto, vestito come al solito con mantello e cappello nero. Desmond, aprendo gli occhi e collegando la cupa figura di Mingus a quella della morte nel film "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman, gli disse: "Va bene, sistema la scacchiera".

« Per me il suo lirismo non è mai stato eguagliato, il suo combinare lirismo e logica. Nelle sue melodie c'è sempre un filo conduttore, e i suoi assolo mostrano costantemente una grande intelligenza, combinata com una grande emotività, ed è difficile trovare entrambe le cose nella stessa persona. » (Dave Brubeck)

« Suonare con lui era fantastico. Era molto facile, perché armonicamente c'era sempre una logica cristallina in tutto quello che suonava. L'armonia era sempre giusta e le melodie erano sempre giuste. Il suo senso del tempo era straordinario. Non si pensa spesso a Paul Desmond come a un musicista con un grande swing, non è famoso per questo, ma aveva un senso del tempo eccezionale e swingava in maniera bellissima. Quando suonavi con lui non ti potevi sbagliare » (Don Thompson)

« Il suo suono puro, l'ingegnositá delle sue linee melodiche, la sua abilità armonica, l'acutezza musicale che rifletteva la sua personalità colta e sofisticata, rendevano Paul Desmond uno dei jazzisti più identificabili e attraenti » (Doug Ramsey)

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
sergio pasquandrea il 15/12/10 alle 21:31 via WEB
della progettata autobiografia di desmond, sopravvive solo un frammento di poche pagine, pubblicato su una rivista inglese nel 1973. una volta mi sono divertito a tradurlo: http://ruminazioni.blogspot.com/2008/12/paul-desmond-umorista.html
 
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