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Mondo Jazz

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INTERNET, JAZZIT AWARDS E TOP JAZZ

Post n°2195 pubblicato il 23 Marzo 2012 da pierrde

Cominciano a filtrare i risultati del Jazzit Awards 2011, nel senso che in rete compaiono i primi proclami dei "vincitori" del referendum indetto dal magazine di Luciano Vanni. Sul sito della rivista invece, come scritto su Facebook dallo stesso Vanni, i risultati verranno postati solo a partire dal mese di maggio, in modo da permettere a tutti, abbonati e acquirenti, di leggere ex novo i nomi dei vincitori sulla rivista.

Forse oltre a questa galanteria nei confronti dei lettori c'è anche un pizzico di prudenza e di voglia di diluire le più che probabili polemiche che inevitabilmente si scateneranno.

Francamente l'argomento non è di mio grande interesse: certo, una lettura curiosa ai risultati è di prammatica, ma poi finisce tutto li'. Sappiamo benissimo i limiti di un referendum, che si tratti del Top Jazz piuttosto che del Jazzit Awards o del Readers Pool.

Jazz From Italy facendo il consutivo delle voci del referendum di Jazzit giustamente evidenzia l'assenza totale nel questionario del jazz su internet con tutte le sue diramazioni, oggi praticamente lo strumento principale, il più utilizzato ed il più pratico e fruibile per qualsiasi appassionato.

Luca Conti, neo-direttore di Musica Jazz, commentando il post su Jazz From Italy anticipa la fine, o perlomeno il ridimensionamento, del Top Jazz, sul quale concordo decisamente.

Rimane a mo parere da definire o meglio da riprogrammare lo spazio del web sui magazine (praticamente assente) e l'integrazione tra rivista e sito internet dedicato, per il momento due realtà non comunicanti. 

 

 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 24/03/12 alle 15:12 via WEB
Come detto altre volte sono anni ormai che non leggo e non compro riviste sul Jazz e quindi non so bene come eventualmente oggi si presentino rispetto al passato, ma mi pare un fatto certo che l'ambiente, soprattutto nel modo di pensare intorno a questa gande musica vada svecchiato. E' un fatto di idee più che anagrafico. Troppi pregiudizi, spesso ancora di stampo ideologico, troppi gusti personali, troppe concezioni elitarie che non hanno ragioni di esistere ne dovrebbero avere cittadinanza per una musica e relative riviste che dovrebbero cercare di allargare il bacino d'utenza e troppo di altre cose di cui preferisco non accennare per non far troppo casino ma cercar di rimanere su una discussione costruttiva. In questo senso per quel che mi riguarda la precedente troppo lunga direzione di Filippo Bianchi si è rivelata un'autentica sciagura e non a caso smisi di comprare MJ proprio poco dopo l'inizio della sua direzione con quegli orribili pistolotti in prima pagina fatti passare per colti editoriali. L'unico modo che alla fine si è trovato per tentare di allargare il campo non è stato quello di creare una reale cultura jazzistica e di divulgarla ma è stato quello di isolarla o d'altro canto, mischiare e mistificare il jazz inserendo musiche musicisti e concezioni musicali più prossime ai voleri del marketing. Non mi pare che questa dovrebbe essere preoccupazione principe degli operatori culturali, viceversa diventano vincoli inevitabili poi certi problemi di cui si è accennato in diversi blog relativi ai condizionamenti di case discogafiche e/o musicisti nostrani con la coda di paglia preoccupati di quasiasi minima critica si possa fare loro che gli impedisca di passare dalla vendita diretta dei CD da 20 copie a 30 con una benevola recensione sulle riviste di settore. Come dire, chi si accontenta gode... Alla fine anziché ai lettori si deve rispondere agli addetti ai lavori il che avrebbe del paradossale se non fosse problema che angustia nel metodo anche altre vaste aree professionali che non siano quella della informazione e della divulgazione musicale. Con Il Top Jazz e simili a mio avviso si è toccato poi il fondo e sono da ormai troppo tempo da considerarsi una cosa patetica e alla fine nemmeno tanto rappresentativa della scena jazz dei suoi valori artistici e musicali. Questa infatti non è né cultura, né divulgazione né informazione ma un gioco un po' infantile e anche un po' onanistico. In questo senso approvo la posizione del nuovo direttore, Luca Conti, di cui conosco la competenza certa e una visione più aperta e non ideologica e mi auguro per lui che sia in grado di risollevare la situazione nel settore che, vedo comunque in inevitabile declino (naturalmente spero di sbagliarmi). Chissà che magari riprenda un giorno a rileggere riviste nazionali sul Jazz, tutto è possibile...
 
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