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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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A Torino c'era grande attesa (gonfiata da alcune polemiche sui giornali) per la presentazione del Torino Jazz Festival, fortemente voluto dall'assessore alla cultura del Comune Maurizio Braccialarghe: un grande evento di ambizioni internazionali, previsto dal 27 aprile al 1° maggio, di cui - fino ad oggi - poco o nulla era trapelato circa il programma.
L'attesa riguardava soprattutto i finanziamenti, con il timore che fossero toccati quelli relativi a MiTo Settembre Musica In conferenza stampa il sindaco Piero Fassino ha quindi subito messo le mani avanti, specificando come l'evento sia stato inteso «per aggiungere e non per sostituire». Braccialarghe ha poi specificato, auspicando un rientro in termini di visibilità e di turismo, come gli 890mila euro di budget siano coperti per il 65 percento da sponsor privati.
Il direttore artistico Dario Salvatori ha poi svelato l'intero programma: una sessantina di concerti gratuiti fra i due main stage - Piazzale Valdo Fusi e Piazza Castello - fra cui appuntamenti dedicati alla letteratura (al Circolo dei Lettori, con ospiti scrittori come Giuseppe Culicchia, Massimo Carlotto, Stefano Benni...), una rassegna cinematografica e molti eventi "fringe" per i club della città. Headliner - che testimoniano un certo gusto mainstream e un po' retrò da parte della direzione artistica - Buena Vista Italian Jazz (con Franco Cerri, Dino Piana, Renato Sellani...), YellowJackets, Ahmad Jamal, Dionne Warwick (con la Torino Jazz Orchestra), Ray Gelato, Billy Cobham, All Star Celebration of Lionel Hampton, Carla Bley e chiusura il 1° maggio con Lino Patruno, Chiara Civello, Trio Rosenberg, Memorie di Adriano con Peppe Servillo, Rita Marcotulli, Furio Di Castri, Javier Girotto, Fabrizio Bosso... e Stefano Bollani Danish Trio.
Un festival che Salvatori definisce "aperturista", che si somma ad un'offerta culturale già molto ricca a Torino e che sarà supportato da una campagna promozionale massiccia, per cercare di ovviare al poco tempo a disposizione.
Fonte: www.giornaledellamusica.it
Avevo seguito la difficile gestazione del festival con un post nelle scorse settimane. Allora
esprimevo perplessità sui tempi, sui modi e sui costi. Ora, a bocce ferme, il mio parere da
semplice appassionato è quello riportato nel titolo. Massimo rispetto per i gusti di Salvatori,
sicuramente molto lontani dai miei, ma voglio immaginare che sarebbe stato possibile fare
un uso migliore e con un costo inferiore dei soldi pubblici e privati. Non sono un organizzatore
ne ho esperienza di gestione di un festival. Le mie sono semplici considerazioni di un fruitore
comunque grato per la nascita di un nuovo spazio per la musica jazz.
Ma comunque, quasi 900 mila euro investiti per un programma cosi' modesto in proporzione
mi fanno tenere le .....Braccialarghe !
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