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MEGLIO ZUCCHERO ?

Post n°2272 pubblicato il 26 Maggio 2012 da pierrde

Devo dire che l'anniversario della nascita di Miles non ha avuto grande eco ne sulla stampa ne su altri media.

Qualcosa sulla rete, ma nulla di veramente significativo. In genere brevi richiami su Facebook con qualche video annesso.

L'unico scritto, chiaramente polemico e provocatorio, è l'articolo ad opera di Valerio Mattioli comparso sul sito Vice e dal titolo già esplicito: Un genio del male, uno stronzo, un vero coatto.

Nulla di nuovo naturalmente, la cruda storia personale di Miles con gli eccessi di cui il trombettista mai ha fatto mistero è oggetto di una analisi più umana che musicale.

D'altronde alcool, droghe, sesso e perversioni assortite costituiscono il lato oscuro di intere generazioni di jazzisti, per non parlare delle legioni di rockers più o meno maledetti.

Che Miles fosse cordiale e simpatico credo sia argomento abbastanza irrilevante rispetto al Miles muscista, e la giusta maniera di inquadrare l'uomo nel contesto in cui ha operato e vissuto non è quella di Mattioli ma semmai quella di Ernesto Assante nel suo personale ricordo di Miles scritto nel 2001 su Repubblica nel decimo anniversario della scomparsa.

Devi dire che lo scritto di Mattioli mi fa sorgere il legittimo sospetto che l'autore, come evidentemente sua mamma, preferisca Zucchero a Miles. Scelta inappuntabile alla quale è doveroso e auspicabile un articolo di egual tenore sui vizi del musicista emiliano.

Non sapete di cosa sto parlando ? Trovate tutto sui seguenti links:

 

http://www.vice.com/it/read/un-genio-del-male-uno-stronzo-un-vero-coatto-tanti-auguri-miles

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/14/miles-davis-dal-ghetto-alla-ricchezza-america.html

 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 28/05/12 alle 20:21 via WEB
ascolta loop, abbi pazienza. il dialogo per rete si presta a misunderstanding, come noto. Se non vuoi discutere con me non è un problema, fallo con chi preferisci, ma se scrivi : ce l'hai ANCHE con Fresu?", sei inutilmente provocatorio e se permetti siccome da anni bazzico su blog e forum so (e si sa) che puoi parlare di tutto e di tutti, bene o male, ma semplicemente NON puoi criticare i ns jazzisti se non rischiando di essere tacciato di malafede o altro del genere e non sai quante volte mi è capitata una situazione del genere. Sono semplicemente stanco. Sono un semplice appassionato ultradecennale con le proprie idee, domando: posso esprimere le mie opinioni, gradite o sgradite ma sempre giustificandole, o devo per forza avere scopi o motivazioni recondite? Non mi pare di aver insultato i miei interlocutori, tanto meno te, se scrivo di essere "seccato" o di essermi rotto. Ho solo espresso il mio stato d'animo. Peraltro non sei tu ad avere scritto il pezzo su Davis e mi pareva chiaro quindi non capisco perché devi prenderlo come riferimento personale. Cosa c'entri poi la sua eventuale santificazione francamente non capisco. Chiedere di separare la sua musica dalla sua vita privata nei giudizi è santificare? Ma è ridicolo... La mia idea è che i dischi del jazz elettrico anni '70 di Davis sono stati che piaccia o no, uno dei pochi eventi musicali veramente innovativi degli ultimi 40 anni in ambito di musica improvvisata, che hanno permesso di ridiscutere certe procedure formali e strutturali del jazz ormai ampiamente sfruttate, cui va riconosciuta una loro dignità artistica per troppo tempo misconosciuta. Non sei d'accordo? Bene, è il bello del discutere e di confrontarsi. Può darsi che le intenzioni di Davis non corrispondessero a questo obiettivo e non tutte quelle opere sono significative, ma alla fine hanno raggiunto una valenza che il tempo e certi sviluppi successivi gli hanno riconosciuto (non riesco a non pensare a certe lodate opere di Steve Coleman ad esempio, peraltro anche quelle discutibili tanto quelle di Davis se non di più). L'opinione critica su quei lavori ai tempi era per me sballata e fortemente condizionata dalla incapacità della critica del tempo di collocare quella musica nel suo corretto ambito che non era esclusivamente jazzistico. Poi si cominciò a cambiare rotta in merito, a cominciare da Sessa per quel che riguarda l'Italia. Senza la sua idea non credo che oggi si potrebbe parlare delle contaminazioni nel jazz nel modo con il quale oggi si parla e si valutano certi "progetti". Altri la possono vedere diversamente, ma da qui a dire che quella musica non avrebbe una sua dignità perché espressione delirante di un drogato e alcolizzato al delirio e senza speranza come più o meno mi è toccato leggere, mi pare che ce ne corra parecchio. Stammi bene.
 
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