Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi di Ottobre 2008
In questi giorni difficili in cui si promulgano leggi che penalizzano la solidarietà e in cui si vedono file di celerini assistere impassibili a pestaggi che se provenissero dalla parte avversa sarebbero mostrati al rallenti su tutti i telegiornali del rais con esemplari pistolotti di condanna dei liberi (ehm) giornalisti (?), ebbene, in questi giorni mi è più difficile parlare a mente serena di vicende musicali. Mi consolo grazie alla rete, dove trovo una vicenda interessante e dai risvolti che potrebbero incuriosire anche i lettori di Mondo Jazz. Un blogger americano qualche giorno fa posta un articolo dal titolo forte (Why our jazz magazines are bad) in cui prende posizione, in modi decisi ma garbati, contro le scelte editoriali ed i contenuti delle due maggiori rivista americane di jazz, Down Beat e Jazz Times. Si può essere più o meno d'accordo, in fondo gli argomenti del blogger potrebbero essere validi anche per un jazzofilo italiano e per i magazines nostrani. La cosa interessante è però che l'editore di Jazz Times in persona, Lee Mergner, nel giro di poche ore gli risponde, e, sempre in toni rispettosi, controbatte punto su punto tutti gli argomenti. Una lezione di pragmatismo e di rispetto delle opinioni che travalica gli stessi contenuti della polemica. Leggi Whyour jazz magazines are bad Leggi la risposta di Lee Margner |
Gustoso post quello comparso su Rifftides (vedi link nella blogosfera) , uno dei migliori jazz blogs americani ad opera del giornalista e scrittore Doug Ramsey. In questo periodo tutti gli artisti fanno pressioni sui critici e sulle riviste specializzate per avere una nomination per i Grammy, il premio discografico più ambito. E cosi' Doug pubblica una corrosiva lettera ricevuta da John Altman , compositore inglese di colonne sonore, sassofonista e band leader. Troppo simpatica per non pubblicarla, ma troppo lunga per tradurla (e poi c'è sempre Google Translation...):
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Post n°1086 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da pierrde
No one is original. Everyone is derivative. -- Sonny Rollins Una veloce rassegna stampa on line con alcuni grandi protagonisti della nostra musica. La scorsa estate Sonny Rollins è stato uno dei grandi protagonisti del festival Jazz di Chicago, e il Chicago Reader gli ha dedicato un lungo e bel servizio con la storia della disintossicazione dalla droga (Come Sonny sconfisse il dragone) avvenuta proprio nella città del vento. L'articolo di Neil Tesser è gustoso e ben fatto, oltretutto corredato da due magnifici video dell'epoca che ripropongono il famoso quintetto di Max Roach e Clifford Brown con un giovanissimo Rollins. The Unmasking of Miles Davis I forum dedicata alla musica jazz sono ovviamente molto più numerosi e frequentati negli Stati Uniti che non da noi. Ogni tanto capita di trovare qualche leccornia on line. Questa in particolare merita la lettura: si tratta di un articolo-intervista a Miles Davis effettuato nel 1971 a casa del trombettista. Era un periodo fervido, di grandi cambiamenti e la lettura è sapida e intrigante. Sull'insospettabile The Wall Street Journal ecco un articolo di Nat Hentoff sul rapporto tra i bambini e la musica di John Coltrane: http://online.wsj.com/article/SB121928401672659037.html Infine i nuovi concerti in piano solo di Keith Jarrett: annunciato il 26 novembre alla Salle Pleyel di Parigi in un programma (An evening of improvisations) che lo vedrà suonare totalmente acustico, senza amplificazione. Il 1 dicembre poi sarà a Londra alla Royal Festival Hall e infine, il 29 gennaio dell'anno prossimo alla Carnegie Hall di New York. Prenotiamo ? |
1. About Time 2. Pent-Up House Paul Bley : piano solo Paul Bley ha attraversato buona parte della storia del jazz moderno, influenzando, in maniera forse meno evidente rispetto a Bill Evans, una larga fetta delle generazioni a lui succedute. Il settantaseienne pianista canadese ha suonato con mestri del calibro di Ben Webster, Coleman Hawkins, Lester Young fino ai contemporanei Sonny Rollins, Charles Mingus, Jimmy Giuffre e George Russell. E' stato l'unico pianista che può vantare di aver suonato sia con Charlie Parker che con Ornette Coleman. La sua discografia non può che essere cospicua, e questo album in solo per Justin Time giunge a distanza di un anno dal solo piano per E.C.M.. Rispetto all'incisione per l'etichetta di Manfred Eicher, rimasta per anni nel cassetto, questa offre un ritratto molto più vicino nel tempo. Due le tracce incise: la prima, che dà il titolo all'album, è un lungo flusso assolutamente improvvisato in cui brandelli di melodie si rincorrono tra atmosfere impregnate di blues ed in egual misura di jazz, di contemporaneità classica e di assoluta libertà timbrica e ritmica. Oltre trentatre minuti di vagabondaggio intelligente tra le pieghe dell'anima, con un trattenuto lirismo punteggiato da spazi di silenzio, cosi' emblematici e rappresentativi della filosofia musicale di Bley. Il secondo brano è una composizione di Sonny Rollins, affrontata con raffinatezza e con parsimonia di note, prosciugando e sottraendo, reinventando con minimalismo e rarefazione un tema boppistico. Soffusa bellezza, palpabile intelligenza: sono le doti che hanno caratterizzato l'intera vicenda artistica di Bley, un pianista avaro di note quanto prodigo di emozioni. V A L U T A Z I O N E : * * * * Possibilità di ascolto di alcuni estratti cliccando : |
Le 14 octobre, un article publié dans le quotidien américain San Francisco Chronicle a révélé les inquiétudes de l'archevêque Franzo Wayne King, fondateur de l'église Saint John Will-I-Am Coltrane de San Francisco. Créée en 1971, l'église célèbre la mémoire de John Coltrane, artiste canonisé, dont la musique appellerait à la communion et à la méditation. Composée de nombreux musiciens, la paroisse organise annullement des concerts et s'est produite en février dernier à Paris à la Cité de la Musique dans le cadre du cycle "Jazz mystique". Or, après avoir été victime d'une éviction en 2000 et menacée d'une hausse de loyer cette année, l'église a récemment perdu son principal mécène, le New College of California. La crise pourrait bien mettre en péril cette institution dont la survie réside pour l'instant dans les maigres donnations de ses fidèles. Fonte : www.jazzman.fr |
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Post n°1082 pubblicato il 22 Ottobre 2008 da pierrde
Proprio ieri sera postavo la notizia dell'uscita del magnifico cofanetto Mosaic che raccoglie ben 13 Lp di Anthony Braxton usciti originariamente per Arista negli anni '70. Ma soffermandomi a riflettere, da vecchio militante braxtoniano, solo in questo 2008 a nome del nostro è uscita una produzione discografica immensa e variegata. Nemmeno Zorn riesce a far uscire una simile quantità di opere, facendo quindi un piccolo consuntivo ecco l'elenco degli album pubblicati fin qui, e siamo solo in ottobre...: Anthony Braxton Quartet - Ghost Trance Music (Important) - 4 CDs A questo elenco vanno aggiunti gli 8 cd della raccolta Arista e i 9 della raccolta per Leo Records delle musiche per pianoforte suonate da Genevieve Froccule. Certo il nostro non è solo prolifico, garantisce anche un'alta qualità media con alcune punte di assoluto valore (collezione Arista e Beyond Quantum in particolare). Rimane da chiedersi come può un normale appassionato far fronte ad una simile mole di proposte senza svenarsi o avere un effetto sulle proprie finanze simile a quello dei subprime sulle borse mondiali. A me, comune mortale dalle risorse finanziarie limitate, non rimane che sperare in Babbo Natale per il cofanetto Mosaic e rivolgermi alla rete per il resto......(ebbene si, lo confesso !) |
Un monumentale cofanetto a cura di Mosaic Records è in uscita in questi giorni. Documenta le incisioni di Braxton per Arista nel periodo che va dal 1974 al 1980 e comprende 13 Lp completamente rimasterizzati e riversati in 8 compact disc, più naturalmente le note originali e molta nuova documentazione. Negli Stati Uniti il prestigioso cofanetto è messo in vendita a 136 dollari, e, parere personale, li vale ampiamente. Molti di questi album non hanno mai visto la luce su compact, ma, ragione fondamentale, qui c'è una buona fetta della musica più avanzata, creativa e stimolante di quella stagione, e va considerato che nel 1974 Braxton aveva solo 29 anni ! Nella confezione de luxe mancano però altri due album che erano usciti per Arista: si tratta del duo con Richard Teitelbaum, Time Zones, e di The Complete Braxton, Lp dal titolo ambiguo per un artista tanto proteiforme e inusuale, impossibile fissarere in un solo album la sua molteplice varietà espressiva. A mio parere il cofanetto è un gioiello imperdibile, vero evento discografico del 2008 nel campo delle riedizioni. Questi sono gli Lp raccolti nel cofanetto: Arista AL-4032 New York, Fall 1974 - 1 LP Potete ascoltare i seguenti mp3: Anthony Braxton 6K: AB, sopranino sax; Chick Corea, piano. Il sito di Mosaic Records con note, formazioni e titoli dei brani più una video intervista a Braxton: http://www.mosaicrecords.com/discography.asp?number=242-MD-CD&price=$136.00&copies=8%20CDs |
Chi non conosce il capolavoro del jazz moderno è evidentemente un fan di Mino Reitano o dei Tokyo Hotel. Tutti gli altri sono già abbondantemente informati e, naturalmente, dotati del magico dischetto. Se proprio si vuole esagerare ecco un cofanetto in edizione limitata contenente due compact, un dvd, un Lp da 180 grammi di colore blu ed un libretto di sessanta pagine fitto di fotografie, note e saggi sull'opera in oggetto. C'è anche un poster, delle fotografie singole e la riproduzione delle note originali dell'album scritte da Bill Evans. La parte strettamente musicale vede insieme agli originali le alternate takes e altri brani dello stesso periodo ad opera del supergruppo, tra i quali spicca una lunga versione di So What. Nessun inedito, il materiale non ufficiale circola da molto tempo su bootleg ed in rete. Lo stesso dicasi del dvd che presenta un documentario già conosciuto, integrato da alcune interviste inedite a musicisti di ieri e di oggi. Insomma un bel cadeau natalizio ma ai limiti dell'inutile per l'appassionato di lungo corso.
Miles Davis CD 1 MD – Miles Davis (tromba) GUIDA ALLE SESSIONS: |
Post n°1078 pubblicato il 17 Ottobre 2008 da pierrde
Ho riflettuto a lungo se e in che modo, possibilmente costruttivo, continuare la “querelle” con GMG. Il rischio è di un continuo botta e risposta, magari senza una partecipazione di altri appassionati e con la assoluta certezza di rimanere alla fine ognuno sulle proprie posizioni. Credo che chiunque sia giunto fin qui e abbia un comune amore per la musica afro-americana abbia di per sé le proprie convinzioni, e leggendo gli scritti miei e di Gualberto si sia formato una opinione senza bisogno che lo si tiri necessariamente da una parte o dall’altra. Penso comunque che la prosa appassionata e indubbiamente colta di Gianni meriti uno spazio più visibile rispetto al commento al post n° 1070, al quale rimando per chi voglia ricostruire l’intera vicenda. Qui riporto il primo ed il secondo intervento di GMG, intervallati dalla mia replica. Avrei parecchie perplessità, fermo restando che intorno al jazz italiano (dove non tutto è oro ciò che riluce) tira ormai una ventata di vanesio nazionalismo che, nel suo essere piuttosto provinciale, invita al sorriso (nel senso che non riesce neanche ad essere irritante) Ho sempre trovato certa critica europea, sia quella inglse che francese, smodata nel sostegno sciovinista ai propri artisti, anche quando di valore nullo; da tempo la critica italiana (dalle armi culturali persino inferiori alla critica franco-britannica) si è allineata a questo approccio che non è neanche tronfio, è semplicemente acritico, ricolmo com'è, poi, di un sottile e banale antiamericanismo di radici comuni fra Sinistra e Destra, che sente di prendersi rivincite a destra e a manca, dal 1945 ad oggi, di là e di qua dello scomparso Muro di Berlino. Mi pare anche piuttosto gratuito, se non facilone, il disprezzo a piene mani distribuito nei confronti del nazionalista africano-americano Wynton Marsalis (paragonato addirittura a Gaslini e a Paolo Fresu... via, non scadiamo nell'esilarante...: certi paralleli non hanno senso storico, culturale, linguistico e neanche tecnico) la cui figura, una volta tanto, senza preconcetti, pregiudizi e paraocchi, andrebbe inquadrata con maggiore rispetto e più acuta obiettività. E forse, con una migliore conoscenza di determinate correnti di pensiero all'interno del processo estetico africano-americano. Ancora una brevissima replica. Non ho mai affermato, ovviamente, che il jazz europeo è superiore o migliore o in qualche modo preferibile rispetto a quello afro-americano. Non essere forzatamente americanocentrici nelle scelte non significa essere automaticamente eurocentrici. Da parte mia amo profondamente tutta l’avanguardia chicagoana, i musicisti della AACM grazie ai quali mi sono avvicinato al jazz, per poi esserne conquistato e formato. Ho infatti effettuato un percorso a ritroso: partito da Braxton, Leo Smith, George Lewis e Art Ensemble of Chicago sono poi risalito ai giganti che li hanno preceduti, amandoli e riconoscendo in essi gli ispiratori della AACM e delle generazioni successive. Condivido buona parte delle tue affermazioni sociologiche, storiche e anche politiche, compreso l‘accenno allo scrittore veramente meritevole del Nobel di quest‘anno. Ricordo con un misto di ironia e rabbia gli anni in cui qualsiasi musicista, purchè suonasse free, era applaudito a prescindere da effettivo merito e valore. e un gigante come Stan Getz inesorabilmente fischiato perché bianco, quindi reazionario e superato. Scemenze che per fortuna costituiscono solo il folklore di un certo periodo. D’accordo anche sul valore nel contesto storico: Corea ha scritto pagine, indubbiamente. Oggi però è molto meno interessante di alcuni dei migliori pianisti italiani, quindi, se voglio andare ad ascoltare musica viva, vibrante, sincera, rigorosa evito Chick e scelgo Franco. Non è che Corea non sappia più suonare, naturalmente, è che ha fatto scelte differenti e sicuramente più gratificanti per il suo portafoglio e non mi basta riconoscerne il valore storico quando vado ad un suo concerto. Gustosi i tuoi ricordi famigliari, io posso solo vantare una nonna tedesca ed un nonno pittore: bianchi, nord-europei e vissuti senza aver mai visto un nero americano. Ma a questo punto , per evitare di annoiare e di scrivere un libro, passerei volentieri il testimone ad altri. A Gianni un caro saluto, è bello condividere una passione cosi’ forte…. |
L'acteur et réalisateur américain Forest Whitaker débutera cet été le tournage d'un biopic de Louis Armstrong. Intitulé What a Wonderful World, le film retrace la vie et la carrière du trompettiste depuis son enfance à la Nouvelle Orléans jusqu'à son décès en 1971. Le film est le premier projet autorisé par les légataires de Satchmo et les scénaristes ont eu accès à un ensemble d'archives ainsi qu'à la correspondance d'Armstrong. Pour Forest Whitaker, il s'agira alors d'incarner pour la deuxième fois une figure majeure du jazz. En 1988, son incarnation inspirée de Charlie Parker dans le très beau Bird de Clint Eastwood lui avait valu le prix d'interprétation masculine au Festival de Cannes. Fonte : www.jazzman.fr |
William Claxton, a photographer whose portfolio included many of the world’s most famous people—among them numerous greats of jazz—died of congestive heart failure on Oct. 12 at Cedars-Sinai Medical Center in Los Angeles. Claxton was 80. Claxton’s iconic portraits of trumpeter and vocalist Chet Baker helped boost the musician’s popularity in the 1950s, and Claxton’s other subjects ran the gamut from Joni Mitchell and Bob Dylan to Frank Sinatra, Barbra Streisand and Steve McQueen. Jazz artists who came before Claxton’s camera included Thelonious Monk, Mel Tormé, Duke Ellington, Dizzy Gillespie, Charlie Parker and Stan Getz. Leggi l'articolo completo su : http://www.jazztimes.com/columns_and_features/news/detail.cfm Da You Tube un omaggio a Jazz Life, uno dei più bei libri fotografici sul jazz |
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