Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi di Gennaio 2009
E' un sito italiano, ad opera di Alberto Lofoco, ed è dedicato a tre musicisti di Chicago: Anthony Braxton, Roscoe Mitchell e Matana Roberts. Ci sono biografie, discografie aggiornate, in particolare quella considerevole di Braxton, molta musica in mp3 da ascoltare e diversi video. Completano il goloso quadro numerose foto, le formazioni dei diversi progetti dei musicisti e, nel caso di Braxton, un notevole numero di rimandi a links ipertestuali con interviste, articoli e approfondimenti. Akamu è il sito del management agency dei tre musicisti. |
Post n°1156 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da pierrde
MARIO FRAGIACOMO & MITTELEUROPA ENSEMBLE Almeno oggi sarebbe significativo che ci si ricordasse anche di tutti gli altri olocausti, vecchi e nuovi, quelli conosciuti e quelli dimenticati. L'elenco è infinito: Tibet, Armenia, Kurdistan, Palestina, Uganda, Haiti, Birmania, Afganistan, Irak, Cecenia, gli aborigeni dell'Australia, gli indios dell'Amazzonia, i musulmani della Bosnia Erzegovina. E si potrebbe continuare a lungo..... |
Post n°1154 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da pierrde
Un anno di jazz raccolto in un volume speciale da collezionare e consultare, dove saranno indicizzati tutti i festival, le rassegne, i tour, i jazz club e le uscite discografiche del 2008. Il primo Who’s Who del Jazz in Italia. L’Annuario raccoglie e presenta l’attività concertistica jazz in Italia nei dodici mesi del 2008 indicizzando i nomi degli artisti in cartellone, le date, le sedi e tutte le informazioni sugli organizzatori degli eventi. Raccoglierà tutte le uscite discografiche delle label italiane per singola etichetta, attività indispensabile per storicizzare l’attività dei produttori e musicisti italiani. Ampio spazio sarà dedicato a un sommario diviso per categorie con tutte le realtà del jazz in Italia: jazz club, festival, label, agenzie di management & booking, negozi di musica specializzati, fonoteche ed enti concertistici, scuole di musica e media: un database unico. L’Annuario del Jazz 2008, in distribuzione nazionale a partire dal 10 dicembre 2008, sarà suddiviso in quattro sezioni corredate da splendidi servizi fotografici: 1) Programmazione Festival e Rassegne Musicali 2008 (per singolo festival e in ordine geografico) 2) Uscite Discografiche 2008 (per singola etichetta) 3) Uscite Editoriali 4) Database Indirizzi per categorie a) Agenzie di Management & Booking b) Case Discografiche c) Festival & Rassegne d) Jazz Club e) Media (web, radio, riviste, canali satellitari) f) Scuole di Musica g) Studi di Registrazione e Sale Prova h) Varie (enti, fonoteche, etc …) INFO: Prezzo di copertina: 9 euro L'ho finalmente ricevuto e sfogliato, e vi assicuro che la bontà del progetto e la ricca messe di informazioni valgono la spesa. L'utilità poi non si esaurisce in una rapida lettura, ci sono decine e decine di indirizzi internet, e, cosa che mi è molto piaciuta, l'elenco di tutti gli album con relativa foto di copertina, usciti nel 2008 a nome di un musicista italiano. |
Per tutti gli abbonati ai canali satellitari Sky questa sera alle 22,55 su Artè (canale n. 544), co-produzione franco-tedesca a tema culturale, il film documentario Shake The Devil Off del regista Peter Entell. Si tratta di una pellicola che documenta la rinascita di New Orleans dopo il passaggio dell'uragano Katrina; l'opera di Entell ha ottenuto il premio come migliore film al Nashville Film Festival nel 2008. Nella vicenda narrata la musica jazz ricopre un ruolo fondamentale, cosi' come la città riveste una importanza particolare nella storia della musica nero-americana. Per saperne di più sul regista e sul film cliccare qui . |
Sono quasi dieci anni che il forte sassofonista si sottopone regolarmente a dialisi. Nonostante ciò la sua attività musicale è sempre stata regolare, permettendogli di partecipare a festival e tournè e facendosi quindi conoscere al pubblico italiano ed europeo. Dal suo entourage giunge purtroppo notizia che lo stadio della malattia è oramai cosi avanzato che la dialisi non è più sufficiente a risolvere il problema, pertanto Ware è in lista d'attesa per un trapianto di rene. Avendo avuto modo diverse volte di ascoltarlo in concerto non posso che apprezzarne moltissimo le doti di musicista generoso e avvincente, e non mi rimane che fargli il mio personale in bocca al lupo. Lo omaggio con un brano particolarmente felice che lo vede alla testa di un gruppo eccellente con David S. Ware saxophone, Matthew Shipp piano, William Parker bass e Susie Ibarra drums. Il brano è registrato dal vivo a Chiasso nel 1998 e fa parte del bellissimo album Live in the World uscito nel 2005. La foto riproduce un dipinto di Mauro Manca, Genesi Materica del 1959. |
Una voce facilmente riconoscibile fin dai primi album con Ray Charles e poi, dal 1959 con progetti a proprio nome, si è spenta a 75 anni per un carcinoma al pancreas. David doveva essere protagonista dell'appuntamento di domenica 25 gennaio al Teatro Manzoni di Milano per la rassegna Aperitivo In Concerto; già da qualche settimana un comunicato parlava delle condizioni di salute in peggioramento e della sostituzione del valente sassofonista con il trombonista Slide Hampton . Purtroppo Newman non ce l'ha fatta e si è spento il 20 gennaio nella sua casa di New York. Un profilo del musicista sul sito di JazzTimes |
Post n°1150 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da pierrde
Stiamo parlando dell'industria discografica che, almeno a sentire Ernesto Assante sulla Repubblica del 20 gennaio, dichiara finita la guerra al downloading illegale con una solenne sconfitta: "Basta fare guerra a chi scarica la musica su Internet. Mandarli in galera non ci farà guadagnare un solo dollaro in più. L'industria deve dare ai consumatori quello che vogliono, in maniera legittima, assicurandosi che gli artisti, i compositori e le case discografiche siano pagate". "Dopo dieci anni di inutili battaglie legali, dopo aver fatto chiudere decine di siti di file sharing illegale e combattuto una infruttuosa guerra ai "pirati", l'industria discografica ha ufficialmente annunciato la fine di un'era e l'inizio di una strategia nuova. Visto che il file sharing non può essere combattuto, visto che la musica gratis è una realtà incontrovertibile, "meglio adattarci a questa realtà", dice ancora Sharkey, "Il 2009 sarà l'anno in cui l'industria della musica smetterà di preoccuparsi e imparerà ad amare la bomba. Il file sharing on line va trasformato in un opportunità, in una fonte di ricavi". Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, anche se non ho letto una sola riga di autocritica per i prezzi assurdi imposti per decenni, vero boomerang della vicenda. A mio parere le case discografiche hanno poco tempo per sfuggire al disastro completo: questo pare che l'abbiano recepito, ora bisogna vedere se sapranno adeguarsi velocemente e con profitto alle nuove realtà. Intanto, magari, sarebbe il caso di far scendere un poco i prezzi. Non parlo naturalmente delle piccole etichette nate dalla passione di qualche sfegatato jazzofilo: le conosciamo e sappiamo quanto lavoro, dedizione e fatica si cela dietro ad ogni album prodotto. Non a caso il costo di un compact di una piccola etichetta indipendente è del 25-30 % in meno rispetto a quello di una major. L'articolo completo su Repubblica |
Ricevo un commento interessante (anonimo, peccato) al post sulla trasmissione di Fabio Fazio dedicata a Fabrizio De Andrè: Lungi da me dire che quella di Fazio sia una trasmissione perfetta, ma mi indicate - per favore - quali sarebbero i programmi a cui Fazio si dovrebbe ispirare? Fazio invita dei jazzisti (da quanti anni non vedevate un jazzista in prima serata in televisione?) e giù critiche; Fazio ricorda De Andre (chi avrebbe dovuto ricordare: Little Tony? Nino D'Angelo?) e giù critiche. No, proprio non capisco.
Riassumo telegraficamente la mia posizione: |
« Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli. » In occasione della commemorazione della nascita di Martin Luther King ho ripescato un breve, magnifico testo scritto dal reverendo nel 1964 a BERLINO per l'inaugurazione del Jazz Festival. Parole bellissime ed attuali, proprio come il famoso discorso I Have a Dream di cui riporto un breve video con i sottotitoli in italiano. God has wrought many things out of oppression. He has endowed his creatures with the capacity to create and from this capacity has flowed the sweet songs of sorrow and joy that have allowed man to cope with his environment and many different situations. Jazz speaks for life. The Blues tell the story of life's difficulties, and if you think for moment, you will realize that they take the hardest realities of life and put them into music, only to come out with some new hope or sense of triumph. This is triumphant music. Modern Jazz has continued in this tradition, singing the songs of a more complicated urban existence. When life itself offers no order and meaning, the musician creates an order and meaning from the sounds of the earth which flow through his instrument. It is no wonder that so much of the search for identity among American Negroes was championed by Jazz musicians. Long before the modern essayists and scholars wrote of racial identity as a problem for a multiracial world, musicians were returning to their roots to affirm that which was stirring within their souls. Much of the power of our Freedom Movement in the United States has come from the music. It has strengthened us with its sweet rhythms when courage began to fail. It has calmed us with its rich harmonies when spirits were down. And now, Jazz is exported to the world. For in a particular struggle of the Negro in America, there is something akin to the universal struggle of modern man. Everybody has the Blues. Everybody longs for meaning. Everybody needs to clap hands and be happy. Everybody longs for faith. In music, especially this broad category called Jazz, there is a stepping stone towards all these. |
Post n°1147 pubblicato il 19 Gennaio 2009 da pierrde
Questa sera a Washington grande festa al Kennedy Centre per un doppio e straordinariamente significativo avvenimento: domani l'insediamento del 44° presidente degli Stati Uniti, il primo nero-americano della storia, e oggi ricorrenza del compleanno di Martin Luther King. Concerto con l'orchestra del Lincoln Center di New York con Wynton Marsalis ed il nostro Francesco Cafiso ospite. Sui giornali americani c'è un fermento di analisi e di articoli storici, con naturalmente protagonista la lunga lotta del popolo nero per il raggiungimento dei diritti civili. Nat Hentoff traccia sul Wall Street Journal una breve storia del ruolo e dell'impulso dato dalla musica jazz e dai jazzisti all'integrazione razziale, raccontando annedoti e vicende dei musicisti storicamente impegnati nella lotta, da Max Roach a Louis Armstrong. Interessante il ricordo di Norman Grantz, celebre impresario e discografico, promotore de Jazz at the Philarmonic, carovana itinerante e poi serie discografica di concerti di musica jazz con i più grandi nomi dell'epoca, bianchi e neri. Grantz pretendeva sempre di fare spettacoli in teatri dove non ci fosse segregazione razziale, a tal scopo rimuoveva personalmente, se necessario, gli infami cartelli sulla separazione dei servizi igienici e non esitava ad intervenire personalmente se notava episodi o comportamenti razzisti tra il pubblico. Questo e molto altro lo potete leggere cliccando qui . Un altro ricordo sempre di un giornalista e critico musicale americano, Harvey Mandel, su Jazz e diritti civili nel 1963 lo potete leggere cliccando qui . Infine concludo con il video, e non poteva che essere Billie con la sua Strange Fruits a ricordare il lungo cammino verso l'eguaglianza e la parità dei diritti. Domani , comunque, sarà l'alba di una nuova era.
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Post n°1146 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da pierrde
Nat Hentoff, recentemente "licenziato" dal Village Voice, continua comunque a scrivere di jazz su varie testate. Una di queste è il Wall Street Journal, che rappresenta l'equivalente del nostro Sole 24 Ore, e che la domenica pubblica un inserto dedicato alle varie forme di arte ed intrattenimento esattamente come il quotidiano italiano. Hentoff scrive un accorato ricordo di Dizzy Gillespie scomparso in questo mese quindici anni fa. L'articolo è lungo e gustoso, ma una citazione mi sembra interessante per raccontare il Dizzy uomo, grande almeno quanto il Dizzy musicista. Gillespi ammalato di carcinoma al pancreas si potè comunque permettere cure adeguate. Cosa non facile negli States dove non esiste un servizio sanitario nazionale gratuito e per tutti. Proprio per questo motivo Dizzy, sapendo di non poter sopravvivere, disse a Francis Forte, il suo oncologo, che non avrebbe potuto finanziare una fondazione ma che certamente il suo nome avrebbe attirato finanziamenti in grado di aiutare musicisti non coperti o parzialmente coperti dall'assicurazione. In questi quindici anni la Dizzy Gillespie Memorial Found, forte di una cinquantina di specialisti diversi, ha assistito più di mille musicisti. Il resto dell'articolo lo potete leggere cliccando qui . |
Dopo otto anni di silenzio uscirà in primavera il nuovo album di Marcus Roberts, pianista quarantacinquenne che si è distinto in gruppi a fianco di Wynton Marsalis e per una serie di album a proprio nome. Non vedente dall'età di quattro anni, Roberts è in possesso di una formidabile tecnica ed una spiccata sensibilità, fin'ora orientata in maniera quasi esclusiva nella rilettura e rielaborazione di grandi pagine del passato. Non sembra sfuggire alla regola nemmeno l'annunciato nuovo lavoro, dal titolo New Orleans meets Harlem, che mette in fila una serie di composizioni di Jelly Roll Morton, Fats Waller, Scott Joplin, Duke Ellington e Thelonious Monk, ed un solo brano originale. Roberts è accompagnato dal suo trio, Roland Guerin al contrabbasso e Jason Marsalis alla batteria, che oramai ha una storia decennale. Nonostante (o forse, grazie al fatto) che Roberts abbia molti punti in comune con le idee di Wynton, è a mio parere un musicista molto interessante, con grandi potenzialità ed un bagaglio ricchissimo. |
AUTORI DEL BLOG
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