Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZ DAY BY DAY

 

 

L'agenda quotidiana di

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festival cliccando qui

 

I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre è possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembè di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco è possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Aprile 2009

UMBRIA JAZZ 2009

Post n°1223 pubblicato il 29 Aprile 2009 da pierrde
 
Tag: NEWS

Oggi è stato presentato il programma completo del festival edizione 2009. Sul sito http://www.umbriajazz.com/ è possibile consultare giorno per giorno il ricco calendario. Ormai da molti anni all'interno di Umbria Jazz convivono più anime e, volendo, è possibile crearsi personali percorsi a seconda che si apprezzino il rock-blues, il pop, il jazz d'autore o l'avanguardia. Come da copione i nomi, validissimi, degli esponenti italiani sono esattamente gli stessi di dieci anni fa e saranno presumibilmente anche quelli dell'edizione 2019. Perugia offre un discreto numero di  buoni concerti con alcune punte di eccellenza: potendo, imperdibili i concerti di Dave Douglas, Cecil Taylor e dei musicisti dell'AACM riuniti da George Lewis. Non perderei nemmeno Galliano con Rubalcaba nè il fenomenale Ahmad Jamal, poi qua e la altri momenti significativi in mezzo a, va detto, moltissima roba inutile.  

 
 
 

UMBRIA JAZZ 2001: RAVA FRESU BOLLANI PIETROPAOLI GATTO

Post n°1222 pubblicato il 28 Aprile 2009 da pierrde
 

"....è la storia di questa musica straordinaria ad insegnarne l'universalità. Nel momento in cui uno si pone delle domande rispetto alla geografia del jazz sta ponendo delle barriere e richiudendo in storie, colori e stili la storia di una musica che nasce storicamente per superare tutto questo.
Ritengo che ci siano cose straordinarie nel jazz europeo e cose straordinarie nel jazz americano, dal quale ci siamo nutriti per anni e senza il cui insegnamento non saremmo qui a proporre una filosofia musicale che racchiude il proprio senso in una parola di quattro lettere, troppo breve per contenere tutto ciò che la musica afro americana ha prodotto dagli inizi del nocento ad oggi.
....il jazz è il suono della mente ma passa attraverso lo stomaco ed a volte ci colpisce come un pugno. Se è apparentemente difficile trovare un legame tra Armstrong e Garbarek, è vero che questa musica è legata da diversi fili che sono il suono, lo swing e quella emozione che travalica i generi e gli stili attraversando tutta la storia." (Paolo Fresu, nella presentazione del Festival Jazz di Bergamo)
Nel video il concerto nella sua quasi totalità temporale che il gruppo di Rava e Fresu tenne nell'edizione 2001 di Umbria Jazz.

 
 
 

PULITZER A STEVE REICH

Post n°1221 pubblicato il 26 Aprile 2009 da pierrde
 
Tag: NEWS

Con il brano "Double Sextet", eseguito per la prima volta il 26 marzo 2008 a Richmond, in Virginia, Steve Reich ha vinto il Premio Pulitzer 2009 per la musica, del valore di 10.000 dollari.  Reich è senza dubbio uno dei più interessanti protagonisti della musica contemporanea; un suo breve ritratto è leggibile su Wikipedia. Nel primo video il trailer di una delle più famose composizioni dell'autore statunitense, la celeberrima Music for 18 musicians, a seguire invece un breve estratto dalle prove del brano che è valso il Pulitzer a Reich.

http://www.stevereich.com/

 
 
 

BERGAMO JAZZ E ANCHE UN PIZZICO DI CLUSONE

Post n°1220 pubblicato il 25 Aprile 2009 da pierrde
 

Il festival, quest'anno per la prima volta con la direzione artistica di Paolo Fresu, esibitosi anche come impeccabile presentatore , si è sviluppato su quattro giornate con appuntamenti che dal primo pomeriggio si sono prolungate fino a notte inoltrata. Per chi come me parte da lontano inevitabile scegliersi una giornata. Scartata la serata di Garbarek con l'Hilliard Ensemble per eccesso di ascolti negli ultimi anni, impraticabili il giovedi' e la domenica per gli orari, rimane il venerdi', che mi offre la possibilità di ascoltare il quartetto di D'Andrea e anche il quintetto di Manu Katchè. Liquido subito quest'ultimo, che presentatosi con una formazione di ripiego con il solo Eric Legnini come patner di livello, da vita ad un set senza eccessive pretese, in cui le belle composizioni provenienti dagli album E.C.M non bastano a riequilibrare un concerto rovinato dagli eccessi dello stesso leader. Come molti batteristi dotati di tecnica sopraffina, Katchè è formidabile come accompagnatore e prevaricatore come leader; suonare a volume altissimo soffocando gli altri musicisti non è mossa particolarmente intelligente se non di fronte a pubblico musicalmente sprovveduto. Io me ne sono andato dopo una mezz'ora per salvaguardarmi l'udito.

Di tutt'altra pasta il concerto del quartetto di D'Andrea, teso, swingante e ricco di idee, esattamente come il pregevole album edito dalla Blue Note e registrato live a Siena. Sospinto da una formidabile sezione ritmica, Mella e De Rossi, Franco ha sciorinato il suo intenso mood, con quell'approccio assolutamente personale e riconoscibile all'interno delle sue composizioni percorse da invisibili fili di raccordo con gli altri membri del gruppo. Figura assai singolare è certamente Andrea Ayassot, sassofonista tanto funzionale al discorso musicale di Franco quanto singolarmente poco dotato di swing e con un approccio allo strumento più da concertista classico che da jazzista. Eppure, nonostante queste perplessità, il gruppo è espressione tra le migliori del jazz italiano e quanto di meglio si possa ascoltare oggi in Europa. 

Nel pomeriggio concerto di due giovani e talentuosi musicisti italiani, Luca Aquino e Raffaele Casarano impegnati in un set dove a predominare è stata l'elettronica, qualche volta a scapito di semplicità ed idee. I due rappresentano indubbiamente una bella realtà, ma il progetto non mi è parso ne particolarmente a fuoco ne ricco di soluzioni originali.

Presentazione pomeridiana anche per il 29° Festival Jazz di Clusone, che, a scapito di sponsor che si dileguano, riesce anche quest'anno a mettere in piedi un buon programma articolato su circa un mese e mezzo di concerti in diversi comuni lombardi più il prologo a Finale Ligure. A breve il programma completo sul sito del festival ed una adeguata presentazione sul blog.

 
 
 

PAOLO ANGELI

Post n°1219 pubblicato il 22 Aprile 2009 da pierrde

Ieri sera ascoltavo su Radio Tre con ammirazione il concerto in solitaria 

tenuto da Paolo Angeli lo scorso 27 luglio al Festival di Clusone. Paolo

è uno dei pochi musicisti che ancora non sono riuscito ad ascoltare dal

 vivo; sono un fedelissimo del festival di Clusone ma purtroppo i concerti

finali sono proibitivi per me, rischierei di tornare a casa alle prime luci

dell'alba per poi dover andare al lavoro. Tornando all'oggetto del post,

ogni volta che ascolto Angelo rimango strabiliato da quello che il musicista

sardo riesce a cavare da quella chitarra sarda modificata. Ora violino ora

chitarra elettrica, ma anche percussioni, violoncello, rumori e respiri. Un

 tutt'uno tra musica e musicista, inscindibili uno dall'altra. La chitarra ha

 una serie di martelletti e servo meccanismi che Paolo aziona con i piedi

scalzi, forse residuo di una passata esperienza di batterista che giustifica

 questa maestria ritmica. Quando usa l'archetto ne escono suoni tra il

violoncello e il  contrabbasso e come se non bastasse mentre passa

sulle corde percuote la cassa con l'arco in una sorta di ritmo sincopato.

 Meravigliosa la sensazione che pervade l'ascoltatore quando, dopo una

 lunga sequenza di suoni elettronici, improvvisamente parte un arpeggio

 nitido ed acustico. O, come nel caso del video che sta girando,

improvvisamente si materializza la melodia semplice ed irresistibile del

 brano di Bjork.

http://www.paoloangeli.it/

http://www.myspace.com/paoloangeli

Qui sopra un'altra versione dello stesso brano dove è possibile ammirare

 il gioco dei pedali e l'architettura dello strumento.

 
 
 

ART ENSEMBLE OF CHICAGO : LA STORIA IN TRE PUNTATE

Post n°1218 pubblicato il 21 Aprile 2009 da pierrde
 
Tag: DAL WEB

Il frammento del film Moshe Mizrahi "Les Stances à Sophie" del 1970 nel quale compare l'Art Ensemble of Chicago (che curò l'ormai storica colonna sonora). Nel Clip il gruppo esegue un pezzo del "Theme de Céline", brano portante del film. Divertente la coda con Joseph Jarman in veste di attore che scambia alcune battute con la protagonista principale.
Naturalmente il film non è mai giunto da noi ed il clip è una rarità assai apprezzabile. Negli anni 70' l'Art Ensemble of Chicago era ai vertici della espressività e della creatività.
Attorno alla metà degli anni '60 quelli che sarebbero diventati i membri dell'Art Ensemble of Chicago suonavano in diverse formazioni, fra cui il sestetto di Roscoe Mitchell. Il gruppo comprendeva il sassofonista Roscoe Mitchell, il trombettista nativo di St. Louis Lester Bowie e il bassista Malachi Favors Maghostut. Nel 1967, completata dal sassofonista Joseph Jarman e dal batterista Phillip Wilson, la formazione prese il nome di Roscoe Mitchell Art Ensemble.

Nel 1969 il gruppo, orfano di Wilson che era entrato a far parte della Paul Butterfield Band, si trasferì a Parigi. L'Art Ensemble si trasformò allora in Art Ensemble of Chicago grazie all'iniziativa di un promoter francese, e sotto quell'etichetta prese ad esibirsi al Théâtre du Vieux Colombier. Incise una serie di dischi per le etichette Freedom e BYG. Nel 1970 l'ensemble registrò anche due dischi con Fontella Bass, l'allora moglie del trombettista Lester Bowie: Art Ensemble of Chicago with Fontella Bass e Les Stances à Sophie, quest'ultimo colonna sonora del film omonimo.

L'Art Ensemble of Chicago fece ritorno negli Stati Uniti nel 1972 e i componenti del gruppo continuarono ad esibirsi e a incidere dischi per più di vent'anni sotto lo stesso nome. 
Per ripercorrere il cammino di una formazione storica,la Radio Svizzera Italiana grazie a Riccardo Bertoncelli ha messo in rete tre puntate che delineano la storia del formidabile gruppo. Le potete ascoltare cliccando qui
 
 
 

MARK KOSTABI

Post n°1217 pubblicato il 19 Aprile 2009 da pierrde
 

L'artista e compositore Mark Kostabi nasce a Los Angeles nel 1960, da immigrati estoni.  Personalità provocatoria, pubblica interviste a se stesso, nelle quali affronta la mercificazione dell'arte contemporanea.
Sue opere sono presenti nelle collezioni permanenti del Museum of Modern Art, Metropolitan Museum, Brooklin Museum, Corcoran Gallery of Art e al museo di Groningen in Olanda.
Nel 1988 l'artista ha dipinto una pittura murale all'interno del palazzo dei priori di Arezzo e ha completato la scultura "To See Through is Not to See Into" commissionatagli dalla città di San Benedetto del Tronto.
La musica di Kostabi è stata interpretata a New York, in Giappone, in Italia e in Estonia da orchestre e solisti del calibro di Rein Rannap, Kristjan Jarvi, Maano Manni, l'orchestra da camera dell'orchestra sinfonica nazionale dell'Estonia e dal compositore stesso.
Il suo CD "I did it Steinway" per piano solista, da lui composto ed eseguito, è uscito nel 1998.
Kostabi è responsabile della veste grafica di copertine di LP ("Use Your Illusion" dei Guns'n'Roses, "Adios Amigos" dei The Ramones) e di numerosi prodotti, tra cui un orologio Swatch, diversi vasi in edizione limitata ed accessori per computer.

Nel video che segue Kostabi al pianoforte improvvisa con Ornette Coleman.


 
 
 

ANDY SHEPPARD - MOVEMENTS IN COLOUR (E.C.M.) 2009

Post n°1216 pubblicato il 17 Aprile 2009 da pierrde
 

 

Andy Sheppard soprano and tenor saxophones
John Parricelli acoustic and electric guitars
Eivind Aarset guitar, electronics
Arild Andersen double-bass, electronics
Kuljit Bhamra tabla, percussion
 
La Tristesse Du Roi
Bing
Nave Nave Moe
Ballarina
May Song
We Shall Not Go To Market Today
International Blue

Recorded Feburary 2008
ECM 2062

Primo album come leader per la prestigiosa etichetta tedesca del sassofonista inglese, spesso a fianco di Carla Bley ma qui finalmente intenso e unico protagonista. Musica emozionante, lucente e fluida, un album bellissimo ed intenso che conferma lo stato di grazia che da oramai parecchi anni contraddistingue le registrazioni di Sheppard, un musicista dotato di un timbro ed un colore sia al soprano che al tenore immediatamente riconoscibili. Formazione inusuale, con due chitarre e tabla, perfettamente ancorate dal suono possente del contrabbasso di Andersen. Pittorici e luminosi i brani, dall'iniziale La tristesse du Roi, una lunga piece dai colori pastello con le due chitarre a sovrapporsi senza mai togliere l'aria dal suono incantatorio e magnetico di Sheppard. Parricelli, prevalentemente all'acustica, è un ideale supporto alle invenzioni elettroniche di Aaarset, qui particolarmente incisivo e controllato. Le tabla di Bhamra danno un sapore speziato ed etnico, senza essere relegate in sottofondo ma nemmeno senza spostare il baricentro del personalissimo universo sonoro del sassofonista. "A volte", dice Sheppard, "la musica prende vita attraverso uno splendido gioco d'azzardo. Collaborare con nuovi patners per la prima volta al fine di creare una struttura specifica e per realizzare un sogno nel suono può essere un'esperienza gratificante e creativa" . Raccontando il nuovo album il leader narra di come i brani gli siano stati ispirati da grandi pittori, Mirò, Gauguin e Matisse, non a caso personalità al di fuori di qualsiasi corrente formale e con una profonda e marcata ricerca della potenza del colore, fatto facilmente rintracciabile anche nelle musiche che ne sono scaturite. Album pensoso e luminoso, percorso dal genio creativo, appagante ed immediato.

V A L U T A Z I O N E : * * * *

 
 
 

JACK FRUSCIANTE E' USCITO DAL GRUPPO

Post n°1215 pubblicato il 15 Aprile 2009 da pierrde

La notizia ha avuto l'ufficialità del TG1 serale: il batterista dei Pooh è uscito dal gruppo! A parte l'immediato, liberatorio e profondo "echissenefrega", un sentimento di profonda incazzatura si è fatto strada poco a poco. Abbiamo una informazione da repubblica delle banane, ossequiosa con i potenti, feroce con i perdenti. Mesi di continuo abbaiare dei vari Cicchitto (che tristezza, un ex socialista di "sinistra" ridotto a cane da guardia del padrone), Capezzone (ho sempre sostenuto che i radicali liberi fanno malissimo...) e Gasparri (quest'ultimo fa tenerezza: la sensazione è che non sappia assolutamente di cosa si sta parlando, tanto lui deve recitare sempre solo la solita litania contro i comunisti...) hanno ridotto i vari TG a  passaveline. Non c'è nessuna analisi, men che meno pareri di indipendenti di qualsivoglia settore: piatto conformismo, cronaca nera a badilate e gossip per allentare la razione di fregnacce quotidiane. Per chi come me ha la possibilità di confronto con il telegiornale svizzero il paragone è avvilente. Parrebbe che i giornalisti italiani siano un manipolo trembondo di persone che tengono famiglia, assolutamente aculturate, prive di iniziativa. Le poche eccezioni sono costantemente sotto tiro, e penso in particolare al lavoro serio e privo di sensazionalismi della Gabanelli (mentre non ho mai sopportato l'ego di Santoro). In un panorama cosi' da un Tg, qualsiasi tg, le notizie di carattere musicale possono riguardare solo il festival di Sanremo, l'ultimo album di Venditti (ma è ancora vivo ?) o la fine del gruppo dei Pooh (magari fosse, invece ci toccherà sopportarli ancora fino a consunzione o estinzione naturale). Dalla musica che passa il convento televisivo è facile farsi un idea del momento che stiamo passando: è proprio brutta ragazzi.....

 
 
 

SWING THAT MUSIC !

Post n°1214 pubblicato il 14 Aprile 2009 da pierrde

Dall'amico Roberto Maero ricevo un primo elenco di festival estivi che

 hanno già comunicato il programma dei concerti, e prontamente ve

 lo giro:

The New Orleans Jazz & Heritage Festival

http://www.nojazzfest.com/ 

 

Jazz à Vienne

http://www.jazzavienne.com/ 

  

Jazz Fest Wien

http://www.viennajazz.org/home.html 

 

Festival International de Jazz de Montréal

http://www.montrealjazzfest.com/Fijm2008/programmation/grille_en.aspx?serie=384

  

Montreux Jazz Festival

http://www.montreuxjazz.com/?lang=fr&cat=program09&subcat=paying 

 

Pori Jazz

http://www.porijazz.fi/images/stories/pdf/a4_pj_ohjelma_nettiin.pdf 

 

Festival de Jazz De Vitoria-Gasteiz

http://www.jazzvitoria.com/index.html 

 

Nice Jazz festival

http://www.nicejazzfestival.fr/ 

  

Jazz in Marciac

http://www.jazzinmarciac.com/ete.html 

  

Monterey Jazz Festival

http://www.montereyjazzfestival.org/2009/artists/arena.php 

 

Festival Network

http://www.festivalnetwork.com/

Di mio aggiungo con grande piacere il sito del festival di Poschiavo, per il quale a lungo si è temuto non si riuscisse a raccogliere sponsor sufficienti per l'edizione 2009. Invece l'infaticabile Cornelia Muller ce l'ha fatta, ecco quindi svelato il menu di quest'anno:

www.uncool.ch

 
 
 

FESTIVAL JAZZ O BUSINESS E MARKETING ?

Post n°1213 pubblicato il 12 Aprile 2009 da pierrde

Credo sia evidente a tutti coloro che passano da questo blog che non posso essere tacciato come un purista del jazz (termine tra l'altro assolutamente contradditorio, anti-storico e di sapore wyntonmarsaliano che non mi appartiene minimamente). C'è però un limite dettato dal buon gusto e dall'autentico valore musicale nelle "contaminazioni" che gli organizzatori di festival propongono. A Lugano, come del resto a Montreaux, in moltissimi festival francesi e, in misura sempre maggiore, anche a PERUGIA, il business ha sostituito qualsivoglia direzione. Il più delle volte un programma di un festival è dettato dalle agenzie e non dai direttori artistici. Si verificano quindi affastellamenti di musicisti, venduti a pacchetti in Europa, sicchè andare a Perugia o a Pescara o a Juan Le Pins è ininfluente, perché comunque si ascoltano gli stessi musicisti. L’unica differenza, e non da poco, che da noi il costo dei concerti è sensibilmente più alto, chissà mai perché, anche se credo di avere molte idee in proposito….Per fortuna esistono altre realtà, il più delle volte piccole e locali, ma con il timone ben saldo su progetti che mettono la ricerca e la sperimentazione al posto degli incassi e della visibilità. A Lugano manco da anni, a Perugia non credo di andarci più. Peccato, ma inevitabile dato lo sviluppo delle situazioni. Chiamare Estival jazz una rassegna dove non c’è traccia di jazzisti da molti anni è sintomatico: se Marty cambiasse il nome, che so, con Rock e Gruviera, sarebbe certo più coerente ma forse il senso del ridicolo non lo avvertirebbero solo gli appassionati…Non capisco perché ai grandi festival vengano chiamati, e sempre più numerosi, musicisti che nulla hanno a che fare con il soggetto fondante. Giorgia, Pino Daniele, Riccardo Cocciante……niente di personale, ovvio, ma se la prima della Scala vedesse protagonista Franco Battiato, la cosa farebbe parecchio scalpore e non solo sulla stampa italiana. Invece proporre pop asfittico e star decotte pare ormai un must ai festival jazz di una certa dimensione. Pressione degli sponsor ? Rimbambimento precoce dei direttori artistici ? Mah, comunque nel dubbio meglio tenersi alla larga .

 
 
 

ESTIVAL JAZZ DI LUGANO: LA BRUTTA FINE DI UN GRANDE FESTIVAL

Post n°1212 pubblicato il 11 Aprile 2009 da pierrde
 
Tag: NEWS

Il declino di quello che fu uno dei più importanti e propositivi festival del centro delle Alpi continua inesorabile. Le prime notizie sulla prossima edizione già trapelano e l'appassionato di jazz non può che rivolgere lo sguardo altrove. Quello che non capisco, guardando i programmi degli ultimi anni, è cosa abbia spinto i due organizzatori, Andreas Wyden e Jacky Marti, a buttare letteralmente alle ortiche una lunga e gloriosa tradizione jazzistica per sostituirla con etno-pop di valore risibile e di nessuno spessore musicale . Musiche e protagonisti capaci di cavalcare la moda del momento ma senza futuro e subito facilmente dimenticabili. Eppure il duo insiste in questa sciagurata politica del nulla musicale. Ecco i propositi per la prossima edizione:

 Spente le candeline sulla trentesima memorabile ( ???) edizione, Andreas Wyden e Jacky Marti si sono subito rimboccati le maniche per offrire un cartellone altrettanto prestigioso. Per prima cosa è

doveroso confermare le date di

 Mendrisio (Piazzale alla Valle, 26-27 giugno) e di Lugano  (Piazza della Riforma, 2-3-4 luglio) e mentre proseguono i preparativi è già possibile anticipare un grande protagonista: Rick Wakeman

La seconda notizia riguarda l’arrivo a Mendrisio dei Matt Bianco, un gruppo che 

trascinerà code di fan e saprà infiammare Piazzale alla Valle.

L'unico commento serio che mi viene al momento è questo:

 
 
 

ARVO PART - FUR ALINA

Post n°1211 pubblicato il 09 Aprile 2009 da pierrde
 

Doppia versione per uno dei temi più struggenti del compositore estone Arvo Part , certamente uno dei più interessanti contemporanei viventi. La prima è una versione breve, con effetto pioggia, di Victor Manuel Morales. La seconda, integrale,  è tratta da un album E.C.M. ed è opera di Alexander Malter. Tra i miei ascolti meditativi preferiti; vorrei immaginare che la dolcezza della musica  possa divenire canto e preghiera nella commemorazione del dolore straniante di chi ha perso i propri cari nell'Abruzzo dilaniato dal terremoto 

 
 
 

IL NUOVO CECIL

Post n°1210 pubblicato il 06 Aprile 2009 da pierrde
 
Tag: NEWS

Cecil Taylor ha da poco (25 marzo) compiuto gli ottant'anni e per festeggiare ecco uscire un doppio LP (si, avete capito bene, long playing) tirato in sole 475 copie numerate e al modico costo di 110 dollari in cui è raccolta l'esibizione dal vivo al Village Vanguard nel luglio del 2008. Il concerto era in duo con il settantenne batterista inglese Tony Oxley, autore dei dipinti riprodotti sull'album. Per un limitato periodo di tempo è possibile ascoltare un brano della durata di circa cinque minuti sotto forma di mp3 grazie al sito Destination Out. L'album è il frutto di attenta selezione tra le oltre dieci ore di concerti registrati nell'arco di due settimane. Se qualche collezionista o fans del pianista fosse interessato la vendita avverrà tramite e-Bay . Per ordini e informazioni : http://www.triplepointrecords.com/

 
 
 

BUD SHANK (1926-2009)

Post n°1209 pubblicato il 05 Aprile 2009 da pierrde
 
Tag: NEWS

Bud Shank, an alto saxophonist and flutist whose career spanned more than a half century, died April 2 at his home in Tucson, Ariz. The cause was not available but Shank was said to have had “some ongoing health issues.” A day earlier Shank had been in San Diego recording a new album. Shank was 82.

Continua la lettura qui

 
 
 
 

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