Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre è possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembè di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco è possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Giugno 2010

WAYNE SHORTER QUARTET AGLI ARCIMBOLDI

Post n°1540 pubblicato il 30 Giugno 2010 da pierrde
 

 

Unica tappa italiana della tournè europea quella al Teatro degli Arcimboldi di lunedi' sera. Shorter mancava da Milano da moltissimi anni ed il pubblico è accorso numeroso all'appuntamento con il consolidato quartetto che oramai vanta una vita quasi decennale costellata di pochi ma celebrati album (Alegria con formazione allargata, Footprints Live e  Beyond The Sound Barrier). Il gruppo formato dal pianista panamense Danilo Perez e dagli statunitensi John Patitucci al contrabbasso e Brian Blade alla batteria mostra un affiatamento ed una compenetrazione ragguardevoli: la voce di Shorter sia al tenore che sopratutto al soprano rappresenta ancora oggi una delle più emozionanti esperienze ascoltabili in concerto. Circa un'ora ed un quarto suonate tutte d'un fiato prima di un breve bis hanno messo in luce una trama fittissima, ricca di snodi premarcati in mezzo ad una vasta prateria sonora affidata all'improvvisazione ed ai dialoghi tra gli strumentisti. Musica densa, materica, di poca godibilità melodica, senza appigli ne consolazioni di nessuna natura, nemmeno ritmica ,  e che marca costantemente una forte distanza da situazioni sia post-bop che post-free. Brevi esplosioni della batteria di Blade hanno avuto come controaltare passaggi di stampo cameristico ad opera del contrabbasso archettato, mentre l'intenso lavoro contrappuntistico di Perez ne ha mostrato più il lato colto europeo che non l'apetto latineggiante. Il settantasettenne Shorter, pur malservito dall'amplificazione, ha mostrato una vena introspettiva e sperimentale ancora pulsante e spumeggiante. Un gruppo formidabile, lontano da qualsiasi classificazione pre-costituita e alla costante ricerca di soluzioni nuove e personali.    

 
 
 

AI POLITICI NON PIACE LA MUSICA

Post n°1539 pubblicato il 29 Giugno 2010 da pierrde

Suoni e 

Visioni 2010

Dopodiciannove anni di storia gloriosa, nei quali la manifestazione ha assunto unruolo centrale nella proposta musicale nazionale, “Suoni e Visioni” è statacancellata con una secca dichiarazione rilasciata il 28 aprile al quotidiano LaRepubblica dall’assessore alla cultura e vicepresidente della Provincia diMilano, Novo Umberto Maerna (PdL).

“Suoni e Visioni” era nata con lo scopo di rappresentare una frontieraartistica in cui legare l’alta qualità musicale con l’universo dell’immagine,per un legame simbiotico e interdisciplinare, di stretta relazione tra i duecampi, nell’elaborazione dei generi e nell’incontro dei linguaggi: un festivaldi ricerca e di indagine fuori dal perimetro commerciale, con molti spettacolie performance nati appositamente e in esclusiva per la nostra rassegna, oraridotta al silenzio da un nuovo esempio di cattiva politica e diamministrazione sorda, indifferente al ruolo di proposizione culturale.

Nellasso di tempo – ormai quasi un anno – intercorso dal suo insediamento, nél’Assessore, né dirigenti della Provincia o suoi assistenti, hanno mai indicatola volontà di chiuderci e neppure è stato mosso alcun rilievo circa i contenutiospitati nelle diciannove edizioni sinora approntate. E nemmeno è statorigettata alcuna ipotesi disegnata per il 2010: frutto di sollecitazioni erichieste periodiche, le scalette di concerti e appuntamenti opzionati perl’edizione numero venti (Natalie Merchant, Alan Stivell, Henry Threadgill, eHairy Bones, il nuovo progetto di Peter Brotzmann erano tra gli artistitrattati, a ribadire la trasversalità, lo sguardo a 360° garantito sempre da“Suoni e Visioni”), sono state raccolte e messe in un cassetto.

Nel segnalare difficoltà di bilancio, ci è maistato chiesto di provvedere a un’edizionein economia e sicuramente tutte le soluzioni individuate andavano in tal senso,con un brusco, sostanziale taglio dei costi (nei preventivi superiore al 60-70%rispetto al 2009).

Untale rigore non è bastato, a dimostrare che la volontà non andava certo nelsenso di un salvataggio di “Suoni e Visioni”, ma di un suo ingiustificatoazzeramento: ancora più grave se si considera che dal 1991 giunte e assessoridi diverso colore politico si sono succedute, senza mai mettere a rischio losvolgimento della rassegna. Tali scelte, miopi e prive di alcun criterioartistico, non sono mai state comunicate (o discusse) a chi il festival l’haideato e diretto sin dalla sua fondazione: e ora la città, gli appassionati,gli operatori del settore e la critica che ci hanno sempre robustamente eaffettuosamente sostenuti, sono privati di una voce che nel tempo è stata distimolo, suggerimento per tante altre manifestazioni.

Ilfuturo messo così duramente a repentaglio è ancora fosco e incerto, ma ogniimpegno sarà profuso, anche senza il sostegno della Provincia di Milano, permantenere e rilanciare il marchio e lo spirito di “Suoni e Visioni”: che non èproprietà esclusiva di un assessore, ma appartiene ai musicisti, al pubblicoche li ha ascoltati e applauditi, a chi l’ha pensata e guidata con passione inquesti anni.

Enzo Gentile (ideatore e direttore artistico ditutte le diciannove edizioni)


Giusto per fornire una sommaria, rapida e incompleta panoramica sugli artisti ospitati a “Suoni e Visioni”, spesso inesclusiva o per la prima volta in Italia, ecco un elenco indicativo, in ordinecronologico: Philip Glass, Abdullah Ibrahim, Terry Riley,  Steve Reich, John Lurie/Lounge Lizards,Elvis Costello, Jan Garbarek, Chieftains, Michael Nyman, Penguin Cafè Orchestra,Diamanda Galas, Italian Instabile Orchestra, Joe Jackson, Bill Frisell, HenrykGorecki, Kodò, Baden Powell, Klezmatics, Arvo Part, Fugs, John Cale, DervisciRotanti di Konya, Ludovido Einaudi, Goran Bregovic, Bert Jansch, Bang on a Can,Compay Segundo, Enrico Rava/Richard Galliano, Wim Mertens, Balannescu Quartet,Angelique Kidjo, Joan La Barbara, Bryan Ferry, Youssou ‘N Dour, Marc Ribot,Renè Aubry, Mick Taylor, Popa Chubby, Archie Shepp, Elliott Sharp, Don Moye,John Surman/Jack De Johnette, Brian Eno, Nigel Kennedy, Manu Dibango/RayLema, Orchestra Baobab, Jon Hassell, Randy Newman, Meredith Monk, Hot Tuna,Nicola Piovani, Antony and the Johnsons, Bobby Previte,  Pink Martini, Tuxedomoon, Adrian Belew,Toumani Diabate, Robert Plant, Anthony Braxton/William Parker, Dirty DozenBrass Band, Trilok Gurtu, Hector Zazou, Natasha Atlas, Fatima Miranda, BillLaswell, Evan Parker, Roscoe Mitchell/Wadada Leo Smith, Bettye Lavette, TomVerlaine, Richard Thompson, Tony Levin, Omar Sosa, Donovan, Eric Andersen, FredFrith, Seun Kuti, David Byrne, Scott Matthew, Kurt Rosenwinkel, Bat for Lashes.

Un viaggio che non può, non deve concludersi qui…    

 
 
 

AMBRIA JAZZ: UN PICCOLO GRANDE FESTIVAL

Post n°1538 pubblicato il 27 Giugno 2010 da pierrde
 
Tag: NEWS

ambriaJazz è un festival di musica jazz e contemporanea con i migliori artisti italiani einternazionali.Si tiene in Valtellina tra la fine di luglio e l’inizio di agosto in varie località della provincia diSondrio, valorizzando zone di interesse paesaggistico ed etnografico (Ambria a 1200 m. di quotain Comune di Piateda, da cui il festival prende il nome, il Lago della Casera ad Albosaggia), edificistorici (Castello Grumello a Montagna, Palazzo Martinengo a Sondrio, Castello Paribelli ad Albosaggia), importanti testimonianze di architettura industriale (la centrale liberty ENEL di

Boffetto a Piateda), che divengono luoghi degli eventi artistici.
ambriaJazz è organizzato dal Comune di Piateda in collaborazione all’associazione culturale
ForteMente con i Comuni di Sondrio, Montagna, Albosaggia e Chiavenna e con ENEL Green
Power in qualità di main sponsor.
Il festival è giunto alla sua seconda edizione. Quest’anno nel cartellone, tra gli altri artisti, figura
anche Paolo Fresu, musicista di fama internazionale, direttore artistico del festival internazionale
Time in Jazz di Berchidda in Sardegna con il quale ambriaJazz è in collaborazione ufficialmente
dal 2009 con progetti di coproduzione originali

IL PROGRAMMA
24 luglio, Miniera La Bagnada, Comune di Lanzada
ore 17.00 “Non posso riposare” Roberto Bartoli Contrabbasso –
Paola Sabbatani Canto e Fisarmonica
29 luglio, Centrale ENEL Boffetto, Piateda
ore 20,30 duo Nadia Braito & Giuseppe Grillo Della Berta voce & chitarra
ore 22.00 duo Paolo Angeli & Hamid Drake chitarra preparata sarda e percussioni-batteria
30 luglio, Castello Grumello, Montagna
ore 20.30 spettacolo teatrale di Cada Die Teatro Cagliari e Tommaso Novi, per pianoforte e
fischio. Produzione originale Time in Jazz Berchidda Ca da Die Teatri Cagliari in coproduzione con
ambriaJazz2010
ore 22.00 Gatti Mèzzi Tommaso Novi pianoforte voce e fischio, Francesco Bottai chitarra voce
31 luglio, Ambria, Piateda
ore 12 Giuseppina Casarin - Storie di acqua, concerto di canti popolari.
Letture in Dialetto di Ambria a cura di Luigi Zani
31 luglio, Giardini di Palazzo Martinengo, Sondrio
ore 19.30 Masked Marvels, marching band in parata da piazza Garibaldi ai Giardini attraverso
Scarpatetti.
Ore 21,30 BRASS BANG!, quartetto di fiati.
Paolo Fresu (tromba), Gianluca Petrella (trombone),
Steven Bernstein (tromba), Marcus Rojas (basso tuba)
1 agosto, Castello Paribelli – Albosaggia
ore 20,30 Radio Ritmo Concert Giambattista Giocoli, Lorenzo Meo, Stefano Bussoli
ore 22.00 Concerto “Terre di Mezzo” Quartetto Jazz – Emiliano Rodriguez sax –
Luciano Biondini Fisarmonica – Roberto Bartoli contrabbasso – Ettore Fioravanti batteria
3 agosto, Piazza G. Bertacchi - Chiavenna
ore 20,30 Ottavo Richter
ore 22,00“CANTODISCANTO – Tutto il Mondo è Paese”

Sulle ceneri di Valtellina Jazz e del piccolo Festival di Chiavenna è nato dallo scorso anno questo Ambria Jazz, improbabile e divertito gioco di parole con il maggiore evento italiano ma alquanto interessante nelle proposte e nella varietà delle locations. Se la scorsa edizione era già notevole trattandosi di una prima, il programma di quest'anno è di grande appeal considerando le risorse sempre scarse e le difficoltà in un ambiente chiuso culturalmente come la Valtellina. Grande merito all'impegno e alla passione di Giovanni Busetto, direttore artistico ma sopratutto fac-totum dell'evento. La sovrapposizione di date con la tre giorni finale di Clusone mi metterà in grande imbarazzo, ma concerti come la Brass Bang sono assolutamente imperdibili e irrinunciabili. 

 
 
 

APERITIVO IN CONCERTO: UNA SOLIDA CERTEZZA MILANESE

Post n°1537 pubblicato il 24 Giugno 2010 da pierrde
 
Tag: NEWS

Malinconicamente anche il sito di Suoni e Visioni, una rassegna milanese che spesso ha proposto nomi interessanti, annuncia lo stop per il 2010.

Ottime notizie invece provengono dal Teatro Manzoni: la ventiseiesima edizione di Aperitivo in Concerto è già definita, e, come sempre, il programma è di grande livello. Il direttore artistico Gianni Morelenbaum Gualberto aveva in previsione anche un omaggio a Bill Dixon , con l'Exploding Star Orchestra, Rob Mazurek, i Chicago Underground e i Sao Paulo Underground, oltre naturalmente al grande trombettista.  Il destino purtroppo ha deciso diversamente. Ecco qualche stralcio dal comunicato di presentazione del programma:

La rassegna prodotta e organizzata al Teatro Manzoni di Milano da Mediaset e Publitalia '80 rappresenta da anni un caso ben particolare. Innanzitutto perché è interamente sostenuta e finanziata da fondi privati (fatto, purtroppo, ancora non frequentissimo, in Italia); perché ha sin dai suoi esordi (inizialmente più attenti alla musica accademica europea) puntato su nuovo repertorio e nuovi interpreti; perché da anni conduce un’esplorazione attenta e approfondita del processo di globalizzazione all’interno del mondo musicale, offrendo testimonianze preziose di linguaggi nuovi o riscoperti, di sincretismi, di contaminazioni e delineando un inedito panorama della creatività musicale internazionale ai nostri giorni.

         La ventiseiesima edizione di “Aperitivo in Concerto” ha dato particolarmente spazio al ritorno delle orchestre nel mondo della musica improvvisata, a quelle che all'epoca dello Swing venivano definite infernal machines, macchine infernali da ritmo. Sulla scia di maestri come Gil Evans, Bob Brookmeyer, Bill Holman, Bob Florence, Maria Schneider e altri, autori di eccezionale bravura e di sbrigliato estro creativo come l'israeliano Avi Lebovich (14 novembre), il pluripremiato canadese Darcy James Argue (21 novembre), il danese Pierre Dørge (con la storica e colorita New Jungle Orchestra, con ospite speciale il leggendario sassofonista John Tchicai, 13 marzo), gli americani Travis Sullivan con la Björkestra (straordinario progetto orchestrale esclusivamente dedicato alle musiche di Björk, con ospite speciale il grande trombettista Dave Douglas, 5 dicembre) e Andrew Durkin con Industrial Jazz Group (orchestra californiana semplicemente spettacolare per virtuosismo e impatto teatrale, 6 marzo), danno vita a un pensiero musicale colto e coinvolgente al tempo stesso, in grado di attingere ad ogni linguaggio musicale e di esprimersi con un affascinante livello di creatività.

         Grande attenzione è stata data ad artisti che si sono distinti per la capacità di rinnovare il repertorio improvvisativo contemporaneo, sia come autori che come interpreti, pur mantenendo una singolare capacità di dialogare con il pubblico nonostante la grande sofisticazione del proprio eloquio musicale. Un compositore e strumentista di vaglia come il contrabbassista Ben Allison (affiancato da trascinanti virtuosi come la violinista Jenny Scheinman e il tenorista Michael Blake, 6 febbraio); un clarinettista e creativo ricco di straordinarie risorse espressive come Matt Darriau, noto solista dei Klezmatics (in una sottile e arguta rilettura di una serie di “classici” degli anni Venti e Trenta, affiancata da musicisti come Frank London e Curt Hasselbring, 27 febbraio); un genio dell'improvvisazione come il grandissimo trombettista Leo Smith, che rilegge e reinterpreta quel “jazz elettrico” e funky inventato da Miles Davis (27 marzo); la versatilità, l'espressività, il virtuosismo lirico e straordinario dei 3 Cohens (23 gennaio), gruppo di ben noti strumentisti come Anat e Avishai Cohen, oggi fra i più popolari artisti della scena newyorkese e di Tel Aviv; la storica maestria di un gigante della musica del Novecento come il celebrato contrabbassista Charlie Haden, a capo di un gruppo come Quartet West, sofisticato autore e interprete di pagine che rendono omaggio agli anni noir della cultura californiana: tutti loro concorrono ad offire un acuto ritratto della nostra frastagliata ma eccitante contemporaneità.

         Com'è tradizione di “Aperitivo in Concerto” non manca un tributo alla grande storia del jazz: ritorna il leggendario pianista sudafricano Abdullah Ibrahim (30 gennaio), che guida il gruppo strumentale EKAYA: un gruppo di eccezionali virtuosi che rievoca le linee melodiche del canto popolare sudafricano, inserendolo nel contesto dell’improvvisazione jazzistica.

www.aperitivoinconcerto.com

 
 
 

JAZZ ON A SUMMER'S DAY

Post n°1536 pubblicato il 23 Giugno 2010 da pierrde
 
Tag: DAL WEB

 

In questo inizio d'estate, tra festival che vanno ad iniziare e altri che si spengono, mi piace ricordare uno dei primi e più importanti festival documentati con una pellicola cinematografica. Jazz On A Summer's Day è un capolavoro, un capostipite ed una assoluta goduria per tutti coloro che amano la musica jazz. Se su You Tube è possibile vederne spezzoni, oggi si può reperire abbastanza facilmente il dvd o la videocassetta con l'intero film. Il primo video che propongo documenta l'inizio della pellicola ed io trovo straordinariamente pertinenti le immagini baluginanti dell'acqua commentate dalla musica di Jimmy Giuffre. Il secondo video è invece il trailer del film con ampio spazio dedicato a Louis Armstrong. Interessante è la scheda dedicata all'opera su Wikipedia, che riporto in lingua originale.

Jazz on a Summer's Day (1960) is a documentary film set at the 1958 Newport Jazz Festival in Rhode Island, and filmed and directed by noted commercial and fashion photographer Bert Stern.

The film mixes images of water and the city with the performers and audience at the festival. It also features scenes of the 1958 America's Cup yacht races. The film is largely without dialog or narration (except for periodic announcements by emcee Willis Conover).

Also appearing are Buck ClaytonJo JonesArmando Peraza, and Eli's Chosen Six, the Yale College student ensemble that included later-legendary trombonistRoswell Rudd, shown playing Dixieland as they drive around Newport in a convertible jalopy.

Many performances ran long, so that the last act, Mahalia Jackson, did not appear on stage until after midnight, wowing the audience with The Battle Hymn of the Republic.

The movie was written by Albert D'Annibale and Arnold Perl. It was directed by Aram Avakian, Bert Stern.

In 1999, the film was selected for preservation in the United States National Film Registry by the Library of Congress as being "culturally, historically, or aesthetically significant".




 

Lineup :
 Jimmy Giuffre 3: Jimmy Giuffre, Bob Brookmeyer, Jim Hall
 Thelonious Monk Trio: Thelonious Monk, Henry Grimes, Roy Haynes 
Sonny Stitt and Sal Salvador
Anita O'Day 
George Shearing
 Dinah Washington 
Gerry Mulligan Quartet: Gerry Mulligan, Art Farmer
 Big Maybelle 
Chuck Berry 
Chico Hamilton Quintet
 Louis Armstrong and his All-Stars: Trummy Young, Danny Barcelona 
Armstrong & Jack Teagarden 
Mahalia Jackson

 
 
 

CHIUDE IL FESTIVAL DI CALGARY A DUE GIORNI DAL VIA

Post n°1535 pubblicato il 22 Giugno 2010 da pierrde
 
Tag: DAL WEB

In Italia tiene banco, almeno in rete e sui pochi blog degli appassionati e grazie all'appello della Sidma, la chiusura inopinata del Ceglie Open Jazz Festival. Se ne sono occupati Sergio Pasquandrea su http://ruminazioni.blogspot.com/ e Roberto, in maniera doviziosa e con una intervista a Pierpaolo Faggiano su http://jazzfromitaly.splinder.com/ . Più ne leggo e più mi convinco che la sciagurata scelta di buttare alle ortiche un patrimonio formidabile è di escusiva natura politica. Miopi e poco intelligenti, ma vincenti e investiti della "volontà popolare", sindaco e assessore tagliano un festival "costoso e per pochi" e promettono di sostituirlo con uno adeguato alle casse comunali ed ai gusti della maggioranza . Poveri noi, c'è da aspettarsi un surrogato di festival con nomi che nulla hanno a che vedere ne con il jazz ne probabilmente con un minimo di qualità. Suggerirei comunque ai volenterosi politici Pupo e Filiberto, garanzia di folla entusiasta, ed il mitico Enrico Fava di fiorelliniana memoria. Almeno, in entrambe le proposte, si ride.....  




Incredibile anche quello che è successo a Calgary, Canada.

Ieri avrebbe dovuto iniziare il festival che nell'arco di sette giorni proponeva diversi nomi, molti anche di livello assoluto (Chick Corea, Cedar Walton, Joshua Redman....). Invece sabato gli organizzatori hanno proclamato il black-out: troppi debiti pregressi dalle scorse edizioni, poche prevendite, pochi finanziamenti ed il grosso timore di dover sospendere il festival dopo i primi concerti. 

Inconcepibile però che si sia arrivati a festival organizzato ed ad un soffio dal via per accorgersi di tutti questi problemi. La cronaca dei fatti ed i risvolti della vicenda sul blog a tema jazzistico del quotidiano di Ottawa.  http://communities.canada.com/ottawacitizen/blogs/jazzblog/default.aspx

 
 
 

CAROLYN CARLSON BLUE LADY: DA ARTE' WEB

Post n°1534 pubblicato il 21 Giugno 2010 da pierrde
 
Tag: DAL WEB

Filmé le 18/06/2010 à La Maison de la Danse de Lyon
    Description

    Blue Lady, solo mythique de Carolyn Carlson créé en 1983, a laissé des images inoubliables dans le monde entier. Créé dans le cadre de la Fenice de Venise, c'est un jalon dans la carrière de celle qui est devenue une figure marquante de la nouvelle danse française.

    Blue Lady Revisited, c'est une histoire de transmission : le coup de maître de la Carlson aura été de confier spécifiquement son solo à Tero Saarinen -un événement inoubliable de la Biennale en 2008. Profondément liés par un regard artistique commun, la même esthétique, leurs origines finlandaises, Carolyn et Tero se répondent comme le yin et le yang.

    Ce n'est pas un hasard et c'est avec beaucoup d'émotions que la Maison de la Danse de Lyon ressuscite, à l'occasion de ses 30 ans, cette ?uvre inoubliable.

    "Saarinen retrempe la chorégraphie dans une modernité salutaire. Chacun de ses gestes, chacun de ses doigts, chaque parcelle de son corps est habité par Blue Lady. Et grâce à lui, cette quête poétique sur les âges et les humeurs d'une femme, devient une magistrale et bouleversante réflexion sur le métier de danseur." Ariane Bavelier, Le Figaro

    Nel corso della sua carriera Carolyn ha a lungo collaborato con musicisti jazz: si ricorda il sodalizio artistico e umano con Michel Portal e le splendide musiche scritte per lei da John Surman. Grazie ad Artè Live Web è possibile godere dell'intero spettacolo, oltre un'ora, andato in scena venerdi' sera a Lione .

    Ricordo che sul sito di Artè si possono vedere moltissimi concerti jazz con grande qualità audio e video. Un sito da consultare spesso.

    http://liveweb.arte.tv/fr/video/Carolyn_Carlson_a_la_Maison_de_la_Danse_de_Lyon/

       
     
     
     

    AUGURI A JAZZITALIA PER I 10 ANNI DI LAVORO

    Post n°1533 pubblicato il 20 Giugno 2010 da pierrde
     
    Tag: NEWS

    il 20 giugno 2000, iniziava l'avventura di Jazzitalia. Oggi, a distanza di 10 anni, siamo ancora qui a rendere disponibile uno strumento utile per chiunque voglia far conoscere il proprio lavoro nell'ambito della musica Jazz, per chiunque voglia essere aggiornato sulle evoluzioni, le tendenze, le novità di questo mondo musicale.

    Grazie al contributo volontario di tanti collaboratori di cui alcuni oramai consolidati, Jazzitalia contiene oggi più di 7000 tra intervisterecensionilezioniarticoli nelle varie sezioni, oltre a più di 34000 schede di concerti15000 comunicati stampa10000 indirizzi, e poi ci sono i quasi 300 J-Blogs, una Gallery con più di 6000 tra foto e disegni, oltre 1500 schede di artisti12000 annunci13 forum con più di 10000 post, la Newsletter con 4000 iscritti, i già più di 1000 video selezionati da You Tube, più di11000 sample audio, la nuova sezione completamente dedicata a New York realizzata con la collaborazione di Roberta Zlokower, editore del magazineRobertaOnTheArts.com, una grande esperta di New York che vive nei pressi di Times Square. E' una giornalista, un membro della prestigiosa giuria del Drama Desk, oscar dei musical di Broadway, è un'esperta di jazz, balletto, opera, arte e, infine, è anche una persona molto cordiale. La sezione dedicata a New York, attivata ad inizio marzo, è stata già visitata più di 6000 volte. Vi si può trovare una selezione dei principali jazz club, negozi di musica ed eventi della Grande Mela...

    Jazzitalia fino ad oggi è stato visitato più di 52 milioni di volte per un totale di più di 137 milioni di pagine consultate.

    Cosa attendersi da Jazzitalia nel futuro? Andremo avanti su vari fronti: innanzitutto struttureremo sempre meglio la nostra redazione individuando precisi riferimenti, amplieremo lo spettro musicale di competenza cercando anche in altre musiche selezionate dal mondo afro-americano, daremo più spazio ai contenuti multimediali, modificheremo il layout per renderlo fruibile anche attraverso i dispositivi mobili e…valuteremo anche la possibilità di istituire un Award! Insomma, seguiteci ;-)

    Non possiamo però non chiudere con una riflessione purtroppo amara. Viviamo un periodo non certo felice per la cultura. Tagli ovunque e comunque, senza spesso cognizione di causa, stanno rendendo la storia di molte manifestazioni difficilmente sostenibile. E quello che più rammarica, è che poi di molte di loro si perderà traccia, nell'indifferenza di chi c'è e di chi ci sarà domani a cui rimarranno delle fotografie, degli articoli, dei ricordi. Lavoriamo tutti per fare in modo che tutto ciò non decada, e offriamo a chi ha lavorato tanti anni spesso per pura filantropia il nostro sostegno. Diamo voce e facciamo sì che tutto ciò continui in attesa di tempi migliori.

    Marco Losavio
    Jazzitalia Director - Publisher

    Un caloroso in bocca al lupo a Marco anche da parte mia, consumatore quotidiano e appasionato del sito e, per un periodo, anche collaboratore. Il sito è a mio parere molto ben strutturato e ricchissimo di spunti. Potessi avanzare una richiesta di miglioramento la individuerei nel campo della presentazione grafica e dell'immagine. Ma sono aspetti secondari che non inficiano l'ottimo lavoro  della squadra di Jazzitalia. Auguri ragazzi e buon lavoro !

     
     
     

    ASCOLTATI IN ANTEPRIMA: HERBIE HANCOCK E LAURIE ANDERSON

    Post n°1532 pubblicato il 18 Giugno 2010 da pierrde

    Uscirà il 22 giugno "The Imagine Project" il nuovo disco di Herbie Hancock, 70 enne mito del piano e della tastiera mondiale, fresco vincitore di un Grammy con "River: The Joni Letters", uscito nel 2007. Anche questo progetto mostra l'ecletticità del maestro e si propone di unire le tante culture del mondo attraverso il canto e la musica. A Image Project collaborano una dozzina di star di tutto il mondo come il cantante pop Pink, il chitarrista Jeff Beck, la sitarista Anoushka Shankar, il gruppo di folk irlandese Chieftains e il rocker colombiano Juanes e poi ancora Marcus Miller, Wayne Shorter, Dave Matthews, Peter Gabriel, Chaka Khan e molti altri. (Fonte: BintMusic)

    Hancock ha un rapporto smaliziato e duraturo con la musica di consumo iniziato negli anni 70 con gli album di funky Future Shock e Head Hunters, per non parlare di Watermelon Man, un brano del 1962 più volte ripreso in chiave r&b, gospel e cha-cha-cha e infine riproposto e trasformato anche dai dj. L'album precedente, dedicato a riletture di brani di Joni Mitchell, era certamente più ispirato,  per quanto sicuramente sopravalutato  tanto da essere premiato fino alla saturazione. The Imagine Project è invece un prodotto esclusivamente commerciale, molto patinato e ben costruito: grandi voci, ottimi musicisti, tanti ospiti, temi famosi e naturalmente nessuna traccia di musica jazz. Un magnifico album per le radio americane, che mieterà consensi e nuovi premi. Musicalmente senza nessuna pretesa non aggiungerà nulla all'immagine di Herbie ma ne consoliderà fama e fatturato. In un recente polemico intervento su Il Giornale della Musica (che consiglio di leggere a prescindere dalle polemiche), Carlo Boccadoro istituisce la figura dei "bamboccioni acustici", persone che usano farsi "cullare" e "coccolare" dalla musica, escludendo dalla fruizione  qualsiasi utilizzo della materia celebrale: ebbene, questo album sembra rivolgersi a questa categoria di ascoltatori oltre che a tutti coloro che fanno della musica un mero accessorio di sottofondo.


    Nove anni dall'ultimo album in studio (“Life on a string”), otto anni dall'ultimo disco dal vivo (“Live in New York”) e tre dalla riedizione per il 25esimo anniversario di un suo storico lavoro come “Big science”. Ora Laurie Anderson ha deciso di pubblicare il suo nuovo capitolo discografico “Homeland”, uscita che giunge dopo un tour di presentazione iniziato già alla fine del 2007: proprio nella dimensione live le canzoni hanno cambiato numerose volte forma, convincendo l'artista statunitense a posticipare in diverse occasioni l'uscita. L'album, co-prodotto con Lou Reed (ufficialmente suo marito dal 2008) e Roma Baran, dura 66 minuti e si segnala come il più lungo mai composto dalla Anderson: alla realizzazione hanno partecipato ospiti come John Zorn (sassofono in “Bodies in motion” e “The beginning of memory”), Kieran Hebden aka Four Tet (tastiera in “Only an expert”) e Anthony Hegarty di Anthony and The Johnsons (voce in “Strange perfumes”). Fonte : Rockol.it

    La musica di Laurie Anderson è costante nella sua apparente immobilità: tappeti elettronici, leggere micro-variazioni, utilizzo della voce filtrata da computer, melodie semplici e per lo più fulminanti, strumenti ridotti all'osso. Non a caso l'album esce accompagnato da un dvd: la musica è solo una parte della performance dell'artista. Nella fattispecie il progetto è stato a lungo testato dal vivo, e giunge in studio ben rodato e smussato e rispetto agli album precedenti, molto più ricco musicalmente. Testi ispirati da una disperata e disincantata ironia: Bush e l'Irak, la condizione dell'America, il privato, la disillusione. Importanti e imprescindibili quanto la musica, sono il vero marchio di fabbrica di Laurie Anderson, più ancora dell'utilizzo dell'elettronica. Per chi come me ha sempre apprezzato il micro-cosmo musicale della Anderson si tratta di un album intrigante e assolutamente apprezzabile. Arrangiamenti insolitamente ricchi, varietà di soluzioni, temi a presa rapida uniti ai testi, urticanti o sconsolati, contribuiscono al fascino speciale racchiuso nella voce di Laurie. Ho solo un appunto al progetto: la copertina, a mio parere decisamente brutta anche se con un preciso riferimento all'alter ego maschile della voce della protagonista. Chi ne ha sempre criticato la staticità troverà conferme alle proprie opinioni, ma  ciò non toglie che Homeland rappresenti una novità discografica da ascoltare assolutamente.  

     
     
     

    E' SCOMPARSO BILL DIXON

    Post n°1531 pubblicato il 17 Giugno 2010 da pierrde
     
    Tag: NEWS

    Il trombettista, compositore e pittore Bill Dixon è scomparso la scorsa notte nel sonno nella sua casa nel Vermont dopo due anni di malattia. Figura straordiaria per lungimiranza e coerenza, Dixon aveva pubblicato nello scorso autunno un album con dvd, Tapestries For Small Orchestra, tra i migliori in assoluto del 2009.

    Per rendere omaggio al grande musicista riprendo la mia recensione dell'album pubblicata sulla e-mail-zine Jazz Colours, anno III numero 3, mese di marzo (un grazie al responsabile Antonio Terzo per la concessione)

    La figura di Bill Dixon ha un’aura del tutto speciale: trombettista e pianista, compositore, pittore, insegnante, artista visivo . A ottantaquattro anni compiuti è una delle figure più luminose e importanti del panorama jazzistico mondiale, quasi che l’età non influisca sulle sue capacità creative che, al contrario, appaiono ancora in piena spinta propulsiva. Nel novembre scorso è uscito questo cofanetto per Firehouse 12 che raccoglie due compact disc ed un dvd. La musica scritta da Dixon è per un organico alquanto singolare: cinque trombe con flicorni, cornette ed elettroniche (Dixon, Mazurek, Graham Haynes, Stephen Haynes, Taylor Ho Bynum), un clarinetto basso (Michel Conte), un violoncello (Glynis Loman), un contrabbasso (Ken Filiano) ed un percussionista impegnato su più strumenti (Warren Smith). La scrittura di Dixon è complessa ed attenta ad ogni sfumatura; vengono privilegiate le situazioni d’assieme con ricchezza di incastri e timbri, e grande varietà di soluzioni, mentre, curiosamente, sono praticamente assenti gli spazi solistici che normalmente danno il valore aggiunto ad una formazione jazz. D’altronde le composizioni rappresentano un unicum ricco di riferimenti e atmosfere più vicine alla musica contemporanea che non al jazz, del quale viene comunque mutuato il feeling, poi stemperato ed amalgamato con mano ferma fino a raggiungere una profondità musicale ricca di spiritualità e di valori. La realizzazione del cofanetto è stata resa possibile dal finanziamento della LEF Foundation’s Contemporary Work Fund e supportata dal Festival Of New Trumpet Music. Le riprese del video raccontano i tre giorni di lavoro dell’ensemble negli studi della Firehouse 12, documentando come mai prima il lavoro di scambio, di assemblaggio e di confronto fra i musicisti con interviste esclusive e con le immagini delle registrazioni audio che fanno ben intendere i complessi movimenti interattivi dei cinque trombettisti. Prima di essere musicista Dixon è stato ed è pittore, e questo influenza molto il suo modo di comporre. La musica è tratteggiata con colori tonali e spazi che cedono al silenzio. Ogni brano è come una tela, con gli strumenti adoperati in maniera cromatica, quasi fossero pennelli per completare un quadro dalle tinte tenui ma compatte. Non c’è beat se non nelle iniziative estemporanee di Smith nell’unico brano (Phrygian II) dall’andamento inquieto e mosso . Tutte le altre composizioni sembrano invece paesaggi dalle lente mutazioni ma incantevoli per nitidezza e profondità. In questa ottica Allusions che apre il secondo dischetto è uno scrigno ripieno di meraviglie sonore: apre la tromba su un tappeto di elettroniche abilmente intersecato da contrabbasso, batteria e vibrafono. La tensione si mantiene per tutti i nove minuti senza cedimenti e senza che nessuno strumento prevarichi, tessendo probabilmente la composizione più intrigante dell’intero album. 

     
     
     

    STASERA REUT REGEV PER GLI APPASSIONATI BERGAMASCHI

    Post n°1530 pubblicato il 17 Giugno 2010 da pierrde

    Giovedì 17 giugno alle 23 al Modernissimo di Nembro arriva da New York Reut Regev. Nata e cresciuta in Israele, recentemente è stata votata come miglior nuovo talento dalla rivista All About Jazz e ha da poco realizzato il disco This is R*time che, oltre a dimostrare la sua straordinaria tecnica strumentale rende onore alle diverse influenze musicali dal Klezmer al Jazz d'avanguardia.

    Dopo aver girato in lungo e in largo gli Stati Unit,i è reduce da un trionfale tour europeo dove ha suonato al Berlin Jazz festival

    Reut Regev ha incominciato a studiare pianoforte all'età di 5 anni, per poi passare al trombone a 13 anni; ancora adolescente ha avuto l'opportunità di incrementare e misurare il suo talento con diverse big band jazz, confrontandosi con i migliori musicisti del panorama mediorientale; finito il ciclo di studi musicali e decidendo di dedicarsi esclusivamente al trombone si è trasferita a New York dove da dieci anni suona a pieno regime sperimentando diversi generi e possibilità sonore, dal jazz al funk al klezmer (musica delle sue origini) alla musica classica e contemporanea registrando dischi e facendo tour con nomi del calibro di Anthony Braxton, Frank London, Butch Morris, Joe Bataan, Firewater, Elliot Sharp, Dave Douglas, Metropolitan Klezmer e Hazmat Modine tra i tanti. 
    www.reutregev.com



    Il nome è tra i più nuovi in assoluto, la novità è evidente cosi' come la grazia e la bella presenza della musicista che ovviamente non guastano. Per gli appassionati jazzofili bergamaschi una ghiotta opportunità di vedere all'opera una delle protagoniste della new wawe newyorkese. Peccato l'orario; come al solito poca considerazione per chi lavora il giorno dopo...
     
     
     

    THE 2010 JAZZ JOURNALISTS ASSOCIATION AWARD WINNERS

    Post n°1529 pubblicato il 16 Giugno 2010 da pierrde
     
    Tag: NEWS

     


    Appena pubblicati i risultati del referendum della critica musicale americana, che riflettono il momento e la realtà della scena statunitense. Vecchi leoni e giovani promesse ben amalgamati in un quadro a mio modo di vedere piuttosto aderente ai valori effettivi. Interessante, e nonostante la mia personale diffidenza verso questo tipo di riconoscimento, utile per avere riferimenti sullo stato di salute del jazz americano. 

    The winners of the 2010 Jazz Journalists Association Awards were announced this afternoon in New York -- tweeted, no less!

    The big winners were Maria Schneider, Darcy James Argue, Joe Lovano and Vijay Iyer, based on the Twitter feed below:

    2010 Arranger of the Year award also goes to 
    Maria Schneider
    The results are in for Composer of the Year. The winner: it's 
    Maria Schneider
    The Jazz Journalists Association 2010 Musician of the Year is 
    Vijay Iyer
    Congrats to
     Darcy James Argue's Secret Society, your JJA 2010 Large Ensemble of the Year
    Darcy James Argue honored as Up-and-Coming Artist of the Year by the Jazz Journalists Association
    Joe Lovano Us Five just recognized as Small Ensemble of the Year for 2010
    The 2010 Record of the Year: 
    Folk ArtJoe Lovano, Blue Note Records
    JJA 2010 Tenor Saxophonist of the Year is the extraordinary 
    Joe Lovano
    Evan Parker is the 2010 Soprano Saxophonist of the Year
    The Jazz Journalists Association has just named 
    Gary Smulyan Baritone Saxophonist of the Year 
    Rudresh Mahanthappa has distinguished himself in a talented field of candidates to win Alto Saxophonist of the Year
    Roswell Rudd will be sliding home tonight as the 2010 Trombonist of the Year
    The competition was fierce, and 
    Terence Blanchard voted JJA's 2010 Trumpeter of the Year
    Clarinetist of the year 
    Anat Cohen is helping to keep the instrument alive in the jazz world
    2010 Flutist of the Year just announced: congratulations 
    Nicole Mitchell!
    Cyro Baptista has just been honored as the 2010 Percussionist of the Year
    Jazz marches to the beat of 
    Paul Motian, 2010 Drummer of the Year
    The award for Best Player of Instruments Rare in Jazz goes to Colombian harpist Edmar Castaneda
    He can hit it, but he won't quit it: 
    Stefon Harris is the Mallet Instrumentalist of the Year
    Dave Holland is the 2010 Bassist of the Year, and knows that low is the way to go
    Don't tell 
    Jim Hall, 2010 Guitarist of the Year, that guitar isn't a jazz instrument
    Violinist of the Year 
    Regina Carter is living proof that the strings can really swing
    Your 2010 Female Singer of the Year is 
    Roberta Gambarini
    The Jazz Journalists Association is handing out their 2010 award for Male Singer of the Year to
    Kurt Elling
    Congratulations to 2010 Organist of the Year 
    Dr. Lonnie Smith
    Kenny Barron is honored as the 2010 Pianist of the Year
    The winner of this year's Lifetime Achievement in Jazz Award: 
    James Moody. Congratulations!
    Pi Recordings wins the 2010 Record Label of the Year award
    Nate Chinen wins the Helen Dance–Robert Palmer Award for Review & Feature Writing
    Josh Jackson, host of The Checkout for WBGO.org, wins The Willis Conover–Marian McPartland Award for Broadcasting
    Best Jazz Book of 2010: 
    Thelonious Monk: The Life and Times of an American Original, Robin D.G. Kelley, Free Press
    The field grows, but Blog of the Year 
    Rifftides stands out
    2010 award for Best Liner Notes: 
    Dan Morgenstern for The Complete Louis Armstrong Decca Sessions
    2010 DVD of the Year: 
    Anita O'Day: Life of a Jazz Singer, AOD Productions/Elan Entertainment
    2010 Best Historical Recording/Boxed Set: 
    12 Nights in Hollywood, Ella Fitzgerald, Verve
    George Wein of New Festival Productions (& upcoming Carefusion NYC Jazzfest) is the 2010 Events Producer of the Year
    Lena Adasheva wins 2010 Photo of the Year. View the winning photo at http://www. jjajazzawards.org 
    AllAboutJazz.com, the 2010 Website of the Year

    2010 Periodical of the Year: Jazz Times 

     
     
     

    MI CREDO PICASSO MA NON CONOSCO LIGETI

    Post n°1528 pubblicato il 15 Giugno 2010 da pierrde
     

    Libri d'arte: La domanda a cui il critico d’arte Francesco Bonami cerca di rispondere, nel suo “Si crede Picasso” (Mondadori, pp. 132, 17 euro) è tra le più importanti che si possano porgere: come distinguere un vero artista? Domanda che potrebbe essere posta così: cos’è l’arte? E’ naturalmente una domanda importantissima, è un po’ come chiedere cosa fa di un uomo che scrive uno scrittore.

    La risposta di Bonami, curatore della Biennale di Venezia nel 2003 e di quella del Whitney Museum di New York di quest’anno, lascia aperti molti dubbi:

    Se uno prova a farci l’occhio, andando a mostre o visitando musei, inizierà a capire quasi automaticamente quali sono gli artisti veri e quelli falsi. L’opera d’arte realizzata da un vero artista suscita dentro di noi una sensazione completamente diversa da quella prodotta da un millantatore. Il finto artista, invece, “sarà capace di mettere al mondo solo cose con la forma e l’aspetto di un’opera d’arte ma prive di anima”. Insomma, non c’entra la bravura tecnica, la padronanza dello stile; o quanto meno non è del tutto necessaria

    Fonte : www.artsblog.it

    Si crede Picasso è l’ultimo libro di Francesco Bonami, dopo il successo de Lo potevo fare anch’io. Una galleria di quaranta artisti contemporanei noti al grande pubblico, da Joseph Beuys a Damien Hirst, da Louise Bourgeois a Gilbert & George sino all’immancabile Maurizio Cattelan. Bonami parte dall’assunto che esistano buoni e cattivi artisti, ovviamente, ma soprattutto artisti veri e altri che dell’artista hanno solo l’aura, l’atteggiamento o l’abbigliamento, ma che – insomma – artisti veri non sono. La differenza tra i primi e i secondi starebbe nella sincerità dell’opera, dunque i veri artisti – buoni o cattivi che siano – producono un’arte inevitabile, necessaria, e soprattutto con un’anima. Bonami l’arte contemporanea la conosce come pochi, ne è un’autorità internazionale. Le sue opinioni sono sempre interessanti e altrettanto spesso si accompagnano a battute fulminanti, per quanto lo stile sbarazzino e disinvolto “a tutti i costi” alla lunga divenga una iattura: come quando a qualcuno dicono che è simpatico e da allora non la smette più di raccontare barzellette. Meno cristallino, rispetto alle opinioni, è il metodo per dimostrarle, al punto che talvolta le argomentazioni che servono a fare di qualcuno un artista vengono adoperate per bocciare qualcun altro. Ma, si sa, nell’arte la scientificità non esiste, e allora teniamoci almeno le opinioni, che – per motivi che attengono più al territorio del gusto e dell’estetica che a quello della logica – funzionano benissimo. Il punto, però, è un altro, e cioè che sarebbe impensabile, almeno in Italia, un simile libro sulla musica contemporanea. Per almeno tre motivi, e nessuno dei tre rappresenta, diciamocelo, una bella notizia: 1) Il grande pubblico conosce Sigmar Polke, Gerhard Richter e Michelangelo Pistoletto, ma ignora – senza alcun senso di colpa – chi siano Ligeti, Andriessen, Hosokawa e Adams. Dunque, semplicemente, un omologo del libro di Bonami non si venderebbe. 2) I musicologi italiani si sentono orgogliosamente incapaci delle semplificazioni e degli sberleffi, piuttosto sono pronti a scrivere orrori tipo: “l’autore utilizza il materiale musicale in senso palindromo con una insistenza sul tritono e sulla riverberazione e la polverizzazione intervallare che si estrinseca in un riempimento frattale dello spazio diastematico” o similia. Magari nel corso di una conferenza su come avvicinare la musica al grande pubblico. 3) Parlar male di un compositore (a meno che non sia americano) è considerato un atto di lesa maestà. Il meglio che possa capitare all’autore dell’oltraggio è subire una raccolta di firme. Quando qualcuno pubblicherà (e venderà) un libro come quello di Bonami sulla musica di oggi, sarà dunque una buona notizia. In ogni caso

     

    Fonte : http://www.giornaledellamusica.it/blog/?b=37  dal blog di Emanuele Arciuli

     

    Un tentativo - librario - l'ha fatto (mutatis mutandis) Mario Gamba con i suoi "Questa sera o mai" (Fazi) e - con altro taglio - "Gli ultraterrestri" (Cronopio). La distanza tra la ricezione dell'arte contemporanea e quella della musica contemporanea è abissale e dipende da molti fattori. Di certo il dislivello risulterebbe meno profondo - e forse più confortevole - se l'ambito musicale contemporaneo non venisse spesso limitato ai soli compositori e esecutori di estrazione accademica, ma comprendesse anche musicisti, compositori, strumentisti, sperimentatori di ambito jazz, popular, elettronico, etc. E la cosa che fa sorridere è che ormai gran parte dei fruitori e delle persone che vivono il mondo musicale questa cosa non hanno bisogno di sentirsela dire, la vivono spontaneamente e senza sovrastrutture, ascoltando Morton Feldman e Mulatu Astatqe, Henry Threadgill e i Wilco con la stessa curiosità emotiva e culturale. Continuano a non accorgersene solo quelli che ne avrebbero più bisogno e, come dice giustamente Arciuli, quella sarebbe sì una buona notizia!

    Enrico Bettinello, in risposta al post di Arciuli

    "Questa sera o mai. Storie di musica contemporanea” di Mario Gamba, Fazi Editore.

    Una inedita, informale e brillante "guida all'ascolto" delle più significative esperienze contemporanee in campo musicale.
    Attraverso le proprie esperienze d'ascolto, finemente e piacevolmente narrate, Mario Gamba guida il lettore in un eccitante itinerario attraverso i migliori risultati della musica "alta" e del jazz di oggi. Secondo l'autore, per restituire all'ascoltatore il piacere della musica contemporanea, non ci si può esimere da una critica corrosiva delle istituzioni musicali, che in Italia - come in altri paesi - continuano a privilegiare da un lato un ormai ripetitivo repertorio classico, dall'altro i versanti più accademici e asfittici della musica d'oggi.
    Racconti di eventi, note polemiche, interviste, brevi saggi: gli scritti che compongono il libro scorrono l'uno dopo l'altro come elementi di uno stupefacente polittico, le cui figure si chiamano John Cage e Anthony Braxton, Arnold Schönberg e Miles Davis, Luigi Nono e Heiner Goebbels, Giorgio Battistelli e Cecil Taylor, Pierre Boulez, Bruno Maderna, Keith Jarrett e tanti altri, disciplinati e ribelli.
    Mario Gamba, giornalista del Tg3, collabora anche con "Alias-Il Manifesto" e con "L'Espresso".

     
     
     

    LA NOTTE DI KEITH JARRETT

    Post n°1527 pubblicato il 14 Giugno 2010 da pierrde
     
    Tag: DAL WEB

    Qualche settimana fa Radio France ha proposto una notte intera di trasmissioni dedicate al pianista di Allentown; Alex Dutilh ha proposto un ritratto in musica di Jarrett ripercorrendone la carriera dagli inizi sino al recentissimo album Jasmine in duo con Charlie Haden.

    Piatto forte del programma la registrazione integrale del concerto di Keith del 9 giugno 1972 in trio con Paul Motian e Charlie Haden. Quasi due ore di concerto con Jarrett che suona il pianoforte ma anche il sax soprano, il flauto e le percussioni. Musica lirica e ribollente e ancora oggi fortemente evocativa, sopratutto pensando che allora il pianista aveva solo 22 anni e ancora militava nel gruppo di Charles LLoyd. 

    Il concerto, assolutamente inedito, è ascoltabile in streaming cosi' come l'intera trasmissione radiofonica di Dutilh andando sul sito dell'emittente francese. Belle fotografie e copertine degli album rendono gradevole la lettura della pagina web.

    Link: http://sites.radiofrance.fr/francemusique/ev/fiche.php?eve_id=265000308

     
     
     

    ALEXANDRA GRIMAL - OWLS TALK (HOTE MARGE) 2010

    Post n°1526 pubblicato il 12 Giugno 2010 da pierrde
     

    Alexandra Grimal Tenore e soprano sax

    Lee Konitz alto sax

    Gary Peacock contrabbasso

    Paul Motian batteria

    Ad appena 26 anni e con solamente tre album alle spalle la giovane musicista francese firma un opera a più mani con tre giganti del jazz statunitense. E se il precedente "Seminare Vento" uscito solo poche settimane prima di questo Owls Talk era un album interessante, quest'opera disvela una sorprendente maturità strumentale e compositiva anche se non ancora una voce assolutamente personale. Quindici i brani presenti nel compact, equamente distribuiti tra vecchie e nuove composizioni e ripartiti tra tutti i musicisti. L'organico è variabile, non necessariamente sempre in quartetto, ma a seconda delle composizioni muta in duo, trio e si conclude in solo con il soprano della leader protagonista in Eclipse. L'apporto dei tre formidabili musicisti americani è assolutamente di sostanza e non di routine: ascoltare lo swing straordinario e perennemente up-tempo di Motian è costantemente un piacere per la mente e per il corpo. Sontuoso e impeccabile il contributo ritmico e melodico di Peacock, mentre Konitz duetta incessantemente con Alexandra, rivoltando linee melodiche con sagacia e temeraria maestria. Il piacere e la voglia di suonare dei tre grandi vecchi è biglietto da visita bastevole per apprezzare questo album, ma la Grimal ci mette molto di suo: accetta a viso aperto il dialogo con Konitz per sentieri impervi e rischiosi, porta il baricentro della musica su un piano squisitamente free-cool . Impovvisazioni libere armonicamente e melodicamente danno una impronta particolare a Owls Talk, fuori da schemi precostituiti a dispetto di molti temi dal  sentore post-bop. Il brano che da il titolo all'album è di pertinente bellezza, ma il quartetto da nelle due versioni di Awake ampia dimostrazione della capacità di non suonare mai lo stesso assolo. Fresco e sorprendente.

    V A L U T A Z I O N E :  * * * *   

     
     
     
     

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