Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre è possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembè di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco è possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Settembre 2010

TEMPI DURI

Post n°1620 pubblicato il 30 Settembre 2010 da pierrde
 
Tag: DAL WEB

L’Europarlamento ha approvato il Rapporto Gallo con 328 voti favorevoli, 245 contrari e 81 astenuti. Ma quale nuovo scenario delinea il semaforo verde al Rapporto Gallo in materia di proprietà intellettuale? Ecco cosa comporta l’approvazione da parte del Parlamento riunito in sessione plenaria a Strasburgo. Il Rapporto Gallo innanzitutto apre le porte alla dottrina Sarkozy (detta dei “tre colpi”: con sanzioni penali per chi scarica violando il copyright) in tema di tutela del diritto d’autore in rete; inoltre imprime una svolta nella lotta alla pirateria digitale.I deputati di centrosinistra denunciano che non vi distingue fra business illegali e uso privato. Il Rapporto Gallo, sposando la linea dura della Legge Hadopi francese, punta invece a mettere la pirateria online all’indice, in quanto causa danni economici non solo alle Major, ma anche ai dipendenti dell’industria dell’intrattenimento e agli artisti.a il dibattito sulla proprietà intellettuale è quanto mai aperto: c’è chi vuole tutelare ad ogni costo il copyright e chi considera obsoleto il diritto d’autore nell’era dei bit. L’associazione di Confindustria, Fimi, plaude al nuovo scenario in ambito europeo. Invece l’opposizione contesta “le misure di inasprimento penale contro gli utenti della rete” (Luigi Berlinguer del Pd) in quanto potrebbero porre ostacoli il diritto all’informazione e all’accesso ai saperi. In Francia il regista Jean-Luc Godard è a capo del fronte degli intellettuali per il “libero download“. Anche 140 gruppi e cantanti britannici (capitanati da Radiohead, David Gilmour dei Pink Floyd, Peter Gabriel e Mick Jones dei Clash) sono contro la cyber-repressione e a favore della ricerca di nuovi modelli di business.La nuova Europa che apre alla lotta contro la pirateria online dovrà dunque affrontare le divisioni culturali fra i detentori del copyright e i difensori dei cyber-rights? Presto per dirlo. Tuttavia la mancanza di distinzioni sul piano penale fra organizzazioni criminali e utenti casalinghi, è una novità controversa.



Pochissime considerazioni a caldo:
a) equiparare il ragazzino che scarica brani ad una organizzazione criminale è da idioti

b) i nostri parlamentari di centro-destra cosi' ossessionati dal diritto alla privacy per quanto concerne le intercettazioni telefoniche quando vanno a Bruxelles se ne dimenticano velocemente....

c) da un punto di vista pratico qualsiasi inasprimento è destinato a fallire, come si legge      nell'intervista a Guido Scorza, avvocato ed esperto di diritto ed internet :
 
http://www.wired.it/news/archivio/2010-09/24/l-armata-antipirateria-avanza,-con-qualche-scivolone.aspx


 
 
 

RIPARTENZE

Post n°1619 pubblicato il 29 Settembre 2010 da pierrde

 

 Riparte l’Atelier con la Prima milanese del duo Bosso-Salis, protagonista dell’album Stunt (Parco della Musica Records), che lo scorso anno ha vinto il referendum della critica italiana quale miglior Cd di jazz italiano. Salis, 60 anni compiuti nello scorso febbraio, e Bosso, uno dei più brillanti esponenti della generazione del trentenni del jazz italiano, si incontrano in un duetto nel quale prevale la libera improvvisazione, la capacità di ascoltarsi e di trovare, nel corso della performance, spunti comuni legati a standard ed evergreen che emergono dalla trama della musica.L’energia dei due musicisti confluisce in un incontro singolare proprio per la diversità poetica dei suoi protagonisti.Salis è un pianista e fisarmonicista unico, dal linguaggio personalissimo ed eterodosso, un improvvisatore assoluto che trae sonorità inusitate dai suoi due strumenti, oltre che un musicista di incredibile vitalità, sempre creativo e nemico di ogni routine. Ricerca creativa, energia e passione sono all’origine anche della musica di Bosso, un trombettista dalla trascendentale tecnica strumentale che si muove con personalità nell’ambito del modern mainstream, inserendosi in una tradizione jazzistica alla quale aggiunge elementi contemporanei e originali.Un duo di eccezionale impatto e assoluta imprevedibilità, che sa coinvolgere il pubblico uscendo da ogni schema consolidato

Sabato 2 Ottobre 2010 17,30

Auditorium Di Vittorio Camera del Lavoro

Corso di Porta Vittoria 43  -  Milano

 

STUNT

BOSSO - SALIS DUO

 

 

FABRIZIO BOSSO  tromba

ANTONELLO SALIS  pianoforte e fisarmonica

 

Libere improvvisazioni


 
 
 

JAZZ HOTEL

Post n°1618 pubblicato il 28 Settembre 2010 da pierrde
 
Tag: NEWS

Esiste, non è negli Stati Uniti, ma a Istanbul, ha aperto recentemente ed ha dodici camere ognuna con il nome di un grande del jazz. Tutto nell'hotel è in sintonia con la musica: arredamento, saponette, salviette, gadget, lampade, quadri, poster, copertine di album, biblioteca, discoteca e videoteca a disposizione degli ospiti, musica nelle camere a tema con il nome del musicista di riferimento. Insomma, una full immersion di dimensioni difficili da quantificare. Non c'è da stupirsi, nella splendida città turca si svolge dal 1986 un importante Jazz Festival nel mese di luglio che oramai ha visto sfilare i più grandi jazzisti americani, facendo diventare popolare la musica afro-americana e contribuendo alla crescita dei musicisti locali . Un nome su tutti, anche se difficilissimo da scrivere e pronunciare: Arto Tuncboyaciyan, percussionista e cantante dal timbro inusuale a lungo nel Zawinul Syndicate. Arto, di origini armene, è anche leader di progetti personali (Armenian Navy Band) nonchè autore di musiche da film (Armenia). Notevoli poi sono anche il pianista Farih Atakoglu ed il chitarrista Cenk Erdogan. 





 
 
 

UNA STORIA AMERICANA

Post n°1617 pubblicato il 27 Settembre 2010 da pierrde
 

E' da poco uscito per l'etichetta newyorkese Tzadik l'album Awakening del sassofonista romano Gabriele Coen e della sua Jewis Experience. Tzadik significa John Zorn, il geniale polistrumentista, discografico, manager, compositore dalla penna assai prolifica ma anche attento talent scout. La storia dell'album di Gabriele Coen è quasi da sceneggiato: vacanze americane nel 2009 con immancabile puntata allo Stone, il locale di Zorn a Manhattan. Sul palco c'è John che suona, e nell'intervallo, come nei copioni dei film più abusati, l'immancabile consegna del proprio compact senza peraltro nessuna illusione di sorta. Ma si sa, Zorn è genio imprevedibile e capriccioso, sicchè la mattina successiva il musicista romano riceve una mail entusiasta del patron della Tzadik che gli propone un contratto per la pubblicazione dell'album. Awakening è il prodotto finale di questa storia: 10 brani registrati con la band di Coen, Jewish Experience, in cui la musica klezmer incontra il rock ed il jazz nella migliore tradizione Tzadik. E mentre Zorn sta già pensando ad un nuovo progetto la soddisfazione del musicista italiano è comprensibile: mentre negli States i sogni diventano ancora realtà qui da noi gran parte dei musicisti non riesce a sopravvivere decorosamente.


Gabriele Coen: Soprano Sax, Tenor Sax, Clarinet
Lutte Berg: Electric Guitars
Luca Caponi: Drums, Vibes
Marco Loddo: Double Bass
Pietro Lussu: Piano
Special Guests
Massimo Coen: Violin
Simone Haggiag: Bongo, Congas, Daf
Benny Penazzi: Cello

 
 
 

CENSURA

Post n°1616 pubblicato il 26 Settembre 2010 da pierrde

In quasi cinque anni di vita su questo mio blog ci sono state discussioni, a volte anche accese e perfino scivolate sul piano personale, ma sempre su precisi argomenti affrontati comunque con competenza ed argomentazioni. Da una diecina di giorni qualcuno sembra aver preso di mira una musicista in particolare con commenti pretestuosi, a firma palesemente falsa ma sopratutto senza contenuti significativi ma solo scioccamente offensivi. Non è successo solo da me ma anche sul sito di Gerlando Gatto, A Proposito di Jazz, dove una intervista (datata maggio, cosi' come la mia recensione di addiritura oltre due anni fa) sempre con per soggetto la pianista Stefania Tallini è divenuta bersaglio del solito ignoto. Gerlando ha chiuso la possibilità di effettuare commenti a chi non ha un profilo identificabile. Io metto la moderazione ai commenti, in modo da tagliare in partenza la voglia di giocare al buontempone.

 
 
 

OFFICIUM NOVUM: L'INCANTO DELL'HILLIARD ENSEMBLE E DI GARBAREK

Post n°1614 pubblicato il 23 Settembre 2010 da pierrde
 

 

 Nel 1993 Manfred Eicher, patron della E.C.M. era alla ricerca di una idea per festeggiare adeguatamente i 25 anni di attività della sua etichetta, che ricorrevano l'anno successivo. Gli balenò l'intuizione di accostare il quartetto vocale inglese Hilliard Ensemble, votato alla musica sacra ed ad un repertorio del cinque-seicento, con il suono inconfondibile dei sassofoni del norvegese Jan Garbarek. Il connubio, vinte le iniziali perplessità, vide un summit tra i musicisti: l'ensemble scelse un brano del 500', Parce Mihi Domine di Cristobal De Morales. Il quartetto iniziò a cantare e Garbarek cercò di inserire il suo soprano improvvisando alcune frasi. Eicher rimase incredulo ed esterrfatto e propose ai musicisti di entrare quanto prima in sala di registrazione: nacque Officium, un album uscito nel 1994 e che divenne subito un caso. Da allora Garbarek e l'Hilliard periodicamente vanno in tournè, con concerti in tutto il mondo quasi sempre ubicati all'interno di chiese o monasteri. Da due settimane in contemporanea mondiale è nei negozi Officium Novum, terzo capitolo dell'avventura musicale, e l'appuntamento presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo costituiva l'unica data italiana. 
Consueto l'inizio spiazzante ed emozionante, con il solo Garbarek sul pulpito mentre i quattro cantori si avvicinano all'altare dai quattro diversi angoli della chiesa. Poi per oltre un'ora le voci creano una magia spazio-temporale, accompagnando l'ascoltatore in un viaggio nei diversi secoli della storia europea, unendo questa volta l'occidente all'oriente grazie alle bellissime composizioni dell'armeno Komitas Vardapet. Il nuovo album viene eseguito per intero, con nel mezzo la ripresa di qualche brano storico (Tres Morillas M'enamoran), lo struggente Most Holy Mother of God, brano appositamente scritto da Arvo Part per l'Hilliard ed un paio di composizioni di Garbarek ( ho riconosciuto We are the stars) che testimoniano lo sforzo di reciprocità e di incontro tra i musicisti. Non solo musica sacra con un sassofono a intercedere e intersecarne le linee vocali, ma ricerca di un terreno nuovo, di rinnovata collaborazione e di sperimentazione. Spesso Garbarek spariva letteralmente tra le navate o dietro l'altare, dando al suono del soprano una spazialità imprevedibile, a volte imitato dai quattro che camminando tra il pubblico e gli spazi vuoti caricavano ancor più il già forte impatto emotivo, destrutturando l'immagine dei concertisti separati dal pubblico e producendo vibrazioni di fortissima carica spirituale, bellezza sospesa, incantamento. La magia del quintetto si è ripetuta, portando arie nuove e maggiore varietà. A gran voce richiamati dal pubblico eseguono come bis lo struggente Remeber me My Dear, tratto dal secondo album Mnemosyne del 1998. Un concerto strepitoso, lontano da qualsiasi possibile classificazione, vicino a chi ricerca una forte valenza spirituale nella musica. 

 
 
 

A LOVE SUPREME

Post n°1613 pubblicato il 22 Settembre 2010 da pierrde
 

"Il jazz non interferisce con le apparenze, però vi devasta dentro. Il jazz è musica per terroristi dell'anima." (Luca Ragagnin, Pollo fritto a colazione, pagina 264, Un amore supremo)



Suona nei club di Harlem e di Broadway, all'ombra dei vulcani d'Africa, ma anche a Saturno (Alabama), a Montmartre e in Olanda, nella foschia e negli spazi interstellari. Lo si sente in Canada e in California, a Chicago, New Orleans, nei film polacchi, tra le carovane zingare. Lascia tracce nelle cliniche psichiatriche e nelle sartorie, nel letto di un fiume a New York e sopra un ponte entrato nella leggenda. Si sposta su navi, taxi, aerei, incontra James Joyce e Charlie Brown, è sempre carico di bottiglie perché la sua sete non accetta compromessi. Sotto forma di abito elegante compare al Casinò di Sanremo e fa distrattamente capolino sul palco del Festival. Tutto questo è il jazz, e dietro, in ordine sparso ma non troppo, ci sono i suoi uomini con le loro storie. Sul palco di Luca Ragagnin 64 pezzi che si scambiano le battute alternando assoli e orchestrazioni raffinate. Un "Amore supremo" è un libro jazz.

Basterebbero le sei pagine dedicate a Monk (Monk, pagina 68) a giustificare i 15 euro spesi per un libro bellissimo, spezzettato, vario, emozionante, divertente, caustico, amaro. Sessantaquattro storie, ognuna particolare e a se stante, tutte collegate nel grande fiume che scorre che è la nostra musica amata. Un libro scritto da un appassionato di jazz, che scorre come il jazz, che inebria e convince, conquista storia dopo storia, in un crescendo che sembra musica, e questo è il complimento più bello che si può fare ad uno scrittore che si occupa di musica.


TitoloUn amore supremo
AutoreRagagnin Luca
Prezzo€ 15,00

Dati2009, 311 p., brossura
EditoreInstar Libri  (collana I Dirigibili)

 
 
 

CONTAMINAZIONI CONTEMPORANEE A BERGAMO

Post n°1612 pubblicato il 21 Settembre 2010 da pierrde

Dopo il concerto di luglio dello Standards Trio di Keith Jarrett, la V edizione di Contaminazioni Contemporanee, festival organizzato a Bergamo dall’Associazione Verbo Essere in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Spettacolo, prosegue in settembre con altri appuntamenti di rilievo. Interamente dedicato sin dalla sua nascita al composito universo sonoro ECM, etichetta discografica che spazia dal jazz alla musica classica, da musiche di matrice folklorica a incontri fra differenti linguaggi, Contaminazioni Contemporanee proporrà diverse esclusive e anteprime nazionali, rinnovando la linea programmatica che da sempre contraddistingue questo significativo appuntamento con le musiche d’oggi.


 Martedì 21 settembre i sassofoni di Jan Garbarek, personalità tra le più originali del jazz del Vecchio Continente, e le voci dell’Hilliard Ensemble, quotatissima formazione che si muove con pari abilità tra musica antica e contemporanea, risuoneranno tra le navate della Basilica di Santa Maria Maggiore, in Città Alta. Nell’occasione, il musicista norvegese e il quartetto inglese presenteranno in esclusiva italiana Officium Novum, terzo capitolo discografico in comune, dopo Officium, che nel 1993 diede avvio ad uno dei più felici e sorprendenti sodalizi musicali degli ultimi decenni, e Mnemosyne del 1999. 

Il Teatro Sociale, sempre in Bergamo Alta, sarà quindi la cornice ideale delle due successive serate, in programma venerdì 24 e sabato 25 settembre, la prima delle quali avrà come protagonista il tedesco Stephan Micus, polistrumentista capace di creare paesaggi sonori di grande fascino grazie a strumenti etnici di disparata provenienza geografica e ad un uso particolarissimo della propria voce. Già ospite di Contaminazioni Contemporanee nel 2008, Micus eseguirà estratti dal suo nuovo album Bold As Light. Infine, sabato 25 si alterneranno due trii accomunati da un sofisticato approccio all’improvvisazione di estrazione jazzistica. Primo a scendere in campo sarà quello del pianista Stefano Battaglia, che con il contrabbassista Salvatore Maiore e il batterista Roberto Dani suonerà in anteprima i brani del suo prossimo lavoro discografico, la cui uscita è prevista per l’inizio del 2011. A seguire, la cantante Norma Winstone, figura di spicco sin dagli anni Sessanta del British Jazz che, insieme al clarinettista e sassofonista tedesco Klaus Gesing e al pianista Glauco Venier, si produrrà nel repertorio di Stories Yet To Tell, altro album ECM freschissimo di stampa.

 
 
 

ROLLINS/COLEMAN: LA FOTO

Post n°1611 pubblicato il 20 Settembre 2010 da pierrde
 
Tag: DAL WEB

Ornette Coleman, Roy Haynes, Sonny Rollins 

L'avvenimento del mese rimane il concerto per gli 80 anni di Sonny Rollins: svanito il video dopo poche ore di permanenza su You Tube ecco comparire almeno una (bellissima) fotografia dell'evento. Nuove cronache dell'eccezionale serata su :


 
 
 

CRITICI GENTILI E ULTRAS DA CURVA

Post n°1610 pubblicato il 19 Settembre 2010 da pierrde
 

Lo scambio di opinioni tra me e Sergio Pasquandrea a proposito di recensioni (vedi post Stroncature) pare sia stato clonato in tempo reale da altri jazz bloggers sulla rete. London Jazz, blog dal quale ripropongo la vignetta, si pone lo stesso interrogativo (Are jazz critics too kind ?) per giungere alle stesse conclusioni mie e di Sergio: il jazz è musica di nicchia, il compito del critico (nel mio caso, dell'appassionato) non è tanto quello di lavare panni sporchi in pubblico ma di promuovere i migliori album ed i migliori musicisti. Per i concerti o gli album meno riusciti, meglio il silenzio o in alternativa una critica motivata ma rispettosa. Sulla stessa linea Peter Bacon di Jazz Breakfast, che rifiuta l'etichetta di critico preferendo quella di recensore.


Poi naturalmente sui gusti personali è impossibile imbastire una discussione con parametri di giudizio comuni: basta leggere i quattro commenti ( cosi' a occhio ad opera della stessa persona) giunti tra sabato e domenica  su una mia recensione dell'album Maresia di Stefania Tallini di due anni fa (!). Affermare che Stefania è ottima pianista ma il jazz è altra cosa potrebbe aprire discussioni infinite: quale è allora il vero Jazz? Come stabilirne parametri e confini ? Discussioni cosi' sono vecchie almeno come la storia del jazz, e per chi voglia approfondire riporto a fine post un link sul quale dissertare. Per alcuni il jazz è morto con la fine dello swing, per altri con l'avvento del free. Di queste chiacchiere ne ho piene le tasche, per me il jazz è vivo e vitale, sicuramente molto più del rock o della musica classica che invece vivono una stasi molto evidente. Stefania è ottima pianista e pienamente inserita in quel concetto di musica jazz aperto alla contemporaneità e a tutte le sue diverse influenze. Chi pensa il contrario esprime legittimamente i propri gusti e le proprie opinioni ma, a mio parere, ha una visione limitata e parziale oltre che ingiustamente offensiva nei confronti della musicista. Credo sarebbe molto meglio esprimere la propria opinione in forma discorsiva e non come un ultras da curva.



 

 
 
 

LOUIS

Post n°1609 pubblicato il 18 Settembre 2010 da pierrde

 

E' uscito nello scorso mese di agosto negli Stati Uniti un film alquanto singolare, Louis, dedicato agli anni giovanili di Louis Armstrong. Dicevo singolare, perchè il film è muto ed accompagnato nelle prime tappe della tournè che ha toccato le più importanti città americane dai musicisti che suonano dal vivo durante la proiezione della pellicola: Wynton Marsalis, anche compositore delle musiche, con un ensemble di dieci elementi tra cui la pianista classica Cecile Licad. Un finto effetto seppia raffinatissimo ad opera del direttore della fotografia Vilmos Zsigmond (Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, Black Dahlia) introduce una storia ambientata ovviamente a New Orleans tra prostituite, bordelli, giudici corrotti ed il giovane Louis magnificamente interpretato da Anthony Coleman. La storia in parte segue l'autobiografia di Armstrong, in parte è inventata ed il film è a metà tra il musical di Broadway ed il biopic, con evidenti influenze chapliniane nel regista Dan Pritzker, che al momento sta già lavorando ad un nuovo progetto, sempre con l'apporto di Wynton Marsalis, dedicato al grande trombettista Buddy Bolden. 


 
 
 

A SPASSO PER IL WEB

Post n°1608 pubblicato il 17 Settembre 2010 da pierrde
 
Tag: DAL WEB

Per il fine settimana ecco una manciata di link per trascorrere piacevolmente qualche ora leggendo e ascoltando jazz:


* * Il 15 settembre ricorreva il 30° anniversario della morte di Bill Evans. Un lungo articolo di Doug Ramsey 
appreciation of Evans scritto per il Wall Street Journal ne ricorda la figura. Colgo l'occasione per segnalare anche questo interessante sito : 

* * Il concerto per gli 80 anni di Sonny Rollins con la partecipazione straordinaria di Ornette Coleman ha suscitato una moltitudine di commenti. Eccone una selezione:  

  • Buon week-end 

 
 
 

STASERA BOLLANI INTERPRETA GERSHWIN

Post n°1607 pubblicato il 16 Settembre 2010 da pierrde
 

giovedì 16 settembre 2010 20.30
Locandina
IL CARTELLONE

ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA

Stagione Sinfonica 2009-2010

 

Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

direttore, James Conlon

pianoforte, Stefano Bollani

 

 

George Gershwin

Concerto in fa per pianoforte e orchestra

- Allegro

- Adagio - Andante con moto

- Allegro agitato

 

 

Alexander Zemlinsky

Die Seejungfrau (La Sirenetta)

fantasia per orchestra da una fiaba di Christian Andersen

- Sehr mässig bewegt (Mosso molto moderato

- Sehr bewegt, rauschend (Molto mosso, fremente)

- Sehr gedehnt, mit schmerzvollern Ausdruck (m

olto trascinato, con espressione dolorosa)

 

Registrato il 23 febbraio 2010 al Parco della Musica in Roma


E' appena uscito l'album di Bollani con Riccardo Chailly che dirige la Gewandhaus

Orchestra nella meravigliosa Rhapsody In Blue, il concerto trasmesso questa sera

da Radiotre ripropone il pianista milanese in veste di concertista classico e sempre

alle prese con composizioni di George Gershwin. Ottima occasione per farsi un'idea

delle potenzialità del nostro.

 
 
 

STRONCATURE

Post n°1606 pubblicato il 16 Settembre 2010 da pierrde
 
Tag: DAL WEB

In un periodo in cui la recensione dell'evento musicale è divenuta rarità, sui quotidiani abbondano le presentazioni dei concerti ma scarseggiano i resoconti, trovare una garbata stroncatura ha l'effetto del miracoloso. Abituato a leggere tra le righe, a tanto ormai ci hanno abituato i critici di professione perchè non si può dire peste e corna di nessuno poichè tutti tengono famiglia, leggere una recensione negativa motivata e competente è lettura preziosa. Lo scrivente è Marcello Lorrai, per gli appassionati un nome ben conosciuto, l'artista invece è la flautista Nicole Mitchell, esibitasi martedi' sera al Teatro Manzoni di Milano nel quadro della rassegna Mi.To. Io al concerto non ero presente e di conseguenza non ho opinioni dirette da esprimere, ma apprezzo l'onestà di Lorrai.

Ma lunedì sera, il pubblico di Mito che riempiva il Teatro Manzoni, chi ha applaudito (con un calore che – abbiamo avuto la sensazione – ha persino un po' sorpreso i sette musicisti sul palco, il Black Earth Ensemble di Nicole Mitchell)? La Nicole Mitchell, che non è raro trovar considerata come un faro di creatività nelle nebbie del jazz di oggi, o addirittura come una figura in grado di indicare al jazz delle strade per il futuro? O ha invece più semplicemente applaudito una formazione che aveva proposto del garbato intrattenimento, forse non a caso in diversi momenti piuttosto corrispondente all'idea che un pubblico in gran parte non molto addentro può aspettarsi che della musica nera sia? Non è evidentemente di per sé un male che un set sia un caleidoscopio di di suggestioni diverse: il ritornello vocale della Mitchell e della cantante Ugochi che ricorda atmosfere alla Sun Ra; un riff che fa molto afrobeat; l'esposizione di un tema con un approccio hard bop; il passaggio classicheggiante; il momento cameristico/contemporaneo che si scioglie in improvvisazione jazzistica; il blues d'antan, con la tromba che gioca con la sordina: eccetera. Ma ci sono due problemi. Uno è che – e non è la prima volta che la Mitchell dal vivo ci comunica questa sensazione – tutto questo è un po' all'acqua di rose, e viene servito con una notevole mancanza di tensione, con una sorta – da parte della Mitchell, flautista fra l'altro non prodigiosa, piuttosto banale come improvvisatrice – di candida ingenuità. Il problema supplementare è che da quarant'anni siamo abituati a pensare alla musica che esce dall'Association for the Advancement of Creative Musicians di Chicago (la fucina che ha prodotto l'Art Ensemble - animato da un altro Mitchell, Roscoe - e Anthony Braxton) come fortemente innovativa e sperimentale: e dell'AACM Nicole Mitchell si è trovata ad essere addirittura la presidente. È dall'AACM che è arrivata la fortunata formula di “great black music”, per dire che è “grande musica nera” tanto il jazz che il reggae, la musica africana come Jimi Hendrix. Quella di Nicole Mitchell, per le tradizioni su cui lavora, è senza dubbio “black music”: quanto al “great” ci sarebbe un po' da discutere

Fonte : http://www.giornaledellamusica.it/blog/?b=74

 
 
 

BOUNCE WITH ME: ERROL GARNER

Post n°1605 pubblicato il 15 Settembre 2010 da pierrde

 


 Una serie di dipinti ad olio accompagnano il pianismo raffinato e swingante di Errol Garner creando una breve ma intensa sequenza in cui immagini e musica si compenetrano perfettamente. 

 
 
 
 

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