Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre è possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembè di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco è possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Novembre 2010

ASINI

Post n°1686 pubblicato il 30 Novembre 2010 da pierrde

Questi estratti da temi di saggio sono autentici: si tratta di un corso di storia del jazz per ragazzi del college americano con più di 18 anni che ha unicamente un valore formativo ricompensato con dei crediti scolastici. L'adesione è quindi facoltativa ma i risultati, a giudicare dal campionario di scempiaggini e corbellerie, non sono stati un granchè . L'elenco completo lo si può trovare su http://www.fyicomminc.com/jazzmen/jazzclass.htm

Qui mi limito a riportare alcune delle stupidaggini più simpatiche, alcune in italiano, altre in inglese perchè meglio rendono l'idea. Buon divertimento

 

Una cosa che mi ha confuso è Jelly Roll Morton. Ha suonato con i Red Hot Chili Peppers ? Non pensavo che ci fossero già allora.

Ho imparato molto su be-bop, Swing, fusion e droghe.

Ho provato rispetto per Miles Davis. Fu irremovibile nel rifiutare l'uso di droghe quando tutti cercavano di convincerlo.

Pensavo che il jazz fosse nato nel 1960, ma con mia grande sorpresa ho saputo che è iniziato nel tardo 18° secolo.

Un sacco di musicisti jazz neri erano di grande talento, il che probabilmente era dovuto dal fatto che non avevano niente da fare.

Dopo il corso la Tv ora è diventata più jazz per me.

La prima cosa che ho imparato nella storia del jazz è che Happy Birthday è il classico del jazz più suonato.

Sono rimasto sorpreso di conoscere musicisti con nomi strani, come Vilage Von Guard.

Mi piace il jazz più sui libri che sui dischi.

Nel corso del semestre la mia conoscenza del jazz è passata dal nulla a, praticamente, nulla.

Se Wynton Marsalis ha detto che il jazz è morto nel 1970, allora allora cosa sta suonando ?

Mi piace il jazz ma ho bisogno di qualcosa d'altro oltre ritmo, melodia e armonia.

"My favorite jazz has a bluesy, Mexican feel to it.”

"Chick Corea, Dizzie Gillespie, Bix Biderbeck, and the monk created the first cool group.”

"Some of the big jazz musicians we learned about were: Louis Armstrong, Duke, Charlie Gillespie, T. Mark, Ken Barns, Buddy Baldwin, Jellyroll Mortin, Sydney Bichai, Fats Waller, Earl Hines, and many many more.”

"Lennie Tristano and Lee Konitz were two guys who would sit down and enjoy cool jazz."

Troppo stupido per essere vero ? No, purtroppo è tutto documentato, ma credo non bisogna stupirsi troppo, cosa succederebbe se un analoga esperienza venisse fatta in Italia ?

Link di riferimento : 

http://communities.canada.com/ottawacitizen/blogs/jazzblog/archive/2010/11/20/bird-class.aspx

 
 
 

AND HIS MOTHER CALLED HIM BILL

Post n°1685 pubblicato il 29 Novembre 2010 da pierrde

William Thomas "Billy" Strayhorn (Dayton, 29 novembre 1915 – New York, 31 maggio 1967) è stato un arrangiatore, compositore e pianista statunitense, noto soprattutto per la sua trentennale collaborazione col compositore e direttore d'orchestra Duke Ellington, per il quale compose e orchestrò molti dei brani che resero famosa la sua orchestra.

Billy incontrò Duke Ellington nel dicembre del 1938, dopo un concerto tenutosi a Pittsburgh (Strayhorn aveva già assistio ad un concerto di Ellington nel 1933). Ebbe così l'occasione di illustrare a Ellington le sue idee sull'arrangiamento e di dimostrargliele in pratica. Duke fu tanto colpito da invitare altri membri dell'orchestra a sentire Strayhorn. Alla fine dell'audizione, chiese a Strayhorn di andare a trovarlo a New York alla fine del tour.

Fu l'inizio di un sodalizio trentennale, in cui Strayhorn funse da arrangiatore, compositore, pianista e collaboratore di Ellington, che lo ricordava così: "Billy Strayhorn era il mio braccio destro, quello sinistro, gli occhi che avevo dietro la testa; le mie onde cerebrali viaggiavao nel suo cervello, e le sue nel mio."

Non è facile distinguere il lavoro di Strayhorn nell'orchestra da quello di Ellington. Billy era un geniale compositore ed arrangiatore, ma sembrava gli piacesse rimanere all'ombra di Duke. Quest'ultimo si comortava protettivamente nei confronti del minuto, gentile e timido giovane, che l'orchestra aveva soprannominato "Strays", "Weely", e "Swee' Pea" ("pisellino").

Anche se ad Ellington fu in effetti attribuito molto del merito del lavoro di Strayhorn, egli non passò mai sotto silenzio il contributo del suo collaboratore, anche con dichiarazioni scherzose dal palco: "Strayhorn fa molto del lavoro, ma io faccio tutti gli inchini!".

Billy compose la sigla dell'orchestra, Take the "A" Train, e molti altri pezzi del suo repertorio, a volte come autore unico (Lotus Blossom, Chelsea Bridge, Rain Check) altre volte (Day Dream, Something to Live For) come coautore (con Ellington). Alcuni dei suoi pezzi (Satin Doll e Sugar Hill Penthouse) furono attribuiti al solo Ellington. D'altro canto Ellington accreditò a Strayhorn alcuni lavori di ampio respiro su cui i due avevano lavorato assieme (Such Sweet Thunder, A Drum Is a Woman, The Perfume Suite, The Far East Suite)

Come arrangiatore, Strayhorn lavorò su molte delle incisioni di Ellington, donando loro un tocco distintivo. Mentre Ellington scriveva direttamente per i solisti dell'orchestra, mettendo in mostra la personalità e il suono di musicisti del calibro di Johnny Hodges, Harry Carney, Ben Webster, Lawrence Brown e Jimmy Blanton, e giocando sui contrasti tra soli e sezioni per creare un suono orchestrale caratteristico, Strayhorn introdusse una scrittura più lineare e classica, contribuendo a consolidare gli obiettivi di Duke. Rispetto alla scrittura di Ellington, quella di Strayhorn tendeva ad essere più dolceamara, soprattutto nei pezzi scritti per il sassofono contralto Johnny Hodges.

Il lavoro di Strayhorn e Ellington sulla colonna sonora del film Anatomia di un omicidio portò la loro collaborazione ad essere riconosciuta, ed elogiata, anche al di fuori dell'ambito jazzistico.

Strayhorn prese posizione nelle lotte per i diritti civili degli afroamericani: amico di Martin Luther King, Jr., nel 1963 arrangiò e diresse "King Fought the Battle of 'Bam'" per l'orchestra di Ellington, all'interno dello spettacolo storico My People, dedicato a King.

Nel 1964 a Strayhorn fu diagnosticato un cancro all'esofago che lo avrebbe portato alla morte nel 1967 Ancora in ospedale, Strayhorn consegnò a Ellington la sua ultima composizione Blood Count. Duke la usò come introduzione del suo album in memoria di Strayhorn, …And His Mother Called Him Bill, che fu registrato molti mesi dopo la morte di Strayhorn.

Fonte : Wikipedia

 

La leggenda vuole che l'ultima composizione di Strayhorn, scritta appena un mese prima del decesso, avesse inizialmente il titolo di Blue Cloud, ma che poi vista la sua situazione clinica divenne Blood Count, un titolo amaro ed una melodia struggente che rende bene l'idea dal punto di vista di Billy.

Strayhorn ed Ellington furono legati da una affinità elettiva per più di trent'anni: Duke protesse Billy, dal carattere schivo e riservato, e lo tenne lontano dalle chiacchiere e dalle incomprensioni che un ambiente ostile e retrogrado avrebbe sicuramente riservato ad un intellettuale nero ed omosessuale. 

Quando Billy mori' il duca stette settimane chiuso in un muto e cupo dolore. Ne usci' tre mesi dopo convocando l'orchestra ed entrando in sala di incisione per registrare And His Mother Called Him Billy, un tributo all'amico ed un ultimo grande gesto d'amore.

 
 
 

AUGURI A GATO

Post n°1684 pubblicato il 28 Novembre 2010 da pierrde

Leandro “Gato” Barbieri (Rosario, 28 novembre 1934) è un sassofonista jazz argentino. Figlio di un carpentiere con la passione per il violino, studia clarinetto, sassofono e composizione a Buenos Aires. Nel 1953 entra a far parte dell'orchestra di Lalo Schifrin e si dedica completamente al sax tenore. Nel 1962 si trasferisce a Roma dove registra per il giovane arrangiatore Ennio Morricone l'assolo in "sapore di sale" di Gino Paoli e nel 1967 è a Milano, dopo una parentesi a New York con Don Cherry, dove partecipa a Nuovi sentimenti di Giorgio Gaslini.

Inizialmente influenzato da sassofonisti come John Coltrane e da altri artisti del free jazz, nel 1967 incide i primi due dischi pubblicati con il suo nome. Nel duo con Dollar Brand 1968 imprime alla sua musica una svolta nel recupero delle musicalità sud-americane, creando un suo personalissimo stile con il quale fonde soluzioni tecniche più tipicamente jazzistiche con le sonorità e i ritmi sudamericani. Nel 1972 collabora con Bernardo Bertolucci componendo la colonna sonora del film Ultimo tango a Parigi, che gli è valsa un Grammy Award.

La sua produzione musicale ha quindi conosciuto anche incursioni nel jazz-pop, con collaborazioni con i più diversi artisti, fra cui Carlos Santana, Antonello Venditti, Pino Daniele. Dopo un lungo periodo di inattività, iniziato negli anni ottanta a seguito della morte di sua moglie Michelle, è tornato ad esibirsi dal vivo solo alla fine degli anni novanta.

Fonte : Wikipedia

Ho ascoltato Gato Barbieri un paio di volte dopo il suo ritorno sulle scene. Sapevo dei suoi problemi di salute, è stato operato al cuore, ed ero cosciente che il meglio che poteva dare era già alle spalle. Ancora, si accompagna da tempo a dei musicisti sud-americani poco conosciuti, buoni professionisti ma nulla di più. Eppure, nonostante tutto ciò, il suono ed il soffio sono un marchio inconfondibile e ancora in grado di donare emozione. La stessa che ci ha regalato a piene mani in album come Bolivia o i quattro Chapter per Impulse. E allora auguri Gato e grazie per tutta la buona musica. 

 
 
 

MARIA, SPLENDIDA CINQUANTENNE

Post n°1683 pubblicato il 27 Novembre 2010 da pierrde

Arriva oggi al traguardo di mezzo secolo la pianista, arrangiatrice e compositrice Maria Schneider. Sei gli album a suo nome, l'ultimo è Blue Sky del 2007; per quanto la sua dicografia sia scarna la sua fama si è invece rafforzata album dopo album. Un profilo di Maria è tracciato da Martin Johnson sul Wall Street Journal del 20 novembre, il link a fine articolo.

Maria Schneider (born 27 November 1960) is an American composer.

Schneider was born in Windom, Minnesota. She moved to New York City in 1985 after attending college at the University of Minnesota, the University of Miami and the Eastman School of Music. She studied under Bob Brookmeyer and Gil Evans, working on various projects with Evans, including the film The Color of Money and Absolute Beginners. Her works share many characteristics with other jazz composers influenced by Gil Evans, including Lou Marini, and Grammy Award winning composer Bob Belden.

Schneider formed The Maria Schneider Jazz Orchestra in 1993, appearing weekly at Visiones in Greenwich Village for five years. Her orchestra performed at many jazz festivals and toured Europe.

Schneider was one of the first artists to use ArtistShare to produce an album. Her 2004 album, Concert in the Garden, became the first Grammy Award-winning recording sold exclusively via the Internet. It was named Jazz Album of the Year by the Jazz Journalists Association, which also named Schneider Composer of the Year and Arranger of the Year and named her group Large Jazz Ensemble of the Year.

Schneider's ensemble is now titled "The Maria Schneider Orchestra". Their new album, Sky Blue, was released in July 2007, also via ArtistShare. Schneider's composition "Cerulean Skies," from Sky Blue, won a Grammy Award for Best Instrumental Composition in 2008. Schneider is an avid birdwatcher and enlisted band members to contribute bird calls on "Cerulean Skies."

 

 

Link: http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704648604575620621647434414.html?KEYWORDS=MARTIN+JOHNSON

 
 
 

I 75 ANNI DI MICHEL PORTAL

Post n°1682 pubblicato il 26 Novembre 2010 da pierrde

In Francia con l'arte di Django Reinhardt il jazz europeo aveva segnato un salto di qualità nell'affermazione della sua capacità di emanciparsi dalla subalternità al jazz statunitense.

Ma il jazz dell'esagono ha poi prodotto altri tra i maggiori protagonisti dell'ormai lunga vicenda del jazz del vecchio continente. Uno di questi è certamente Michel Portal, che nella storia del jazz europeo spicca come una delle personalità in assoluto più significative e anche come una delle figure meno riducibili a semplici schemi e appartenenze. Se il jazz europeo negli ultimi quarant'anni ha forse espresso la sua massima autonomia rispetto al jazz d'oltre Atlantico nella forma della cosiddetta "improvvisazione radicale" emersa negli anni '60, Portal è un musicista che mentre si distingue nettamente dai modelli americani, d'altra parte però sfugge anche all'identificazione con questo ambito dell'imiprovvisazione radicale a cui è comunque contiguo e con cui ha parecchi tratti in comune.

Il suo profilo nel campo del jazz e dell'improvvisazione è più complesso e articolato, e questo a prescindere dal fatto che Portal ha anche, schematizzando, una doppia identità: da un lato appunto il jazzista, l'improvvisatore, dall'altro l'interprete in un contesto accademico, identità del resto anche questa a sua volta complessa e articolata. (Fonte : www.rsi.ch)

Michel Portal (born 25 November 1935 in Bayonne, France) is a French composer, saxophonist, and clarinetist. Portal studied clarinet at the Conservatoire de Paris. He also studied conducting with Pierre Dervaux. [1] During August 1969, Portal played on several of the recordings in Stockhausen's cycle of intuitive works, Aus den sieben Tagen. Portal might be noted most for film music and has won the César Award for Best Music Written for a Film three times. His first win was for the music to The Return of Martin Guerre. He plays both jazz and classical music and is considered to be one of the architects of modern European jazz. In 1969, Portal co-founded the free improvisation group New Phonic Art with Vinko Globokar, Jean-Pierre Drouet and Carlos Roque Alsina (Fonte: Wikipedia)

 
 
 

IL MEGLIO DEL 2010

Post n°1681 pubblicato il 25 Novembre 2010 da pierrde

Tra pochi giorni comincerà il consueto tormentone-riepilogo dei migliori album dell'anno. Anzi, a dire il vero il via alle ostilità è già stato dato da una associazione serissima come la Jazz Journalist Association che sul proprio sito pubblica le liste e gli elenchi dei propri associati con le preferenze per l'anno in corso. Cercherò di dare notizia dei Top Jazz più rilevanti, dai quali sarà facile rilevare come difficilmente ci saranno pareri convergenti ma più verosimilmente ci sarà una diaspora di giudizi. E' possibile verificarlo già nelle liste della JJA, basta scorrere le preferenze dei giornalisti.

Per quanto mi riguarda quest'anno il mio parere lo esprimo immediatamente e in maniera il più sintetica possibile.

Miglior album 2010 : Rova Saxophone & Nels Cline Singer - The celestial Septet

La recensione l'ho scritta per Jazz Colours, ma qui posso solo ribadire che sicuramente, come in quasi tutti i campi dell'arte in cui operano precursori, questo album sarà riscoperto in futuro, perchè per quest'anno sarà quasi certamente ignorato da tutti. Per me l'incontro del quartetto di fiati con il trio elettrico ha generato un album visionario e ispiratissimo, un unico lungo magnifico flusso creativo.

Due invece gli album per il jazz italiano, e di entrambi potete leggere la recensione direttamente sul blog: La Suite for Malcom di Francesco Bearzatti ed Ecuba di Enten Eller & Javier Girotto.

  

 

 

 

 

 

 

 

 

Link di riferimento:

 

http://members.jazzjournalists.org/2010_Best

 
 
 

DOMANI 40 ANNI DALLA SCOMPARSA DI ALBERT AYLER

Post n°1680 pubblicato il 24 Novembre 2010 da pierrde

Domani sono 40 anni dalla scomparsa di Albert Ayler, nella foto con il fratello Donald alla tromba, uno dei geni creativi della stagione free.

Albert Ayler (Cleveland, 13 luglio 1936 – New York, 25 novembre 1970) è stato un sassofonista statunitense.

 Albert Ayler comincia a suonare il sax alto a sette anni. Frequenta l'Accademia di Musica e a sedici anni entra in una band di R&B. Ama Lester Young e Charlie Parker. Nel 1956 decide di passare al sax tenore. Dopo varie esperienze si trasferisce nel 1962 in Svezia e lì comincia a studiare la "sua musica": dopo poco incontra il pianista Cecil Taylor e lo segue a New York. Nella Grande Mela forma una band con musicisti free come Don Cherry e Gary Peacock. Tornato nel 1965 a New York, dopo una lunga tournèe mondiale, crea un nuovo gruppo col fratello Donald Ayler. La sua musica dura, stridente, incompleta, legata al free jazz, con elementi folk che richiamano il blues, il gospel e le marce della vecchia New Orleans, suscita clamori e dissapori. È una musica di rottura. Il suono di Ayler è insopportabile, rabbioso, mette contro il nuovo e l'antico; Occidente e Africa; ripetizione ossessiva e libertà creativa. Muore nel 1970: il suo corpo viene ritrovato nell'East River di New York. La sua morte misteriosa come la sua musica.

Albert Ayler conosciuto anche per mezzo di un fumetto manga Astral Project in cui si percepisce perfettamente la grande forza sovrannaturale che Ayler trasmette con i suoi capolavori

Fonte : Wikipedia

 

 
 
 

MASADA MARATHON: COMMENTI E LINK

Post n°1679 pubblicato il 23 Novembre 2010 da pierrde
 
Tag: DAL WEB

Dopo la notte milanese con Zorn vissuto in tutte le declinazioni musicali, segnalo alcuni dei commenti letti sulla rete: innanzitutto le impressioni di uno dei protagonisti, Dave Douglas, scritte sul suo blog http://greenleafmusic.com/blog/2010/11/john-zorn-and-masada-marathon.php

Poi una recensione (in francese) di uno dei bloggers più votati alla musica di Zorn :

http://tzadikology.blogspot.com/2010/11/masada-marathon-teatro-manzoni-milano.html

Infine un resoconto fresco fresco in italiano :

http://www.globalproject.info/it/produzioni/John-Zorn-Masada-Marathon-8112010-Milano-Teatro-Manzoni/6455

In rete è possibile trovare diversi filmati di Zorn e di tutti i gruppi della notte milanese, purtroppo però i video su You Tube sono di pochi minuti. Per vedere un concerto quasi per intero (53 minuti) bisogna spostarsi su altre piattaforme che Libero non supporta. Cliccando il link  :

http://vimeo.com/16985121

si può assistere al concerto tenuto a Marciac l'11 agosto scorso da parte dei Dreamers 



 
 
 

DARCY JAMES AL MANZONI: NON TUTTO E' ORO

Post n°1678 pubblicato il 22 Novembre 2010 da pierrde
 

E'arrivato all'unica tappa italiana carico di riconoscimenti e di recensioni magniloquenti Darcy James Argue e la sua Secret Society, un organico di 18 giovani e preparati musicisti. Il compositore e arrangiatore canadese ha fatto man bassa di premi ed attestazioni di fiducia in soli cinque anni di attività e con un solo album alle spalle, Infernal Machines. Come sempre un album fa testo fino ad un certo punto, la vera prova del nove è l'ascolto dal vivo, pertanto è con grande curiosità, e anche con un giusto bagaglio di aspettative, che mi sono presentato al Teatro Manzoni domenica mattina. Ho trovato tutte le qualità che lo avevano descritto e che avevo letto: una sezione ritmica elastica ed aperta a molti linguaggi, dal rock al minimalismo, tre sezioni di fiati compenetrate e perfettamente stratificate nella scrittura del leader, un compositore attento e preparato, pronto a dare suggerimenti anche al pubblico raccontando e presentando ogni brano. 

Quello che mi pare invece sia mancato è uno spessore che vada al di là del bel compitino, ben scritto e ben eseguito. Imparagonabile alle grandi band che la storia l'hanno scritta, la Secret Society mi è parsa anche molto molto distante da molte big band ancora in attività o che, per la scomparsa del leader, hanno da poco chiuso i battenti. Penso a Carla Bley, a George Russel, a Gil Evans, alla big band di David Murray o alla Brass Fantasy di Bowie: altro carisma, altra qualità dei solisti, altro livello di scrittura, altro spirito visionario. Intendiamoci, non è che Darcy James sia una bufala, al contrario è giovane, interessante e con una promettente carica di originalità. Ma per il momento eviterei i toni trionfalistici che la stampa americana gli ha dedicato.  

 

 
 
 

IL CORPO E L'ANIMA: COLEMAN HAWKINS

Post n°1677 pubblicato il 21 Novembre 2010 da pierrde

« Un giovane sassofonista si lamentava con me del fatto che ascoltare Coleman Hawkins lo innervosiva. Gli ho risposto che era previsto che Coleman Hawkins lo rendesse nervoso! Sono quarant'anni che Hawkins fa innervosire gli altri sassofonisti! »

(Cannonball Adderley in una intervista a Nat Hentoff)

 

Coleman Hawkins, detto anche "Hawk" o "Bean" (Saint Joseph, 21 novembre 1904 – New York, 19 maggio 1969), è stato un sassofonista statunitense di musica jazz.

Coleman Hawkins è universalmente riconosciuto come il padre del sassofono jazz, e come il musicista che ha contribuito all'identificazione tra jazz e sassofono. Fino all'avvento del suo rivale Lester Young e dei bopper che (in parte) ne seguirono le orme stilistiche, il suono e il fraseggio di Coleman Hawkins definirono il sassofono jazz.

Lester Young ricorda che la moglie di un musicista che lo ospitava gli suonava ogni giorno dischi di Hawkins perché egli imparasse a suonare come lui (cosa che Young non aveva la minima intenzione di fare). Anche negli anni successivi, fino alla sua morte ed oltre, i sassofonisti si differenziarono per la sonoritá alla Hawkins o alla Young.

La sua interpretazione di "Body and Soul" del 1939 resta la massima per il brano e per l'era, alla pari di altri classici come "West End Blues" di Louis Armstrong

Dopo gli anni giovanili, trascorsi a Chicago e a Topeka e diplomatosi in musica, Hawkins inizió la sua carriera suonando in Kansas. Arruolato nei Jazz Hounds di Mamie Smith dal 1921 al 1923, Hawkins si stabilí a New York con l'orchestra di Fletcher Henderson, dove ebbe come collega Louis Armstrong e con la quale rimase fino al 1934 alternando il clarinetto e il sassofono basso al sassofono tenore. Nel corso di quegli anni, Hawkins modificó molto il suo stile, e acquisí una grande notorietá come solista.

Nel corso degli anni 30, Hawkins fu in tour in Europa per cinque anni, dal 1934. Al suo ritorno negli Stati Uniti, incise la versione di "Body And Soul" che sarebbe diventata un classico del jazz, legando per sempre il brano e l'artista (al quale, ironicamente, il brano non piaceva più di tanto).

Durante la sua lunga carriera, Hawkins partecipó con spirito innovativo a molte delle innovazioni stilistiche della musica jazz: ad esempio fu il caporchestra della prima registrazione bebop di tutti i tempi, cui prendevano parte Don Byas e Dizzy Gillespie.

Nel corso degli anni 50 fu sulla cinquantaduesima strada al Kelly's Stable dirigendo gruppi di cui facevano parte, tra gli altri, Thelonious Monk, Oscar Pettiford, Miles Davis e Max Roach, e fu in tourneé capeggiando gruppi che arruolavano J.J. Johnson e Fats Navarro e con l'orchestra di Howard McGhee.

Attivo fino alla seconda metà degli anni 60, suonando con Duke Ellington, Sonny Rollins e facendo regolari concerti al Village Vanguard di Manhattan. Hawkins incise per l'ultima volta nel 1966. Gli ultimi anni lo videro scivolare nell'alcolismo, pare a causa di una sfortunata storia sentimentale per una donna molto più giovane. Hawkins morí di polmonite al Bellevue Hospital di New York, dove è sepolto al Woodlawn Cemetery,nel Bronx.

Fonte : Wikipedia

Posto un video curioso e significativo: due monumenti della musica afro-americana che improvvisano assieme in maniera sciolta e rilassata.

 

 
 
 

BATTITI DI QUESTA SERA: BITCHES BREW 40TH ANNIVERSARY

Post n°1676 pubblicato il 20 Novembre 2010 da pierrde
 

SABATO 20 NOVEMBRE 2010 SECONDA ANTOLOGIA DAL FESTIVAL SIGNAL E SPECIALE SU "BITCHES BREW 40TH ANNIVERSARY"

Seconda antologia dedicata al festival sardo Signal svoltosi a Cagliari a cavallo tra settembre e ottobre di quest'anno. Nel corso della notte trasmetteremo ampie porzioni dai live del francese eriKm, geniale manipolatore di suoni concreti, e degli iberici Sonom. A seguire uno special sul cofanetto pubblicato da Sony Columbia per celebrare i quarant'anni di "Bitches Brew", capolavoro della discografia di Miles Davis. Ascolti ed impressioni su un lussuoso oggetto da collezione che contiene inediti, fotografie e varia memorabilia.

 
 
 

APERITIVO IN CONCERTO: DARCY JAMES ARGUE & SECRET SOCIETY

Post n°1675 pubblicato il 20 Novembre 2010 da pierrde

Pluripremiato dalla stampa specializzata di tutto il mondo per il suo lavoro discografico d'esordio, Infernal Machines, Darcy James Argue, compositore e arrangiatore canadese nato a Vancouver nel 1975 e trapiantatosi negli Stati Uniti (dove ha studiato al New England Conservatory di Boston), è uno degli artisti emergenti che più ha fatto, negli ultimi anni, per riportare d'attualità le grandi orchestre jazzistiche, che un tempo, fra gli anni Trenta e Quaranta, formavano il nerbo della musica improvvisata negli Stati Uniti, contrassegnando soprattutto quell'epoca denominata Swing Era. Erano le cosiddette Infernal Machines, infernali macchine da ritmo che scandivano non solo il tempo delle coppie che danzavano nei migliori locali da ballo americani, ma anche l'incontenibile crescita delle industrie statunitensi e l'espansione inarrestabile di un'economia che s'apprestava a scendere in campo con tutto il suo potere nella Seconda Guerra mondiale. A capo di una superba compagine orchestrale come Secret Society, che vanta nelle sue fila solisti di altissimo rango come i trombettisti Seneca Black, Erica von Kleist e Ingrid Jensen o il trombonista Curtis Hasselbring, Argue, sulla scia di Gil Evans, Bob Brookmeyer e Maria Schneider, ha saputo creare un innovativo e vitalissimo linguaggio musicale, un calderone ribollente ma accuratamente dettagliato e strutturato in cui ha riversato e trasformato i materiali della nostra contemporaneità, dal jazz al rock al minimalismo. Ritmi incalzanti e trascinanti, ottoni poderosi e dal volume dilagante, sassofoni che delineano improvvise e affascinanti melodie, chitarre distorte in scampoli di post-rock, assolo di straordinaria complessità ma di languida bellezza: Secret Society riflette con caleidoscopica precisione il convulso evolversi dei sincretismi culturali nella nostra attuale quotidianità. Una steampunk band, la definisce Argue, alludendo a quel filone della narrativa fantastica-fantascientifica che introduce una tecnologia anacronistica all'interno di un'ambientazione storica, spesso l'Ottocento e in particolare la Londra vittoriana dei libri di Conan Doyle e H. G. Wells. Le storie steampunk descrivono un mondo anacronistico -a volte una vera e propria ucronia- in cui armi e strumentazioni vengono azionate dalla forza motrice del vapore (steam in inglese) anziché dall'energia elettrica; dove i computer sono completamente analogici, o enormi apparati magnetici sono in grado di modificare l'orbita lunare. Un modo per descrivere l'atmosfera steampunk è riassunto nello slogan "come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima". Secret Society delinea il futuro, dunque, con gli anacronistici strumenti delle big band degli anni Trenta e Quaranta: il risultato è di straordinario fascino, proiettando il pubblico in un'altra dimensione musicale, in cui la Storia e le visioni del futuribile si incontrano per dare vita a inusitati scenari sonori di magnifica, incantatoria teatralità. Non stupisce, perciò, che Darcy James Argue sia diventato negli Stati Uniti un artista ammirato anche in ambiti estranei alla musica ed in cui la sua carica espressiva, di onirica intensità, viene paragonata allo stravolgente sguardo indagatore di un William Gibson. Argue e Secret Society, infatti, scandagliano il nostro futuro, illustrano ed esplorano tempi che noi ancora non siamo neanche capaci di immaginare. Uno spettacolo, perciò, letteralmente imperdibile, in cui la tradizione del jazz assume valenze ineffabili ed insospettate.

Domenica 21 novembre 2010 ore 11.00  Teatro Manzoni Milano

 

Darcy James Argue & Secret Society composizioni, direzione Darcy James Argue sassofoni, flauti, clarinetti Erica von Kleist, Rob Wilkerson, Sam Sadigursky, Mark Small, Josh Sinton trombe Seneca Black, Jonathan Powell, Matt Holman, Nadje Noordhuis, Ingrid Jensen tromboni Mike Fahie, Curtis Hasselbring, James Hirschfeld, Jennifer Wharton chitarra Sebastian Noelle tastiere Gordon Webster contrabbasso, basso elettrico Matt Closehy batteria, percussioni Jon Wikan

 

 
 
 

PORTRAIT OF A ROMANTIC

Post n°1674 pubblicato il 19 Novembre 2010 da pierrde
 
Tag: NEWS

Nel 2011 la label inglese Cuneiform darà alle stampe un cd/dvd di John Surman comprendente materiale audio e video assolutamente inedito e registrato il 18 aprile 1969. Il box si chiamerà NDR Jazz Workshop Hamburg e vedrà all'opera i seguenti musicisti: 

John Surman (baritone and soprano sax), Alan Skidmore (tenor sax, flute), Ronnie Scott (tenor sax), Mike Osborne (alto sax), Malcom Griffiths (trombone), Erich Kleinschuster (trombone), Kenny Wheeler (trumpet and flugelhorn), Fritz Pauer (piano), Harry Miller (double bass), Alan Jackson (drums).

Qui il trailer del Dvd:

 John Surman ha cominciato a farsi notare come sassofonista baritono nella band di Mike Westbrook nella metà degli anni sessanta. Di lì a breve cominciò a suonare anche il sassofono soprano e il clarinetto basso. Apparve per la prima volta in una registrazione assieme al Peter Lemer Quintet nel 1966. Dopo altri dischi registrati assieme ai musicisti jazz Mike Westbrook e Graham Collier e al musicista blues-rock Alexis Korner, incise il suo primo disco nel 1968.

Nel 1969 fondò lo stimato e influente gruppo The Trio assieme a due emigranti americani, il bassista Barre Phillips e il batterista Stu Martin. Verso la metà degli anni settanta formò uno dei primi gruppi esclusivamente composti di sassofoni, gli S.O.S., assieme al contralto Mike Osborne e al tenore Alan Skidmore. Durante questo periodo iniziale registrò, tra gli altri, anche assieme al sassofonista Ronnie Scott, al chitarrista John McLaughlin, il compositore Michael Gibbs, il trombonista Albert Mangelsdorffe il pianista Chris McGregor, fondatore dei Brotherhood of Breath.

Nel 1972 aveva già cominciato a sperimentare con i sintetizzatori. Quell'anno registrò Westering Home, il primo di una serie di progetti dove le parti venivano tutte suonate da lui. Registrò il suo ultimo album assieme a Mike Westbrook, 'Citadel/Room 315', nel 1975. Molti critici ritengono questo album la più alta espressione di Surman negli assoli di contralto e baritono tra i lavori realizzati assieme a Westbrook. Molti dei contatti che vennero stabiliti negli anni '70 si sono perpetuate a quest'oggi. Tra questi vi si trovano in un quartetto il pianista John Taylor, il bassista Chris Laurence, il batterista John Marshall; in un duetto e altri progetti la cantante norvegese Karin Krog; e un altro duetto e altri progetti assieme al batterista/pianista americano Jack DeJohnette.

Anche la collaborazione con l'etichetta ECM Records è stata continua e prolifica dalla fine degli anni '70 ad oggi: per questa casa ha suonato clarino basso, flauto dolce, sassofoni soprano e baritono, sintetizzatore, sia come solista che assieme ad una vasta selezione di altri musicisti.

Recentemente ha composto diverse suites che lo vedono impegnato in contesti particolarmente inusuali, come ad esempio un lavoro per organo e coro (Proverbs and Songs, 1996), assieme ad un quintetto d'archi classico (Coruscating) e con i London Brass e Jack DeJohnette (Free and Equal, 2001). Surman ha anche suonato in un trio particolarmente originale assieme al suonatore tunisino di oud Anouar Brahem e il bassista Dave Holland (Thimar, 1997); si è esibito nelle composizioni di John Dowland assieme al cantante John Potter dei Hilliard Ensemble; inoltre ha contribuito all'album di musica Drum 'n' Bass Disappeared di Spring Heel Jack.

Altri musicisti con cui ha lavorato includono il bassista Miroslav Vitous, il musicista Gil Evans, il pianista Paul Bley, i chitarristi Terje Rypdal e John Abercrombie, il trombettista Tomasz Stanko e il chitarrista Maurizio Brunod.; 

Fonte : Wikipedia

 

 
 
 

UN RICORDO DI DON CHERRY

Post n°1673 pubblicato il 18 Novembre 2010 da pierrde

Oggi il trombettista Don Cherry avrebbe compiuto 74 anni.

 

Cherry nacque a Oklahoma City ma crebbe a Los Angeles, negli Stati Uniti.

Cherry conobbe la notorietà in ambito jazz nel 1958, insieme ad Ornette Coleman, prima in un quintetto con il pianista Paul Bley e successivamente in quartetto senza piano registrando principalmente per la Atlantic Records. Cherry appare in vari ruoli con i leader-band degli anni '60: è stato co-leader della sessione di Avant-Garde con John Coltrane, ha registrato e suonato in tour con Sonny Rollins, è stato co-leader dei New York Contemporary Five a Manhattan, ha registrato e suonato in tour con Albert Ayler e George Russell.

Visse poi per degli anni a Parigi e in Svezia.

Oltre al bebop, Cherry era influenzato dal Middle East jazz, la musica tradizionale africana e indiana. Emblema di queste influenze è il suo album Relativity Suite. Appare nell'album di Coleman del 1971 dal titolo Science Fiction, e negli anni '70 e '80 si riunisce con i discepoli di coleman Dewey Redman, Charlie Haden, e Ed Blackwell nel gruppo Old And New Dreams.

Il gruppo di "world jazz" Codona, formato da Cherry, il percussionista Naná Vasconcelos e al sitar e alla tabla Collin Walcott, registrò tre album con la ECM. Ha continuato a cogliere un vasto numero di opportunita, con l'album Escalator Over The Hill di Carla Bley o registrando con Lou Reed, Ian Dury, Rip Rig & Panic e Sun Ra.

Durante gli anni '80 ha registrato nuovamente con il quartetto originale di Ornette Coleman in In All Languages, e nell'album El Corazon, insieme a Ed Blackwell. Don Cherry morì a Málaga, in Spagna. Le sue figlie Neneh Cherry e Titiyo e i suoi figli Eagle-Eye Cherry e David Ornette Cherry sono anch'essi musicisti.  (Fonte : Wikipedia)

 

Mi piace ricordarlo nei numerosi concerti da me vissuti, da Old and New Dreams a Copenhagen fino all'ultima volta con Ornette Coleman nel bellissimo progetto In All Languages a Milano. Poichè l'avvenimento di questi giorni è il concerto a Bologna, a detta di amici "straordinario e commovente", di Sonny Rollins, non c'è miglior tributo che sfoderare questa perla dall'archivio Rai (a quando, come si usava una volta, una notte di Schegge Jazz ?) che vede all'opera il il quartetto di Sonny nel 1963 a Roma con Don Cherry alla tromba.

 

I tributi alla figura del leggendario trombettista non sono mai mancati, ne fa un ritratto completo e condivisibile, seppur in lingua inglese, il più volte lodato blog Free Jazz di cui allego il link a piè pagina. L'ultimo in ordine di tempo è certamente Complete Communion ad opera di Aldo Romano con Henry Texier, Fabrizio Bosso e Geraldine Laurant. Uscito per Dreyfus nella versione studio e allegato a Musica Jazz in versione live, il progetto mi pare sostanzialmente riuscito pur con le ovvie distanze rispetto agli originali. Romano riesce a darne una lettura estremamente cantabile, mettendo in evidenza la bellezza delle trame e delle melodie, e questo grazie ad un intenso Fabrizio Bosso e ad una ispirata Geraldine Laurant. Niente di più lontano stilisticamente da Don Cherry e Gato Barbieri, ma il connubio funziona ed intriga.

Termino il mio breve ricordo della figura di Don Cherry con un altro filmato, questa volta più recente e molto raro, che vede il trombettista suonare Bemsha Swing di Thelonious Monk in compagnia eccellente: Herbie Hancock al pianoforte, Ron Carter al contrabbasso e Billy Higgins alla batteria, quest'ultimo presente anche nel video di Rai 3. Non posto la clip perchè disattivata, ma segnalo il link dove godersi il filmato.

 

 

http://freejazz-stef.blogspot.com/2010/10/complete-communion.html

http://www.youtube.com/watch?v=aNXePvT5H0s&feature=related

 
 
 

NIENTE LLOYD

Post n°1672 pubblicato il 17 Novembre 2010 da pierrde

Ricevo dalla Redazione di Battiti la seguente mail:

grazie per l'attenzione e la simpatia con la quale ci segui sempre. Purtroppo debbo dirti che la diretta del concerto di Charles Lloyd del 20 novembre e' stata annullata: spero comunque di prendere la registrazione che trasmettero' successivamente

con viva cordialita'

Pino Saulo

Un vero peccato, ho sempre apprezzato Lloyd e ancor più le dirette di Radiotre dai festival italiani. Grazie Pino e speriamo di rifarci in futuro....

 
 
 
 

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