Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Febbraio 2011

MAN AND WOMEN IN FILM

Post n°1787 pubblicato il 28 Febbraio 2011 da pierrde

La notte degli Oscar si è appena conclusa, allora ecco un omaggio musicale e di immagini ad alcune delle grandi stelle del cinema holliwoodiano. Dai Beatles che commentano il primo filmato fino al sempiterno Bach con la Suite per Cello n. 3 eseguita da Antonio Meneses per l'inserto con gli attori.

 

Di nuovo volti celebri di attrici e di nuovo Bach, questa volta è di scena la celebre e bellissima Suite per Cello n.1 eseguita da Yo Yo Ma.

 
 
 

FULVIO SIGURTA' - HOUSE OF CARDS (CAM JAZZ) 2011

Post n°1786 pubblicato il 26 Febbraio 2011 da pierrde

TRACCE Cookies'n Cream Bepi Dream Of Mine Aurora Where Are You Political Puppets Sirmione House Of Cards Woland And The Cat Tin Woodman Amarillo Rose

FORMAZIONE Fulvio Sigurtà: tromba James Allsopp: clarinetto basso Federico Casagrande: chitarra elettrica Riaan Vosloo: contrabbasso Timothy Giles: batteria

Conosciuto per la militanza in gruppi italiani di spessore, da Giovanni Guidi a Mauro Ottolini, e per le collaborazioni importanti con Enzo Pietropaoli e Paolo Damiani, giunge ora il primo album da leader per il trobettista bresciano Fulvio Sigurtà. E' una opera prima che lascia senza fiato per maturità compositiva ed espressiva, scelta dei componenti del gruppo, amalgama e feeling. Fulvio ha un suono strumentale che al tempo stesso è antico e modernissimo, ricco di vibrazioni emotive e di felici soluzioni timbriche.

Una sorpresa musicale autentica e non un prodotto da ufficio marketing; lo dico con la piena libertà di espressione che mi deriva dal mio ruolo di blogger indipendente e autonomo e per niente legato per nessun titolo a case discografiche o uffici stampa. Ascoltatelo e poi credo converrete con il mio parere.

L'album è ricco di situazioni emozionanti e creative, svincolato da incasellamenti stilistici e pur tuttavia infarcito di  fantasia creativa e originalità. Reso pieno merito al leader, sia nella veste di strumentista che di compositore, vanno sottolineati gli importanti contributi dei patners, iniziando dalla chitarra sgusciante e imprevedibile di Federico Casagrande per non parlare di James Allsopp, musicista a me ignoto fino a pochi giorni fa, ma notevole sopratutto al clarinetto basso. Anche la sezione ritmica non brilla per fama ma è secca, elastica e puntuale e perfettamente funzionale al discorso musicale di Sigurtà, che avendo la residenza a Londra giustamente ha pescato tra i giovani musicisti locali i suoi collaboratori.

Un quintetto originale e fascinoso, dove perizia tecnica e qualità compositive vanno felicemente a braccetto. Splendide in particolare le atmosfere crepuscolari di Cookies'n cream, la pienezza timbrica della title-track, l'evocativa Tin Woodman per tromba sordinata e clarinetto basso in un duetto avvincente e leggiadro.

House of cards, in compagnia dei nuovi album di Giovanni Guidi e Gianluca Petrella, rappresenta al meglio la new wawe del jazz italiano. 

 

V  A  L  U  T  A  Z  I  O  N  E :  *  *  *  *

 
 
 

IMPROVVISAZIONI A BATTITI

Post n°1785 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da pierrde
 

Improvvisazioni

Battiti

Sabato 26 e Domenica 27 Febbraio dalla mezzanotte all'1.30

C'è un filo rosso che lega le puntate in onda sabato e domenica ed è la prassi dell'improvvisazione.

Sabato ascolteremo un'intervista a Walter Prati, compositore e multistrumentista milanese, a proposito del suo recente libro "All'improvviso. Percorsi di Improvvisazione musicale", pubblicato da Auditorium. A seguire il concerto del trio di Evan Parker con Barry Guy e Paul Lovens insieme allo stesso Walter Prati e al duo Furt, registratoalla Biennale di Venezia.

La puntata di domenica avrà un particolare riferimento al mondo dell'editoria, con la presentazione dei recenti volumi "Alvin Curran. Live in Roma" a cura di Daniela Margoni Tortora, edito da die Schachtel, "Silenzio" di John Cage, appena ristampato in versione integrale da Shake edizioni, "L'improvvisazione. Sua natura e pratica in musica" di Derek Bailey, pubblicato dalla EDT e "Lee Konitz. Conversazioni sull'arte dell'improvvisatore" di Andy Hamilton, uscito per le edizioni ETS, con un'intervista a Francesco Martinelli che di questi ultimi due ha curato la traduzione. A concludere la trasmissione una serie di ascolti da album recenti che si muovono su queste stesse coordinate.

 
 
 

MIRO', BACH, GOULD

Post n°1784 pubblicato il 24 Febbraio 2011 da pierrde

 

Dopo la musica di Jarrett alla Scala ecco un inserto molto più breve ma a mio parere di notevole interesse: i dipinti di Mirò combinati con la musica di Bach eseguita da Gould.

Se questo video ha un difetto, e grave, è di essere troppo corto.

 

 

 
 
 

MUSICA E PITTURA SENZA PAROLE

Post n°1783 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da pierrde

 

 
 
 

DIALOGHI PER DUE A PAVIA

Post n°1782 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da pierrde

Organizzata come di consueto dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pavia, “Dialoghi: jazz per due” giunge alla XIII edizione: quattro i concerti in programma fra l’8 marzo e il 6 aprile, tutti ospitati nella suggestiva cornice di Santa Maria Gualtieri (Piazza della Vittoria), ideale sede della rassegna. Filo conduttore è quest’anno uno sguardo al variegato panorama jazzistico statunitense, con un occhio di riguardo alla sempre vivace scena newyorkese, indagata sempre dalla prospettiva del dialogo a due voci strumentali.

Martedì 8 marzo, primi a scendere in campo saranno il pianista Vijay Iyer, considerato uno dei più creativi jazzisti del momento, e il sassofonista Rudresh Mahanthappa, altro talento in costante ascesa: entrambi nati da genitori indiani emigrati negli Stati Uniti, i due propongono una musica rigorosa ma nel contempo lirica e comunicativa che ha solide basi in una completa comunione di intenti.

Lunedì 14 i riflettori saranno quindi puntati sulla coppia formata dal trombettista Steven Bernstein, specialista della slide trumpet e figura di primo piano della downtown scene (nonché collaboratore di Lou Reed e del produttore Hal Willner), e dal pianista Riccardo Fassi, musicista che vanta altre importanti collaborazioni con musicisti d’oltreoceano (il compianto Steve Lacy in primis).

Giovedì 24 marzo, il terzo appuntamento della XIII edizione di “Dialoghi: jazz per due” avrà come protagonisti il pianista Matthew Shipp, il cui approccio alla tastiera affonda le radici nel più autentico humus culturale afro-americano, e il batterista tedesco Günter “Baby” Sommer, esponente della più fantasiosa percussione jazz europea.

Infine, mercoledì 6 aprile, chiusura nel segno della chitarra: di scena saranno infatti due avventurosi virtuosi delle sei corde, Marc Ribot, altra personalità di spicco del panorama sonoro della Big Apple e ben noto anche per il suo lungo sodalizio con Tom Waits, e l’italiano Marco Cappelli, che da tempo risiede e opera artisticamente a New York.

 
 
 

IDIOTI

Post n°1781 pubblicato il 22 Febbraio 2011 da pierrde

Calderoli: "La festa dei lavoratori va celebrata lavorando". Attendiamo la proposta per il 2 novembre.

Fonte: Spinoza.it

 

 

 

 
 
 

GIOVANNI GUIDI - WE DON'T LIVE ANYMORE (CAM JAZZ) 2011

Post n°1780 pubblicato il 21 Febbraio 2011 da pierrde
 

Giovanni Guidi Piano Gianluca Petrella trombone, Michael Blake sax, Thomas Morgan bass, Gerald Cleaver on drums.

Tracklist:   1 DESS 4:53 2 FURIOUS SEASONS 4:47 3 WE DON'T LIVE HERE ANYMORE 6:35 4 SHE COULD TELL THEY WERE FRIENDS 3:34 5 DISTURBING THE PEACE 5:52 6 THE DREAMERS 3:21 7 BEGATTO KITCHEN 2:39 8 OVERNIGHT REVOLUTION 7:50 9 WHAT REMAINS 7:01 10 IN PURSUIT OF SILENCE 8:27

Nello spazio di poche settimane sono usciti due nuovi e interessantissimi album di due dei più rappresentativi musicisti italiani, Giovanni Guidi e Gianluca Petrella. Per di più in questo We Don't Live Here Anymore i due suonano insieme attorniati da tre tra i migliori musicisti americani del momento, in una registrazione newyorkese del maggio scorso. L'album è splendido sia per la bellezza delle composizioni sia per la naturale compenetrazione tra i musicisti, scelti con sapienza e oculatezza.

Il pianista di Foligno dimostra di avere una vena compositiva che eccelle nelle ballads, ed in  effetti il tempo predominante nell'album è il medio-lento, foriero di temi immaginifici e impregnati di soave malinconia (We Don't Live Here Anymore) o di immobile, cristallizzata purezza (The Dreamers). Gli ultimi due brani sono libere improvvisazioni, What Remains in gruppo e In Pursuit Of Silence in trio, che esplorano paesaggi pensosi e quieti con grande bilanciamento di colori e controllo di emozioni. C'è anche un duo tra Guidi e Petrella (She Could Tell They Were Friends), una ballad tenue e meditativa che fa risplendere il tocco di impressionante bellezza del pianista. 

Tutto l'album è all'insegna della ricercatezza timbrica e della qualità degli accostamenti, ed in questo gioco risplende il bellissimo suono del sassofono di Michael Blake, smarcato da qualsiasi incasellatura preconfezionata e abilissimo nel calarsi in ogni parte con duttilità e naturalezza. Petrella è qui molto più controllato e mainstream sia nel suono che negli assolo, lontano dagli sperimentalismi del suo recentissimo Slaves e da qualsiasi tentazione elettronica. Anche "nature" il timbro del suo trombone si conferma tra i più godibili e creativi che si possano ascoltare oggi.

Molto lontano dal precedente album, quel The Unknow Rebel Band di buona fattura ma troppo ricalcato sul modello della Liberation Orchestra per poter vantare un respiro autonomo, questo nuovo progetto che vede il quintetto alle prese con un tour italiano proprio in questi giorni, è invece  del tutto originale e convincente. Trama delle composizioni e valore intrinseco dei musicisti contribuiscono a farne uno dei migliori progetti italiani di questo inizio d'anno. Assolutamente da ascoltare.

V A L U T A Z I O N E :  *  *  *  *  1/2 

 
 
 

SANREMO

Post n°1779 pubblicato il 20 Febbraio 2011 da pierrde

Se i giovani italiani sono quelli di Sanremo, hanno fatto bene a rubargli il futuro.

(Spinoza.it)

 
 
 

MIRABASSI E GUINGA AMMALIANO MORBEGNO

Post n°1778 pubblicato il 20 Febbraio 2011 da pierrde

Concerto intenso, ricco di classe e di anima quello del duo italo-brasiliano composto da Gabriele Mirabassi e Guinga. Un set basato sulle composizioni del chitarrista di Rio de Janeiro, con Mirabassi nel ruolo di solista sospinto e sostenuto dagli arpeggi della chitarra acustica elettrificata.

Musica che trae ispirazione dalla grande tradizione brasiliana e da tutte le sue declinazioni, dal samba al choro, con inusuale (per noi) protagonista il walzer. Le radici popolari della musica del duo sono rese più appetibili per un orecchio europeo da un approccio libero e svincolato dal canto, pur mantenendo sostanzialmente la forma canzone. Mirabassi apporta una carica di improvvisazione e di sperimentazione, ma l'ancoraggio ritmico e la facilità strumentale di Guinga sono impressionanti. Due virtuosi dei rispettivi strumenti che si mettono al servizio del dialogo e della musica e non della tecnica  fine a se stessa, coinvolgendo rapidamente il pubblico in una proposta tutt'altro che semplice  senza il supporto ritmico delle percussioni.

Il duo funziona a meraviglia, i meccanismi ben oliati, le sfuriate del clarinetto assolutamente pertinenti ed inserite nel contesto della musica sud-americana. Mirabassi si agita e si contorce dando un visivo e netto spessore fisico e corporeo alla sua performance, mentre per contrasto Guinga arpeggia apparentemente impassibile e immobile.

E' cosi' anche durante il meraviglioso tema che il chitarrista esegue in solitudine, un walzer antico e d'autore che ammalia e seduce il pubblico presente.

Rapidamente è trascorsa un'ora e mezza, con un paio di bis che hanno visto una magistrale versione per solo clarinetto di Besame Mucho e Guinga esibirsi in un brano cantato, pieno di riverberi e prodigo di emozioni.

Un concerto da ricordare premiato anche da un soddisfacente successo di pubblico, caldo e attento e pronto anche a cantare una versione brasiliana di Senza Fine che un appagato Guinga ha praticamente imposto a Mirabassi.

 

 
 
 

SOS LARIBIANCOS

Post n°1777 pubblicato il 19 Febbraio 2011 da pierrde

La Società Democratica Operaia di Chiavenna offre l'opportunità di assistere in anteprima ad uno spettacolo che sarà a Milano dal 22 febbraio (prima al Franco Parenti e repliche al teatro della Cooperativa).

DOMENICA 20 FEBBRAIO - ORE 21 Teatro della Società Democratica Operaia di Chiavenna

Quella sorta di Spoon River nostrana che è Sos Laribiancos, versione in prosa teatrale di “Quelli dalla labbra bianche” di Francesco Masala, curata dal Cada Die con un eccezionale attore qual'è Pierpalo Piludu, continua ad affascinare e stupire per la sua forza, allestimento dopo allestimento. Paolo Fresu ha raccolto la sfida lavorando gomito a gomito con Piludu. Fresu ha elaborato per questo spettacolo una partitura di suoni minimi, perle di melodia come nuvole che passano veloci sulla terra degli uomini.” Walter Porcedda – La Nuova Sardegna

“E' un'epica minima, uno sguardo impietoso sulla povertà e sulla dignità, antica e popolare, Sos Laribiancos lascia muti, come il dolore amaro di una ferita ancora aperta” Andrea Porcheddu – Il Sole 24 Ore

produzione Cada Die Teatro

LARIBIANCOS dal romanzo “Quelli dalle labbra bianche” di Francesco Masala

adattamento teatrale Pierpaolo Piludu con Pierpaolo Piludu

disegno luci Giovanni Schirru

suono di Giampietro Guttuso

musiche originali Paolo Fresu

regia di Giancarlo Biffi

Li chiamavano ‘sos laribiancos’, ‘quelli dalle labbra bianche’: era il segno distintivo, inconfondibile, dei poveri di Arasolé, un paesino ai confini con le foreste del Goceano. Sos laribiancos si riconoscevano subito: mangiavano poca carne, pochi carboidrati, poche proteine, mangiavano troppo poco. Lo spettacolo nasce da profondo interesse e considerazione per l’opera di Francesco Masala. In diverse occasioni il poeta-scrittore di Nughedu San Nicolò mi ha manifestato il desiderio di vedere in scena il testo teatrale Sos laribiancos, nella versione sardo logudorese. Ho fatto però a Franziscu Masala una sorta di controproposta: “…e se invece di una messa in scena fedele, provassi a narrare la vicenda. È nato così un racconto che si rifà sia al romanzo Quelli dalla labbra bianche, che ad altre opere di Masala dove compaiono a più riprese Culubiancu, Mammutone, Tric Trac, e gli altri laribiancos di Arasolé: partiti un pomeriggio di sole del 1940 sopra un carro bestiame, per andare a fare la guerra. Dove possibile ho cercato di lasciare inalterata la suggestione poetica delle parole dell’autore. Allo stesso tempo, spero con il giusto rispetto, ho dovuto scegliere, aggiungere, assemblare, tradire.

Pierpaolo Piludu

 

 
 
 

GRAFFIANDO VENTO A MORBEGNO

Post n°1776 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da pierrde

Sabato 19 febbraio 2011 – Auditorium S.Antonio di Morbegno(SO) – ore 21:30

GUINGA & MIRABASSI

Guinga: chitarra e voce, Gabriele Mirabassi: clarinetto

E' con orgoglio che Quadrato Magico presenta questo straordinario artista, da alcuni anni considerato unanimemente da critici e musicisti come l'autore più importante della moderna música popular brasileira, capace di recuperarne la tradizione più vera e profonda rinnovandola dall'interno con soluzioni armoniche e invenzioni creative senza pari. C'è chi vede in lui un «Villa Lobos che incontra Cole Porter» (Sergio Mendes); chi lo considera «un compositore al pari di Jobim e di Gismonti» (Boris Rabinowitsch); chi lo ritiene «uno di quei musicisti che appaiono una volta ogni cent'anni» (Hermeto Paschoal), chi parla della sua musica come «la musica del secolo» (Chico Buarque).

Musica meravigliosa, emozionante, passionale, ricca di immagini e di magia. La musica di Guinga racchiude tutto questo, fondendo il colto e il popolare in un'unica essenza che ha i colori del Brasile. Le sue composizioni viaggiano su un livello superiore di scrittura rispetto a tanta musica brasiliana, tanto che sarebbe difficile scorgere l'elemento più strettamente popolare in esse. Eppure, con tanta naturalezza, i tratti caratteristici del popolare carioca si odono qua e là con grande dignità e consapevolezza. Solari discendenze villa-lobosiane e jobimiane, due facce della stessa medaglia, fanno parte del bagaglio culturale di Guinga. Qualsiasi tipo di frattura tra colto e popolare è eliminata del tutto, e la sua creazione musicale diventa fortemente autentica, laddove un coacervo di dolci influenze, che risalgono a Villa-Lobos, Ravel, Jobim, Gershwin, Rota, Pixinguinha, Pascoal e altri, ha contribuito a rendere più espressiva e carica di pathos la sua musica. L'incontro con Mirabassi, di cui già si conoscono le eccelse doti di grande improvvisatore e cultore della bella musica brasiliana, esalta ancor più il significato di questa musica così espressiva, colorata e ritmica. Bastano una sola chitarra e un clarinetto, però quelli di Guinga e di Mirabassi, per esprimere musica eccelsa e ricca di significati.

Il loro primo disco in duo,”Graffiando vento”, presentato in occasione di Umbria Jazz Summer 2004 è stato definito nello stesso anno dalla Folha de Sao Paulo “migliore disco di musica strumentale brasiliana dell’anno”.

 
 
 

BASS FUN

Post n°1775 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da pierrde

 

Una micro-chicca…..tre incredibili strumentisti, due al contrabbasso, e uno al basso elettrico, “duettano” tra di loro……con alcuni che fanno la melodia del pezzo, e il resto l’accompagnamento “classico” del bassista. Un interagire che lascia stupefatti…ma non sto parlando tanto della valentia indiscutibile di ogni singolo strumentista, quanto del fatto che qui si “incrociano” stili diversi, quasi ad “impollinarsi” a vicenda, generazioni assai diverse ! (il “vecchio” Ray Brown e il giovane Victor Vooten), sonorità prettamente elettriche (Vooten) e acustiche (o perlomeno, per essere precisi…di strumenti come il contrabbasso acustici ma amplificati), e non da ultimo, e non da meno, suoni con l’archetto (da un deus ex-machina come Edgar Meyer che “piega” lo strumento ad ogni suo volere) e con il pizzicato.

Forse, se vogliam trovar il pelo nell’uovo, direi che ci sono sfumature di “gigionismo” talvolta, ma la musica, in generale, resta davvero godibile. Il che è poi quello che conta.

Post a cura di Danilo

 
 
 

RENAUD GARCIA FONS - MEDITERRANEES (ENJA) 2009

Post n°1774 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da pierrde
 

«Il progetto di un viaggio musicale è cresciuto lentamente in me e credo che abbia a che fare con le mie radici spagnole e italiane. Il viaggio che intraprendiamo qui inizia dalla punta più meridionale della Spagna, avanza lungo la costa settentrionale del Mediterraneo, fino a raggiungere il Bosforo, svolta a sud verso il Libano, l'Egitto e poi finisce sul lato nordafricano dello stretto di Gibilterra. Non c'è nulla di etnomusicale o turistico in questo viaggio, ma semplicemente il desiderio di essere portato in un percorso appassionante sospinto dalle melodie. La melodia è in ogni caso l'anello di congiunzione di tutti i popoli del Mediterraneo! Ho iniziato ogni composizione con melodie semplici, a volte solenni, ma anche gioiose, ballabili o meditative - ogni volta una nuova possibilità di esplorare un’emozione, un profumo o un'atmosfera. Ad ogni passo un ritmo nuovo, una nuova orchestrazione, bozzetti di immagini, frammenti di vite diverse. Questo viaggio è un'esplorazione del legame che unisce oriente e occidente come l’antico linguaggio Aljamiado (lingua parlata in spagnolo, ma scritta in lingua araba) a cui il primo pezzo è dedicato». (Renaud Garcia Fons)

Formazione: Claire Antonini (liuto barocco, theorbo, tar, zither, bozouki), David Venitucci (fisarmonica), Kiko Ruiz (chitarra flamenco) Adel Shams el-Din (rik, derbouka), Bruno Caillat (zarb, rik, daf), Bruno Sansalone (clarinetti), Henri Tournier (flauto bansuri, basso e ottobasso) Reanud Garcia Fons (contrabbasso), Solea Garcia Fons (voce)

Difficile aggiungere altro al commento di questo tredicesimo e bellissimo album del contrabbassista francese. Il suono del suo strumento, al quale è stata aggiunta una quinta corda, è unico e personalissimo, riconoscibile all'istante per tensione, ritmo ed ispirazione. Il viaggio musicale sulle sponde del Mediterraneo è condotto con rigore, sfrondato da ogni orpello, prosciugato fino all'essenza della musica. Lontano da qualsiasi cartolina new-age o tentazione world, il compositore prende dalle musiche popolari quello che serve per costruire suggestioni, melodie e ritmi. Una evidente e sottile tensione permea tutto l'album, rilasciando a tratti colori e aromi, il tutto trasfigurato da una immaginifica creatività che utilizza la libertà creativa di un linguaggio aperto e apparentato alla musica improvvisata.

V A L U T A Z I O N E : *  *  *  * 

 
 
 

ALTRI NOMI PER PERUGIA

Post n°1773 pubblicato il 16 Febbraio 2011 da pierrde
 
Tag: NEWS

In concomitanza con la partecipazione alla Bit di Milano, Umbria Jazz ha fornito alcune anticipazioni sul programma dell' edizione estiva.

Ci saranno Ahmad Jamal in duo con Hiromi, a Sergio Mendes, ai pianisti ''latini'' Chucho Valdes e Michel Camilo, e all'olandese Caro Emerald. Altre protagoniste femminili saranno la cantante di Chicago Dee Alexander, che annuncia un originale omaggio a Jimi Hendrix, l'israeliana Anat Cohen, clarinettista di classe, con il suo quartetto, e Tia Fuller, sassofonista, personaggio eclettico che Beyonce' volle nel suo tour del 2007.

Fonte: Ansa

 
 
 
 

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