Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZ DAY BY DAY

 

 

L'agenda quotidiana di

concerti rassegne e

festival cliccando qui

 

I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Marzo 2012

HUMOR FILOSOFICO

Post n°2210 pubblicato il 31 Marzo 2012 da pierrde

 
 
 

HUMOR NERO MUSICALE

Post n°2209 pubblicato il 31 Marzo 2012 da pierrde

Hai un avvocato, un politico e un sassofonista in una stanza e hai una pistola con due colpi.

Cosa fai?

Spari due volte a Kenny G.

 
 
 

HUMOR

Post n°2208 pubblicato il 31 Marzo 2012 da pierrde

 
 
 

I SACRED CONCERTS SU SKY

Post n°2207 pubblicato il 31 Marzo 2012 da pierrde

Quando nel dicembre dello scorso anno l'Orchestra Jazz della Sardegna e la Corale Santa Cecilia avevano prodotto i tre Sacred concerts di Duke Ellington, nella versione curata da John Høbye e Oscar Pedersen, nella Cattedrale di San Nicola avevano fatto capolino gli operatori e i tecnici di Sky Classica, e si era capito che l'evento non sarebbe stato confinato all'interno del circuito musicale dell'isola (il concerto era stato replicato nei giorni successivi a Nuoro, a Cagliari e a Stintino).

A distanza di circa tre mesi da quella esaltante produzione, diretta da quel grande musicista e arrangiatore che è Bruno Tommaso, e sponsorizzata dal Banco di Sardegna, che aveva voluto offrire a tutta la città quel lavoro in occasione del tradizionale Concerto di Natale, i Sacred concerts di Duke Ellington approdano sul palinsesto di Sky Classica. La prossima messa in onda è programmata per lunedì 2 aprile (ore 11.10): nuovi passaggi sono previsti per giovedì 5 (ore 16.50), mercoledì 11 (ore 23.55), venerdì 20 (ore 8.35).

I Sacred concerts sono oggetto di una breve scheda di presentazione che si può leggere nel magazine on-line di Sky Classica, scaricabile gratuitamente dal sito www.classica.tv. Dell'opera di Duke Ellington eseguita a Sassari si occuperà anche il numero di aprile di Musica Jazz, la più importante rivista italiana di informazione e critica musicale specializzata in musica jazz, che dedicherà un'intera pagina all'esecuzione curata dall'Orchestra Jazz della Sardegna, dalla Corale Santa Cecilia e dalla vocalist Marta Raviglia.

Fonte: La Nuova Sardegna

Link: http://en.wikipedia.org/wiki/Duke_Ellington's_Sacred_Concerts

 
 
 

BATTITI BOX

Post n°2206 pubblicato il 30 Marzo 2012 da pierrde
 

DOMENICA 1 APRILE 2012

SPECIALE COFANETTI DON PULLEN E WORLD SAXOPHONE QUARTET

L’intera notte di Battiti è dedicata a due cofanetti appena pubblicati dalla Cam Jazz che ripercorrono le uscite a nome di Don Pullen e del World Saxophone Quartet per le etichette Black Saint/Soul Note. La Cam ha acquisito il prestigiosissimo catalogo che ha saputo rappresentare con mirabile coerenza gli aspetti più avanzati del jazz contemporaneo e lo ripropone con dei cofanetti monografici dedicati ad alcuni dei musicisti più influenti. In questa puntata avremo modo di ascoltare il pianista Don Pullen alle prese con organici variabili e le prime incisioni del World Saxophone Quartet, fortemente segnate dalla personalità prorompente di Julius Hemphill.

 
 
 

IL JAZZ E IL MOCIO-VILEDA

Post n°2205 pubblicato il 29 Marzo 2012 da pierrde

Da che esiste la possibilità di inventarsi un blog, sono oramai una diecina d'anni, ho visto le stranezze più estreme unite alle banalità più consuete su su fino a blog lucidi e appassionanti a prescindere dall'argomento. In campo musicale però le diversificazioni, perlomeno per quanto riguarda i blog più interessanti, sono sempre state minime.

C'è il blog che pubblica solo recensioni di album, quello che riporta comunicati e notizie, chi si lancia in ricordi e racconti, ma nessuno prima di ora aveva pensato ad un blog dove ad essere presi in esame non sono i musicisti e nemmeno i jazz club bensi' i servizi igienici di quest'ultimi.

Gestori di club e organizzatori di eventi cominciate a pensare mentalmente allo stato in cui versano i vostri bagni. In circolazione c'è Voicekwon, armato di macchina fotografica.

Se poi state pensando che sono un mattacchione e che mi sto inventando tutto ecco il link:

 

http://www.jazztoilet.com/blog/

Nella prossima lista della spesa ricordatevi i detersivi e il mocio-vileda !

 
 
 

MASABUMI : OUT OF BOUND

Post n°2204 pubblicato il 28 Marzo 2012 da pierrde

I

Il caso ha voluto che il nuovo album del pianista giapponese Masabumi Kikuchi, ma ora di stanza negli States, fosse anche l'ultima registrazione di Paul Motian e pertanto avesse una eco maggiore rispetto a quella che avrebbe avuto. L'album si chiama Sunrise ed è edito per E.C.M.; il trio è completato dal bassista Thomas Morgan ed è praticamente una delle pochissime testimonianze discografiche del settantacinquenne pianista, poichè tutti gli album precedenti sono incisi per il mercato nipponico e difficilmente reperibili nei negozi sia europei che americani.

Rimane naturalmente la rete, dove comunque è possibile trovare parecchio materiale anche se sui siti P2P di file sharing. Sunrise è il risultato di libere e collettive improvvisazioni, impegno che il pianista sta coltivando da quando è residente negli States sopratutto con l'apporto di Morgan al contrabbasso e del chitarrista Todd Neufeld, come rimarca lo stesso Masabumi : 

Together we're trying to find new possibilities in ensemble improvisation. These guys are young and smart and they catch on incredibly quickly, and we already share a kind of method whenever we play together. But I'm reluctant to use that term, because what we're trying to destroy is a method too — one that's brought us up to this point in time.

So I've been looking around for a better word ...

La pubblicazione di Sunrise negli Stati Uniti ha provocato molti articoli interessanti, tra i quali segnalo un lungo e ponderato ritratto di Ben Ratliff sul New York Times e un più agile A Pianist Named Poo su A Blog Supreme di cui naturalmente allego i link.

Se i precedenti album del pianista, forse grazie anche alle collaborazioni con Gary Peacock e Paul Motian, portavano tracce dell'influenza di Keith Jarrett (accomunati per quel fastidioso e comune canticchiare sul pianoforte presente anche in Sunrise), questo nuovo lavoro è decisamente più svincolato e personale, e l'apporto dei due patners assolutamente paritetico.

I links:

http://www.npr.org/blogs/ablogsupreme/2012/03/26/149407481/a-pianist-named-poo#more

http://www.nytimes.com/2012/03/25/arts/music/masabumi-kikuchi-finds-new-direction-with-sunrise.html?_r=2&ref=music&pagewanted=all

Discografia illustrata:

http://www.cyborg.ne.jp/~poo-sun/disco/index.html

Ascolta degli estratti:

http://player.ecmrecords.com/kikuchi-sunrise/media

 
 
 

E LA MONTAGNA PARTORI' IL TOPOLINO

Post n°2203 pubblicato il 27 Marzo 2012 da pierrde

A Torino c'era grande attesa (gonfiata da alcune polemiche sui giornali) per la presentazione del Torino Jazz Festival, fortemente voluto dall'assessore alla cultura del Comune Maurizio Braccialarghe: un grande evento di ambizioni internazionali, previsto dal 27 aprile al 1° maggio, di cui - fino ad oggi - poco o nulla era trapelato circa il programma.

L'attesa riguardava soprattutto i finanziamenti, con il timore che fossero toccati quelli relativi a MiTo Settembre Musica In conferenza stampa il sindaco Piero Fassino ha quindi subito messo le mani avanti, specificando come l'evento sia stato inteso «per aggiungere e non per sostituire». Braccialarghe ha poi specificato, auspicando un rientro in termini di visibilità e di turismo, come gli 890mila euro di budget siano coperti per il 65 percento da sponsor privati.

Il direttore artistico Dario Salvatori ha poi svelato l'intero programma: una sessantina di concerti gratuiti fra i due main stage - Piazzale Valdo Fusi e Piazza Castello - fra cui appuntamenti dedicati alla letteratura (al Circolo dei Lettori, con ospiti scrittori come Giuseppe Culicchia, Massimo Carlotto, Stefano Benni...), una rassegna cinematografica e molti eventi "fringe" per i club della città. Headliner - che testimoniano un certo gusto mainstream e un po' retrò da parte della direzione artistica - Buena Vista Italian Jazz (con Franco Cerri, Dino Piana, Renato Sellani...), YellowJackets, Ahmad Jamal, Dionne Warwick (con la Torino Jazz Orchestra), Ray Gelato, Billy Cobham, All Star Celebration of Lionel Hampton, Carla Bley e chiusura il 1° maggio con Lino Patruno, Chiara Civello, Trio Rosenberg, Memorie di Adriano con Peppe Servillo, Rita Marcotulli, Furio Di Castri, Javier Girotto, Fabrizio Bosso... e Stefano Bollani Danish Trio.

Un festival che Salvatori definisce "aperturista", che si somma ad un'offerta culturale già molto ricca a Torino e che sarà supportato da una campagna promozionale massiccia, per cercare di ovviare al poco tempo a disposizione.

Fonte: www.giornaledellamusica.it

Avevo seguito la difficile gestazione del festival con un post nelle scorse settimane. Allora

esprimevo perplessità sui tempi, sui modi e sui costi. Ora, a bocce ferme, il mio parere da

semplice appassionato è quello riportato nel titolo. Massimo rispetto per i gusti di Salvatori,

sicuramente molto lontani dai miei, ma voglio immaginare che sarebbe stato possibile fare

un uso migliore e con un costo inferiore dei soldi pubblici e privati. Non sono un organizzatore

ne ho esperienza di gestione di un festival. Le mie sono semplici considerazioni di un fruitore

comunque grato per la nascita di un nuovo spazio per la musica jazz.

Ma comunque, quasi 900 mila euro investiti per un programma cosi' modesto in proporzione

mi fanno tenere le .....Braccialarghe !


 
 
 

JAZZ DIALOG

Post n°2202 pubblicato il 27 Marzo 2012 da pierrde

In questi giorni seguo su diversi blog alcuni post con relativi dibattiti a mio giudizio più che interessanti. Inizio dal Festival Jazz di Bergamo del quale anch'io ho parlato per quanto riguarda la giornata di sabato 24 marzo.

Enzo Bettinello recensisce le tre giornate su Il Giornale della Musica, tra l'altro con notevole sintonia con quanto anche da me scritto, e traccia alla fine un bilancio del festival che mi sento di condividere pienamente.

Una discussione partita su A Proposito di Jazz e sviluppatasi anche su Mi Piace il Jazz riguarda l'importanza storica  della casa discografica Blue Note. Interventi di qualità  hanno elevato il livello fino a portarlo, credo, ad aver sviscerato a fondo la diatriba. Nessuno però, se non marginalmente, ha toccato il tasto delle scelte contemporanee della Blue Note, più improntate alla redditività che non alla qualità.

La pubblicazione dei risultati del Jazzit Awards 2011 ha dato vita su Jazz From Italy a delle considerazioni interessanti che si sono ulteriormente arricchite con gli interventi di Luciano Vanni di Jazzit e di Luca Conti di Musica Jazz. Mi sembrano particolarmente significative le parole di Conti, che esprimono una reale volontà di confronto e di cambiamento del magazine, idee dimostrate con la sua puntuale presenza sul web e disponibilità al dialogo. Credo che la storica rivista sia in buone mani.

Vanni difende la bontà e le scelte dietro al suo Jazzit Awards, e in effetti va riconosciuto che le storture della scorsa edizione a prima vista sono state corrette. A suo dire il referendum non ha volutamente preso in considerazione il web in tutte le sue ramificazioni per evitare conflitto di interessi. Può darsi, ma sarebbe bastato escludere dai risultati Jazzit ed i suoi redattori , il risultato non sarebbe stato completo ma certo significativo di una realtà ormai preponderante e impossibile da ignorare.

Infine sia su queste colonne che di nuovo su Mi Piace il Jazz si parla e si critica la figura di Cecil Taylor. Mi sembra opportuno ribadire che a prescindere dal gusto personale Taylor è a tutti gli effetti un personaggio che ha fatto la storia della nostra musica e come tale va considerato.

Di lui ho in memoria molti concerti: l'ultimo, a Reggio Emilia nel 2007, lo ha visto protagonista di un solo di circa mezz'ora talmente denso e impregnato di lirismo da spazzare via qualsiasi obiezione sulla sua leggibilità.

Ma nei miei ricordi Taylor lo associo all'ultima apparizione di Max Roach a Milano. Concerto in duo per la rassegna di Gianni Gualberto al Manzoni: oltre due ore divise in due set singoli ed in una parte finale in duo. Roach già camminava con passo incerto, ma seduto dietro pelli e cimbali era il gigante di sempre.

Taylor probabilmente più che un vero dialogo ha sempre cercato stimolo, supporto e intersezione con gli altri musicisti. Forse l'unico che è riuscito davvero ad avere un reale interscambio è stato Bill Dixon, ma memorabili rimangono gli album per Free Music Production in cui il pianista è colto dal vivo in un festival a Berlino a lui dedicato che lo vedeva ogni sera accompagnato da un diverso batterista. 

Sfolgoranti e bellissimi i duetti con Luis Moholo e Gunter Sommer: non solo energia, ma anche fantasia, suggerimento, suggestione. 

Tutti i link:

http://www.giornaledellamusica.it/

http://mipiaceiljazz.blogspot.it/

http://www.online-jazz.net/wp/

http://jazzfromitaly.blogspot.it/

L'acrilico che riporto come immagine si intitola Jazz Dialog, vedi il sito:

 

http://www.studio-beverast.de/overview/especially-jazz-art/

 
 
 

BOOGIE WOOGIE BUGLE BOY

Post n°2201 pubblicato il 26 Marzo 2012 da pierrde
 

Hot Breath Harry is a hot trumpeter at a jazz club. He finds himself drafted into the Army, where he's assigned to be the bugler of an African-American company. But everyone hates the bugler, because he blows reveille at the ungodly hour of 5 AM sharp.

Sure enough, on his first day, Harry gets pelted with everything imaginable. He lands against a wall, where his trumpet falls on him. He plays a swinging wakeup that segues into the title tune, and nobody minds waking up to this. Everyone swings through the whole day, even when three soldiers march into a lake and two soldiers, followed by a grinning alligator, march out.

E' lunedi', giornata pesante per chi lavora, poca voglia e poco tempo per il blog. Meglio rilassarsi e chiudere la giornata con un sorriso grazie ad un cartoon d'epoca, addiritura il 1941.

 
 
 

ANTONIO SE NE č ANDATO, SOSTIENE PEREIRA

Post n°2200 pubblicato il 25 Marzo 2012 da pierrde

"

"La musica pucciniana cessò, le luci si abbassarono ed un riflettore illuminò il palcoscenico.

Di un cono azzurro, naturalmente.

Nel cono di luce sbucò una ragazza giovane e bella con i capelli raccolti a crocchia, e cominciò a cantare.

Cantava senza accompagnamento musicale, le parole erano portoghesi ma la melodia era una specie di blues, e solo dopo un pò Firmino si rese conto che era un vecchio fado di Coimbra che la ragazza cantava come se fosse un pezzo di jazz, "

brano tratto da La Testa Peduta di Damasceno Monteiro di Antonio Tabucchi

 
 
 

DI MUSICHE E DI TERRE BERGAMASCHE: BERGAMO JAZZ FESTIVAL

Post n°2199 pubblicato il 25 Marzo 2012 da pierrde

Per me solo una rapida toccata e fuga nel 34° Bergamo Jazz Festival: ho scelto più per comodità che per il programma la giornata di sabato con i concerti di Tim Berne e di Ambrose Akinmusire.

Andare a Bergamo significa per chi viene da nord come me, attraversare Pontida, la storica location degli happening leghisti. Avete presente quei colti e pensosi personaggi vestiti da crociati o con elmi cornuti ? Ma si' dai, nei mille telegiornali li si è sentiti pontificare con linguaggio scientifico e raffinato attribuendo tutti i mali del paese ora ai "terun" meglio se comunisti ora ai "negher" meglio se musulmani. 

Bene, la storica scritta "Padroni a casa nostra" nelle scorse settimane, dopo le note vicende legate alle tangenti in regione, è stata modificata come è possibile vedere nella foto, perfetta epigrafe lapidaria. Naturalmente la scritta è stata ripristinata nella sua originalità ma rimane emblematica delle vicende italiche e del declino inarrestabile di un popolo e di una terra storicamente (e culturalmente) mai esistiti.

Nonostante i 300 mila bergamaschi pronti a dissoterrare le armi, Bergamo rimane città che ama e che propone con illuminante continuità la musica afro-americana.

Enrico Rava, il direttore artistico del festival, ha presentato i concerti spiegando il criterio con il quale ha esercitato le scelte musicali. Invitando cioè i musicisti che come spettatore avrebbe voluto ascoltare.

Scelta azzeccata nel caso di Snakeoil, il quartetto capeggiato da Tim Berne, da me visto l'ultima volta quando ancora l'incanutito sassofonista aveva tutti i capelli nerissimi.

Come sempre la musica di Berne, complessa, poco incline a concedere facili gratificazioni e molto strutturata, si è sviluppata in maniera circolare con parti iniziali rarefatte e una crescita esponenziale di timbri e volumi fino a raggiungere il punto più alto per poi smorzarsi gradatamente. Grande controllo, assoli ben integrati nel complesso meccanismo compositivo e ottimi comprimari hanno elevato l'ascolto a livelli che avrebbero meritato il pubblico di spazi più ampi.

Di Berne si racconta che studiò con Julius Hemphill, ma l'influenza più evidente sia sullo strumento che nella scrittura è quella di Anthony Braxton. Ottimo Sam Noriega nella parte del controcanto, interessanti i giovani Ches Smith a batteria e percussioni e Matt Mitchell al pianoforte.

Nel bellissimo Donizetti la serata è aperta dal quintetto di Ambrose Akinmusire, trombettista che nell'ultima stagione ha fatto incetta di premi e di riconoscimenti.

Il quintetto esibitosi a Bergamo vede Sam Harris al pianoforte al posto di Gerald Clayton, e da subito l'impressione che la sezione ritmica sia eccellente. Il leader esibisce tecnica e discreta personalità, sulle tracce di Clifford Brown opportunamente rivisitato con influenze anche di Freddie Hubbard. Walter Smith al tenore ha un suono acidulo e un pò legnoso ma nel corso della serata sembra sciogliersi e mettersi a proprio agio. La musica che il quintetto propone è un hard bop poco schematico, con grandi spazi a temi lenti e ballate di cui Akinmusire si rivela perfetto interprete.

Certo in quanto a originalità non siamo messi troppo bene, tutto è deja-vù abbondantemente, mantengono l'interesse dell'ascoltatore le spinte e le accelerazioni di Justin Brown alla batteria, il lavoro di raccordo di Harris e qualche solo più spregiudicato del leader.

Un buon gruppo, ma troppo poco per gridare al miracolo.

In seconda serata ci sarebbe Buika, una cantante iberica ma di origine ganese che piace a Almodovar e, evidentemente, anche a Rava. Nel viaggio di andata mi ero documentato ascoltando qualche album, e tanto mi è bastato per decidere che l'ora e mezzo di concerto era meglio impegarla nel viaggio di ritorno....  

 
 
 

ANCORA SU CECIL, OGGI OTTANTATREENNE !

Post n°2198 pubblicato il 25 Marzo 2012 da pierrde

L'omaggio a Taylor, qui nel ritatto del disegnatore Alastair Graham, è doppio e dovuto anche alla coincidenza a me sfuggita ma che mi fa osservare  un altro amico blogger, Gerovital, che oggi è il compleanno del pianista americano.

A questo punto continuando con le citazioni da bloggers, prendo il breve ritratto di Taylor comparso su Mi Piace il Jazz:

 

Cecil Taylor è uno dei massimi innovatori del jazz, l'artefice di una musica originale tanto radicata nella tradizione musicale afroamericana, nell'ispirazione di maestri quali Fats Waller, Duke Ellington, Mary Lou Williams, Erroll Garner, Bud Powell, Horace Silver quanto aperta a contenere gli stimoli più differenti, la tradizione classica e le avanguardie europee, la danza contemporanea, la poesia, unificati in un incandescente magma sonoro, una musica che si presenta in costante divenire, prendendo forma in diretta, quando l'improvvisazione coincide con la composizione istantanea.

Nato a New York il 25 marzo del 1929 da bambino Taylor si avvicinò alla musica stimolato dai genitori, ascoltando le orchestre dello Swing, emulando i batteristi e suonando sulle stoviglie di casa. Poi studiò le percussioni ed il pianoforte. I suoi studi proseguirono al liceo, dove vinse anche un concorso per giovani pianisti, si recò al New York College of Music e quindi al New England Conservatory di Boston. Tornato a New York iniziò a frequentare le scene del jazz per approdare nella cerchia di musicisti la cui urgenza espressiva culminerà nelle definizione del "free-jazz", il jazz libero e ribelle degli anni '60.

Taylor ha collaborato con il sassofonista Steve Lacy, con il trombonista Roswell Rudd, con il trombettista Bill Dixon, con la bandleader Carla Bley, delineando un nuovo universo sonoro, una musica che coinvolge esecutori ed ascoltatori in una dimensione di trance. La sua tecnica pianistica gli consentiva di suonare con un solismo prodigioso e senza limiti, con un approccio alla tastiera quasi fosse uno strumento a percussione, in un incedere vorticoso nel suo svolgersi.

Del suo stile Cecil Taylor disse in un'intervista "che cercava di imitare i danzatori quando volteggiano nello spazio" e la sua concezione musicale così libera fu al centro di controversie negli Usa, dove Taylor trovava a fatica concerti ed impegni con case discografiche. I primi riconoscimenti vennero in Europa dove approdò con il suo trio nel 1962, per un lungo ingaggio al Café Montmartre di Copenaghen, e sono proseguiti fino ad oggi, nei numerosi festival che lo ospitano, nella lunga serie di registrazioni che Taylor ha effettuato in Europa con i suoi gruppi.

Dagli anni '60 Taylor è rimasto profondamente legato ad una musica votata all'improvvisazione e ha realizzato nel tempo una serie di capolavori, in solitudine, insieme a numerosi ensemble, in cui hanno militato alcuni dei musicisti più ispirati del jazz moderno, ed in una serie di memorabili collaborazioni, con il batterista Max Roach, con la pianista Mary Lou Williams, con il trombettista Bill Dixon, con l'Art Ensemble Of Chicago ed anche con il celebre coreografo e danzatore classico Michail Barishnikov.

 
 
 

CECIL TAYLOR: ALL THE NOTES

Post n°2197 pubblicato il 25 Marzo 2012 da pierrde

Qualche giorno fa commentavo un post dedicato a Taylor sul blog Mi Piace il Jazz, e ieri ho scoperto, naturalmente su Facebook, questo film a lui dedicato dal titolo emblematico All The Notes in cui il personaggio in circa 70 minuti di pellicola è narrato nei suoi molteplici interessi, dalla poesia all'architettura, che travalicano il semplice aspetto musicale.

Il dvd era uscito solamente negli Stati Uniti ed è stato messo in rete dalla stessa casa di produzione, la MVD. Ecco le note di accompagnamento, e a tutti gli estimatori del pianista, buona visione:

 

All the Notes captures the unconventional stance of this media-shy modern musical genius. Cecil Taylor is the grand master of free jazz piano. All the Notes captures in breezy fashion the unconventional stance of this media-shy modern musical genius, regarded as one of the true giants of post-war music.

Taylor is first seen musing over Santiago Calatrava's feecy architecture- a typical sign of the pianist's famed eclectic interests, which extend from soloing, combo and small orchestra work to spoken word performance. Seated at his beloved and battered piano in his Brooklyn brownstone the maestro holds court with frequent stentorian pronouncements on life, art and music. A massively interesting documentary on a true icon

 
 
 

BATTITI DAL VIVO: EUGENIO COLOMBO SABINA MEYER, MEINRAAD KNEER

Post n°2196 pubblicato il 24 Marzo 2012 da pierrde
 

Si rinnova l’appuntamento con la musica suonata dal vivo nella storica sala M di via Asiago 10 per i sabato notte di radio3.

Il nuovo incontro con le radio sessions di battiti ha come protagonista il trio formato da Eugenio Colombo al sassofono e al flauto, Meinrad Kneer al contrabbasso e Sabina Meyer alla voce.

La musica riflette la natura eterogenea del trio, sia per provenienza geografica – Italia, Svizzera, Germania - sia per le tante e diverse esperienze musicali che i tre musicisti hanno nel proprio bagaglio sonoro.

La cantante italo svizzera Sabina Meyer, dotata di una notevole agilità vocale, il poliedrico compositore e musicista romano Eugenio Colombo insieme al produttore e contrabbassista tedesco Meinrad Kneer, danno vita a un set originale che si muove tra i molteplici linguaggi della musica: il jazz, la musica colta e la musica popolare attraverso una costruzione libera che gioca sia sulle differenze sia sulla condivisione

 
 
 
 

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