Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZ DAY BY DAY

 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Febbraio 2013

PATRICIA BARBER - SMASH (CONCORD) 2013

Post n°2618 pubblicato il 28 Febbraio 2013 da pierrde
 

Personnel: Larry Kohut: bass; John Kregor: guitar; Jon Deitemyer: drums.

Tracks: Code Cool; The Wind Song; Romanesque: Smash; Redshift; Spring Song; Devil's Food; Scream; The Swim; Bashful (Instrumental); The Storyteller; Missing.


Ho sempre apprezzato gli album di Patricia Barber, pianista, cantante e compositrice raffinata e dalla vena intimista. Con questo Smash, Patricia approda alla Concord e firma un  disco vario quanto basta e con molti degli ingredienti usuali nei suoi progetti: testi intelligenti e di rara sensibilità, brani mutevoli a seconda degli umori, con ampie strizzate d'occhio al rock più intelligente senza dimenticare la musica  di matrice brasiliana, una spruzzatina di fusion e anche ampie aperture strumentali più marcatamente jazz.

Molta carne al fuoco dunque, ma cucinata con pazienza e senza eccessive concessioni ne al business ne all'immagine della donna che canta e suona (anche) jazz cosi' mercificatamente trendy in molte epigoni della Barber.

Anche senza volerlo il pensiero, se non il paragone, corre verso Diana Krall e la sua ormai raggiunta dimensione di star. Qui siamo agli antipodi, fin dalla copertina più che castigata rispetto alle pose sexy e alla lingerie ostentata dalla Krall nell'ultimo Glad Rag Doll.

Fortunatamente però il contenuto musicale è di sostanza, sapido e intrigante quanto basta a far rapidamente dimenticaregiarrettiere e scollature. Due i brani che immediatamente entrano in circolo, la title track con quell'inserto strumentale di stampo rock  con un gusto ed una trattenuta raffinatezza da renderlo istantaneo piacere, e Scream, dall'andamento simile con una ampia apertura strumentale dove ancora spicca la chitarra di John Kregor.

Ma molte sono le gemme disseminate nell'album: la jazzata e strumentale Bashful, la piacevole samba fusion di Devil's Food, la ritmica Code Cool. 

Intimista fino alla cruda onestà nelle liriche, vario e ben congegnato nelle parti stumentali Smash è un album sincero e raffinato, opera di una cantautrice e strumentista che meriterebbe molta più considerazione.

 

 
 
 

JAZZ A MILANO: OTTO AUDIORACCONTI

Post n°2617 pubblicato il 28 Febbraio 2013 da pierrde

Da lunedì 25 febbraio 2013, Jazz Convention presenta Jazz a Milano, otto audioracconti di Giuseppe Ferdico su altrettanti concerti tenuti a Milano da alcuni dei maestri della storia del jazz. I racconti coprono un periodo di oltre vent'anni - dal 1970 alla metà degli anni novanta - riportano concerti di nomi storici come Chet Baker, Art Blakey, Anthony Braxton, Ella Fitzgerald e Joe Pass, Milt Jackson & Sonny Stitt, Lee Konitz & Franco D'Andrea, Charlie Mingus, Michel Petrucciani raccontati in prima persona e in viva voce.

 

Jazz a Milano rilegge in maniera diretta l'esperienza dell'ascolto della musica e della partecipazione al concerto. I testi proposti da Ferdico puntano a dare a chi non segue il jazz in maniera assidua una chiave per entrare in confidenza con i suoni e i personaggi , proprio attraverso il ricordo e il racconto di una persona che ha avuto modo di assistere alle esibizioni di alcuni tra i più importanti jazzisti, seduto in mezzo al pubblico presente in sala.

 

Sarà possibile ascoltare gli audioracconti direttamente dalle pagine di Jazz Convention (www.jazzconvention.net). Le otto puntate costituiranno un nuovo appuntamento quindicinale per i visitatori del nostro web magazine. Nella pagina riepilogativa presente sul sito (http://www.jazzconvention.net/index.php?option=com_content&view=article&id=1471), sarà possibile ascoltare la prefazione del volume e un breve profilo dell'autore.

 

Giuseppe Ferdico è nato a Milano nel 1947, dove risiede, ed è non vedente dal 2006. Scopre il jazz e se ne innamora all'età di 10 anni guardando le esibizioni di Gorni Kramer come fisarmonicista e direttore d'orchestra in una delle trasmissioni più celebri della storia della televisione italiana: Il Musichiere condotto da Mario Riva.

 

Con il passare degli anni, la passione si fortifica e si avvicina ai concerti e prende parte attiva nella scena jazzistica milanese con la conduzione di una trasmissione radiofonica – L'ora dello Swing su Radio Studio Milano – e diventando sostenitore di Europa Radio Milano. Negli anni novanta è socio degli Amici del Jazz e pubblica i suoi disegni umoristici sul jazz sulla rivista Ritmo, diretta da Zino Cadini.

 

Jazz a Milano nasce da tutto questo e dalla voglia di Giuseppe Ferdico di condividere con gli altri appassionati le esperienze vissute come spettatore di concerti importanti e, per forza di cose, irripetibili.

Fonte: www.jazzconvention.net

Per ascoltare clicca qui: http://www.jazzconvention.net/index.php?option=com_content&view=article&id=1472%3Agiuseppe-ferdico-jazz-a-milano-chet-baker&catid=1%3Aarticoli&Itemid=10

 
 
 

DAVE DOUGLAS CHIUDE APERITIVO IN CONCERTO

Post n°2616 pubblicato il 28 Febbraio 2013 da pierrde

A conclusione della stagione 2012-2013, "Aperitivo in concerto" presenta un nuovo straordinario appuntamento. Sul palco del teatro Manzoni di Milano, domenica 3 marzo, sarà di scena, per la sua unica data italiana, il Dave Douglas Quintet, per l'occasione arricchito da la presenza speciale di Aoife O'Donovan. Lo show "Be Still" è un insieme di composizioni indicate dalla madre del trombettista, prima di morire, per essere eseguite al suo funerale.

Quello che è un avvenimento tragico si trasforma invece non in una meditazione sulla nostra caducità, bensì in una celebrazione della vita, nel trionfo della continuazione, della perpetuazione della vitalità e della speranza. Un repertorio appartenente alla più antica tradizione americana, con profonde radici nel mondo del folklore, della religiosità e di quel genere linguistico comunemente definito Americana, acquista, grazie anche all'operato della cantante Aoife O'Donovan, vibrazioni arcane, risonanze interiori che si fanno lirismo intenso e mai privo di un originalissimo ed inaspettato dinamismo.

Douglas è uanimamente riconosciuto come il più rappresentativo esponente del suo strumento sulla scena internazionale, non soltanto nell'ambito del jazz. Due volte nomination per il (Jazz) Grammy Award, con una produzione di oltre 30 dischi come leader e centinaia di collaborazioni come sideman, è sicuramente il più prolifico e originale trombettista e compositore della sua generazione.
 
 
 

INTERVISTA A MARIO GUIDI

Post n°2615 pubblicato il 27 Febbraio 2013 da pierrde

 

Mario Guidi è il manager, tra gli altri, di Enrico Rava e di Stefano Bollani. Vive questo lavoro e ne è assorbito in maniera totale. Come un perfetto musicista ne interpreta con grande passione le molteplici e complesse sfaccettature. Un lavoro sempre nuovo e stimolante di cui l’articolato mondo del jazz si compone

Propongo un estratto significativo dell'intervista di Fabio Ciminiera  leggibile integralmente sul sito http://www.andymag.com/my-lifemy-music/1967-mario-guidi.html

Qual è la tua opinione della scena jazz italiana?

È vivacissima, nonostante il momento a dir poco tragico. Ci sono però alcune cose che mi interessano molto, altre meno. C'è una impressionante serie di musicisti che suonano benissimo ma non sono curiosi: hanno imparato un linguaggio e lo ripetono all'infinito con qualche piccolo aggiornamento. Sinceramente non credo molto in loro: New York è piena di questi super professionisti. Quelli che mi convincono di più sono altri: l'americano Dan Kinzelman - che vive ormai in Italia da anni - mi sembra più originale di altri sassofonisti ultimamente osannati. Poi Bigoni, Tittarelli, Rubegni, Scardino, Ottolini, Fabrizio Puglisi tra i pianisti e molti altri ancora... Ovviamente quelli che amo di più sono Rava, Bollani e Petrella. Magari non è molto politically correct, ma inserirei mio figlio Giovanni tra i giovani che stanno cercando di ritagliarsi un linguaggio più personale. Osservando infine la generazione dei cinquantenni trovo che Pietro Tonolo meriterebbe molto più in termini di visibilità e consensi. Recentemente ho avuto modo di apprezzare Dario De Idda e poi il trombettista Claudio Corvini, di cui ho ascoltato il suo recente album in trio, molto, molto bello.

Dal tuo punto di vista, la diffusione attuale del jazz ha cambiato il modo di "vendere" i concerti negli ultimi anni?

Oggi si ascolta jazz dappertutto - ad esempio in molti spot pubblicitari - anche se la maggior parte della gente lo ascolta senza alcuna consapevolezza. Gli appassionati sono diventati invece molto pigri e conformisti e, a mio avviso, se nel jazz italiano c'è poco ricambio, la colpa è soprattutto del pubblico che corre ai concerti dei grossi nomi e diserta poi tutti gli altri. D'altronde è veramente difficile orientarsi nell'ipertrofica offerta di proposte concertistiche e nella sconfinata produzione discografica. E la stampa specializzata non aiuta di certo, impegnata ad osannare qualsiasi vagito emesso da non importa chi. Fare booking è stato sempre complicato e oggi lo è più che mai: ci sono decine di agenti e centinaia di musicisti. La concorrenza è spietata e non sempre leale. Sono certo che molti agenti hanno ancora idee poco chiare su come debbono essere pagati contributi e tasse per i musicisti, soprattutto americani - e la crisi economica riduce notevolmente gli spazi di manovra.

E nei cosiddetti “luoghi deputati” del jazz?

Nei club va forte il mainstream, perchè in genere i gestori hanno pochissima voglia di rischiare con proposte innovative. I teatri hanno bisogno di nomi che possano riempire, visto che i contributi pubblici si stanno azzerando. I festival, tranne rare eccezioni, cercano anche loro di andare sul sicuro. Ci sono poi tanti piccoli festival che sono gestiti da musicisti locali, con l’aiuto del cugino assessore, che magari suonano 7 volte con 7 formazioni diverse oppure praticano il “ voto di scambio” con altri festival simili. Fotografare la situazione attuale è molto difficile, ma sono certissimo che non sono "i soliti noti" che stanno ostacolando l'affermazione dei nuovi talenti, bensì in gran parte i musicisti di cui parlavo poco sopra. Nel jazz le "sòle" durano poco: chi vale e ha voglia di lottare, alla fine il suo posto se lo ritaglia. Poi non è facile mantenerlo, ma questo è un altro discorso: purtroppo non c’è posto per tutti. Sono trent'anni che opero in questo settore e ancora devo conoscere un musicista che ammetta i propri limiti artistici: se uno non si afferma è colpa dei critici che non capiscono niente, delle lobbies, degli uffici stampa degli altri artisti (che nel jazz italiano sono però pochissimi ), di Rava e Bollani, mia che li rappresento e, alla fine, del destino cinico e baro.

 
 
 

RIFLESSIONI DI CONFINE

Post n°2614 pubblicato il 26 Febbraio 2013 da pierrde

Difficile capire meccanismi elementari: la mia provincia confina con la Svizzera. Qui da noi il primo partito in provincia è la Lega. Possono rubare, comprare lauree a Tirana, diamanti con soldi pubblici, far occupare poltrone da somari retribuiti meglio che scienziati, tutto alla luce del sole. Eppure sono ancora e sempre i più votati.

Solo pochi chilometri più in là sarebbero già estinti a suon di pernacchie e di galera.

E pensare che proprio loro, tra le tante puttanate, avevano proposto il referendum per l'annessione alla confederazione elvetica. Ma perchè pochi chilometri hanno la proprietà di tracciare differenze di anni luce da un punto di vista etico e culturale ?

 

Questa la mappa elettorale della provincia di Sondrio, dove vediamo in blu i comuni che hanno votato in maggioranza per il centrodestra e in rosso per il centrosinistra.
quella piccola macchiolina rossa è Morbegno

 
 
 

IL TRIO DI GIOVANNI GUIDI: TOUR E NUOVO ALBUM

Post n°2613 pubblicato il 26 Febbraio 2013 da pierrde





 
 
 

JAMMIN' THE BLUES

Post n°2612 pubblicato il 24 Febbraio 2013 da pierrde

Ho già proposto almeno due volte questo incredibile filmato, ma è passato molto tempo e le cose belle meritano più passaggi.

Ricordo ancora il mio stupore la prima volta che vidi Jammin' The Blues, l'immaginifico suono di Lester Young, il passaggio di bacchette di Papa Jo Jones, i ballerini, il bianco e nero coinvolgente: dieci minuti di pura bellezza. 

Arricchisco il filmato con due commenti eccellenti:

 Sul piano storico, merita di essere ricordata la partecipazione di Lester [Young] alle riprese e alla colonna sonora di "Jamming' The Blues", un cortometraggio prodotto e super...visionato nel1944 da Norman Granz e realizzato da Gjon Milj, un fotografo del settimanale Life. I rapporti tra il jazz e il cinema non sono stati finora molto felici, sotto il profilo qualitativo, pur avendo, le due arti, tutte le carte in regola per fraternizzare. Fra i primi esempi di riuscita del jazz all'immagine filmica è appunto questo cortometraggio, impostato su un'alternanza, abile fino al virtuosismo, di fondali bianchi e neri e di ombre e di luci, che assieme alla musica, è capace di una profonda suggestione…»
Franco Fayenz, Il nuovo jazz degli anni '40, Roma

Un prototipo di reportage precursore e dell'attuale videoclip, che metterà in scena i grandi rappresentanti del jazz, nell'attimo vero del loro sforzo creativo. Nel film appaiono il tenor-sassofonista Lester Young (Woodville, Mississippi, 27 agosto 1909 - New York, 15 marzo 1959) e i grandi musicisti della Jazz At The Philarmonic. Questo corto vanta il maggior numero di recensioni entusiastiche e il primato della critica di jazz-film del secolo. Nonostante all'inizio del film la voce over annunci che sta per cominciare una jam-session, quella sorta d'improvvisazione collettiva che vede riuniti un gruppo di jazzman in un atto creativo, questo film, dal punto di vista figurativo è lontanissimo dal concetto di improvvisazione estemporanea.

 C'è dietro un'elaboratissima costruzione dell'immagine in rapporto alla spontaneità del suono. L'altra protagonista, oltre alla musica è la fotografia che con il suo bianco e nero rigorosissimo, offre poche sfumature intermedie ma lavora con perfezione sui netti chiaroscuri. L'aspetto inoltre interessante è l'occhio del regista sulla negritudine. Con grande intelligenza evita i luoghi comuni di quella teatralità greve e di quel folclorismo falso che all'epoca accentuava spesso un'idea razzista della realtà del mondo dei neri. Non dimentichiamo che siamo in un momento che vedrà esplodere a breve il concetto di jazz come arte. Siamo alle porte di quella rivoluzione che cambiando i connotati folclorico-popolari alla musica afro-americana, ne segnerà definitivamente il destino convertendola in arte.

Da http://www.jazzitalia.net/lezioni/cinziavillari/cv_capitolo1.asp#.USaA8qVri_g

 

 
 
 

CON LA MANO HO TOCCATO IL VOLTO DI DIO

Post n°2611 pubblicato il 23 Febbraio 2013 da pierrde

Volo Alto

Oh, sono sfuggito ai limiti della terra e ho danzato nei cieli su ilari ali argentee.Sono sfrecciato verso il sole e mi sono unito al giubilo acrobatico delle nuvole forate dal sole e ho fatto tante cose di cui non avete nemmeno sognato, ho roteato, volteggiando e oscillato alto nel silenzio illuminato dal sole.Librandomi l'ho sognato l'urlante vento e ho lanciato il mio impaziente aeroplano attraverso impalpabili palazzi d'aria ... Su, verso il lungo delirante intenso blu ho toccato la cima di altezze spazzate dal vento con facile grazia, la' dove l allodola e nemmeno l'aquila non si sono mai librate, e mentre con mente silente ed elevante ho percorso l'alta insuperata santita' dello spazio, ho messo fuori la mia mano e ho toccato il volto di Dio.

John Gillespie Magee Jr. (1922-1941) Pilota canadese abbattuto nei cieli d'Inghilterra l' 11 dicembre 1941 all'eta' di 19 anni. Poco prima dell'ultima missione invio' la poesia a sua madre

 

 

Oggi stavo ascoltando Silence, il magnifico brano di Michael Nyman suonato dal Motion Trio che vi presento sotto forma di breve ma intenso short movie di Igor Kuznetsov.

Maliconia, sorpresa, felicità, sentimenti che sia la musica che le immagini rendono perfettamente.

D'improvviso mia moglie mi ha chiesto : per te la musica che cos'è ?

MI sono venute subito alla mente le ultime 13 parole della bellissima poesia di John Gillespie.....

 

 
 
 

NOVITA' TDAZIK

Post n°2610 pubblicato il 23 Febbraio 2013 da pierrde

Anthony Coleman : The End of Summer

The End of Summer is a collection of Anthony Coleman’s most recent chamber compositions and features his fabulous new ensemble Survivors Breakfast. Born and raised in NYC, Anthony has been a central figu...re in the Downtown scene since the late ’70s. His work blends the edge of improvisation with the meditative minimalism of Morton Feldman and Scelsi filtered through his tortured wandering aesthetic and an impish sense of humor. For this latest release he has put together a remarkable program of pieces inspired by film directors Ozu and Kiarostami, the fifty Eskimo words for snow and more.

http://www.tzadik.com/index.php?catalog=8094
V
Foto: Anthony Coleman : The End of Summer  The End of Summer is a collection of Anthony Coleman’s most recent chamber compositions and features his fabulous new ensemble Survivors Breakfast. Born and raised in NYC, Anthony has been a central figure in the Downtown scene since the late ’70s. His work blends the edge of improvisation with the meditative minimalism of Morton Feldman and Scelsi filtered through his tortured wandering aesthetic and an impish sense of humor. For this latest release he has put together a remarkable program of pieces inspired by film directors Ozu and Kiarostami, the fifty Eskimo words for snow and more.  http://www.tzadik.com/index.php?catalog=8094
OUT NOW! Bill Frisell : Silent Comedy
Bill Frisell : Silent Comedy

Bill Frisell, one of the most influential and respected guitarists in the world today takes a serious step toward the avant-garde to create a solo guitar CD unlike anything you’ve heard before. Filled with comp...lex harmonies, bizarre voicings, rich orchestral sonorities, intense screams, delicate phrasing, wild noises and an incredible simultaneity, Silent Comedy raises the bar on what is possible from a solo guitarist. You will never think of Bill Frisell in the same way again—revelatory and absolutely riveting!

http://www.tzadik.com/index.php?catalog=7641
Foto: Bill Frisell : Silent Comedy  Bill Frisell, _ne of the most influential and respected guitarists in the world today takes a serious step toward the avant-garde to create a solo guitar CD unlike anything you’ve heard before. Filled with complex harmonies, bizarre voicings, rich orchestral sonorities, intense screams, delicate phrasing, wild noises and an incredible simultaneity, Silent Comedy raises the bar _n what is possible from a solo guitarist. You will never think of Bill Frisell in the same way again—revelatory and %61bsolutely riveting!  http://www.tzadik.com/index.php?catalog=7641
John Zorn : Lemma

Zorn’s virtuosic string music is legendary and this CD focuses on his compositions for violin. Two major new works for solo violin—Passagen (based on the legendary B-A-C-H motif) and Ceremonial Magic (which appeared on Ri...mbaud in a duo realization with drums but here is presented as a virtuoso solo piece); and an enigmatic suite of 12 miniatures for 2 violins entitled Apophthegms. Featuring three incredible young virtuosos: Pauline Kim, David Fulmer and Chris Otto, Lemma is a CD of wildly imaginative string music performed with passion and fiery intensity.

http://www.tzadik.com/index.php?catalog=8095
Foto: John Zorn : Lemma  Zorn’s virtuosic string music is legendary and this CD focuses _n his compositions for violin. Two major new works for solo violin—Passagen (based _n the legendary B-A-C-H motif) and Ceremonial Magic (which appeared _n Rimbaud in a duo realization with drums but here is presented as a virtuoso solo piece); and an enigmatic suite of 12 miniatures for 2 violins entitled Apophthegms. Featuring three incredible young virtuosos: Pauline Kim, David Fulmer and Chris Otto, Lemma is a CD of wildly imaginative string music performed with passion and fiery intensity.  http://www.tzadik.com/index.php?catalog=8095

 
 
 

BATTITI: SPECIALE TAYLOR HO BYNUM

Post n°2609 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da pierrde
 

Protagonista della puntata di questa notte (domenica 24 febbraio, Radiotre) è Taylor Ho Bynum, giovane cornettista americano dalla personalità poliedrica. Oltre a guidare il suo sestetto ed altre formazioni, Ho Bynum è uno dei cardini delle formazioni di Anthony Braxton con cui collabora da diversi anni. E’ inoltre co-leader del gruppo Positive Catastrophe e cura l’etichetta Firehouse 12 Records. Una settimana fa è stato protagonista, per la rassegna Aperitivo in concerto, di un omaggio a Prince.
La nostra intervista parte proprio da qui e si dipana nel racconto delle sue formazioni, della sua concezione della musica, dei suoi dischi preferiti e della sua attività di produttore. Oltre alla musica di Taylor Ho Bynum ascolteremo quindi anche alcuni degli album prodotti per l’etichetta del Connecticut.

Scaletta del programma:

INTERVISTA A TAYLOR HO BYNUM
TAYLOR HO BYNUM SEXTET, Look Below, da “Asphalt Flowers Forking Paths” – Hat Hut Records Hatology 675
TAYLOR HO BYNUM SEXTET, Bluebird Of Dehli, da “The Middle Picture” – Firehouse 12 Records FH12-04-01-002
POSITIVE CATASTROPHE, Ifs Eternally, da “Dibrujo, Dibrujo, Dibrujo…” – Cuneiform Records Rune 336
TAYLOR HO BYNUM & SPIDERMONKEY STRINGS, The First Three Lives Of Stuart Hornsley. Small Mistakes, da “Other Stories (Three Suites)” – 482 Music 482-1041
TAYLOR HO BYNUM SEXTET, Apparent Distance. Part II: Strike, da “Apparent Distance” – Firehouse 12 Records FH12-04-01-014
TAYLOR HO BYNUM & SPIDERMONKEY STRINGS, Madeleine Dreams: Lesson, da “Madeleine Dreams” - Firehouse 12 Records FH12-04-01-011
TAYLOR HO BYNUM/JOHN HÉBERT/GERALD CLEAVER, Sevens Second Edition, da “Book Of Three” – Rogue Art ROG-0029
ANTHONY BRAXTON, Composition 355 – Part 1, da “9 Compositions (Iridium) 2006” - Firehouse 12 Records FH12-04-01-003
PETER EVANS, !!!!!, da “The Peter Evans Quartet” - Firehouse 12 Records FH12-04-01-004
MARY HALVORSON QUINTET, Saturn Sings (No.18), da “Saturn Sings” - Firehouse 12 Records FH12-04-01-013
NICOLE MITCHELL’S BLACK EARTH ENSEMBLE, Sequence Shadows, da “Xenogenesis Suite. A Tribute To Octavia Butler” - Firehouse 12 Records FH12-04-01-006
TYSHAWN SOREY, Sympathy, da “That/Not” - Firehouse 12 Records FH12-04-02-005
BILL DIXON, Slivers: Sand Dance For Sophia, da “Tapestries For Small Orchestra” - Firehouse 12 Records FH12-04-03-008

 
 
 

IL RITORNO DI CHARLIE

Post n°2608 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da pierrde

Solo una ventina di giorni fa erano trapelate notizie allarmanti sullo stato di salute del grande contrabbassista Charlie Haden. Il Chicago Tribune ha pubblicato un articolo, ripreso e tradotto da Mi Piace il Jazz, in cui Howard Reich tratteggiava un quadro piuttosto proccupante:

'Il grande bassista Charlie Haden spera di poter tenere un breve discorso quando il prossimo 10 febbraio riceverà il Lifetime Achievement Award dalla Recording Academy, il giorno prima del Grammy. Ma Haden a volte ha difficoltà a parlare, e la sua energia non è più quella di una volta. Non mangia cibi solidi da quasi due anni, ed ha notevoli difficoltà a deglutire.
Questi sintomi, insieme ad altri, sono stati causati da un inizio di sindrome post-polio che, alla fine del 2010, hanno alterato drammaticamente la vita di Haden, e ci ha negato il piacere di crogiolarci nel caldo bagliore della sua musica dal vivo.
Fortunatamente le cose ora sembrano andare meglio, tanto che Charlie è stato l'ospite più atteso del concerto al Castle Press di Pasadena dello scorso lunedi': inserito nel gruppo di Larry Goldings ha sfoderato il solito suono scuro, lirico e potente al quale ci ha abituato da decenni.
La cronaca della serata ad opera di Don Heckman :
L'articolo del Chicago Tribune:
La traduzione su Mi Piace il Jazz:
 
 
 

ELEZIONI

Post n°2607 pubblicato il 21 Febbraio 2013 da pierrde

 

Tempo di elezioni, periodo di scelte. Le mie sono tutte tese a intercettare il messaggio che mi possa convincere ad andare a votare. Ho letto e ascoltato, dall'accorato invito di Benigni durante la serata televisiva dedicata alla Costituzione sino ai vari appelli in rete e sui quotidiani di personalità moralmente credibili, tipo Michele Serra piuttosto che Massimo Gramellini.
Eppure ancora adesso la sensazione di rabbia, schifo e impotenza è più forte del desiderio di andare a votare. Per troppi anni l'ho fatto, scegliendo di esprimere il dissenso verso qualcuno (la DC, Craxi, Berlusconi) o scegliendo il meno peggio tra i rappresentanti della "sinistra". Quando penso che l'ultimo voto a sinistra ha permesso a personaggi deleteri e vendibili come Scilipoti e De Gregorio di approdare in parlamento mi vengono sudori freddi.

Quella "sinistra" che nei momenti decisivi, legge elettorale, conflitto di interessi, finanziamento pubblico ai partiti, rimborsi elettorali, taglio di parlamentari e benefit, solo per elencare alla rinfusa i primi che mi vengono in mente, si è eclissata o si è accodata a posizioni conformiste e rinunciatarie.
Non ho nessuno da convincere della mia scelta, anzi, avrei voluto essere convinto a mia volta della bontà del voto, fin'ora senza successo. Mi limito ad osservare che quel movimento che si denomina Rivoluzione Civile è una somma di personaggi che in passato si sono distinti per l'unica capacità politica di cui sono maestri: dividere e dividersi.

Parlare del PD mi è difficile: è un partito mai nato, la cui classe dirigente occupa le poltrone a vita e dove si è più impegnati a combattersi reciprocamente che non a seguire le istanze del paese. Inutile aspettarsi rinnovamento, idee nuove, passione e entusiasmo.

 

Una vera tragedia, aggravata da una destra fascista e/o leghista, un centro che si aggrappa alla figura di Monti per nascondere i.....Casini, un nuovo movimento che ha come leader un diittatore maximo, invertendo il ruolo tra il politico comico e il comico politico, per finire con il partito ad personam della mummia.

Amici, datemi una ragione, un programma ed un partito per cui spendersi. Io non ho trovato niente..... 

 

 
 
 

IL DUO COREA-HANCOCK A UMBRIA JAZZ

Post n°2606 pubblicato il 21 Febbraio 2013 da pierrde

Perugia, 21 gen. - Chick Corea e Herbie Hancock, in esclusiva mondiale a Umbria Jazz 2013, con un concerto, venerdi' 12 luglio, alle ore 21,30, all' Arena Santa Giuliana.
Il duo pianistico esordi' nel 1978 in un tour documentato da due famosi dischi, di cui uno doppio.

Da allora, nessuna altra incisione in studio, e dal vivo soltanto tre esibizioni: una nel 1979 in Olanda, poi nel 1987 in Giappone e, l'ultima, due anni fa al Blue Note di New York in occasione del settantesimo compleanno di Corea. Umbria Jazz ha lungamente inseguito questo evento, che riunisce per una notte di grande musica due dei piu' grandi artisti della tastiera e, in una nota, ringrazia Chick e Herbie che hanno infine accettato l'invito nell'edizione che celebra il quarantesimo anniversario della nascita di Umbria Jazz.

 Corea interrompera' per l'occasione il tour con la sua band e Herbie volera' direttamente dall' America. Le prevendite del concerto cominceranno oggi alle ore 16.

Fonte: http://www.agi.it/perugia/notizie/201302211325-cro-rt10146-musica_chick_corea_e_herbie_hancock_a_umbria_jazz

Continua lo stillicidio di notizie da Perugia. E' la volta del duo pianistico, una tradizione a Umbria Jazz dopo le fortunate esibizioni di Corea con Bollani e prima ancora di Kenny Barron e Brad Mehldau . Rimango in attesa, pur gradendo i nomi odierni, di qualche idea nuova...

 
 
 

CROSSROADS 2013

Post n°2605 pubblicato il 20 Febbraio 2013 da pierrde

Crossroads 2013 (1)Un festival lungo tre mesi, ma anche 270 km: tale è l’estensione, lungo la via Emilia, che verrà percorsa in ogni direzione dalle decine di concerti della quattordicesima edizione del festival Crossroads. Una manifestazione musicale che sin dalla sua origine ha trovato nel viaggio tra gli stili del jazz il giusto parallelo alla sua formula itinerante.

Il lungo percorso musicale prenderà il via il 28 febbraio e proseguirà sino al 25 maggio. Il programma della grande kermesse jazzistica conterà oltre quaranta serate di musica dal vivo nei grandi e piccoli centri urbani della regione.

Questa notevole quantità di spettacoli permetterà di dare spazio ai nomi più noti del panorama italiano e internazionale ma anche di portare sulla ribalta festivaliera gli artisti emergenti più interessanti del momento.
La manifestazione è organizzato d Jazz Network in collaborazione con l’Assessorato alla cultura della Regione Emilia-Romagna e numerose altre istituzioni.

 

Cosa c'è in programma Crossroads 2013 (2)
Sarà la tromba di Enrico Rava con il pianoforte di Giovanni Guidi a inaugurare al Teatro De André di Casalgrande. Rava tornerà poi in versione orchestrale con il Parco della Musica Jazz Lab il 14 aprile a Imola (Teatro dell’Osservanza), dove eseguirà “Lester!”, sua ultimissima creazione in omaggio a Lester Bowie. Un tripudio di trombe e ottoni sarà quello offerto da Paolo Fresu col suo nuovo gruppo Brass Bang!: il trombettista sardo incrocerà il suo strumento con quelli di Steven Bernstein, Gianluca Petrella e Marcus Rojas (Imola, 21 aprile).

Un tocco esotico sarà portato dal gruppo del polistrumentista Hermeto Pascoal, icona della musica brasiliana (Rimini, 24 marzo, Teatro degli Atti). Aria di tropici anche il 24 aprile a Piacenza (Conservatorio “G. Nicolini”) con l’esibizione di uno dei pianisti più suadenti della scena internazionale, il cubano Gonzalo Rubalcaba. La chiusura del festival si terrà al Teatro Asioli di Correggio e sarà affidata a due formazioni altamente rappresentative del jazz italiano: i Sousaphonix del trombonista Mauro Ottolini, che quest’anno ha vinto il referendum Top Jazz come migliore musicista italiano dell’anno (24 maggio) e il quartetto Yatra del contrabbassista Enzo Pietropaoli (il 25).

Un momento speciale di questa edizione sarà a maggio quando ospiterà per la prima volta il Ravenna Jazz che festeggia la quarantesima edizione e propone un programma assai più ampio con concerti e seminari dal 3 al 12 maggio (al Teatro Alighieri, al Teatro Rasi e in vari club e locali della città), con ospiti di prima grandezza. Il programma apre con Chucho Valdés e i suoi Afro-Cuban Messengers (4 maggio), e si conclude con il quartetto della star del sax tenore Joshua Redman.


Tra queste date si troveranno quotidianamente concerti di notevole spessore e attrattiva: il quartetto dello storico sassofonista Pharoah Sanders (il 5); il trio formato da Franco Ambrosetti, Uri Caine e Furio Di Castri (il 6); il quartetto del giovane e prodigioso sassofonista Mattia Cigalini (il 7); le performance in solo del trombonista Gianluca Petrella e del beatboxer Alien Dee, che durante la giornata terrà anche un seminario (l’8); il quintetto internazionale del sassofonista Rosario Giuliani, con Joe Locke al vibrafono (il 9); un duo che ha molte melodie da raccontarci: Gino Paoli e Danilo Rea (il 10); le “Microlezioni di Jazz” ideate da Filippo Bianchi, che farà anche da voce narrante, e musicate da Paolo Fresu e martux_m (l’11). A tutto ciò si aggiungono anche il workshop di canto che la magistrale interprete statunitense Rachel Gould terrà il 3 maggio e i concerti ‘Aperitifs’: dieci appuntamenti pomeridiani con altrettanti chitarristi impegnati in assolo in vari locali del centro cittadino.

Numerosi altri concerti formano l'itinerario musicale di Crossroads 2013 e daranno ampio risalto alle voci femminili a partire da marzo con il trio “Barato Total” di Barbara Casini, che toccherà in questa occasione il repertorio di Gilberto Gil (Cesenatico, 2 marzo, Teatro Comunale). Arriveranno poi due artiste che hanno definito lo standard vocale del jazz italiano dagli anni Ottanta a oggi: Tiziana Ghiglioni, in un inedito trio in omaggio a Duke Ellington (Massa Lombarda, l’8, Sala del Carmine) e Ada Montellanico in duo col chitarrista Francesco Diodati (Solarolo, il 21, Oratorio dell’Annunziata).

In rappresentanza della più intensa vocalità afroamericana ci sarà Cheryl Porter, col suo quartetto (Argenta, Teatro dei Fluttuanti, il 15). Chiara Pancaldi, con il suo quintetto (Massa Lombarda, il 22), è invece un’ammirevole rappresentante delle nuove voci che stanno affiorando sulla scena italiana in questi anni. Ma anche il jazz strumentale avrà i suoi momenti privilegiati con il duo tromba-pianoforte formato da Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello (Longiano, Teatro Petrella, il 14) e i tre concerti a Castel San Pietro Terme (“Cassero” Teatro Comunale) con il travolgente trio BassDrumBone del trombonista Ray Anderson più la performance in duo della danzatrice Teri Jeanette Weikel con il percussionista Michele Rabbia (il 16) e l’incontro tra gli Improplayers e Michele Rabbia (il 17).

Ad aprile sul versante cantanti si aggiungeranno la voce camaleontica di Cristina Zavalloni, con la Radar Band (Lugo, 19 aprile, Teatro Rossini), e quella funambolica di Maria Pia De Vito, che rispolvererà in trio il suo omaggio alle canzoni di Joni Mitchell (Russi, il 20, Teatro Comunale). Tra gli altri protagonisti di aprile si distinguono il trio elettrico del batterista Roberto Gatto (Modena, La Tenda, il 4), il trio che affianca la voce di Peppe Servillo, i sax di Javier Girotto e il pianoforte di Natalio Mangalavite (Russi, il 15) e il duo formato dall’asso del trombone Gianluca Petrella e dall’intenso Giovanni Guidi (Dozza, Teatro Comunale, il 5). Sempre a Dozza, il 6 sono in scaletta nella stessa serata il duo che riunisce il sassofonista Carlo Actis Dato e il chitarrista Enzo Rocco e la produzione originale "If I Had My Way I’d’ve Been A Killer", omaggio alla canzoni e all’impegno civile di Nina Simone; doppio spettacolo anche il 7, con un incontro in duo tra il bandoneonista Carlo Maver e il chitarrista Giancarlo Bianchetti, oltre al Ciranda Quartet con la vocalist Letizia Magnani.

Tornerà poi Fabrizio Bosso, questa volta assieme a Marco Tamburini, come co-leader di un quintetto con due trombe in omaggio a Woody Shaw (Rimini, l’11). Aprile si chiuderà con un vero e proprio festival nel festival che si svolgerà al Jazz Club Torrione San Giovanni di Ferrara. Ne saranno protagonisti il trio Triveni del trombettista Avishai Cohen (il 27), il quartetto Rayuela co-diretto dal sassofonista Miguel Zenón e dal pianista Laurent Coq (il 29), il nuovo quartetto del chitarrista Kurt Rosenwinkel (il 30): tre concerti che, anche in coincidenza con la Giornata Internazionale del Jazz Unesco, coinvolgeranno talenti jazzistici provenienti da Stati Uniti, Porto Rico, Israele, Francia.

A maggio un appuntamento di grande attrazione con una delle più famose band dell’ondata jazz-rock anni Settanta, gli Area, riunitisi dopo tre decenni (Correggio, 16 maggio). Correggio diventerà un vero crocevia del jazz italiano e non solo durante questo mese: sul palco del Teatro Asioli sfileranno infatti i gruppi dei giovani talenti che più stanno facendo parlare di sé. Si inizierà con una tre giorni dedicata al pianista Enrico Zanisi, come leader ma anche come membro di gruppi altrui: ascolteremo il quartetto del contrabbassista Francesco Ponticelli (il 17), il trio di Zanisi (il 18), Zanisi in piano solo (il 19, di mattina) e il quintetto del batterista Alessandro Paternesi (il 19, di sera). Il 20 arriverà il chitarrista Francesco Diodati, con il suo visionario quartetto Neko, mentre il 21 toccherà al quintetto statunitense El Portal.

Fonte: http://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/primo-piano/crossroads-2013-tre-mesi-di-jazz-per-lemilia-romagna

 
 
 

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Post n°2604 pubblicato il 20 Febbraio 2013 da pierrde

 
 
 
 

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