Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZ DAY BY DAY

 

 

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festival cliccando qui

 

I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Aprile 2014

LA 3° GIORNATA INTERNAZIONALE DEL JAZZ E LA POLITICA ITALIANA

Post n°3464 pubblicato il 30 Aprile 2014 da pierrde

La terza Giornata internazionale del Jazz si aprirà a Osaka, in Giappone, con una serie di attività ed eventi durante tutta la giornata ed avrà un ricchissimo corollario in moltissime nazioni, tra cui naturalmente anche il nostro paese.

La scopo della Giornata internazionale del Jazz è quello di unire communità, scuole e altri gruppi da tutto il mondo per celebrare il jazz, le sue origini e il suo impatto, incoraggiando inoltre il dialogo interculturale e sensibilizzando l’opinione pubblica sul ruolo del jazz nella promozione dei valori universali iscritti nel mandato UNESCO.

In Italia la celebrazione ufficiale è prevista all'interno del festival di Torino, ma anche in molte altre città si stanno preparando concerti e celebrazioni. Sempre da noi è recentissima la dichiarazione del neo ministro della cultura, l'onorevole Franceschini, che in un incontro con Paolo Fresu e i rappresentati delle associazioni italiane di musica jazz, in particolare Gianni Pili dell'associazione i-jazz, Ada Montellanico e Francesco Ponticelli dell'associazione MIDJ, Luciano Linzi di Umbria Jazz, Giambattista Tofoni di Europe Jazz Network e Filippo Bianchi, promotore dell'appello per il jazz www.xiljazz.it. ha detto: "Il jazz italiano rappresenta una autentica ricchezza del patrimonio musicale nazionale e pertanto ne va sostenuta la produzione e la promozione.

Particolare attenzione va rivolta inoltre ai giovani talenti, che devono poter maturare in un contesto favorevole per fare della propria passione una vera e propria professione. E' giunto il tempo che anche il governo e il Parlamento riconoscano finalmente questa eccellenza". Sulla rete dall'altro ieri si susseguono i commenti sia dei musicisti che degli operatori e naturalmente degli appassionati. Mi permetto di dire anch'io la mia, e lo faccio tramite un video, che si può sintetizzare cosi':

Caramelle non ne voglio più !!!!

 
 
 

IMPOSSIBILE NON CREDERE ALLA PRIMAVERA....

Post n°3463 pubblicato il 29 Aprile 2014 da pierrde
 

 

Il grande Bill Evans e i pennelli magici di Duy Huynh

 
 
 

POTEVA FARE DI MEGLIO.....

Post n°3462 pubblicato il 29 Aprile 2014 da pierrde

Intervista interessante quella di Marco Molendini sul Messaggero. Ne riporto i tratti salienti riviando la lettura completa al link a piè pagina.

 

Oggi l’America ha un presidente nero, che l’ha anche premiata. Il razzismo e finito?
«Obama è un ottimo presidente ma i problemi restano. Le cose sono cambiate in meglio in tanti modi, la gente però la pensa sempre allo stesso modo. Solo che oggi lo tiene nascosto».

Lei nel ’58, nell’America di Eisenhower, fece un disco che era un primo forte richiamo all’orgoglio nero, allora inesistente, si chiamava The freedom suite. Nel retrocopertina lei scrisse: la cultura americana è profondamente legata alle radici nere.
«Sono sempre stato molto interessato ai temi della giustizia sociale, mia nonna mi portava con lei alle prime manifestazioni negli anni 30. Non fu facile. Orrin Keepnews il producer della Riverside, mi voleva nella sua etichetta. Gli dissi: se mi vuoi, fammi registrare questa mia suite. Dopo ha avuto un sacco di critiche e problemi. Io non ho più lavorato con la Riverside».

La sua carriera è lunghissima. Quale è il musicista a cui deve di più?
«Duke Ellington e Fats Waller sono stati i miei primi eroi. Coleman Hawkins e Chu Berry mi hanno fatto appassionare al sax. Li ascoltavo alla radio nei concerti dell’Apollo. Thelonious Monk è quello che mi ha aiutato di più. E stato il mio guru. Ma ho imparato anche da Miles Davis e Charlie Parker».

Monk non era un tipo facile.
«Era la migliore persona che abbia mai incontrato. Un grande creatore di musica. Poi ha perso la sua energia, è entrato in depressione. Secondo me non riusciva più a trovare i musicisti del calibro giusto».

A un certo punto lei si è trovato a suonare anche coi Rolling stones, nel disco Tattoo you.
«Confesso: un po’ me ne sono vergognato. Avevo paura che la gente dicesse, che fai ti dai al rock? Ma non l’ho fatto per soldi, anzi venni pagato pochissimo».

Allora perché l’ha fatto?
«Io i Rolling stone nemmeno sapevo chi fossero, conoscevo appena il nome. Mia moglie era una loro fan. E quando Mick Jagger mi ha chiesto di suonare con loro, ho accettato. Per me non era grande musica. Per me lo è il jazz».

In questi giorni esce un nuovo disco con alcune sue recenti registrazioni, Road show volume 3. Che effetto le fa riascoltarsi?
«Un po’, lo ammetto, sono triste. Forse potevo fare di meglio. Ma ho molti progetti. La mia storia non è finita, deve essere ancora scritta. Anche in Italia, aspettatemi presto».

Fonte: http://spettacoliecultura.ilmessaggero.it/musica/sonny-rollins-jazz-musicista/656171.shtml

 
 
 

UNA STORIA AMERICANA

Post n°3461 pubblicato il 28 Aprile 2014 da pierrde

Una recensione del concerto torinese di Caine e Douglas, molto articolata e scritta in maniera decisamente migliore rispetto alla mia è questa di Niccolò Lucarelli che vi segnalo:

Un jazz atipico per la Costa Orientale, dalla quale provengono i due musicisti; le sonorità infatti suggeriscono i grandi spazi degli Stati Uniti centrali, praterie e montagne rocciose, ben più di quella dimensione urbana tipica dell'Est del Paese, ma pienamente in tono con gli standard tradizionali del primo Ottocento.

Mano a mano che il concerto entra nel vivo, la tromba di Douglas sale e scende con agilità sul registro timbrico, amalgamandosi con grazia al suono sommesso del pianoforte di Caine, e costituendo un'armonia su due binari melodici, che ben presto divengono uno. Un jazz sommesso, introspettivo, che invita alla reverie, alla riflessione, a perdersi in memorie lontane il cui inaspettato calore ha ancora il potere di sorprenderci.

Ogni singolo brano è apparentabile alle raffinate tele di Charles Marion Russell, Carl Oscar Borg, o Thomas Moran, che nella seconda metà dell'Ottocento immortalarono il vasto e turbolento mondo della Frontiera, attraverso uno stile pittorico non privo di senso epico. Certi passaggi di Caine si avvicinano alle atmosfere della psichedelia britannica, pensiamo in particolare allo stile dell'indimenticabile Rick Wright dei Pink Floyd. Il pubblico, estasiato, accorda applausi a ogni brano, apprezzando l'atteggiamento informale di Caine e Douglas, con quest'ultimo che improvvisa brevi siparietti.

Link: 

http://www.nove.firenze.it/uri-caine-e-dave-douglas-una-storia-americana.htm

 

Anche Daniele Martino su Il Giornale della Musica dedica spazio al commento del concerto, potete leggere qui: 

http://www.giornaledellamusica.it/rol/?id=4663

La foto di copertina, purtroppo  è senza l'indicazione dell'autore. L'ho tratta dal sito centraeventiroma.it

 
 
 

PRESENT JOYS

Post n°3460 pubblicato il 28 Aprile 2014 da pierrde

Rimanendo al concerto torinese di Caine e Douglas ecco che il sito di quest'ultimo annuncia per luglio l'uscita dell'album del duo:

 

“Present Joys,” to be released July 22, brings Douglas and Caine together for an intimate but exploratory outing inspired by “The Sacred Harp” tradition. The pair take on five pieces from shape-note tunebooks, as well as several new Douglas compositions undertaken in the same vein. These ten pieces engage Douglas’ trumpet and Caine’s piano in a captivating conversation full of memorable melodies and intricate digressions.

“The Sacred Harptunes are very heartfelt pieces, and I had no intention to play them with any irony,” says Douglas. “I think the music is really beautiful and hopefully the way that we play them allows the tunes to ring through in a way that jazz listeners and “Sacred Harp” fans will appreciate and value.”

 
 
 

QUANDO A TORINO SUONAVA ARMSTRONG...

Post n°3459 pubblicato il 28 Aprile 2014 da pierrde

...e oggi invece ci si barcamena tra la taranta e le Storie Tese. Bando alle amarezze, si sa che è il business che detta legge, però leggere questo articolo fa bene per la memoria storica ma è piuttosto imbarazzante nel raffronto con il presente.

 

Torino e il jazz: un’attrazione fatale che dura quasi da un secolo. Qui nel 1933 è nato il primo Hot Jazz Club d’Italia e Louis Armstrong tenne addirittura due concerti nel ’35. Un amore reso possibile grazie a un manipolo di «gentleman del jazz», collezionisti e musicisti dilettanti che suonavano quasi alla pari con i professionisti americani.

Torino ha iniziato ad interessarsi al jazz ancora prima che il papà di Fabrizio Bosso (trombettista e oggi degnissimo strumentista dell’Easy Big Band) iniziasse a frequentare lo Swing, leggendario club le cui scale sono state scese da Chet Baker, Don Byas, Elvin Jones e Art Blakey.

Ci sono padri e figli, generazioni intere svezzate e cresciute a suon di jazz; negli anni ’70 nelle serate alla Gam con Merighi e Roncaglia c’erano centinaia d i persone che si sentivano due ore di conferenza per poi seguire un filmato o un concerto.

Continua la lettura cliccando qui: http://lastampa.it/2014/04/25/cronaca/appuntamenti/quando-a-torino-suonava-armstrong-efQYg8Er70yVsigXHYGG8L/pagina.html

 
 
 

URI CAINE E DAVE DOUGLAS: ILMEGLIO DI TORINO JAZZ

Post n°3458 pubblicato il 28 Aprile 2014 da pierrde
 

 

Uri Caine più che un semplice pianista è una vera orchestra di swing, delicatezze contrappuntistiche, stimoli e tocchi luccicanti poesia. Il suo stile concentra non solo la storia del pianismo jazz ma anche la storia tout cout del pianoforte della cultura occidentale.

Ascoltarlo è un turbine di piacere, emozione e groove. Dave Douglas appare rilassato e concentrato, suona con un lirismo rarefatto che raramente gli avevo sentito sfoderare in simili quantità, senza però rinunciare a volate spezzettate, sussurri accennati come accompagnamento ad uno strabiliante brano in solo di Caine, break improvvisi senza mai alzare il volume al massimo.

Continua a leggere su Tracce di Jazz : 

http://www.traccedijazz.it/index.php/recensioni/27-recensione-concerti/364-caine-e-douglas-il-meglio-di-torino-jazz

 
 
 

LAST DANCE: IL NUOVO ALBUM DI KEITH JARRETT E CHARLIE HADEN

Post n°3457 pubblicato il 26 Aprile 2014 da pierrde

Confirmed for a 16 June UK release there's a new duo album on the way from Keith Jarrett and Charlie Haden, ECM has confirmed.

A sister album to the intimate Jasmine from 2010, Last Dance, like Jasmine, was recorded at Jarrett’s home studio in New Jersey.

The material featured on the album includes ‘’Round Midnight’, ‘Dance of the Infidels’, ‘My Old Flame’, ‘My Ship’, and ‘It Might As Well Be Spring’ as well as ‘Everything Happens To Me’ and ‘Every Time We Say Goodbye.’

Alternate takes of Jasmine tracks ‘Where Can I Go Without You’ and ‘Goodbye’ also feature.

Keith Jarrett and Charlie Haden, above photo Reto Caduff/ECM

Fonte: 

http://www.marlbank.net/news/1677-june-release-for-keith-jarrett-and-charlie-haden-duo-album-last-dance

 
 
 

NON PER ADDETTI AI LAVORI

Post n°3456 pubblicato il 25 Aprile 2014 da pierrde

Non una rassegna per puristi e tantomeno per addetti ai lavori ma un festival aperto a tutti, con una ricchissima offerta di concerti rivolta soprattutto a chi non ha dimestichezza con il jazz". Stefano Zenni, docente e storico musicale, alla sua seconda esperienza come direttore artistico della manifestazione, illustra così la terza edizione del Torino Jazz festival, al via oggi con il concerto di Daniele Sepe

C'è un filo conduttore in questa terza edizione della kermesse?

"Io lo so che qualche purista avrà da ridire ma noi abbiamo immaginato la rassegna (che con le sue anteprime ha ancora interessato altre zone della città oltre il centro) come un grande viaggio nella contemporaneità del jazz che per definizione è musica di contaminazione da sempre. Abbiamo lavorato su un allargamento per così dire "geografico- stilistico".

Ci sono , tenendo conto pure della sezione "Fringe", sempre più compenetrata nel programma principale, artisti di tante nazionalità. E dalla più disparata origine artistica. Dove c'è ritmo, dove ci sono tempi dispari, incroci di culture, fusioni con l'elettronica per me è jazz. E quindi hanno un senso anche le presenze di Elio e Le Storie Tese, Manu Dibango, i Bottari di Enzo Avitabile, il Brasile di caetano Veloso.

Fonte:

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/04/25/news/zenni_torino_jazz_festival_una

_grande_viaggio_tra_i_suoni_contemporanei-84427686/

 

Curiosa la premessa di Zenni: di fatto, un festival non rivolto agli appassionati di jazz (ce ne eravamo accorti...).   La motivazione è sempre la stessa: apriamo a tutti e cioè a chi del jazz non glie ne può fregare di meno. Ottimo programma, a basso costo per giunta.

 

 
 
 

25 APRILE

Post n°3455 pubblicato il 25 Aprile 2014 da pierrde

E ora tocca 
a voi battervi
gioventù del mondo;
siate intransigenti
sul dovere di amare.
Ridete di coloro 
che vi parleranno di prudenza,
di convenienza, che
vi consiglieranno
di mantenere
il giusto equilibrio.

La più grande
disgrazia che vi
possa capitare
e' di non essere
utili a nessuno,
e che la vostra
vita non serva
a niente.

Raoul Follerau

 

 
 
 

TAP DANCER

Post n°3454 pubblicato il 25 Aprile 2014 da pierrde

 

“La maggior parte della gente ha una certa immagine dei jazzisti neri. Per loro, il musicista nero è capace di suonare con feeling, ma è incapace di pensare. Tutto ciò che è intellettuale non può che appartenere alla cultura occidentale”

E poi:

“Il razzismo in Europa, è molto interessante, se comparato a quello americano. In America è esplicito: “Noi detestiamo i neri”. In Europa dicono piuttosto: “Potete venire, vi amiamo”. Ma in realtà è la stessa cosa. L’immagine che hanno del nero è sempre caricaturale, è quella del “tap dancer”, di colui che esegue il ritmo battendo i piedi…”

ANTHONY BRAXTON Jazz Magazine, Novembre 1972 “da un'intervista concessa a Philippe Carles"

 
 
 

RADIOTRE PER LA GIORNATA DEL JAZZ

Post n°3453 pubblicato il 25 Aprile 2014 da pierrde
 

Giornata Internazionale Unesco del Jazz 


Radio3 festeggia il 30 aprile - Giornata Internazionale Unesco del Jazz,

con due appuntamenti dal vivo: 

lunedì 28 aprile ore 21.00, diretta da Piazza Castello – Torino con

 Manu Dibango & Soul Makossa Gang 
+ 
mercoledì 30 aprile ore 21.00
, diretta dall’Auditorium Parco

della Musica – Roma, concerto della Duke Ellington Orchestra. 

 


Tutta la programmazione del 30 aprile verrà attraversata dalle

incursioni dei musicisti ospiti in diretta dai nostri studi: 
Eugenio Colombo sax 
Giancarlo Schiaffini trombone 
Sandro Satta sax contralto 
Torquato Sdrucia sax baritono 

Altro filo conduttore della giornata speciale, il libro Three wishes

 della baronessa Pannonica de Koenigswarter che chiese a molti

musicisti jazz di esprimere tre desideri. Le risposte ci restituiscono

una dimensione più intima e quotidiana di molti di loro. 

Tutta la bellezza del jazz in 20 brani indimenticabili. Aggiungi il

tuo! indicando il tuo brano preferito su @Radio3tweet, o inviando

un messaggio su Facebook all’account Radiotre Rai o all’email

sitoradio3@rai.it 

 

 

 
 
 

MEDESKI, MARTIN, WOOD & CLINE - WOODSTOCK SESSIONS VOL, 2

Post n°3452 pubblicato il 24 Aprile 2014 da pierrde
 

Da quelle due ore di nastri un paziente lavoro di editing e di scelta ha portato a questo album, dove figurano nove composizioni. La prima evidentissima differenza che si denota, sopratutto rispetto ai concerti milanesi del Blue Note, è l'utilizzo delle tastiere elettriche ed elettroniche, scelta contrapposta all'unplugged meneghino, e che conduce la musica verso lidi molto più acidi e psichedelici rispetto al jazz venato di blues che aveva caratterizzato le serate al Blue Note.

Prevale quindi una fusion multi polare ricca di groove e di loop elettronici, con irresistibili frasi reiterate (Los Blank), momenti di visionarietà rockeggiante (Door of Deception, Mezcal), in alcuni passaggi spunta addiritura l'ombra dei Doors (ascoltate l'organo che apre Bonjour Beze e il successivo ingresso di basso e batteria) .

Continua a leggere su Tracce di Jazz: 

http://www.traccedijazz.it/index.php/recensioni/26-recensioni-discografiche/355-medeski,-martin-wood-nels-cline-woodstock-sessions,-vol-2

 
 
 

AH-UM MILANO JAZZ FESTIVAL 2014

Post n°3451 pubblicato il 23 Aprile 2014 da pierrde

AH-UM giunge nel 2014 alla sua DODICESIMA EDIZIONE!

AH-UM ha bisogno di tutti per poter cresere, svilupparsi e mantenere il suo obiettivo originario, che è quello di dare un contributo attivo e progettuale al processo di formazione, crescita e diffusione della musica jazz e improvvisata.

È un festival che vuole rimanere indipendente nelle sue scelte, pur cercando le più varie interconnessioni con quanti si occupano di cultura musicale. I nostri motti sono: "La vita senza musica sarebbe un errore" (F. Nietzsche) e "Se vuoi essere isola devi farti amico l'oceano" (detto arabo). Abbiamo bisogno di tutti voi!

 
 
 

CHARLES MINGUS, NOGALES 22 APRILE 1922

Post n°3450 pubblicato il 22 Aprile 2014 da pierrde

 

Stasera la studentessa alta con gli occhi azzurri e i capelli biondi corti, quel tipo di faccia ossuta che gli è sempre piaciuta, sta seduta al tavolo numero quattro con le sue due amiche. Hanno fatto tutto il viaggio da White Plains per sentire Mingus e sono di ottimo umore. Quando tra un set e l'altro lui le raggiunge ridono tutti, per qualsiasi sciocchezza. Lei ha passato da poco i vent'anni, suo padre è un lattaio, studia da infermiera a Westchester, ama il jaz e si chiama Judy. Il mio ragazzo chiede se la può accompagnare a casa. Fino a Westchester!? - splendido, ma dovrà accompagnare anche Roxanne e Mary Lou, Ok?

Lei civetta e gli fa un sacco di domande impertinenti. Gli piace il suo atteggiamento gioviale. Ma lei si zittisce e ascolta con interesse quando il critico inglese si avvicina, chiedendo se può fare un'intervista.

- La prego di scusarmi, signor Mingus, vedo che lei è terribilmente occupato, ma posso farle un paio di domande per il mio giornale? Per esempio che ne pensa del jazz?
- Ascolta, amico, è tutto qui.
- No, in realtà in Inghilterra vorrebbero sapere cosa ne pensa. Due parole, la prego.
- Be'. posso dirle che ne penso stasera. Fino ad ora non credo chenessuno abbia dato niente di importante dopo Bird, tranne i suoi contemporanei che sono stati ignorati all'epoca: Monk, Max, Rollins, Bud, e altri, forse perfino io. Allora Bird suonava quella che oggi chiamano avant-garde - accoppiando settime maggiori e minori, suonando una quarta sopra o sotto le tonalità, roba del genere, e la gente diceva che strideva. Be', adesso capiscono cosa significavano quegli stridii. Tutta questa storia del free (dimenticarsi delle battute, eccetera) non è una novità. Io lo facevo già, e prima di me Duke, e prima ancora Jelly Roll. Io ho scritto What Love nel '42 e suonandola con Buddy Collette e Britt Woodman: proprio ultimamente un musicista le ha dato un'occhiata per dire che non si poteva suonare: troppo strana, troppo difficile.

 

 

 

- Come descriverebbe la musica che suona adesso?
- Una volta si usava una parola: swing. Lo swing andava in un'unica direzione, era lineare, doveva essere suonato su un ritmo evidente, e questo è chiaramente molto restrittivo. Preferisco usare il termine "percezione rotativa". Se uno percepisce l'immagine mentale di un ritmo compreso in un cerchio, è più libero di improvvisare. La gente era abituata a pensare che le note dovessero cadere al centro del ritmo, nella battuta a intervalli metronomici, mentre tre o quattro suonatori della ritmica accentuavano lo stesso tempo. Questa è musica da parata o da ballo. Ma immagini un cerchio che circonda ogni tempo: ognuno può suonare le sue note dove vuole dentro quel cerchio e questo gli dà la sensazione di avere più spazio. Le note cadono dovunque nel cerchio, ma il feeling originale del tempo non è cambiato. Se qualcuno del gruppo si trova sbilanciato, qualcun altro ricade sul tempo. Il tempo è dentro di te. Quando suoni con musicisti che la pensano così puoi fare qualsiasi cosa. Chiunque può fermarsi e lasciare che gli altri vadano avanti. Si chiama passeggiare. Ai vecchi tempi quando ci trovavamo dei suonatori arroganti sul palco lo facevamo: semplicemente smettevamo di suonare e il cattivo musicista finiva a gambe all'aria.

- E che mi dice della forma estesa alla Mingus?
- Sono anni che uso la forma estesa e gli accordi prolungati, e non sono stato certo il primo a farlo. Mi sono ispirato alla musica spagnola e araba. E si può fare ancora di più con i pedali: note sostenute sotto un'armonia che cambia, ma sopra queste note si possono cambiare le tonalità in modo da avere ogni genere di effetti.

Il mio ragazzo appoggiò il piede contro quello di Judy sotto il tavolo.

- E' tutto? - chiese all'inglese.
- Che ne dice del jazz inglese? Ce l'abbiamo il feeling?
- Se parla di tecnica, di preparazione, immagino che gli inglesi siano altrettanto bravi di chiunque altro. Ma che bisogno avete di suonare jazz? E' la tradizione del nero americano, è la sua musica. I bianchi non hanno diritto di suonarla, è musica popolare nera. Quando studiavo il basso con Rheinshagen, lui mi insegnava a suonare la musica classica. Mi diceva che ero vicino, ma che non ci sarei mai arrivato. Così alla lezione successiva portai dei dischi di Paul Robeson e di Marian Anderson chiedendogli se pensava che quegli artisti ci fossero arrivati. Disse che erano dei neri che cercavano di cantare musica a loro estranea. Mi sta bene: se la società bianca ha le sue tradizioni, che lascino le nostre a noi. Voi avete avuto i vostri Shakespeare, Marx, Freud, Einstein, Gesù Cristo e Guy Lombardo, ma noi ce ne siamo usciti con il jazz, non ve lo dimenticate; e tutta la pop music del mondo oggi deriva da quell'origine. Gli inglesi ascoltano i nostri dischi e li copiano, perché non sviluppano qualcosa per conto loro? I bianchi prendono la nostra musica e ci fanno sopra più soldi di quanti noi ne abbiamo mai fatti! Il mio amico Max Roach è stato eletto miglior batterista in molte votazioni, ma gli offrono meno della metà di quello che prende Buddy Rich per suonare negli stessi posti.Che merda è questa? I commercianti della musica sono talmente occupati a vendere quello che va per la maggiore, che stanno soffocando a morte la gallina che ha fatto per loro tutte quelle uova d'oro. Hanno ammazzato Lester e Bird e Fats Navarro, e ne ammazzeranno altri: probabilmente anche me. Io non farò mai i soldi, anzi pagherò sempre di persona perché apro la bocca per sputtanare gli agenti e gli imbroglioni. ed è quello che ho voglia di dire stasera!

Il mio ragazzo si alza e sta pensando: perché mi sono cacciato in questa situazione? Non gli piace parlare di argomenti seri quando sta lavorando, interrompe l'atmosfera naturale che dovrebbe continuare a fluire oltre gli intervalli. Perciò torna sulla pedana arrabbiato, annuncia il primo pezzo Hellview of Bellevue e parte su un tempo furibondo. I musicisti reagiscono con una grande esplosione di energia, i fiati scorrono per frasi incredibilmente frenetiche arrampicandosi su e giù per le ottave, agganciati a finali scoppiettanti. E' un set da pazzi.

 

Una nota doverosa: Mingus, nel corso dell'intera narrazione, come se esistesse una dissociazione tra chi scrive e il protagonista del racconto (così non è trattandosi di un'autobiografia), parla di sé usando il termine il mio ragazzo.

» brano tratto da Peggio di un bastardo di Charles Mingus - Ed. Marcos y Marcos

Fonte: http://www.kalporz.com/stalla/mingus2.htm

Foto dal sito della casa discografica Rhino Records :

http://www.rhino.com/article/happy-birthday-charles-mingus

 
 
 
 

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