Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi di Aprile 2014
Post n°3464 pubblicato il 30 Aprile 2014 da pierrde
La terza Giornata internazionale del Jazz si aprirà a Osaka, in Giappone, con una serie di attività ed eventi durante tutta la giornata ed avrà un ricchissimo corollario in moltissime nazioni, tra cui naturalmente anche il nostro paese. La scopo della Giornata internazionale del Jazz è quello di unire communità, scuole e altri gruppi da tutto il mondo per celebrare il jazz, le sue origini e il suo impatto, incoraggiando inoltre il dialogo interculturale e sensibilizzando l’opinione pubblica sul ruolo del jazz nella promozione dei valori universali iscritti nel mandato UNESCO. In Italia la celebrazione ufficiale è prevista all'interno del festival di Torino, ma anche in molte altre città si stanno preparando concerti e celebrazioni. Sempre da noi è recentissima la dichiarazione del neo ministro della cultura, l'onorevole Franceschini, che in un incontro con Paolo Fresu e i rappresentati delle associazioni italiane di musica jazz, in particolare Gianni Pili dell'associazione i-jazz, Ada Montellanico e Francesco Ponticelli dell'associazione MIDJ, Luciano Linzi di Umbria Jazz, Giambattista Tofoni di Europe Jazz Network e Filippo Bianchi, promotore dell'appello per il jazz www.xiljazz.it. ha detto: "Il jazz italiano rappresenta una autentica ricchezza del patrimonio musicale nazionale e pertanto ne va sostenuta la produzione e la promozione. Particolare attenzione va rivolta inoltre ai giovani talenti, che devono poter maturare in un contesto favorevole per fare della propria passione una vera e propria professione. E' giunto il tempo che anche il governo e il Parlamento riconoscano finalmente questa eccellenza". Sulla rete dall'altro ieri si susseguono i commenti sia dei musicisti che degli operatori e naturalmente degli appassionati. Mi permetto di dire anch'io la mia, e lo faccio tramite un video, che si può sintetizzare cosi': Caramelle non ne voglio più !!!! |
Post n°3462 pubblicato il 29 Aprile 2014 da pierrde
Oggi l’America ha un presidente nero, che l’ha anche premiata. Il razzismo e finito? Fonte: http://spettacoliecultura.ilmessaggero.it/musica/sonny-rollins-jazz-musicista/656171.shtml |
Post n°3461 pubblicato il 28 Aprile 2014 da pierrde
Una recensione del concerto torinese di Caine e Douglas, molto articolata e scritta in maniera decisamente migliore rispetto alla mia è questa di Niccolò Lucarelli che vi segnalo: Un jazz atipico per la Costa Orientale, dalla quale provengono i due musicisti; le sonorità infatti suggeriscono i grandi spazi degli Stati Uniti centrali, praterie e montagne rocciose, ben più di quella dimensione urbana tipica dell'Est del Paese, ma pienamente in tono con gli standard tradizionali del primo Ottocento. Mano a mano che il concerto entra nel vivo, la tromba di Douglas sale e scende con agilità sul registro timbrico, amalgamandosi con grazia al suono sommesso del pianoforte di Caine, e costituendo un'armonia su due binari melodici, che ben presto divengono uno. Un jazz sommesso, introspettivo, che invita alla reverie, alla riflessione, a perdersi in memorie lontane il cui inaspettato calore ha ancora il potere di sorprenderci. Ogni singolo brano è apparentabile alle raffinate tele di Charles Marion Russell, Carl Oscar Borg, o Thomas Moran, che nella seconda metà dell'Ottocento immortalarono il vasto e turbolento mondo della Frontiera, attraverso uno stile pittorico non privo di senso epico. Certi passaggi di Caine si avvicinano alle atmosfere della psichedelia britannica, pensiamo in particolare allo stile dell'indimenticabile Rick Wright dei Pink Floyd. Il pubblico, estasiato, accorda applausi a ogni brano, apprezzando l'atteggiamento informale di Caine e Douglas, con quest'ultimo che improvvisa brevi siparietti. Link: http://www.nove.firenze.it/uri-caine-e-dave-douglas-una-storia-americana.htm
Anche Daniele Martino su Il Giornale della Musica dedica spazio al commento del concerto, potete leggere qui: http://www.giornaledellamusica.it/rol/?id=4663 La foto di copertina, purtroppo è senza l'indicazione dell'autore. L'ho tratta dal sito centraeventiroma.it |
Post n°3460 pubblicato il 28 Aprile 2014 da pierrde
Rimanendo al concerto torinese di Caine e Douglas ecco che il sito di quest'ultimo annuncia per luglio l'uscita dell'album del duo:
“Present Joys,” to be released July 22, brings Douglas and Caine together for an intimate but exploratory outing inspired by “The Sacred Harp” tradition. The pair take on five pieces from shape-note tunebooks, as well as several new Douglas compositions undertaken in the same vein. These ten pieces engage Douglas’ trumpet and Caine’s piano in a captivating conversation full of memorable melodies and intricate digressions. “The Sacred Harptunes are very heartfelt pieces, and I had no intention to play them with any irony,” says Douglas. “I think the music is really beautiful and hopefully the way that we play them allows the tunes to ring through in a way that jazz listeners and “Sacred Harp” fans will appreciate and value.” |
Post n°3459 pubblicato il 28 Aprile 2014 da pierrde
...e oggi invece ci si barcamena tra la taranta e le Storie Tese. Bando alle amarezze, si sa che è il business che detta legge, però leggere questo articolo fa bene per la memoria storica ma è piuttosto imbarazzante nel raffronto con il presente.
Torino e il jazz: un’attrazione fatale che dura quasi da un secolo. Qui nel 1933 è nato il primo Hot Jazz Club d’Italia e Louis Armstrong tenne addirittura due concerti nel ’35. Un amore reso possibile grazie a un manipolo di «gentleman del jazz», collezionisti e musicisti dilettanti che suonavano quasi alla pari con i professionisti americani. Torino ha iniziato ad interessarsi al jazz ancora prima che il papà di Fabrizio Bosso (trombettista e oggi degnissimo strumentista dell’Easy Big Band) iniziasse a frequentare lo Swing, leggendario club le cui scale sono state scese da Chet Baker, Don Byas, Elvin Jones e Art Blakey. Ci sono padri e figli, generazioni intere svezzate e cresciute a suon di jazz; negli anni ’70 nelle serate alla Gam con Merighi e Roncaglia c’erano centinaia d i persone che si sentivano due ore di conferenza per poi seguire un filmato o un concerto. Continua la lettura cliccando qui: http://lastampa.it/2014/04/25/cronaca/appuntamenti/quando-a-torino-suonava-armstrong-efQYg8Er70yVsigXHYGG8L/pagina.html |
Uri Caine più che un semplice pianista è una vera orchestra di swing, delicatezze contrappuntistiche, stimoli e tocchi luccicanti poesia. Il suo stile concentra non solo la storia del pianismo jazz ma anche la storia tout cout del pianoforte della cultura occidentale. Ascoltarlo è un turbine di piacere, emozione e groove. Dave Douglas appare rilassato e concentrato, suona con un lirismo rarefatto che raramente gli avevo sentito sfoderare in simili quantità, senza però rinunciare a volate spezzettate, sussurri accennati come accompagnamento ad uno strabiliante brano in solo di Caine, break improvvisi senza mai alzare il volume al massimo. Continua a leggere su Tracce di Jazz : |
Post n°3457 pubblicato il 26 Aprile 2014 da pierrde
A sister album to the intimate Jasmine from 2010, Last Dance, like Jasmine, was recorded at Jarrett’s home studio in New Jersey. The material featured on the album includes ‘’Round Midnight’, ‘Dance of the Infidels’, ‘My Old Flame’, ‘My Ship’, and ‘It Might As Well Be Spring’ as well as ‘Everything Happens To Me’ and ‘Every Time We Say Goodbye.’ Alternate takes of Jasmine tracks ‘Where Can I Go Without You’ and ‘Goodbye’ also feature. Keith Jarrett and Charlie Haden, above photo Reto Caduff/ECM Fonte: |
Post n°3456 pubblicato il 25 Aprile 2014 da pierrde
Non una rassegna per puristi e tantomeno per addetti ai lavori ma un festival aperto a tutti, con una ricchissima offerta di concerti rivolta soprattutto a chi non ha dimestichezza con il jazz". Stefano Zenni, docente e storico musicale, alla sua seconda esperienza come direttore artistico della manifestazione, illustra così la terza edizione del Torino Jazz festival, al via oggi con il concerto di Daniele Sepe C'è un filo conduttore in questa terza edizione della kermesse? "Io lo so che qualche purista avrà da ridire ma noi abbiamo immaginato la rassegna (che con le sue anteprime ha ancora interessato altre zone della città oltre il centro) come un grande viaggio nella contemporaneità del jazz che per definizione è musica di contaminazione da sempre. Abbiamo lavorato su un allargamento per così dire "geografico- stilistico". Ci sono , tenendo conto pure della sezione "Fringe", sempre più compenetrata nel programma principale, artisti di tante nazionalità. E dalla più disparata origine artistica. Dove c'è ritmo, dove ci sono tempi dispari, incroci di culture, fusioni con l'elettronica per me è jazz. E quindi hanno un senso anche le presenze di Elio e Le Storie Tese, Manu Dibango, i Bottari di Enzo Avitabile, il Brasile di caetano Veloso. Fonte: http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/04/25/news/zenni_torino_jazz_festival_una _grande_viaggio_tra_i_suoni_contemporanei-84427686/
Curiosa la premessa di Zenni: di fatto, un festival non rivolto agli appassionati di jazz (ce ne eravamo accorti...). La motivazione è sempre la stessa: apriamo a tutti e cioè a chi del jazz non glie ne può fregare di meno. Ottimo programma, a basso costo per giunta.
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Post n°3455 pubblicato il 25 Aprile 2014 da pierrde
E ora tocca La più grande Raoul Follerau
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Post n°3454 pubblicato il 25 Aprile 2014 da pierrde
“La maggior parte della gente ha una certa immagine dei jazzisti neri. Per loro, il musicista nero è capace di suonare con feeling, ma è incapace di pensare. Tutto ciò che è intellettuale non può che appartenere alla cultura occidentale” E poi: “Il razzismo in Europa, è molto interessante, se comparato a quello americano. In America è esplicito: “Noi detestiamo i neri”. In Europa dicono piuttosto: “Potete venire, vi amiamo”. Ma in realtà è la stessa cosa. L’immagine che hanno del nero è sempre caricaturale, è quella del “tap dancer”, di colui che esegue il ritmo battendo i piedi…” ANTHONY BRAXTON Jazz Magazine, Novembre 1972 “da un'intervista concessa a Philippe Carles" |
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Da quelle due ore di nastri un paziente lavoro di editing e di scelta ha portato a questo album, dove figurano nove composizioni. La prima evidentissima differenza che si denota, sopratutto rispetto ai concerti milanesi del Blue Note, è l'utilizzo delle tastiere elettriche ed elettroniche, scelta contrapposta all'unplugged meneghino, e che conduce la musica verso lidi molto più acidi e psichedelici rispetto al jazz venato di blues che aveva caratterizzato le serate al Blue Note. Prevale quindi una fusion multi polare ricca di groove e di loop elettronici, con irresistibili frasi reiterate (Los Blank), momenti di visionarietà rockeggiante (Door of Deception, Mezcal), in alcuni passaggi spunta addiritura l'ombra dei Doors (ascoltate l'organo che apre Bonjour Beze e il successivo ingresso di basso e batteria) . Continua a leggere su Tracce di Jazz: |
Post n°3451 pubblicato il 23 Aprile 2014 da pierrde
AH-UM giunge nel 2014 alla sua DODICESIMA EDIZIONE! AH-UM ha bisogno di tutti per poter cresere, svilupparsi e mantenere il suo obiettivo originario, che è quello di dare un contributo attivo e progettuale al processo di formazione, crescita e diffusione della musica jazz e improvvisata. È un festival che vuole rimanere indipendente nelle sue scelte, pur cercando le più varie interconnessioni con quanti si occupano di cultura musicale. I nostri motti sono: "La vita senza musica sarebbe un errore" (F. Nietzsche) e "Se vuoi essere isola devi farti amico l'oceano" (detto arabo). Abbiamo bisogno di tutti voi! |
Post n°3450 pubblicato il 22 Aprile 2014 da pierrde
Stasera la studentessa alta con gli occhi azzurri e i capelli biondi corti, quel tipo di faccia ossuta che gli è sempre piaciuta, sta seduta al tavolo numero quattro con le sue due amiche. Hanno fatto tutto il viaggio da White Plains per sentire Mingus e sono di ottimo umore. Quando tra un set e l'altro lui le raggiunge ridono tutti, per qualsiasi sciocchezza. Lei ha passato da poco i vent'anni, suo padre è un lattaio, studia da infermiera a Westchester, ama il jaz e si chiama Judy. Il mio ragazzo chiede se la può accompagnare a casa. Fino a Westchester!? - splendido, ma dovrà accompagnare anche Roxanne e Mary Lou, Ok? Lei civetta e gli fa un sacco di domande impertinenti. Gli piace il suo atteggiamento gioviale. Ma lei si zittisce e ascolta con interesse quando il critico inglese si avvicina, chiedendo se può fare un'intervista.
- Come descriverebbe la musica che suona adesso? Il mio ragazzo appoggiò il piede contro quello di Judy sotto il tavolo. Il mio ragazzo si alza e sta pensando: perché mi sono cacciato in questa situazione? Non gli piace parlare di argomenti seri quando sta lavorando, interrompe l'atmosfera naturale che dovrebbe continuare a fluire oltre gli intervalli. Perciò torna sulla pedana arrabbiato, annuncia il primo pezzo Hellview of Bellevue e parte su un tempo furibondo. I musicisti reagiscono con una grande esplosione di energia, i fiati scorrono per frasi incredibilmente frenetiche arrampicandosi su e giù per le ottave, agganciati a finali scoppiettanti. E' un set da pazzi.
Una nota doverosa: Mingus, nel corso dell'intera narrazione, come se esistesse una dissociazione tra chi scrive e il protagonista del racconto (così non è trattandosi di un'autobiografia), parla di sé usando il termine il mio ragazzo. » brano tratto da Peggio di un bastardo di Charles Mingus - Ed. Marcos y Marcos Fonte: http://www.kalporz.com/stalla/mingus2.htm Foto dal sito della casa discografica Rhino Records : http://www.rhino.com/article/happy-birthday-charles-mingus |
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