Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi di Settembre 2014
Se nel primo album la commistione di una miscela costituita da musica popolare, jazz da camera e suggestioni classiche carburava alla perfezione, questo meccanismo è stato ulteriormente oliato e perfezionato, tanto che alla lunga da l'impressione di essere costruito e ben calibrato in laboratorio. Ogni brano è una piccola miniatura, cesellata abilmente e assolutamente glamour, ricca di fascino e di lirismo. Troppo pulito e troppo elegante, molto lontano da qualsiasi pulsazione blues, o da impennate ritmiche o men che meno da qualche seppur episodico assolo sanguigno. Insomma, l'album scorre piacevolmente, i temi si insinuano facilmente nella memoria, la musica è elegante e i brevi solo sono assolutamente impeccabili, eppure..... Continua la lettura su :
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Post n°3647 pubblicato il 05 Settembre 2014 da pierrde
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Post n°3646 pubblicato il 04 Settembre 2014 da pierrde
"OUTRUSH - The Documentary" A sight on life, thoughts, philosophy, music of pianist and composer Kekko Fornarelli at the exit of his new album OUTRUSH (Abeat Records, 2014) Directed by Nikita Shatsior (tonemoi.com) Produced by Kekko Fornarelli & Yuppidu Factory
“Curioso, presuntuoso e perseverante”, così si descrive in tre aggettivi Kekko Fornarelli, artista jazz nato a Bari il 10 gennaio 1978, che è appena rientrato da una tournèe che lo ha visto per due anni in giro per il mondo. Superfluo quasi chiedergli qual è l’esperienza più bella che ha fatto nella sua vita. Kekko in questi due anni ha realizzato il suo sogno di bambino: “Fare il musicista in giro per il mondo: oltre 200 date toccando più di 25 Paesi”. Il desiderio che ha nel cassetto ora? “Suonare alla Royal Albert Hall di Londra”. Intanto è uscito il nuovo disco, “Outrush”, dove lo si ascolta suonare il pianoforte, accompagnato da Giorgio Vendola, al contrabbasso, e Dario Congedo, alla batteria e percussioni: gli amici/musicisti con cui ha condiviso il tour internazionale. Kekko parla del nuovo album come di un lavoro “autobiografico. Mi piace suonare musica che evoca immagini come piccole colonne sonore – spiega -. Mi piace la musica che è come una conversazione tra amici”. Il titolo “Outrush”? “È una fuga al contrario: verso se stessi – risponde -. È una fuga dallo stereotipo della musica jazz in senso tradizionale per raggiungere ciò che c’è di più autentico sul piano personale. È un rifuggire dalla massificazione dei media”. Ogni brano è un moto emotivo calibrato da crescendo e diminuendo continui che si innestano sulle dinamiche timbriche del pezzo. Contrabbasso e batteria non si accontentano di intelaiare la base ritmica ma ricercano continuamente di colorare i brani attraverso la scelta di timbri e suoni particolari. “Ogni brano – aggiunge Kekko – canta la forza, la grinta, la voglia di urlare” Una annotazione personale: ho avuto modo di vedere Kekko in concerto con il suo trio più Francesco Bearzatti come ospite. Da allora seguo con attenzione ogni sua uscita discografica e spero di riascoltarlo dal vivo, sempre chè i nostri organizzatori di festival estivi prima o poi si vergognino di chiamare nani e ballerine e si concentrino su musicisti degni di tal nome. |
Post n°3645 pubblicato il 04 Settembre 2014 da pierrde
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Post n°3644 pubblicato il 03 Settembre 2014 da pierrde
Coloro che hanno ascoltato il concerto di Radiotre Suite lunedi sera hanno ammirato un musicista strepitoso che si fa carico di una proposta estremamente coraggiosa: un set in solo con uno strumento ostico e ingrato, il sassofono basso. Nient'altro che lo strumento, niente loop, aggeggi elettronici, basi pre-registrate: Il respiro, il soffio vitale che Colin Stetson dona al suo sassofono basso ritorna per completare la trilogia del terrorismo sonoro (la "New History Warfare") che ancora stordisce e stupisce gli amanti del jazz e dell’avanguardia: alcuni sono infatti increduli che tale meravigliosa dissonanza possa affascinare anche un popolo di fruitori meno colti e avventurosi. Ma il musicista statunitense, in verità, insegue una bellezza pura, che trascende i linguaggi convenzionali e punta direttamente alle viscere della musica, coinvolgendo emozioni inesplorate e ancestrali che sono rimaste sopite da una coltre di musica coerente e superflua. La lunga “To See More Light” è comunque il vero fulcro creativo dell’album: strati sonori che si sovrappongono ora con dolcezza, ora con irruenza e disperazione, mentre il polistrumentista conserva un unico giro armonico di base che induce all’ipnosi e alla trance, accelerazioni, urla, vorticosi giri armonici, respiri e decelerazioni si alternano fino a trascinare la voce filtrata dal sax verso timbri metallici e noise che candidano Colin Stetson come il Jimi Hendrix del suo strumento. Fonte: http://www.ondarock.it/recensioni/2013_colinstetson_newhistorywarfarevol3.htm Personalmente il primo impatto con Colin l'ho avuto nel 2002 ascoltando Blood Money, l'album di Tom Waits. In All The World is Green sono rimasto colpito dal suono morbido eppur cosi' intrigante del clarinetto. Ve lo ripropongo.
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Abituati alla esuberanza e all'istrionismo del nostro, che sopratutto dal vivo spesso debordano in un accomodante spettacolarizzazione del notevole talento, in questo album Stefano mette la creatività e la fantasia al servizio delle composizioni e dei musicisti. Ne deriva un album riuscito, che mette in mostra il notevole talento del Bollani compositore e musicista, solista enciclopedico ed accompagnatore di rara sensibilità, ben sorretto dal talento e dalla istantanea intesa con Frisell e Turner e dall'affiatata sezione ritmica. Il chitarrista si inserisce con naturalezza nel gruppo, ed è pregevole la bravura nel non invadere il terreno del pianista lavorando sugli accordi e mantenendo la doppia funzione di solista e accompagnatore. Teddy, il brano che Bollani descrive nelle note di copertina come ispirato da Teddy Wilson, è una magnifica cavalcata in duo su linee oblique e telepaticamente convergenti sul tema, prodezze in ambito piuttosto lontano dal musicista ispiratore ma assolutamente godibili e pregnanti. Continua a leggere su :
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Post n°3642 pubblicato il 02 Settembre 2014 da pierrde
“Ti piace Stevie Wonder? Sì, certo, ma è Pop, non Jazz”. Quante volte vi è capitato di ascoltare un dialogo del genere tra gli appassionati? A me molte e, dalle nostre parti, Pop è implicitamente sinonimo di musica di consumo, cioè in pratica di cosa artisticamente orrenda. Già, peccato che Wonder è semplicemente un genio musicale acclarato, non c’è jazz o pop che tenga, basta semplicemente ascoltarlo senza pregiudizio, scorrendo la sua ragguardevole discografia. Continua a leggere qui: Riccardo Facchi in un lungo ed elaborato saggio su Stevie Wonder: questa che potete leggere è la prima parte. Analisi molto intrigante su un musicista che conosco fin da ragazzo per la sua partecipazione al famigerato Festival di Sanremo (1969 con la canzone Se tu ragazzo mio di e con Gabriella Ferri). E' vero che anche Lionel Hampton e Louis Armstrong, per rimanere tra i grandi, hanno partecipato al festival, ma l'apparizione di Stevie fu per me una specie di rivelazione. Un paio di anni prima Stevie aveva inciso un 45 giri in italiano, Il sole è di tutti, una versione di A Place in The Sun che, inutile dirlo, mi piaceva moltissimo e che quindi vi ripropongo: |
Post n°3640 pubblicato il 01 Settembre 2014 da pierrde
L'appello di Paolo Romano su Huffington Post è stato raccolto dalla Associazione Musicisti Italiani di Jazz e oggi Paolo Fresu tramite Facebook commenta l'articolo di Romano: Caro Paolo, hai perfettamente ragione. Ci stavamo già attivando ed eravamo a conoscenza delle difficoltà in cui versa Kenny Wheeler ma la tua riflessione offre lo spunto per affrettarci nel percorso solidale che, in questo caso, parte proprio dalla nuova Associazione Nazionale Musicisti italiani di Jazz - MIDJ - presieduta da Ada Montellanico e della quale faccio parte anche io in seno al Direttivo. Pensiamo sia bello e simbolico che la nostra Associazione sia la prima a farsi portavoce delle difficoltà dei musicisti e non solo di quelli italiani. Kenny non solo è un immenso artista generoso e creativo che ha contribuito alla storia del jazz contemporaneo ma è anche molto legato al nostro Paese e spesso ha collaborato con i nostri musicisti. Io stesso, in un passato remoto, ho avuto l'immensa fortuna di condividere con lui in palcoscenico in diverse occasioni e anche di registrare un disco dal vivo al Festival di Roccella Jonica. Ero molto giovane e vedevo Kenny come un musicista inarrivabile che, nonostante tutto, in quella occasione concesse fiducia a un giovane senza esperienza ma con tanta buona volontà. Non lo dimenticherò. Noi tutti non lo dimenticheremo... Pertanto invitiamo anche voi della stampa a dare spazio e risalto a questa iniziativa. Paolo Fresu SOLIDARIETA' PER KENNY WHEELER Il grande artista Kenny Wheeler, da tempo malato, è in gravi difficoltà economiche tanto da non potersi pagare le adeguate cure mediche. Tutta la comunità mondiale del jazz si sta muovendo per cercare fondi in suo aiuto. In attesa di organizzare un grande concerto, Midj (l'associazione Musicisti italiani di Jazz) ha aperto una sottoscrizione che parte da oggi. Potete inviare un bonifico sul nostro conto con la causale "Kenny Wheeler". Intestazione: Associazione musicisti italiani di jazz Midj IBAN IT74A0101503200000070370741 . Per la massima trasparenza dell'operazione noi provvederemo ogni 15 giorni a inserire sul nostro sito la lista delle persone che vorranno sottoscrivere e l'importo devoluto. Ovviamente chi vorrà mantenere l'anonimato o non rendere pubblico l'importo, potrà scrivermi a questo indirizzo: adamontellanico@gmail.com . |
AUTORI DEL BLOG
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