Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZ DAY BY DAY

 

 

L'agenda quotidiana di

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Novembre 2014

NOI SIAMO

Post n°3784 pubblicato il 16 Novembre 2014 da pierrde

Noi non siamo solo quel che mangiamo e l’aria che respiriamo.

Siamo anche le storie che abbiamo sentito,

le favole con cui ci hanno addormentati da bambini,

i libri che abbiamo letto, la musica che abbiamo ascoltato

e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato.

Tiziano Terzani

 
 
 

HAMBURG '72

Post n°3783 pubblicato il 15 Novembre 2014 da pierrde

Hamburg ’72

The legendary trio

Keith Jarrett / Charlie Haden / Paul Motian

Live at NDR Funkhaus, Hamburg

Remixed from the original tapes by Manfred Eicher and Jan Erik Kongshaug

Available: November 21st (Germany, Japan), 24th (UK, France, US)

Tracklist: 

1. Rainbow 2. Everything That Lives Laments 3. Piece For Ornette 4. Take Me Back 5. Life, Dance 6. Song For Che

 
 
 

WAYNE SHORTER - OLTRE LA VITA OLTRE LA MORTE

Post n°3782 pubblicato il 15 Novembre 2014 da pierrde

Sul profilo Facebook di Antonella Bussoletti è comparso questo contributo sulla vita e sulla musica di Wayne Shorter. Interpretando lo spirito di condivisione e la valenza dello scritto, lo posto sul blog per capitoli, cosi' come nello scritto originale. 

Sassofonista e compositore di statura mondiale, per ben sei volte Shorter è stato insignito del Grammy Award, il più alto riconoscimento nel mondo della musica americano, paragonabile all’Oscar per il cinema.

Di solito i grandi musicisti imparano a suonare lo strumento durante l’infanzia, il loro talento viene scoperto e incoraggiato relativamente presto. Al contrario Wayne Shorter ha preso il sassofono in mano per la prima volta a sedici anni. Lasciata la scuola, fino a quell’età aveva lavorato in una fabbrica di macchine da cucire.

«Chiaramente – racconta – mi interessavo alla musica, ma non avrei mai nemmeno osato sognare di poter diventare, prima o poi, io stesso musicista. Quindi ho seguito le tracce di mio padre e ho fatto l’operaio». Il suo lavoro alla catena di montaggio consiste nell’infilare un pezzo dentro un altro.

Un giorno sì e l’altro anche. Dopo un anno Wayne pensa: «Questa vita, ripetitiva e senza alcuna prospettiva di sviluppo, non è quella che desidero». Avere preso coscienza di questo lo porta, nel 1952, a intraprendere lo studio di teoria della musica alla New York State University. «Negli anni dell’università, la persona che esercitò su di me la più grande influenza fu il “professor” Charlie Parker, uno dei massimi musicisti di tutti i tempi. Proprio in quegli anni le sue concezioni rivoluzionarie stavano influenzando ogni settore della musica.

Ogni giorno ascoltavo le sue composizioni uniche e creative e questa continua “ripetizione” mi immergeva sempre di più nella musica». Ispirato dall’esempio di quel grande maestro Wayne inizia a sua volta a comporre e l’energia creativa che scopre gli procura immensa gioia. Se si raccogliessero tutte le composizioni che hanno costellato il suo percorso di studio se ne potrebbe ricavare un’opera di vaste dimensioni.

Proprio in quel periodo, inoltre, hanno origine i nuclei di molte delle sue composizioni successive. L’handicap della figlia Decidendo di dedicare la vita alla musica, sin dall’inizio Wayne è baciato dalla fortuna. Nel 1959 viene ingaggiato dai Jazz Messengers di Art Blakey, uno dei gruppi più importanti sulla scena del jazz. Nel 1964 si unisce alla band di Miles Davis. Le tournée con Miles lo portano in giro per il mondo regalandogli una meritata fama internazionale.

Nel 1970 entra a far parte di quella che è forse la jazz band più nota al mondo, gli Weather Report. Il sassofonista Wayne Shorter è conosciuto in tutto il mondo. «Spesso i giovani fan del jazz mi chiedono come sia riuscito ad avere tanto successo. Non so rispondere a questa domanda, non ho fatto niente di speciale. Sono gli altri che mi hanno dischiuso queste meravigliose opportunità. Perciò a quei giovani potrei solo rispondere: “Sono nato con la camicia, sono nato sotto una buona stella”».

Fino ad allora, Wayne non ha mai pensato di poter incontrare in futuro difficoltà grandi come quelle che lo attendono. Nel 1967, a New York, quand’è all’apice della sua fama, conosce la sua futura consorte Ana Maria. Sin dal primo incontro pensa che vorrebbe trascorrere con lei tutta la vita. Ana Maria, una donna bella, giovane e intelligente, ha diciassette anni.

Nel 1970 si sposano e l’anno successivo nasce la loro figlia Iska. La bambina, purtroppo, soffre di un grave deficit cerebrale e, dal momento che il lavoro tiene Wayne lontano da casa per mesi, la cura di Iska ricade quasi del tutto sulle spalle di Ana Maria. È un peso spirituale sovrumano, e Wayne spesso crede che questo possa essere la causa della fine del suo matrimonio.

 
 
 

CHARLES LLOYD E L'APERITIVO MISTICO

Post n°3781 pubblicato il 14 Novembre 2014 da pierrde

Secondo appuntamento stagionale con "Aperitivo in concerto"; sul palco del teatro Manzoni di Milano è salito per la prima data italiana Charles Lloyd, che ha presentato "Wild Man Dance Suite", affascinante affresco sonoro nel quale è stato affiancato dal greco Sokratis Sinopoulos, specialista della lyra di Costantinopoli e del laouto. Ecco la nostra doppia recensione del concerto.

Ottanta minuti di grande musica senza soluzione di continuità; questo è quello che ci ha regalato Charles Lloyd la mattina di domenica 9 novembre al Teatro Manzoni di Milano.

Il fraseggio nitido del tenore, dal suono caldo nel registro basso, si faceva articolato e a tratti trascinante negli acuti, a dispetto dei 76 anni compiuti del sassofonista di Memphis, che è parso ancora lucido nella composizione e fisicamente integro, come ha dimostrato nel lungo bis dove, oltre ad abbracciare finalmente il flauto traverso, ha intonato un rap e persino abbozzato qualche passo di danza, tra gli applausi scroscianti del pubblico che gremiva il teatro. (Ernesto Scurati)

Sgomberiamo subito il campo dagli equivoci: il concerto è stato pienamente godibile e all'altezza delle aspettative riposte nel nome del leader. Il gruppo d'altronde offre sicurezze indiscutibili a partire dalla sezione ritmica: la scommessa era semmai la riuscita integrazione di uno strumento anomalo al linguaggio jazzistico come la lira cretese. Ebbene, il concerto non ha sciolto i dubbi: a lungo lo strumento di Sinopoulos è rimasto ai margini, quasi estraneo e comunque ininfluente allo sviluppo della "Wild Man Suite", salvo i brevi inserti in solo ed un efficace duo con il contrabbasso di Sanders.

(Roberto Dell'Ava)

Leggi le recensioni complete su: 

http://www.traccedijazz.it/index.php/recensioni/27-recensione-concerti/768-al-manzoni-l-aperitivo-%C3%A8-mistico-con-charles-lloyd

 
 
 

IL FESTIVAL DELLE CASTAGNE

Post n°3780 pubblicato il 14 Novembre 2014 da pierrde

PERUGIA – Non è ancora ufficiale. Ma la voce gira con insistenza. I soliti bene informati la danno ormai per sicura. E la notizia è di quelle che fanno il botto. Ad aprire Umbria Jazz 2015 sarà un a band d’eccezione. Una delle più importanti e longeve della storia del rock.

Sì, del rock, non del Jazz, ma non sarebbe la prima volta che ciò accade e che il festival “sconfina” in terreni contigui o anche lontani. Per Umbria Jazz, anche se il rock degli Who c’entra poco con il jazz, se non per certe atmosfere cupe, che rendono simili i sobborghi di Chicago a quelli di Londra o Leeds o Manchester, il concerto degli Who sarebbe certamente un gran colpo.

Fonte: 

http://www.primapaginachiusi.it/2014/11/saranno-gli-ad-aprire-umbria-jazz-2015/

 

Lady Gaga e Tony Bennet a Umbria Jazz? Lo scrivono alcuni giornali e, Carlo Pagnotta, direttore artistico di Umbria Jazz, contattato telefonicamente da Umbria24, spiega come stanno realmente le cose. La notizia ha un’origine, «l’occasione – dice Pagnotta – è stata quella della conferenza stampa che i due artisti hanno avuto un po’ di tempo fa a Bruxelles. Hanno detto che vorranno essere nei 15 festival più importanti d’Europa. Essendo che Umbria Jazz di certo non è il festival delle castagne, per intenderci, ecco che alcuni giornalisti hanno fatto due conti e hanno buttato giù questa ipotesi»

Fonte: http://www.umbria24.it/lady-gaga-a-umbria-jazz-il-direttore-artistico-mi-piace-ecco-come-stanno-le-cose/331853.html

A Perugia negli ultimi anni si svolgono contemporaneamente due festival: quello Jazz, il più importante in Italia, che nel corso dei decenni ha ospitato i migliori esponenti della musica afro-americana. Negli ultimi tempi non si è brillato per innovazione e varietà (ronf...) ma i nomi sono comunque quelli "giusti".

Poi, in simultanea, ce n'è un'altro, non meno importante, anzi, addiritura di maggior visibilità mediatica, che, sempre nel corso degli anni ha ospitato nomi di jazzisti importanti come Pino Daniele, Santana, Sting, Elton John, Giorgia, Fiorella Mannoia, Eric Clapton, Randy Crawford, Gotan Project, Ray Gelato, Kool and the Gang, MIlva and Tangoseis, Alicia Keys, Chic, The Great Salsa All Stars, Peter Cincotti, Eumir Deodato, Mario Biondi, Simply Red, Steely Dan, Gino Paoli, Mark Knopfler, La note della taranta, Liza Minnelli, Rita Marley e il DJ Ralf. Solo ora apprendiamo la differenza: il primo è Umbria Jazz, il secondo è il Festival delle Castagne.

Domanda: Lady Gaga e gli Who, probabili ospiti per il 2015, dove li dobbiamo incasellare?

 
 
 

DA DOVE VIENE LA MUSICA

Post n°3779 pubblicato il 13 Novembre 2014 da pierrde

Intervista a Carlos Santana su La Repubblica del 9 novembre

 
 
 

THE CRAVE

Post n°3778 pubblicato il 13 Novembre 2014 da pierrde

«La morte è sempre in cammino, ma il fatto che non sai quando arriverà sembra togliere importanza al fatto che la vita è limitata. E’ proprio quella terribile inesorabilità che noi tanto detestiamo. Ma poiché non sappiamo, finiamo per pensare alla vita come a un pozzo inesauribile. Eppure ogni cosa accade soltanto un certo numero di volte, e un ben piccolo numero, in effetti.

Quante altre volte ricorderai un certo pomeriggio della tua infanzia, qualche pomeriggio che sia così profondamente parte del tuo essere per cui tu non possa nemmeno concepire la tua vita senza quelle ore? Forse altre quattro o cinque volte. Forse nemmeno. Quante altre volte guarderai sorgere la luna piena? Forse venti. E tuttavia tutto sembra senza limiti».

Paul Bowles, “Il Tè nel deserto”.

 
 
 

IL JAZZ ITALIANO

Post n°3777 pubblicato il 12 Novembre 2014 da pierrde

Leggere costantemente i (pochi) blog italiani che si occupano di jazz mi ha sempre dato stimoli mportanti e aiutato spesse volte a meglio comprendere la storia della nostra musica.

Naturalmente non è sempre detto che i pareri collimino, e questo è il caso che vi propongo: il notevole blog Strategie Oblique pubblica nello spazio di pochi giorni due interviste, una a Filippo Bianchi e l'altra a Adriano Mazzoletti. Due nomi che ad un appassionato dicono molto e che raccontano molti anni della storia del jazz in Italia.

Ebbene, sembra che i due critici abbiano due visioni piuttosto differenti sul jazz italiano:ecco come Bianchi risponde alle domande

Esiste il jazz italiano, inteso come stile riconoscibile?

Mi sembrerebbe un’affermazione spericolata. Non credo molto alle scuole su base geografica, anzi penso che quelle che conosciamo siano la conseguenza della comparsa di personalità eccezionali, diventate cime di piramidi: sotto di loro sono cresciuti gli emulatori, a varie altezze; senza di loro, non è che l’aria di New Orleans o di Chicago abbia qualcosa di speciale rispetto, poniamo, a Detroit o Boston. Le personalità eccezionali sono le scintille da cui nasce “un ambiente” favorevole, quello che poi si stratifica in una scuola o uno stile. Ricordo che alcuni protagonisti del West Coast Jazz non erano affatto californiani, probabilmente erano capitati lì proprio perché sapevano che avrebbero trovato colleghi interessanti. Negli anni Sessanta, a Londra, Ronnie Scott cambiò sede al suo celeberrimo locale, ma siccome aveva pagato l’affitto della vecchia sede per tutto l’anno, ne concesse l’uso a quella generazione di musicisti ¬– comprendente Kenny Wheeler, Tony Oxley, Dave Holland, Evan Parker, John Stevens, John McLaughlin, Paul Rutherford – che lì suonava sperimentando liberamente tutte le sere, senza altra preoccupazione che la musica. Una volta ho chiesto a Dave Holland se quella generazione avrebbe maturato una tale originalità e statura espressiva non avendo a disposizione in permanenza uno spazio libero. Mi rispose: «Probabilmente no». È chiaro che l’ambiente culturale e sociale esercita una qualche influenza, e che il multiculturalismo e multilinguismo di New Orleans creavano una situazione feconda per il jazz. Ma, pur collettivo nell’esecuzione, il jazz si regge sulla forza delle personalità individuali.

In molto lo individuano nella forza melodica.

Certo, esiste una tradizione melodica italiana che puoi rintracciare nello stile di Enrico Rava o Paolo Fresu, come ne esiste una nordica che riconosci in Jan Garbarek o Nils-Petter Molvær. E forse non è un caso che tre grandi di uno strumento vocato alla melodia come il clarinetto fossero di origini italiane: Tony Scott, Buddy DeFranco e Jimmy Giuffre. Uno stile italiano molto riconoscibile c’era semmai al tempo di Gorni Kramer e del Quartetto Cetra, oggi non saprei definirlo: ci sono in giro molti bravi jazzisti, e la loro somma fa il jazz italiano, in un’amplissima varietà di stili e orientamenti. Nonostante l’indifferenza delle istituzioni, al limite dell’ostilità, l’ambiente è piuttosto fecondo e aperto: due musicisti tanto diversi quanto Antonello Salis e Fabrizio Bosso suonano insieme, e si divertono molto a farlo, ma ognuno dei due ha un suo stile. La natura del jazz è nello scambio cosmopolita dei saperi e delle influenze.

invece Mazzoletti:

Le più importanti storie del jazz nel Mondo ignorano, o sottovalutano, il jazz italiano. Perché?

È una ragione molto lunga da spiegare. In passato il jazz italiano, dal dopoguerra agli anni Settanta, non è mai stato aiutato dai promoter, dai critici e dalle persone che eventualmente dovevano sottolineare l’evolversi del jazz. Se per esempio prendiamo la rivista francese Jazz Hot e la confrontiamo con Musica Jazz, che al tempo era l’unica rivista che esisteva in Italia, possiamo notare che ogni due o tre uscite della rivista francese c’erano dei musicisti della loro nazionalità, mentre da noi era rarissimo trovare in copertina un musicista italiano. Questo avveniva perché quelli che facevano Musica Jazz erano dei fondamentalisti; per loro il jazz era americano e non si scostavano da questa idea. In parte avevano anche ragione, però al di là del jazz americano ci sono stati grandi musicisti, che avevano il loro grande valore. Anche per questo motivo il jazz italiano non ha mai goduto di considerazione all’estero, non ha mai catturato l’attenzione delle riviste e della critica in genere fuori dai confini nazionali. Sono di fatto rarissimi i casi di musicisti italiani che hanno passato le Alpi fino agli anni Settanta.

Nel corso del tempo alcune cose sono cambiate.

Sì, e un po’ lo si deve a un qualcosa che in un certo senso mi riguarda. A metà degli anni Sessanta c’è stata da parte dell’Unione Europea Radiodiffusione una sorta di organizzazione molto importante: tutte le radio pubbliche d’Europa si sono messe d’accordo e hanno varato un’iniziativa per la musica jazz, con uno scambio continuo di registrazioni e di musicisti. Questo ha fatto sì che i musicisti italiani hanno incominciato a essere apprezzati all’estero. Uno su tutti è stato Gianluigi Trovesi. Quando l’ho mandato a un concerto in Austria, tutti i colleghi presenti rimasero a bocca aperta, perché non si aspettavano che in Italia ci fosse un musicista così interessante. In seguito fu invitato spesso all’estero, e la stessa cosa accadde a Enrico Rava e Giovanni Tommaso. Dopodiché le cose si sono evolute e con il tempo il jazz italiano – e non lo dico io, ma molti colleghi stranieri – nella sua globalità è il jazz più importante nel Mondo.

Fonte: http://strategieoblique.blogspot.it/

 
 
 

A MARQUIS HILL IL T.MONK COMPETITION

Post n°3776 pubblicato il 12 Novembre 2014 da pierrde

Il vincitore del Thelonious Monk Internazional Trumpet Competition 2014 è Marquis Hill . Cresciuto sul lato sud di Chicago, Hill, 27 anni, è un veterano della scena jazz di quella città e un prodotto delle sue istituzioni - ha conseguito un master in pedagogia jazz presso la DePaul University e suona nella Chicago Jazz Orchestra. E 'attualmente docente presso la University of Illinois a Chicago, e ha pubblicato diversi album su etichette indipendenti.

Marquis Hill ha suonato in un concerto di gala domenica sera al Dolby Theater di Los Angeles, che comprendeva anche la assegnazione di un premio al presidente Bill Clinton, e le esibizioni di Pharrell Williams con Herbie Hancock, Dianne Reeves con Wayne Shorter e Taj Mahal con John Mayer e Marcus Miller. La performance vincente d Hill consisteva nelle versioni di "If I Were A Bell" e "Polka Dots e Moonbeams", con il sostegno del pianista Reginald Thomas, il bassista Rodney Whitaker e il batterista Carl Allen.

Fonte: 

http://artsbeat.blogs.nytimes.com/2014/11/10/marquis-hill-wins-the-thelonious-monk-competition/?_r=0

 
 
 

JAZZ E ALTRE VISIONI

Post n°3775 pubblicato il 11 Novembre 2014 da pierrde
 

Il 2 novembre il Bologna Jazz Festival ha fatto il suo esordio alla Cineteca di Bologna con la serata Jazz Perspectives, durante la quale sono stati proiettati due film di Gianni Amico: Noi insistiamo! Suite per la libertà subito e Appunti per un film sul jazz, quest’ultimo girato durante il Festival Internazionale del Jazz di Bologna.

 

Chi si fosse perso la serata può recuperare l’emozione acquistando il dvd Jazz e altre visioni, realizzato dalla Cineteca di Bologna. Oltre ai due film citati sopra, il dvd contiene anche Il cinema della realtà, un altro film di Gianni Amico con testimonianze di Rossellini, De Sica, Zavattini, Antonioni, Pasolini e Bernardo Bertolucci.

Per acquistare: 

http://www.bolognajazzfestival.com/acquista-il-dvd-jazz-e-altre-visioni/

 
 
 

STORIA DEL JAZZ

Post n°3774 pubblicato il 11 Novembre 2014 da pierrde

SIENA. Giovedì (13 novembre) alle ore 17.00 nella Sala Storica della Biblioteca comunale degli Intronati (Via della Sapienza, 5) verrà presentata la traduzione italiana della Storia del Jazz di Ted Gioia, pubblicata in collaborazione tra la Fondazione Siena Jazz e la casa editrice EDT.

Rolling Stone: “La Storia del jazz è un fantastico concentrato di personalità e sottogeneri, di storie personali intense e di riscatti sociali: parla di migrazioni e razzismo, di azzardi e rotture con il passato, con la tradizione. Lo spiega benissimo Storia del Jazz, firmato da Ted Gioia ... considerata un testo fondamentale. Merito di Gioia è impostare un libro che non respinge con eccessivi tecnicismi, ma riesce a dare un quadro storico d’insieme inserendovi i protagonisti della scena: le loro vite, la loro arte.”

La Stampa: “... senza il jazz, il cittadino americano di origine africana Barack Obama sarebbe mai diventato presidente degli Stati Uniti? Senza una musica che ha rappresentato per gli afroamericani - quando erano schiavi e anche quando, molto tempo dopo, diventeranno uomini liberi - non solo una identità innegabile, ma la prova evidente che un frutto della loro cultura era capace di conquistare la ribalta da protagonista, ovunque nel mondo e non per una sera soltanto”. 

Salvatore Carrubba di Radio 24 l'ha inserito tra i titoli di musica da leggere assolutamente e Gian Mario Maletto sul Sole 24 l'ha definito “il libro dell'anno...una magistrale summa”.

“La storia del jazz di Ted Gioia è un miracolo di concisione che riempie uno dei vuoti più evidenti della letteratura sul jazz. Marshall Stearns aveva pubblicato la sua Storia del Jazz 40 anni fa, e c'era ovviamente bisogno di un lavoro che aggiornasse il racconto, includendo nuove informazioni e ricerche. Gioia l'ha fatto con eleganza, chiarezza, equilibrio, e una sorprendente completezza. E' il miglior libro del genere”. (Gary Giddins).

“Se volevate una introduzione al jazz, l'avete trovata. Se conoscete bene ed amate il jazz, questo è il vostro vademecum. Per quanto mi riguarda penso di tornare a leggere questo libro per il resto della vita. E' la storia definitiva: enciclopedica, stimolante, sensibile, selettiva e affascinante per il lettore. L'arco narrativo di Ted Gioia è grandioso e grazie a questo si riesce a percepire la vera grandezza della storia del jazz. (Jonathan Yardley, The Washington Post).

“L'erculea Storia del Jazz di Ted Gioia attraversa questo territorio selvaggio con sicurezza, eleganza, cultura e intelligenza” (Greg Tate, Village Voice).


Per maggiori informazioni sulla collana EDT – Siena Jazz visitate la pagina dedicata presso http://www.sienajazz.it/collana-edt-siena-jazz/

 
 
 

IL CARO LEADER HA (QUASI) SEMPRE RAGIONE

Post n°3773 pubblicato il 11 Novembre 2014 da pierrde

La foto proviene dal profilo Facebook della Clean Feed, ottima etichetta portoghese dedita al jazz più sperimentale.

Ad essere del tutto sinceri bisogna però riconoscere che in alcune occasioni l'affermazione di Kim non è lontana dal vero.....

 
 
 

JASON MORAN E ROBERT GLASPER : UN INSOLITO DUO

Post n°3772 pubblicato il 10 Novembre 2014 da pierrde

Domenica 16 novembre, alle ore 11.00, presso il Teatro Manzoni (via Manzoni, 42 – Milano), per il terzo appuntamento della XXX Edizione di “Aperitivo in Concerto”, sono di scena in prima italiana due nuove stelle del pianoforte jazz: Jason Moran e Robert Glasper.

Il loro concerto si preannuncia come un’appassionante esplorazione della grande storia del jazz partendo dall’espressività contemporanea: sia Jason Moran che Robert Glasper sono, infatti, profondi conoscitori delle vicende stilistiche della musica afro-americana e nel contempo attenti a recepire gli stimoli e gli umori del presente.

Il primo si è affermato con un approccio estremamente innovativo e avventuroso, ma in cui il rapporto con la tradizione del piano jazz, da Fats Waller a James P. Johnson, è imprescindibile; il secondo ha raggiunto il successo con uno sperimentale connubio fra hip hop, blues, soul e jazz che gli ha permesso di vincere un Grammy Award.

Con tali capacità, i due artisti si uniscono per dare vita ad un’affascinante rilettura del passato, con risultati che sono certamente spettacolari ma, ancora di più, sanno offrire una visione della propria tradizione interamente rivolta al futuro. Tutto ciò attraverso trascinanti brani originali e personali interpretazioni di pagine di Albert Ammons, Andrew Hill, Thelonious Monk, Ornette Coleman, Herbie Hancock, in una sofisticata rivisitazione della tradizione del pianismo stride.

 
 
 

NEWSLETTER N. 1

Post n°3771 pubblicato il 10 Novembre 2014 da pierrde

Questa settimana su Tracce di Jazz:

IN PRIMO PIANO:
- La leggendaria etichetta Prestige Records celebra quest'anno i 65 anni dalla sua nascita. Concord Music Group (attuale proprietario del marchio), celebra questo importante anniversario con una serie di speciali ristampe, una serie di video ed un sito web dedicato. L'anno poi si concluderà con le celebrazioni per il 90° compleanno del leggendario ingegnere del suono Rudy Van Gelder.
http://traccedijazz.it/index.php/primo-piano/34-articoli/750-prestige-celebra-65-anni-di-jazz-leggendario

- Addio a Renato Sellani
E' morto a Milano il Maestro Renato Sellani, pianista e compositore, figura di spicco del jazz italiano. Nato nel 1926 a Senigallia, ha suonato con alcuni dei più grandi artisti del mondo, da Billie Holiday a Chet Baker fino a Lee Konitz. Da poco è uscito l'album 'Glad there is you', in cui il musicista ha ripercorso i brani più significativi della sua carriera, tra originali e standard.
http://traccedijazz.it/index.php/primo-piano/34-articoli/747-addio-a-renato-sellani

tutti gli articoli

RECENSIONI DISCOGRAFICHE:
- Tra impulsi e premonizioni: Andrew Hill e la Black Aesthetic degli anni '60
http://traccedijazz.it/index.php/recensioni/29-recensioni-discografiche/tracce-del-passato/754-tra-impulsi-e-premonizioni-andrew-hill-e-la-black-aesthetic-degli-anni-60

tutte le recensioni

NUOVE USCITE:
- Stefano Bollani - Sheik Yer Zappa
"Sheik Yer Zappa" è il nuovo nonché trentesimo disco in carriera di Stefano Bollani, uscito in data 28 ottobre 2014 per Universal Music Italia, che per l’occasione, rivisita e reinterpreta (shakera come suggerisce il titolo del disco) il compianto Frank Zappa, grandissimo e geniale musicista americano, scomparso il 4 dicembre 1993. 
http://traccedijazz.it/index.php/nuove-uscite/24-nuove-uscite-italiane/760-stefano-bollani-sheik-yer-zappa

- Ron Miles - Circuit Rider
Il cornettista Ron Miles dirige il trio con Bill Frisell e Brian Blade su "Circuit Rider", secondo album del gruppo, che appare una logica evoluzione dal loro album di debutto "Quiver" del 2012; l'album svaria tra la tradizione folk americana ed un gospel vibrante, infuso però con le forme del jazz progressivo.
http://traccedijazz.it/index.php/nuove-uscite/25-nuove-uscite-straniere/757-ron-miles-circuit-rider

- Fabrizio Bosso - Tandem
Fabrizio Bosso pubblica il nuovo album dal titolo “Tandem” in coppia con il pianista Julian Oliver Mazzariello. In uscita il 4 novembre per la Verve, il disco vede la partecipazione straordinaria di Fiorella Mannoia e Fabio Concato. I due presenteranno ufficialmente “Tandem” il 23 novembre al Blue Note di Milano
http://traccedijazz.it/index.php/nuove-uscite/24-nuove-uscite-italiane/752-fabrizio-bosso-tandem

tutte le nuove uscite


LIBRI:
- Gaetano Liguori - Confesso che ho suonato
http://traccedijazz.it/index.php/biblioteca/758-gaetano-liguori-confesso-che-ho-suonato

- Sandra Scagliotti e Fulvio Albano - Il Jazz secondo Gianni Basso
http://traccedijazz.it/index.php/biblioteca/748-sandra-scagliotti-e-fulvio-albano-il-jazz-secondo-gianni-basso

tutti i libri

CONTROCORRENTE:
- Quando è diventato prassi accettabile o comune per gli artisti pagare per una recensione positiva di un album? Recentemente, ai redattori di All About Jazz è stato chiesto da diversi musicisti e con crescente regolarità, di scrivere una recensione a pagamento....
leggi tutto


- (...) dopo quelle interminabili tre ore e mezza di diretta devo ammettere che, al netto della regia, delle luci, delle coreografie, delle scenografie, e senza considerare quel figone di Mika, quel furbacchione di Morgan, quella simpaticona della Cabello e Fedez – al quale, sarà perché anch’io sto invecchiando, ma non riesco proprio ad attribuire alcun accrescitivo che non risulti irriverente...
leggi tutto

TRACCE LASER:
- JEROME SABBAGH 4TET - The Turn
- SYLVAIN RIFFLET, JON IRABAGON – Perpetual Motion
- RICHARD GALLIANO – Sentimentale
tutte le tracce laser

COMUNICATI STAMPA:
- Roma Jazz Festival - "Swing & New Deal"
http://traccedijazz.it/index.php/notizie/749-roma-jazz-festival-swing-new-deal

tutti i comunicati stampa

 
VIDEO CONCERTI:
- Ginger Baker Trio (with Charlie Haden, Bill Frisell) - Frankfurt, 1995
http://traccedijazz.it/index.php/multimedia/20-videoteca/751-ginger-baker-trio-with-charlie-haden,-bill-frisell-frankfurt,-1995

tutti i video

PODCAST AUDIO
- Peter Evans at Bimhuis 2014
http://traccedijazz.it/index.php/multimedia/21-audioteca/756-peter-evans-at-bimhuis-2014​

tutti i podcast

ALBUM IN STREAMING
- Stefano Bollani - Sheik Yer Zappa
http://traccedijazz.it/index.php/multimedia/23-album-in-streaming/761-stefano-bollani-sheik-yer-zappa

- Fabrizio Bosso - Tandem
http://traccedijazz.it/index.php/multimedia/23-album-in-streaming/753-fabrizio-bosso-tandem

- Andrew Hill - Compulsion
http://traccedijazz.it/index.php/multimedia/23-album-in-streaming/755-andrew-hill-compulsion​

tutti gli album in streaming 

I PROSSIMI LIVE WEBCAST:
- Joachim Kühn Trio w/ Archie Shepp - Saalfelden Jazzfestival 31.08.2014
- Anat Cohen Quartet in diretta dal Duc des Lombards di Parigi
- Archie Shepp Quartet - Jazzfest Berlin 2014 Haus der Berliner Festspiele 31.10.2014
- Elina Duni Quartet al Festival Jazz Onze + 2014
- Chucho Valdés & The Afro-Cuban Messengers - 22 maggio 2014 Klavier-Festival Ruhr in Hattingen
- Ralph Alessi Quartet "Baida" - 11 ottobre 2014 Jazzstudio Nürnberg
- Roy Hargrove Quintet au Festival Jazz Onze +

tutti i prossimi live webcast

ULTIME NOTIZIE:
- Steve Swallow Quintet a Chiasso
- Jesse Davis a Roma
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I 200 ANNI DI ADOLPHE SAX

Post n°3770 pubblicato il 09 Novembre 2014 da pierrde

Il sassofono fu la più grande invenzione di Adolphe Sax: in esso unì l'imboccatura ad ancia semplice del clarinetto, un sistema di chiavi ispirato al clarinetto, all'oboe ed al flauto ed un canneggio conico in metallo. Questo "ibrido", pur appartenendo alla famiglia dei legni ed avendone la flessibilità tecnica, permette un grande volume di suono, paragonabile a quello degli ottoni.

La famiglia completa (sopranino, soprano, contralto, tenore, baritono, basso e contrabbasso) fu brevettata e presentata nel 1846, anche se brevetti parziali risalgono anche al 1838. Il saxofono fu concepito per banda e per orchestra, con due distinte famiglie, tagliate rispettivamente nelle tonalità di Sib-Mib e Do-Fa. La seconda famiglia - destinata, nelle intenzioni di Sax, ad un uso prevalentemente orchestrale - godette di fortuna molto minore rispetto alla prima ed è oggi assai rara.

Il compositore Hector Berlioz elogiò più volte lo strumento, a partire da un celebre articolo del giugno 1842 fino al lusinghiero capitolo dedicato al saxofono nel celebre "Trattato di strumentazione". Sax fu il primo insegnante di saxofono al Conservatorio Superiore di Parigi, dal 1857 fino alla chiusura nel 1870 dovuta alla guerra franco-prussiana.

In Italia, il Conservatorio di Bologna adottò gli strumenti di Sax su consiglio di Gioachino Rossini nel 1844. Parallelamente all'attività di inventore, costruttore ed insegnante, Sax fondò e guidò una piccola casa editrice, si dedicò alla riorganizzazione delle bande militari, fu compositore, arrangiatore, esecutore sui suoi strumenti e maestro di banda.

Progettò timpani senza bacino e pelli impermeabili per strumenti a percussione così come sale da concerto e addirittura macchine per aerosol. Sax continuò la sua attività, nonostante le azioni decisamente ostili di altri fabbricanti di strumenti che lo portarono due volte alla bancarotta.

Fu boicottato in tutti i modi, incendi dolosi scoppiarono nella sua azienda, i suoi 200 dipendenti furono intimoriti o lusingati per costringerli a licenziarsi, subì numerose aggressioni fisiche e venne trascinato in tribunale in innumerevoli processi. Anche il suo stato di salute ne risentì: soffrì infatti di cancro al labbro superiore nel 1858. Alle cure tradizionali (gli era stato suggerito un rischioso intervento chirurgico) preferì una pianta indiana che pare lo guarisse miracolosamente aumentando le maldicenze sul suo conto. Morì in miseria nel 1894 a Parigi e fu sepolto nel Cimitero di Montmartre.

Fonte: Wikipedia

Attualmente esistono numerosi fabbricanti di sassofoni famosi come Selmer, Conn, King, Kielworth, Büscher, Yanigasawa e Buffet. Negli USA, il sax conobbe rapidamente un vero successo presso i musicisti di origine afro-americana come Coleman Hawkins il cui virtuosismo e il senso dell'improvvisazione hanno fatto sì che oggi i sassofoni siano probabilmente gli strumenti più apprezzati dai musicisti di jazz.

Negli anni '10 e '20 il sassofono guadagnò i suoi "titoli nobiliari" nel jazz. Il suono di big bands come quelle di Fletcher Henderson, Glenn Miller, Benny Goodman e Duke Ellington, per citarne solo alcuni, non sarebbe quello che è senza lo swing apportato dalle sezioni di sax. I due contralti, i due tenori e il baritono sistemati davanti al resto dell'orchestra diventarono e restano ancora la presentazione standard di una big band. Con il passare degli anni, e in seguito a tutti gli sconvolgimenti politici, sociali ed economici, le big bands hanno aperto la strada a formazioni più piccole.

Inoltre la musica americana di origine africana, il jazz, è caratterizzata da una serie di improvvisazioni che provengono da solisti che si esprimono per mezzo del sassofono: Coleman Hawkins (padre del sax tenore), Lester "Prez" Young (tenore), Benny Carter (contralto), Johnny Hodges (contralto), Ben Webster (tenore), Charlie "Bird" Parker (contralto), Sonny Rollins (tenore), John Coltrane (tenore), Gerry Mulligan (baritono), Lee Konitz (contralto), Paul Desmond (contralto), Ornette Coleman (contralto), Julian "Cannonball" Adderley e Dexter Gordon (tenore).

E per ciò che riguarda la musica cosiddetta "colta"? Come é avvenuto in genere nella musica delle avanguardie, vi é stata una esplorazione delle possibilitá sonore dello strumento, entrate poi stabilmente nel bagaglio linguistico dei compositori: ció ha portato ad una nuova forma di virtuosismo esecutivo, non piú (o non solo) visto come abilità nel realizzare passaggi velocissimi, ma come capacità di ottenere le più diverse "forme di suono".

In tempi recenti si é moltiplicato il ricorso al mezzo elettronico, soprattutto nella esecuzione dal vivo, grazie alla possibilità di intervenire sul suono anche in tempo reale mediante elaboratori.

Tra i pezzi piú significativi del XX secolo ricordiamo la "Sequenza IX" per sassofono contralto solo (1980-83) di Luciano Berio, "Episode quatrieme" per sassofono tenore solo (1983) di Betsy Jolas, "Interrogation" (1983) per sassofono tenore e basso, elettronica in tempo reale e nastro magnetico di "Gyorgy Kurtag", "Quartz" per tre sassofoni (1983) di Frangois Rossè, "Aksax" per sassofono basso solo (1983) di Costin Mierenau, "Astray opus 50", per sassofoni, piano preparato e nastro magnetico (1984) di Horatio Radulescu, "Goutte d'or blues" per sassofono sopranino, soprano e nastro magnetico (1985) di Bernard Cavanna, "Thema" per sassofono basso amplificato e nastro (1985) di Horacio Vaggione, "Narration II" per sassofoni sopranino, contralto, baritono e orchestra (1985) di Anatole Vieru e molti altri ancora.

Fonte: Biografie on line

 
 
 
 

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