Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi di Febbraio 2015
Post n°3908 pubblicato il 25 Febbraio 2015 da pierrde
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Post n°3907 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da pierrde
A Love Supreme è anche il disco che in una certa misura ha ucciso John Coltrane, e qui lʼespressione va intesa in senso perlopiù metaforico, diciamo pure polemico, via. Perché è vero che il sassofonista sarebbe morto di lì a un paio di anni, ma è altrettanto vero che in quei due anni Coltrane produsse dischi non meno importanti del capolavoro dalla costina eccentrica. E però, nella memoria di buona parte di ascoltatori e appassionati, dopo A Love Supreme Coltrane semplicemente scompare. Lo notava già Eric Nisenson, il cui Ascension - Vita e musiche di John Coltrane è in corso di ristampa presso Odoya: descrivendo un concerto-tributo di inizi anni novanta, lo scrittore americano notava che “tutti i suoi traguardi posteriori al 1964 sono stati ignorati”. E poi prosegue: “Come se Trane, dopo le registrazioni di A Love Supreme, fosse morto”. Appunto.
Coltrane secondo... Claudio Fasoli «Interessarsi all'ultimo periodo di Coltrane è come per un botanico guardare le foglie di un albero: non può farlo senza controllare anche le radici e il tronco. Cosa troviamo infatti nelle sue registrazioni degli ultimi anni? Troviamo materia ribollente, drammatica se non tragica nella sua espressività, soprattutto lacerante, con rare isole di rarefazione. Il discorso è convulso e si sviluppa per moduli improvvisativi sui quali Coltrane si sofferma indagando e scavando, creando quindi episodi quasi autonomi che poi sfoceranno in orizzonti ulteriori. Questo atteggiamento programmatico e improvvisativo è possibile in quanto legato allo sganciamento definitivo da strutture di qualsiasi tipo, come se Coltrane volesse portare a compimento, abiurando l'impiego di temi più o meno armonizzati, la esigenza di esprimersi in assoluta libertà senza nessuna password tematica riconoscibile e/o cantabile. Da questo punto di vista A Love Supreme sembrerebbe quasi datato: esso si colloca però saldamente nel corpus discografico del quartetto storico e ne resta esemplare, simbolico e straordinario reperto. In realtà questo era ciò cui ci aveva già abituati questo quartetto in tutte le precedenti (e future) registrazioni. Successivamente gli si è voluto dare un peso specifico diverso, con riflessioni sul titolo e sulla poesia recitata dallo stesso Coltrane, soffermandosi su temi collaterali che con la musica non hanno relazione alcuna. Per molti A Love Supreme non è il disco "migliore" di Coltrane: è considerato assolutamente rappresentativo di quel suo periodo unitamente ad altri, e quindi è più correttamente definito "uno fra i migliori", per quanto questo possa significare. C'è comunque da dire che il titolo ha la sua parte di responsabilità in questa ambiguità, come ha ben chiarito Ashley Kahn nel suo libro su questo disco. Qui, come altrove, troviamo le qualità espressive del quartetto al vertice e credo che il contributo di Elvin Jones , McCoy Tyner e Jimmy Garrison sia da tenere ancora una volta molto più in considerazione, dato che tutto l'universo coltraniano trova fondamento nel suono che i suoi sidemen erano in grado di fornirgli con una partecipazione che ha portato qualcuno a definire il gruppo , in senso provocatorio e paradossale, il "quartetto di Elvin Jones"!». Coltrane secondo... Francesco Bigoni «Da musicista non amo particolarmente le etichette, pur riconoscendone la valenza comunicativa. Tra quelle che evito accuratamente c'è "l'ultimo Coltrane", per due motivi. Primo: ha un che di funereo e di scolastico, un po' come "l'ultimo Leopardi". Tende ad aumentare la distanza storica tra gli ascoltatori (e i musicisti/allievi) e Coltrane, oltre ad ingabbiare quegli elementi della sua vastissima ricerca che altrimenti sfuggono dalle mani, mortificandone l'organicità e l'umanità. Trattandosi di uno dei musicisti più influenti da cent'anni a questa parte (e non solo in ambito jazzistico) è naturale che il suo suono, il suo fraseggio, le sue strategie di organizzazione musicale siano stati sezionati, sviscerati, divisi in periodi e sottoperiodi; a me piace però pensare che gli elementi di continuità tra il Coltrane dell'Olympia e quello del live alla Temple University siano tanti quanti gli elementi di rottura. Secondo: per me "l'ultimo Coltrane" fu il primo. Se escludo la partenza dalla bella antologia della Atlantic in lp, che è anche il primo disco di jazz che ricordi di avere ascoltato e consumato, è da qui che è iniziata la mia esplorazione sistematica della sua discografia: per qualche motivo saltai a piè pari dal quintetto di Miles ad Ascension, Meditations, Expression. All'epoca era il mio preferito era Ascension. Quell'album mi ha aperto una porta su molta della musica che ho ascoltato in seguito e segnalato l'esistenza di giganti come Pharoah Sanders, Archie Shepp, John Tchicai. Lo trovo ancora oggi dirompente: la ricchezza e l'individualità delle voci dei musicisti coinvolti, la semplicità e l'efficacia dell'organizzazione del materiale, la magia del duo di Garrison e Art Davis e dell'ingresso del solo di Tchicai (nella Edition II)». Fonte: http://www.giornaledellamusica.it/approfondimenti/?id=117195 |
Post n°3906 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da pierrde
(AGI) - Perugia, 23 feb. - Dopo l'annuncio dei concerti di Paolo Conte (10 luglio) e Tony Bennett & Lady Gaga in esclusiva italiana (15 luglio), il programma di Umbria Jazz 2015 - a Perugia dal 10 al 19 luglio - si arricchisce di nuovi appuntamenti all'Arena Santa Giuliana. Il primo weekend sara' all'insegna dei live di grandi artisti italiani: al gia' annunciato appuntamento con Conte, si aggiungono il live di Paolo Fresu - Brass Bang! e l'omaggio a Zappa di Stefano Bollani il 12 luglio. Il 13 luglio sara' la volta del jazz di Joshua Redman e The Bad Plus e del mix musicale degli Snarky Puppy, mentre il 14 luglio sul palco dell'Arena Santa Giuliana torneranno insieme Chick Corea ed Herbie Hancock, per un'altra esclusiva italiana di UJ, il giorno prima di quella gia' annunciata di Tony Bennett & Lady Gaga. La voce di Cassandra Wilson e la giovane promessa Jon Batiste con gli Stay Human saranno i protagonisti della serata del 16 luglio. Il 17 luglio Umbria Jazz 15 si tingera' di colori brasiliani con la reunion di Caetano Veloso e Gilberto Gil, e con il live della Spokfrevo Orquestra. Fonte: https://www.agi.it/spettacolo/notizie/umbria_jazz_2015_non_solo_lady_gaga_tornano _corea_e_hancock-201502231654-spe-rt10158 |
Radio3 Suite Jazz in diretta dalla sala A di via Asiago 10 - Roma martedì 24 febbraio ore 21.00 Marcello Rosa sestetto Marcello Rosa - trombone, Paolo Tombolesi - pianoforte, Luca Velotti - sassofoni, clarinetto, Tiziano Ruggeri - tromba, Giuseppe Talone - contrabbasso, Luca Ingletti - batteria. Gradito ritorno di uno dei musicisti italiani di jazz più noti: Marcello Rosa, attivo fin dagli anni '50, ha legato il suo nome anche all'attività di conduttore di trasmissione radiofoniche e televisive sul jazz. Sul palco di Radio3, Rosa si presenterà alla testa di un suo sestetto completato da giovani e vivaci talenti della scena nazionale. |
Post n°3904 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da pierrde
Clark Terry, uno dei più popolari e influenti trombettisti jazz della sua generazione ed uno dei più entusiasti educatori del jazz, è morto sabato notte all'età di 94 anni. Era uno dei pochi musicisti ad aver collaborato con le orchestre sia di Ellington che di Basie. Per ricordarlo ecco la traduzione di un articolo dello scrittore Peter Keepnews pubblicato sul New York Times di ieri. La sua morte è stata annunciata sabato notte dalla moglie, Gwen. Non si conosce il luogo della morte, nè vengono forniti ultriori dettagli. Terry era acclamato per la sua impeccabile musicalità, amato per il suo spirito giocoso e rispettato per la sua capacità di adattamento. Benchè il suo sound, sia alla tromba che al flicorno (che ha contribuito grandemente a diffondere come strumento jazz), fosse molto personale e facilmente identificabile, egli è riuscito ad inserirlo comodamente in una vasta gamma di contesti musicali. Era uno dei pochi musicisti ad aver collaborato con le orchestre sia di Duke Ellington che di Count Basie. E' stato per molti anni una presenza costante negli studi di registrazione di New York, in accompagnamento a cantanti, seduto nelle sezioni trombe delle big-band, o eseguendo musica per spot radiofonici e televisivi. Ha registrato con artisti del calibro di Charles Mingus, Thelonious Monk ed altri importanti personaggli del jazz così come con gruppi propri. Fu anche uno dei primi musicisti neri ad essere ingaggiato in un network televisivo, ed uno dei più importanti sostenitori dell'insegnamento del jazz a livello di college. Continua a leggere qui: http://traccedijazz.it/index.php/primo-piano/34-articoli/950-un-ricordo-di-clark-terry |
Post n°3903 pubblicato il 22 Febbraio 2015 da pierrde
Anche i musicisti amano scherzare in rete. Ecco uno scambio tra il batterista Eric Harland ed il pianista Taylor Eigsti: Eric Harland @harland_eric · 15 feb This is how @tayloreigsti leaves the piano after gigs. Risposta di Eigsti: Taylor Eigsti @tayloreigsti · 15 feb @harland_eric goes well with this.... |
Post n°3902 pubblicato il 22 Febbraio 2015 da pierrde
Una scomparsa purtroppo temuta e annunciata per via delle precarie condizioni di salute che ormai da alcuni anni costringevano Clark Terry ad un letto di ospedale. Se ne è andato ieri a 95 anni e di lui ci rimarranno la grande musica che ha prodotto e suonato, e le ultime belle e struggenti immagini in ospedale con Wynton Marsalis ed i musicisti della Lincoln Jazz Orchestra comparse sia su Facebook che su questo blog pochi mesi fa.
http://www.jazzitalia.net/viscomunicatoemb.asp?ID=22522#.VOnWgHyG9qU |
Post n°3901 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da pierrde
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Post n°3900 pubblicato il 20 Febbraio 2015 da pierrde
La Bimhuis è un'importante sala da concerto per il jazz e per la musica improvvisata, probabilmente il miglior jazz club europeo, e attrae sia famosi musicisti olandesi che artisti internazionali. Oggi, il Bimhuis organizza più di 300 concerti all’anno, presentando una varietà di stili, dal jazz alla musica d’improvvisazione olandese e internazionale Il Bimhuis è stato inaugurato ad Amsterdam nel 1974. Nel 2005 il Bimhuis si è trasferito al Palazzo della Musica sull’IJ. I festeggiamenti per i primi 40 anni del locale hanno dato vita ad una serie di iniziative tra le quali segnalo la Bimhuis Radio: tutti i proncipali concerti soo ascoltabili in streaming già il giorno successivo all'evento. Al link che trovate a fine articolo è possibile ascoltare il concerto di ieri sera di Avishai Cohen, ma anche, tra i molti, le serate con Miguel Zenon, Harold Mabern, Tobias Delius, Michael Moore, John Scofield, Evan Parker.
https://www.mixcloud.com/bimhuis/uploads/ |
Post n°3899 pubblicato il 19 Febbraio 2015 da pierrde
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Post n°3898 pubblicato il 19 Febbraio 2015 da pierrde
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Post n°3897 pubblicato il 19 Febbraio 2015 da pierrde
(AGI) - Genova, 19 feb. - Il cantante genovese Gino Paoli e' indagato dalla procura di Genova per un'ipotesi di evasione fiscale. La sua abitazione genovese e' stata perquisita. Secondo quanto si apprende in ambienti investigativi, il cantautore avrebbe trasferito ingenti capitali all'estero sottraendoli al fisco. La procura di Genova contesta al cantante genovese Gino Paoli il trasferimento all'estero di 2 milioni di euro, sottratti al fisco. Il denaro sarebbe stato inviato in un istituto di credito svizzero. Fonte: https://www.agi.it/cronaca/notizie/gino_paoli_indagato_per_evasione_fiscale_perquisita _la_casa-201502191200-cro-rt10081
«Aspettiamo che la magistratura faccia il suo corso, ma le notizie riportate dalla stampa, che vedono il presidente della Siae, Gino Paoli, indagato per una maxi-evasione fiscale, ci inducono a chiedergli di valutare seriamente le dimissioni dalla sua carica» afferma il Gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera. «Un atto che, a nostro parere andrebbe compiuto in primo luogo per rispetto verso gli iscritti alla Siae: mentre la magistratura indaga su Paoli per presunto trasporto all’estero di denaro al fine di eludere il fisco italiano, migliaia di artisti non ricevono i compensi che gli spetterebbero, perché trattenuti dalla Siae, che li utilizza anche per compiere operazioni finanziarie» sottolineano ancora i pentastellati. Fonte: http://www.corriere.it/spettacoli/15_febbraio_19/blitz-finanza-casa-gino-paoli- accusato-evasione-fiscale-ded46934-b81f-11e4-8ec8-87480054a31d.shtml Il noto "jazzista", nonchè presidente della famigerata SIAE, beccato dalla Guardia di Finanza con un conto di 2 milioni di euro in Svizzera : era meglio se quei quattro amici li avesse avuti al... TAR Ritagliamoci un sorriso da questa ennesima brutta storia all'italiana: https://www.facebook.com/ilcoloredellasatira?fref=ts |
Post n°3896 pubblicato il 18 Febbraio 2015 da pierrde
Il sassofonista Dayna Stephens è un musicista di fama internazionale, compositore, bandleader e un volto popolare nelle scene Jazz americane. Ma ha una malattia renale rara chiamata glomerulosclerosi focale segmentale (FSGS), che colpisce 20 persone ogni milione ed è in attesa di un trapianto di rene urgente. Abbisogna di costosi farmaci anti-rigetto, e le cure hanno un costo mensile di oltre $ 4.000 per un periodo di tempo indefinito. Gli amici di Dayna si sono mobilitati. Domenica 17 febbraio a Okland c'è stato un concerto per raccogliere fondi con la partecipazione del pianista Taylor Eigsti & Brubeck Institute Jazz Quintet. Ecco l'appello ed i link a cui fare riferimento: This is a grass-roots effort. Close friends of Dayna have come together to help him in this time of need. Please have a look through this site – learn more about Dayna, learn about kidney donation and donor screening, tell others by sharing this link on your Facebook page or website, and please make a donation in Dayna’s name on our donation page. No donation is too small. All donations are needed and appreciated. Thank you for visiting this site. — friends of Dayna Stephens. http://helpdaynastephens.org/about/ http://helpdaynastephens.org/kidney-donation/ http://helpdaynastephens.org/donate/ |
Post n°3895 pubblicato il 17 Febbraio 2015 da pierrde
Nell’arco di qualche giorno ho visto due films, entrambi pluricandidati agli Oscar, con un sottile filo comune che li lega e che li apparenta in modo più o meno esplicito: la batteria. Si tratta di Birdman, candidato a 9 Oscar, e di Whiplash, candidato a 5 Oscar. La batteria, strumento musicale che li accomuna, è protagonista di primo piano nel film di Damien Chazelle e solitaria colonna sonora nella pellicola di Inarritu. Whiplash è una storia abbastanza scarna e semplice: la musica jazz funge solamente da sfondo, meglio, costituisce l’ambientazione della storia ma non incide e ne esce una immagine caricaturale, grottesca e ambigua. Non c’è nessun approfondimento ne verso la musica ne verso la sua storia o i suoi protagonisti. D’altronde ambigua è l’intera vicenda, una violenta escalation di angherie e soprusi che un professore di conservatorio riserva ai suoi allievi. I due protagonisti sono straordinari e tutto verte sulla loro bravura e credibilità ma il messaggio che passa è di una sconsolante amarezza: una gara di ego e una celebrazione della competitività spinta all’eccesso che porta il protagonista a rinunciare sia all’amicizia sia all’amore. Chazelle ha scelto il mondo jazzistico newyorkese come location della sua storia, ma, con gli stessi risultati avrebbe potuto ambientare il tutto nel mondo della letteratura o del canottaggio. Questo per dire che lo sguardo del regista sull’ambiente jazzistico è superficiale e distratto. Il giovane batterista ha come modello Buddy Rich ma non c’è spiegazione di questa scelta ne tantomeno alcun confronto con batteristi più vicini generazionalmente e/o più significativi nel loro retaggio strumentale. Nel film il protagonista JK Simmons ricorda più volte un episodio accaduto tra Papa Jo Jones e Charlie Parker, ma lo fa senza una reale adesione ai fatti accaduti. La verità storica la si può cercare nelle parole di Gene Ramey, contrabbassista e presente all’episodio accaduto nel 1936, quando Parker aveva 16 anni: “Bird had gotten up there and got his meter turned around,” Ramey remembered. “When they got to the end of the thirty-two-bar chorus, he was in the second bar on that next chorus. Somehow or other he got ahead of himself or something. He had the right meter. He was with the groove all right, but he was probably anxious to make it. Anyway, he couldn’t get off. Jo Jones hit the bell corners—ding. Bird kept playing. Ding. Ding. Everybody was looking, and people were starting to say, ‘Get this cat off of here.’ Ding! So finally, finally, Jo Jones pulled off the cymbal and said ‘DING’ on the floor. Some would call it a crash, and they were right, a DING trying to pass itself as under a crash. Bird jumped, you know, and it startled him and he eased out of the solo. Everybody was screaming and laughing. The whole place. (Stanley Crouch, Kansas City Lightning) L’amarezza, l’egocentrismo, l’individualismo e la competitività sono pietre fondanti anche di Birdman, il film che vede protagonista lo straordinario Michael Keaton, ma qui la vicenda è molto più complessa, lo sviluppo a tratti si fa onirico e ha squarci di buon cinema oltre che di presa di coscienza dell’inutilità delle umane cose e di tutti gli affanni che ne conseguono. La batteria in Birdman funge da colonna sonora, praticamente quasi l’unica musica ascoltabile in tutto il film, e vede il formidabile Antonio Sanchez alle prese con le pelli ed i metalli che sottolineano e precedono ogni intervento di Keaton. Una scelta molto particolare ma del tutto indovinata, e il regista concede anche due brevissimi camei a Sanchez. Il film scorre, non tutto mi è sembrato ben calibrato, sicuramente c’è molto più mestiere e anche molti più investimenti finanziari e di aspettative rispetto a Whiplash. Rimane una constatazione che naturalmente riguarda esclusivamente i miei gusti: se questi sono due tra i maggiori candidati all’Oscar ne deriva che il cinema americano ha prodotto ben poco di interessante nell’ultimo anno... |
Post n°3894 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da pierrde
Gli anni del Jazz, è un breve filmato di circa 40 minuti, affidato a Massimo Bernardini e Lucio Villari e ospitato su Rai Storia. Curioso il fatto di aver affidato unicamente ad uno storico dell'età contemporanea il compito di tratteggiare l'evoluzione della nostra musica senza il controaltare di un musicologo o almeno di un musicista. Si ascoltano cosi' affermazioni piuttosto discutibili (il jazz, nato nero, divenne sopratutto bianco, ripetuto due volte nel corso del filmato, la "solita" riappropriazione italica delle radici iniziali, e vi lascio scoprire il resto) ed è il taglio complessivo del filmato a lasciare perplessi, una ricostruzione piuttosto affrettata per non dire lacunosa che è a metà tra il documentario e la chiacchiera da salotto. Poteva essere sviluppato molto meglio, senza dubbio. Questa la presentazione ed il link per vedere il filmato:
È stata la prima “colonna sonora” del XX secolo, una musica capace di essere contagiosa con il suo swing e di sfidare totalitarismi, guerre e proibizioni: il Jazz. Il professor Lucio Villari ripercorre le tappe della nascita e della diffusione del Jazz nella prima metà dello scorso secolo, dal rag-time al “jass”, dai bassifondi di New Orleans alle grandi platee internazionali. Anche l’Italia degli anni '30 lo accoglie entusiasticamente: il concerto di Louis Armstrong a Torino, nel 1935, è un grande successo. Nonostante il Jazz sia una musica “nera” - che mal si concilia con l’autarchia e le leggi razziali - nessuno riuscirà mai a farlo tacere, neppure dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti, nel 1941. Anzi, persino Mussolini, in privato, continua ad ascoltarlo. E il ministro nazista della Propaganda, Goebbels, arriva a creare una propria orchestra Jazz. Gli anni del Jazz con Lucio Villari di Mauro Canali
http://www.raistoria.rai.it/articoli/gli-anni-del-jazz/29025/default.aspx |
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