Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZ DAY BY DAY

 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Marzo 2015

SYMPHONY IN BLACK

Post n°3927 pubblicato il 19 Marzo 2015 da pierrde

80 anni fa, in questi giorni, Duke Ellington realizzava quello che è diventato un video storico "Symphony in Black" (il cui titolo completo era "Symphony in Black (A Rhapsody of Negro Life)" e voleva essere la risposta "black" alla "Rhapsody in Blue" di Gershwin.

La sinfonia si articola in quattro parti e nella seconda "A Triangle" troviamo una giovanissima Billie Holiday (19 anni), nella sua prima apparizione in un film, che canta un blues intercalato dagli "a solo" di Barney Bigard al clarinetto e di Joe Nanton al trombone. Musica straordinaria ed immagini bellissime e suggestive che si concludono con una fugace rievocazione del clima che in quegli anni si respirava nei locali di Harlem come il famoso Cotton Club.

Nell'autobiografia, Billie scrisse che il film fu distribuito talmente poco che lei stessa non riuscì mai a vederlo...

Grazie per l'imbeccata a Gigi, Carlo e Sergio

 
 
 

IL JAZZ ?

Post n°3926 pubblicato il 19 Marzo 2015 da pierrde

Secondo il Nielsen s '2014 Year-End Report , il jazz continua a cadere in disgrazia nei confronti degli ascoltatori americani e ha raggiunto la musica classica come musica meno consumata negli Stati Uniti, dopo la musica per bambini.

Sia il jazz che la classica rappresentano solo l'1,4% del consumo totale di musica degli Stati Uniti . Tuttavia, le vendite di album di musica classica erano più alti nel 2014, il che mette il Jazz nel fondo del barile.

Questo andamento conferma una tendenza allarmante che ha visto sempre più ascoltatori allontanarsi dal jazz. Le vendite di album sono state a lungo una misura chiave della popolarità dei singoli generi, e anno dopo anno le vendite di album jazz continuano a scendere.

Nel 2011, sono stati venduti 11 milioni di album jazz (CD, cassette, vinile, e digitali) secondo BusinessWeek . Ciò rappresenta il 2,8% di tutta la musica venduta in quell'anno. Tuttavia, solo un anno dopo, nel 2012, tale percentuale è scesa al 2,2%. È aumentata leggermente al 2,3% nel 2013 prima di scendere ancora una volta ad appena il 2% nel 2014.

Questo 2% rappresenta solo 5,2 milioni di album venduti da tutti gli artisti jazz nel 2014. In confronto, l'artista più popolare del 2014, Taylor Swift , ha venduto 3,7 milioni di copie del suo ultimo album '1989' e solamente negli ultimi 2 mesi del 2014.

Quasi il 30% di tutta la musica consumata negli Stati Uniti è stata classificata come Rock, il che lo rende il genere più popolare negli Stati Uniti per il 2014; seguito da vicino da Hip-Hop / R & B (17,2%), Pop (14,9%), e Country (11,2%).

Alcuni hanno cercato di spiegare il continuo declino del Jazz nella classifica citando il fatto che gli album di crossover , come Robert Glasper s ' Black Radio e Black Radio 2 raramente sono classificati come jazz. Ma resta il fatto che i nuovi ascoltatori non sono attratti dala musica jazz come invece era consuetudine fino alle generazioni precedenti, e gli ascoltatori di jazz di lunga data spesso mostrano comportamenti inusuali ,ignorando nuove uscite anche di artisti affermati.

Un'altra tendenza pericolosa emerge quando si separano i numeri di vendita degli album digitali:

 

Come illustrato in precedenza, il Jazz era l'unico genere in declino di vendite anno su anno, tra il 2011 e il 2012. E più di recente, anche se l'uso di servizi on-demand di streaming come Spotify è cresciuto del 54,5% tra il 2013 e il 2014; la musica jazz ha rappresentato solo lo 0,3% di tutta la musica in streaming durante lo stesso periodo.

Questo è indicativo di un invecchiamento degli ascoltatori, poco propensi ad adattarsi alle nuove tecnologie. Mentre sempre più negozi di dischi chiudono, sta diventando più difficile per questi irriducibili veterani del genere acquistare nuovi album, mentre i pochi nativi digitali che ascoltano attivamente jazz trovano chiaramente difficoltà ad elevare i numeri.

Read more: http://thejazzline.com/news/2015/03/jazz-least-popular-music-genre/#ixzz3UpbCkMA1

http://www.jazz.com/jazz-blog/2009/7/7/ugly-news-on-the-jazz-audience

 
 
 

THE JAZZ YEARS CON IL CORRIERE

Post n°3925 pubblicato il 17 Marzo 2015 da pierrde

L’approccio a una storia del jazz può  seguire i sentieri più diversi: il metodo più semplice — senza pretese di completezza accademica — è quello della collana che viene proposta dal Corriere della Sera a partire dal 17 marzo: «The Jazz Years – I più grandi album del Jazz»; ventiquattro titoli storici, almeno per cominciare, che vanno dal 1923 al 2000.

Un disco alla settimana (in edicola a 6,90 € oltre al prezzo del quotidiano) con le copertine originali e nuove note storiche e critiche. Sono tre cd per ogni decennio, ma si è volutamente scelto di non procedere cronologicamente, anche perché lo scopo dell’iniziativa non ha pretese didattiche, volendosi semmai concentrare sul puro piacere che tutta questa musica ha regalato e continuerà sempre a offrire.

Il piano dell'opera: 

http://store.corriere.it/COLLANA-COMPLETA/.JmsEWcWT9IAAAFMV8MnzAlQ/pcn?CatalogCategoryID=aV.sEWcW4oUAAAFMYYYnzAlQ&cmpid=SM_CorriereSstoreJAZZ_fp

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LA ROSA BIANCA, SIMBOLO DEL SILENZIO

Post n°3924 pubblicato il 17 Marzo 2015 da pierrde

 

Nella mia decennale presenza sul web ho sempre applicato una semplice regola: parlare solo di album che mi piacciono e tacere di tutto il resto. Quindi, per non venire meno alla premessa, non scriverò recensioni di questo Wallflower ma mi limiterò a semplici riflessioni sull’artista e sull’album.

Mi imbattei in Diana Krall moltissimi anni fa a Perugia, quando, ancora sconosciuta, si esibiva in un piano-bar alla presenza di nugoli di giovani più interessati ai cocktail che alla musica. Erano anni in cui Umbria Jazz proponeva la Krall o Brad Mehldau come nuove proposte, poi opportunamente sostituite da Ray Gelato e Subsonica, giusto per far capire che i tempi si sono fatti difficili e non è più tempo di cazzeggio.

La Krall aveva un buonissimo gruppo, su tutti uno spettacolare Russell Malone alla chitarra, e impressionava più come pianista che come cantante. Impensabile prevedere che quella ragazza timida e garbata nel giro di pochi anni sarebbe diventata una pop star.

Cosi’ la pensa anche Dee Dee Bridgewater che su Diana si è espressa sinceramente: ”Penso che sia la spina nel fianco delle cantanti jazz [...] e non è una sua colpa. [...] abbiamo la stessa casa discografica e con il suo aiuto è stata capace di oltrepassare il jazz e diventare una pop jazz singer [...] non credo che sia al livello di Dianne Reeves o al mio come cantante, ma io non sono al suo livello come pianista…“.

Da allora si sono succeduti numerosi album, alcuni interessanti e piacevoli, altri semplici fotocopie giusto per rimpinguare il già sostanzioso conto in banca grazie ad una spregiudicata politica di marketing e alla gonzaggine degli acquirenti.

L’ultimo album, questo Wallflowers, si distanzia dalla produzione precedente per alcune caratteristiche imprescindibili: innanzitutto si compone di ben 16 brani ma è fisiologicamente impossibile superare il settimo senza almeno una crisi violenta di narcolessia con conseguente slogatura della mascella per eccesso di sbadiglio.

Già questo motivo, unito ad una monotonicità di atmosfere, è stato sufficiente a far balzare l’album ai primi posti delle classifiche di vendita “jazz” (jazz ???). Notevole per mancanza di originalità poi è la scelta del repertorio: canzoni pop dagli anni 70 ad oggi, con un solo inedito per la penna di Paul Mc Cartney.

Non avrei mai pensato di rimpiangere i Mamas and Papas, ma qui accade proprio questo: versioni porno-soft (in senso strettamente musicale, ma allargherei la possibilità a produttori cinematografici del settore all’utilizzo di perfette colonne sonore adatte alla causa) con lunghe e terrificanti tirate di archi, rallentamento dei tempi e sbadigli assortiti che, mentre impediscono la comprensione ed il senso di un simile prodotto, pare ne amplifichino le vendite a migliaia di inconsapevoli ascoltatori convinti di sentire il meglio del jazz vocale e non solo, in circolazione.

Che dire, Krall e i suoi produttori si stanno assicurando una vecchiaia dorata, per noi appassionati di musica è tempo di mettere una pietra sopra a tutta una fascia di produzione “jazz”, che regolarmente occupa le prime posizioni di classifiche di vendita ma che non è ne onesta ne sincera.

Quindi, almeno sul mio spazio web, da oggi non più violaciocca (wallflower) ma rosa bianca, simbolo del silenzio su tutto ciò che è business e non arte.

 
 
 

NON SO NIENTE DI TE

Post n°3923 pubblicato il 16 Marzo 2015 da pierrde

«Perché è così, il bello degli incontri: non sai mai se sono un punto e basta, o se da quel punto partirà un disegno nel foglio bianco, e se quel disegno prenderà solo quel foglio o l’album intero».

Paola Mastrocola, “Non so niente di te”

 
 
 

BERGAMO JAZZ AL VIA

Post n°3922 pubblicato il 16 Marzo 2015 da pierrde

La 37° edizione di «Bergamo Jazz» sta per entrare nel vivo: da giovedì 19 a domenica 22 marzo saranno numerosi gli appuntamenti.

Appuntamenti che saranno ospitati al Teatro Donizetti, al Teatro Sociale, all’Auditorium di Piazza della Libertà e alla Domus Bergamo, lo spazio allestito in Piazza Dante per Expo 2015 che sarà inaugurato proprio in concomitanza con il Festival. Saranno dunque quattro intense giornate interamente dedicate a una musica che nella Città dei Mille ha messo salde radici.

Lo conferma lo stesso successo di pubblico e stampa che da lungo tempo accompagna Bergamo Jazz: quest’anno, gli abbonamenti alle tre serate al Teatro Donizetti hanno registrato un significativo incremento dell’8% rispetto alla passata edizione, raggiungendo la considerevole quota di 650.

E l’andamento delle prevendite dei biglietti fa già prevedere più di un sold out.

A testimoniare l’interesse mediatico che Bergamo Jazz riscuote, l’intera serata di domenica 22 verrà trasmessa in diretta da Rai Radio 3 Suite, con la conduzione di Pino Saulo e l’intervento di ospiti scelti tra il pubblico e tra i tanti giornalisti, anche stranieri, accreditati al Festival.

Continua a leggere qui: 

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cultura%20e%20Spettacoli/bergamo-jazz-al-via-con-grandi-stelletutti-gli-appuntamenti-dal-19-al-22-marzo_1110503_11/

 
 
 

VERVE STORY BY DAVID STONE MARTIN

Post n°3921 pubblicato il 15 Marzo 2015 da pierrde

In meno di cinque minuti scorrono una manciata di copertine di album magnificamente concepite dai pennelli di David Stone Martin,un parziale contributo a significare quello che la Verve ha rappresentato nella storia della musica jazz.

 
 
 

LA VERVE SCOMPARE. FAGOCITATA DAL BUSINESS

Post n°3920 pubblicato il 15 Marzo 2015 da pierrde

L'etichetta di Ella Fitzgerald e Billie Holiday , nel silenzio assordante dei media, è passata sotto il controllo di Interscope Geffen, la casa discografica di Eminem e Lady Gaga.

Facile intuire quale sarà il destino di ciò che rimane della produzione jazzistica, sempre che naturalmente non si consideri Lady Gaga come la nuova esponente di questo genere, equivoco che pare coinvolgere numerosi jazz festival.

L'articolo del The Daily Best racconta e spiega l'accaduto: 

http://www.thedailybeast.com/articles/2015/03/14/how-verve-records-got-gutted.html

 
 
 

HAYNES FESTEGGIA I 90 ANNI AL BLUE NOTE

Post n°3919 pubblicato il 15 Marzo 2015 da pierrde

 

Il leggendario jazz drummer Roy Haynes si esibisce al the Blue Note in NewYork City per il suo 90° compleanno, venerdi' 13 marzo. Il breve filmato si riferisce al secondo show della serata. Riconoscibile facilmente, alla sinistra di Haynes, il chitarrista Pat Metheny.

Oltre ad essere uno dei più registrati e longevi batteristi della scena jazz, Roy Haynes è anche uno dei musicisti più originali nel suo genere. Non solo Haynes ha praticato con successo tutti i principali stili del jazz, dal bebop all'avanguardia, accompagnando con la stessa disinvoltura una cantante come la Vaughan e un musicista come Coltrane in uno dei suoi periodi più infuocati, ma possiede anche notevoli doti di leader.

I riconoscimenti della statura di Haynes sono stati abbastanza tardivi: nel 1994, Haynes vinse il prestigioso premio Danish Jazzpar Prize e nel 2004 fu inserito nella Down Beat Jazz Hall of Fame. Nel 2011 gli è stato assegnato un Grammy Award alla carriera.

 
 
 

PAN N. 1/2015

Post n°3918 pubblicato il 14 Marzo 2015 da pierrde

E' on line il primo numero del trimestrale Pan, interamente dedicato a Crossroads, il più importante festival dell'Emilia Romagna.

Sommario:

Editoriale di Filippo Bianchi

Tributi e nuovi merletti di Aldo Gianolio

Il sentire comune di Annie Whitehead di Filippo Bianchi

Raul'n'Soul di Sandra Costantini

Crossroads & Ravenna Jazz

Jazz Today di Daniele Cecchini

Il jazz e il suo molteplice etnos di Filippo Bianchi

Boppish Horns di Aldo Gianolio

All you need is... voice di Daniele Cecchini

http://www.erjn.it/pan/index.html

 
 
 

L'UOMO INVISIBILE E' IL TEMA DEL 35° OPEN JAZZ FESTIVAL

Post n°3917 pubblicato il 14 Marzo 2015 da pierrde

Trentacinquesima edizione dell’Open jazz festival, presentata ieri mattina, martedì 10, in Comune, dal direttore artistico, Massimo Barbiero, e dall’assessore alla Cultura e turismo, Laura Salvetti.

Tema attorno al quale ruoteranno i tre giorni, ispirato al libro di Ralph Ellison “Uomo invisibile”, sarà “L’invisibilità nel contemporaneo. L’uomo senza contenuti nella società liquida” che non solo dà il titolo al convegno di sabato 21 (al quale parteciperanno Franco Bergoglio, giornalista e autore di libri sul jazz, il sociologo Luciano Gallino, Mauro Ravarino, giornalista di Manifesto e Secolo XIX , Alberto Bazzurro, giornalista e autore di libri sul jazz, e il filosofo Fabio Turchini), ma è anche alla base del lavoro di Odwalla ispirato alla fiaba “I vestiti nuovi dell’imperatore”. «Perché – spiega Barbiero – pur non avendo la presunzione di dire, come il bambino della favola, che “il re è nudo”, anche perché ce ne sono talmente tanti che sarebbe fiato sprecato, ci piacerebbe tuttavia che il festival, ogni anno, oltre a essere un’operazione culturale e artistica, fosse un momento di riflessione».

«Invito alla riflessione – tiene a sottolineare - che non deve essere scambiato con un giocare a fare gli intellettuali». Si inizia giovedì 19, in Santa Marta, con “Le donne odiavano il jazz e non si capisce il motivo” tre coreografie sulle musiche del cd “Simone de Beauvoir”

Continua a leggere qui: 

http://lasentinella.gelocal.it/ivrea/cronaca/2015/03/12/news/l-open-jazz-festival-descrive-le-storie-dell-uomo-invisibile-1.11024915

 
 
 

ADDIO DAEVID

Post n°3916 pubblicato il 13 Marzo 2015 da pierrde

E' scomparso Daevid Allen, gnomo visionario, fondatore dei Soft Machine e dei Gong.

Grazie a Riccardo Pioli per la foto (Trieste, 1 agosto 2009)

Fonte: Battiti

Rimando al post del 6 febbraio, purtroppo il tempo è stato ancora inferiore alle speranze:

http://blog.libero.it/MondoJazz/13105752.html

 
 
 

A QUELLI CHE PARLANO AL VENTO - DEDICATO A DAEVID ALLEN

Post n°3915 pubblicato il 13 Marzo 2015 da pierrde

«A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.

Ai pazzi per amore, ai visionari,

a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.

Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.

Agli uomini di cuore,

a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.

A tutti quelli che ancora si commuovono.

Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.

A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.

Ai poeti del quotidiano.

Ai “vincibili” dunque, e anche

agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.

Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.

A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,

ancora si sente invincibile.

A chi non ha paura di dire quello che pensa.

A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.

A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.

A tutti i cavalieri erranti.

In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…

a tutti i teatranti».

Miguel de Cervantes, “Don Chisciotte”

 
 
 

IMPARA TUTTO E POI DIMENTICA

Post n°3914 pubblicato il 12 Marzo 2015 da pierrde

Il 12 Marzo 1955 moriva a New York Charlie Parker.

"Suonare con Bird mi piaceva, ma non potei imparare molto dal suo modo di suonare perché era troppo originale. Bird era un solista ed era, come dire? isolato. Non si poteva imitare a meno di copiarlo e non si poteva copiarlo a meno di essere dei sassofonisti. Ma neanche i più grandi ce la fecero." - Miles Davis

Fonte: 

https://www.facebook.com/dischidaleggere

 
 
 

SILENZIO

Post n°3913 pubblicato il 11 Marzo 2015 da pierrde

Si impara a tacere con gli anni

Non c’è parola più certa di un’altra.

S’impara a tacere con gli anni,

anche se sembra che parliamo.

Si nasce senza parole e con tutte le parole

distrutte ce ne andiamo.

E tuttavia,

nonostante vivere significhi ammutolire,

esiste un piacere primordiale nel silenzio,

che giustifica tutti i silenzi.

Roberto Juarroz

 
 
 
 

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