Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi di Aprile 2015
Post n°3948 pubblicato il 03 Aprile 2015 da pierrde
The Doris Duke Charitable Foundation ha annunciato i nomi dei 20 nuovi “Doris Duke Artists”, sei di questi venti sono musicisti jazz. Ognuno di loro riceverà 275,000 dollari spalmati in più anni. Da quando è attiva la fondazione sono già stati erogati 6,6 milioni di dollari a favore di 24 artisti jazz. I sei nominati per l'anno 2015 dalla Doris Duke Foundation sono: Muhal Richard Abrams (New York, NY) Ambrose Akinmusire (Los Angeles, CA) Darcy James Argue (New York, NY) Steve Coleman (Allentown, PA) Okkyung Lee (New York, NY) Yosvany Terry (New York, NY) Foto: John Sharpe |
Post n°3947 pubblicato il 02 Aprile 2015 da pierrde
E' con infinito dolore che annunciamo la scomparsa di Giampiero Rubei, fondatore dell'Alexanderplatz Jazz Club e figura straordinaria, unica nella storia del Jazz a Roma e in Italia. Fonte: Alexanderplatz Jazz Club Sembra un segno del difficile momento che sta attraversando il jazz a Roma la scomparsa la scorsa notte di Giampiero Rubei, celebre patron dell'Alexanderplatz e da oltre 30 anni figura centrale nella organizzazione di festival e concerti jazz nella Capitale. La sua biografia è strettamente legata al club di via Ostia, luogo storico per l'universo della musica improvvisata, ma dal momento dell'apertura nel maggio del 1984 aperto anche ad altri generi musicali: dal cabaret alla storia del jazz passando per la fusion e la canzone, l'improvvisazione e l'r&b. Un club su cui Rubei ha costruito lo stretto rapporto di amicizia e stima con musicisti come, fra gli altri, Stefano Di Battista, Ada Montellanico, Roberto Gatto, Danilo Rea, Dino Piana, Rosario Giuliani molte volte frequentatori del club. Senza dimenticare i passaggi nel locale di leggende come Chet Baker, Chick Corea, Wynton Marsalis, Ray Brown, Tony Scott, Benny Golson, Billy Higgins, Michel Petrucciani, Michael Brecker, Joshua Redman, Joe Lovano. Continua a leggere qui: http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/04/02/news/jazz_addio_a_giampiero_rubei_anima _dell_alexanderplatz-111055729/ |
Post n°3946 pubblicato il 02 Aprile 2015 da pierrde
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Post n°3945 pubblicato il 02 Aprile 2015 da pierrde
Privatamente ricevo spesso commenti di varia natura su opinioni e/o su fatti inerenti il mondo del jazz. Ho da poco raccolto un affettuoso invito a dedicarmi alla collezione di farfalle da un celebre addetto ai lavori che cito nella quasi interezza: (…) fra un lagno poetico e l'altro (si lamenta vezzosamente più lui che non i colerosi di Accra), non deve lamentarsi se c'è chi lo accusa di non conoscere altro che ECM (personalmente, mi colpisce una conoscenza -si fa per dire- che non sa andare oltre il tratto anni Sessanta-attualità). E ancora più irritante è il vezzo-vizio della pre-recensione, roba da ufficio stampa di seconda mano. E' peggio che scorretto, è un vulnus ad un'informazione intellettualmente onesta. Lo dico fra "colleghi": certi svarioni ripetuti tolgono credibilità. Opinione mia personale, naturalmente. Ma certa prosa è semplicemente indigesta. Studi un po' di più e vedrà che la contemporaneità non è solo quella per snob deteriori della ECM. Ringrazio il noto personaggio per le parole sempre pacate e mai tranchant: grazie a lui la mia abituale fornitura di fusti di birra e salsicce proveniente da Monaco raddoppierà sicuramente. Naturalmente so di non sapere ma è irresistibile la tentazione di sentirmi, si fa per dire, suo “collega”. Non mi è chiara comunque l’attenzione smodata verso Tracce di Jazz e Mondo Jazz: acclarato che si tratta di snobistici dilettanti allo sbaraglio, perché perdere tempo ? Ci sono riviste di macramè molto più appaganti per un intellettuale che disdegna la prosa indigesta….Comunque lo scambio, almeno da parte mia, finisce qui: da stasera inizio a frequentare una scuola (Radio Elettra di Torino) per recuperare gli anni mancanti (prima dei sessanta) e completare le lacune (di quelli dopo). Non avrò molto tempo per rispondere ulteriormente, ho anche i colerosi (forse intendeva i lebbrosi ?) di Accra ai quali, dopo ripetute lamentele, ho promesso di fare da ufficio stampa seppur di seconda mano…. |
Post n°3944 pubblicato il 01 Aprile 2015 da pierrde
GIOVEDI’ 28 MAGGIO dalle ore 18.00 alle ore 02.00 c/o MUSEO EGIZIO, Via Accademia delle Scienze 6, Torino Prima europea, esclusiva Torino Jazz Festival Una produzione Torino Jazz Festival e Fondazione Museo Egizio, in collaborazione con Conservatorio di Torino e AR.CO.TE Jazz Torino ANTHONY BRAXTON SONIC GENOME Il Sonic Genome è una performance musicale unica. Certamente si tratta del più ambizioso esperimento del visionario compositore e sassofonista Anthony Braxton nel suo percorso d'investigazione artistica, volto a creare una sorta di "suono mondiale vivente". Più che un concerto è la creazione di un ambiente musicale interattivo. Per otto ore di fila, una sessantina di musicisti dalle più diverse provenienze stilistiche danno vita a un happening che coinvolge il pubblico facendolo entrare nel cuore del fare creativo, con esiti imprevedibili. Ai collaboratori di Braxton – e tra loro vi sono alcuni degli sperimentatori più interessanti della scena contemporanea – viene data la responsabilità di condurre dei sotto-ensemble. Gli altri musicisti interagiranno con loro. Nessun ascoltatore o musicista rimarrà "immutato" dopo questa intensa esperienza. Anthony Braxton, nato nel 1945 a Chicago, è un compositore, improvvisatore americano multi-strumentista tra i più importanti del nostro tempo. È stato a lungo membro della AACM, la storica cooperativa musicisti di Chicago. Nel 1968 Braxton ha registrato For Alto, primo seminale album solista di sassofono. La sua musica si è sviluppata senza barriere dall’avanguardia alla tradizione jazzistica. Come compositore, ha prodotto un corpus di oltre 300 lavori che testimoniano la sua ricerca proteiforme, condotta con coerenza e rigore. Ingresso consentito previo l’acquisto del biglietto Open Ticket per l’accesso al Museo, in vendita esclusivamente giovedì 28 maggio presso la biglietteria del Museo Egizio (intero euro 13,00). L’Open Ticket, un braccialetto non cedibile, consente accessi multipli nell’arco della giornata, compatibilmente con la capienza del Museo. |
Post n°3943 pubblicato il 01 Aprile 2015 da pierrde
Un popolare jazz blog, il London Jazz Collector, da notizia di una sensazionale scoperta avvenuta negli archivi della Blue Note. Si tratta di nastri rimasti sconosciuti e dimenticati per quasi 57 anni. In effetti i collezionisti da sempre avevano notato una anomalia: il numero di catalogo BN 1553 non è mai stato pubblicato.
Ora sembra che sia stato effettivamente assegnato dall’allora presidente della Blue Note, Alfred Lion, ad uno dei progetti più audaci mai tentati dalla grande etichetta jazz: la registrazione di brani di Thelonious Monk ad opera del nascente astro del rock Elvis Presley. Appena terminato il servizio militare e indeciso sul suo destino futuro, la giovane star ha accettato la sfida di vocalizzare sulle note di uno dei padri fondatori del movimento Bop, il celebre pianista Thelonious Monk.
Cantare brani che tutti conoscevano, ma che avevano messo in difficoltà molti dei grandi musicisti di allora: Elvis ha imparato rapidamente le melodie eccentriche di Monk, vocalizzando con facilità brani quali Epistrophy e Straight, No Chaser. Registrati dal maestrodella sala di incisione, l’ ingegnere Rudy Van Gelder, i nastri delle sessions di Elvis sono stati consegnati ad Alfred Lion. Sempre prudente, Lion ha concluso che il giovane e relativamente sconosciuto cantante Elvis era un rischio troppo grande per la sua etichetta: poche possibilità di raggiungere il riconoscimento commerciale, e ha deciso di interrompere il progetto.
I nastri sono quindi rimasti negli archivi della Blue Note per ben cinque decenni, trascurati anche da Michael Cuscuna, che erroneamente ha concluso che la descrizione sulla scatola del nastro era uno scherzo.Ora la prima stampa di Elvis Sings Monk è in produzione e a breve sarà distribuita in tutto il mondo..
Notizie più particolareggiate sulla scoperta e sulla stampa le trovate qui: LondonJazzCollector
Tradotto liberamente dalla Fonte:
https://londonjazzcollector.wordpress.com/2014/04/01/blue-note-missing-over-fifty-years-discovered/ |
AUTORI DEL BLOG
Andrea Baroni
Fabio Chiarini
Roberto Dell'Ava
Franco Riccardi
Ernesto Scurati
Inviato da: Less.is.more
il 24/08/2019 alle 11:46
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